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Deceduto lo Sparviere, probabile vittima dei botti di capodanno

È deceduto l’esemplare di Sparviere Accipiter nisus, in cura presso lo studio veterinario del dott. Taricone di Rovigo. Una cittadina residente in Terraferma si era rivolta alla LIPU Sezione di Venezia per avere indicazioni circa le cure da apportare al rapace, che nella mattina successiva a capodanno, aveva rinvenuto all’esterno della propria abitazione. La donna veniva indirizzata presso lo studio veterinario convenzionato con la Città Metropolitana di Venezia per la cura ed il soccorso di animali selvatici feriti. Da un primo esame lo Sparviere non presentava ferite da arma da fuoco ma evidenziava un trauma cranico importante. L’animale è rimasto in osservazione diversi giorni dopodichè è deceduto. Ci sono altissime probabilità che lo Sparviere sia stato vittima dei botti di capodanno, qui gli uccelli sotto shock o terrorizzati fuggono in velocità in ogni direzione, e possono urtare qualsiasi ostacolo, morendo sul colpo o ferendosi gravemente. Si ritiene siano molte le vittime dei botti anche se non esiste un censimento in materia, contando che tanti uccelli muoiono agonizzanti in silenzio anche in luoghi isolati, o peggio talvolta vengono ignorati.

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Appello per interdire i fuochi di Capodanno

Venezia, li 7 dicembre 2021

                                                                                                                                  Al Sindaco di Venezia 

Oggetto: botti di Capodanno e tutela avifauna.

Gentile Signor Sindaco,

l’uso dei “botti” comporta incidenti anche gravi alle persone, emissione di particolato fine, inquinamento acustico e disturbo pure per animali d’affezione, quali cani e gatti. Vi è da sottolineare al contempo l’impatto che si produce sulla fauna selvatica – ed in particolare verso gli uccelli. Infatti nelle aree urbane vive un numero considerevole di specie (protette dalla legge 157/92) che utilizzano gli ecosistemi urbani per alimentarsi e rifugiarsi, e in particolare nel periodo invernale si insediano anche dei dormitori di uccelli svernanti.

Peraltro il disturbo dei “botti” si estende agli habitat periurbani attorno alle città, impattando su habitat – quali le zone umide – che in questo periodo ospitano numeri importanti di anatre, fenicotteri e altre specie acquatiche.

Negli ultimi anni vi sono diverse evidenze di eventi che hanno causato il panico tra gli animali (tra cui quanto accaduto a Roma lo scorso anno), provocando la morte di numerosi esemplari che, fuggendo disordinatamente, sono andati a sbattere contro edifici, vetrate, cavi e altre infrastrutture.

In questo quadro vi informiamo che il 16 novembre scorso il nostro Presidente ha scritto una lettera ad ANCI – Associazione Nazionale Comuni Italiani, con oggetto “Richiesta di intervento sulla problematica relativa all’uso di articoli pirotecnici rumorosi e conseguenti danni alla fauna selvatica urbana”, cui ha risposto in data 2 dicembre u.s. il Presidente ANCI, Antonio Decaro, mostrando sensibilità e impegno verso le Amministrazioni Comunali, affinché vengano emanati atti tesi a vietare o comunque limitare l’uso di artifizi da divertimento, inserendosi in un contesto complessivo che considera il contrasto al mercato illegale, la salute e la sicurezza.

Vi chiediamo quindi che venga emanata un’ordinanza in merito, ringraziandovi anticipatamente per la sensibilità che vorrete mostrare nei confronti degli ambienti, della fauna e della biodiversità.

Cordialmente

Il delegato LIPU Sezione di Venezia                                                                                                                                Dr. Gianpaolo Pamio

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Operazione antibracconaggio a Carpenedo

Il nucleo agenti venatori volontari della Sezione LIPU di Venezia, ha effettuato, unitamente alla Polizia Provinciale una brillante attività di contrasto alla cattura illegale di piccoli uccelli selvatici. Gli agenti volontari erano stati allertati, giorni or sono, da un cercatore di funghi che segnalava il posizionamento di reti per la  cattura di piccoli uccelli di passo, in località Venezia – Carpenedo, nella zona compresa tra il Bosco di Carpenedo ed il Bosco di Mestre. Queste aree attirano ed ospitano molte specie di uccelli in fase migratoria poichè sono ricche di piante da bacca e di vari tipi di insetti. In un territorio fortemente urbanizzato ed antropizzato, queste zone sono vere e proprie isole di salvataggio per i piccoli migratori che qui sostano e si rifocillano nell’attraversamento delle rotte migratorie. Gli agenti dopo diversi passaggi colgono sul fatto un bracconiere che stava togliendo dalle reti le catture effettuate, poco distante erano posizionate 10 gabbiette di piccole dimensioni con all’interno degli uccelli in funzione di richiamo. In totale sono stati recuperati e sequestrati nonché contestualmente liberati 30 uccelli ancora in buone condizioni, delle specie di Pettirosso, Cardellino, Fringuello, Allodola, Organetto, Lucherino. Reti, gabbie ed attrezzatura varia sequestrata come fonte di prova.  Le persone denunciate penalmente alla Procura della Repubblica di Venezia sono 3, tutte coinvolte, a vario titolo, nell’attività criminale, ancora in corso le attività di indagine per comprendere la destinazione dei piccoli uccelli, in gran parte protetti ma comunque catturate in maniera illegale. Probabile il destino dei cardellini  sarebbe stato finire ad alimentare il mercato nero degli uccelli canori ove sono molto richiesti, anche da fuori regione, gli altri probabilmente  utilizzati come richiami vivi, un terribile destino di sofferenza che li condanna a  restare buio tutto l’anno in gabbiette di dimensione formato pagina  A4, per poi essere esposti all’apertura della stagione venatoria, con la funzione di attirare, con il canto, altri uccelli.

La cittadinanza è invitata a contattare i numeri della LIPU sezione di Venezia o della Polizia Provinciale o Carabinieri Forestali nel caso riscontrassero dei casi, anche sospetti,  di bracconaggio.

Un particolare ringraziamento alla Polizia Provinciale di Venezia per l’impegno profuso nell’operazione.

Nella foto un pettirosso rimasto impigliato in maniera inestricabile nella rete da uccellagione.

La sezione LIPU di Venezia

Delegato Gianpaolo Pamio

Venezia, li 13.10.2021

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Eventi Notizie dal territorio

Ciclo conferenze Ambientarsi

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Piano degli interventi: quello che abbiamo capito

Centinaia di pagine, diagrammi, carte topografiche, disegni, contenuti all’interno della documentazione dello strumento urbanistico attuativo del PAT non sono facilmente digeribili per i non addetti ai lavori. 

Dalla presentazione alla cittadinanza inoltre, lo scorso 3 settembre, alla data entro cui consegnare osservazioni, si hanno solo tre settimane a disposizione. 

Tentiamo allora di esprimere una valutazione su quanto ci è stato esposto al Double Tree Hotel in merito ai principali aspetti di nostro interesse. 

Parco di Mogliano e Parco delle cave di Marocco, ci risulta sia stato consegnato il Masterplan col progetto per la sua attuazione. Siamo felici si siano definiti i contenuti sulla base della VAS, non siamo invece contenti si sia perso un anno per decidere di assegnare lo Studio Ambientale, strumento decisivo per l’attuazione del progetto (si sta decidendo a chi affidarlo in questi giorni). Non abbiamo capito, sulla base di quanto letto, come si immagini una gestione del futuro Parco, ma sembra si preveda si crei un’attività economica che ne consenta la conduzione e manutenzione (forti dubbi da parte nostra in tal senso). Rimane il problema della volumetria ancora disponibile alla proprietà: come fanno a starci 65.000 mcubi nell’area ex Veneland? In questi due anni a che conclusioni si è giunti con la proprietà? A nostro avviso non vi si dovrebbero costruire più di 15/20.000 mcubi. Speriamo che in tutti questi mesi il Sindaco sia riuscito a convincere la proprietà a riconsiderare i precedenti progetti. 

Consumo di suolo, il principale impegno a livello nazionale del Forum a cui aderiamo: Salviamo il Paesaggio, è tentare di arrestare l’inarrestabile, a oggi, consumo di suolo che, in Veneto e nella provincia di Treviso continua a essere al di fuori di ogni logica che tenga conto di ambiente e al paesaggio. 

Non tutti sanno che il terreno ancora libero da qualsiasi tipo di costruzione è il principale contenitore di carbonio oltre a essere il garante della capacità di assorbimento delle acque meteoriche, e restare pur sempre il bene principale, con l’acqua, per sfamarci. La Regione Veneto ha licenziato un’apposita Legge, la nr. 14/2017 “Contenimento del consumo di suolo e rigenerazione urbana” per tentare di arginare il fenomeno, ma, come quella successiva del 2019 “Veneto 2050”, a nulla è servita e a nulla servirà visto che gli articoli finali grazie a infinite deroghe, annullano le premesse per cui si è legiferato. Anche nel Comune di Mogliano Veneto quindi si potrà continuare a costruire, ove si sia in Ambito Urbanistico Consolidato, senza che metri quadri e metri cubi siano conteggiati come consumo di suolo! 

Inoltre in ambito agricolo gli edifici non più utilizzati, i vecchi casolari e anche i loro annessi, in caso di abbattimento daranno diritto ai proprietari di edificare ex novo almeno 600 mcubi di residenza, mentre la restante volumetria si trasformerà in credito edilizio! Resta almeno il dato che su 46 kmq di superficie comunale 18 non potranno mai essere toccati. In verità secondo la Legge Regionale ancora disponibili a essere sacrificati sarebbero solo 12 ettari circa; avremo bisogno di chiarimenti. 

Riteniamo positiva la decisione dell’Amministrazione contraria a nuovi insediamenti di strutture commerciali sul Terraglio, purtroppo questa possibilità rimane in area ex NIGI. Teoricamente inoltre si afferma che circa 100.000 mcubi potrebbero sparire dall’edificabile in centro città se si riuscirà a contenere il rapporto metro quadro su metro cubo a 0,75 (restando possibile però arrivare a 1/1,50 in alcuni casi). 

Gli accordi pubblico/privato, a parte quello che prevede lo spostamento del supermercato ALI’ per recuperare l’ex essiccatoio, si sostanziano in denaro e parcheggi per il pubblico in cambio di metri cubi al privato. Superfici che, grazie sempre all’assurda Legge Regionale, trasformeranno aree ancora verdi o comunque libere presenti in ambito urbanistico consolidato, in nuove palazzine. 

Di fronte a questa pratica urbanistica, bisogna dirlo figlia anche delle precedenti amministrazioni, non si capisce come si possa parlare di contenimento di consumo di suolo in un comune ove la popolazione è stabile o in leggera recessione ormai da anni. 

Abbiamo inviato diverse proposte per la redazione del Piano, inerenti la qualità delle Acque, dell’Aria, per la salute del Suolo (in particolare quello agricolo) e per la difesa di quel che resta del paesaggio. Vedremo se da qualche parte faranno capolino tra le decisioni assunte. 

Se note positive qua e là appaiono, la sensazione è che ci sia una continuità sostanziale con una pratica urbanistica condita di tante belle parole, ma nei fatti attenta prima di tutto a soddisfare le attese dei privati a fronte del bene comune. 

Paesaggio, non ci resta che sperare nella realizzazione concreta del Parco della Biodiversità alle cave di Marocco e che sempre più privati rinuncino alle residue capacità edificatorie acquisite con le giunte precedenti riconvertendo al verde le superfici o almeno riducendo al massimo le cubature. 

Confidiamo che l’Amministrazione sappia difendere dall’assalto della grande distribuzione organizzata le residue attività commerciali che sopravvivono in centro e nelle frazioni e che sia parte attiva nel difendere le architetture e i parchi delle Ville Venete in stato di abbandono (Bianchi Kunkler, Rigamonti Coletti, e altre) ultimo segno della civiltà veneta di campagna che tanto lustro dette al nostro paesaggio. 

Siamo attraversati dal Terraglio, trasformato, a partire dagli anni ’60, in una quasi ininterrotta sequela di edifici commerciali e artigianali spesso di architettura di bassa qualità, se rapportata alle Ville e ai parchi che vi si affacciavano e ancora in parte vi si affacciano. Dovrebbe tornare a essere un viale alberato, nel nostro PAT chiamato boulevard, ma allora ci dovrebbe essere un piano unitario tra Venezia, Mogliano, Preganziol, Casier e Treviso, per decidere come fare, evitando un “viale Arlecchino” privo di identità. 

Difendere il paesaggio campestre coi suoi fossati, le sue siepi, i fiumi che lo attraversano dovrebbe diventare un imperativo per questa e le prossime amministrazioni anche di fronte all’ulteriore recente ampliamento concesso (6.000 ha) per la coltivazione del prosecco icona della nuova agricoltura, ma semplificatore ulteriore del paesaggio agrario. 

Confidiamo che dei 1.260.000,00 euro di entrate previste dai sei accordi pubblico privato, almeno la parte maggioritaria venga destinata al ripristino ambientale del nostro territorio.

Non siamo contrari al FARE, siamo per il FARE BENE. 

Comitato a difesa delle ex cave di Marocco 

Salviamo il Paesaggio – Mogliano Veneto 

15 settembre 2021 

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Notizie dal territorio Oasi e riserve

Comunicato stampa inerente la preapertura della stagione venatoria 2021 – 2022

Venezia, settembre 2021

La scrivente Associazione, trae delle considerazioni a seguito i giorni di preapertura della stagione venatoria prevista nel Calendario  2021 – 2022 per la Regione Veneto. I giorni considerati sono il 1 – 2 – 4 – 5 e 6 settembre specificatamente per le specie di Cornacchia nera, Cornacchia grigia, Ghiandaia,  Merlo, Gazza e Colombaccio. L’apertura ordinaria della caccia avviene come previsto dalla vigente normativa statale la terza domenica di settembre, quest’ anno coincide con il giorno 19. Nel territorio veneziano sono molte le richieste di intervento e di lamentale dei cittadini giunte ai telefoni cellulari dei volontari  LIPU.  Alcuni erano addirittura increduli si potesse sparare con tanta intensità, nei primi due giorni in certe zone si è sparato ininterrottamente dall’alba al tramonto, spaventando ed intimorendo i cittadini che erano all’aria aperta a piedi od in bicicletta. Sono anche arrivate notizie che non si sono rispettati i giorni di preapertura, e si è sparato anche in altri giorni non consentiti. La pratica della caccia in preapertura anche solo nei confronti  di specie che non rappresentano criticità numeriche, se non il fatto che molti esemplari sono giovani od addirittura appena usciti dal nido, rimane un forte elemento di disturbo per tutte le specie, valutando anche possono essere colpite accidentalmente. Il territorio della penisola italiana si presta per vocazione morfologica all’accoglimento  ed al transito di centinaia di specie di uccelli, trovandosi in piena rotta migratoria dal Nord Europa al Sud Mediterraneo, Africa e Medio Oriente e viceversa. La caccia di pre apertura va ad incidere sul patrimonio aviario in migrazione in maniera significativa, anche su specie particolarmente protette, uccelli già stremati dalla sottrazione di habitat, incendi, alluvioni, da corridoi sicuri sempre più ridotti, da estremi climatici come trombe d’aria, che possono distruggere migliaia di esemplari in volo in pochi minuti, a questo si aggiunge un’azione di disturbo a terra: al punto che gli esemplari non possono riposare od alimentarsi in tranquillità. Nelle  migrazioni di migliaia di chilometri verso il sito di svernamento,  l’insufficiente forma fisica, sovente porta alla morte dell’esemplare.  Per i motivi su elencati l’ISPRA l’Istituto Superiore di Protezione e la Ricerca Ambientale nel parere obbligatorio, ma non vincolante,  richiesto nella stesura dei Calendari Venatori  come previsto dall’art. 18 comma 4 Legge 157- 1992 si esprime negativamente nell’esecuzione di questa pratica. 

Nei Piani Faunistici Venatori non vengono considerati i cosiddetti “effetti collaterali”: dati di BirdLife International e dell’IUCN Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, designano inconfutabilmente uno scenario per un prossimo rischio rarefazione e successivamente  estinzione per  molte specie di uccelli.

Il delegato della Sezione LIPU di Venezia

Dr. Gianpaolo PAMIO

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Notizie dal territorio

Mancata messa a dimora di alberature a Noale e Quarto d’Altino

Venezia, li 27 luglio 2021

Spett.le Ufficio Ambiente del Comune di Quarto d’Altino (Ve)

Spett.le Ufficio Ambiente del Comune di Noale (VE)

Oggetto: LIPU Lega Italiana Protezione Uccelli, Sezione di Venezia, Via Giacomo Mottetti 26, Gaggio di Marcon (VE) cap. 30020, sito WEB www.lipuvenezia.it, trasmissione linee guida del WHO World Health Organization sul verde in città come fonte di benessere per i cittadini, Documento Verde Urbano redatto dalla LIPU nel 2016 – problematiche inerenti la mancata messa a dimora di alberature e loro sostituzione.

Spett.li Uffici,

sono giunte a questo Ufficio segnalazioni di cittadini preoccupati per talune problematiche nella gestione del verde urbano.

Per il Comune di Quarto d’Altino, nel Viale della Resistenza in località Le Crete, viene riportato la costruzione di un tratto di pista ciclabile – marciapiede con nuova illuminazione pubblica. In tale progettazione non sono stati predisposti i posizionamenti delle alberature peraltro già esistenti sebbene in forma residua. Il richiedente ci segnala che uno dei pochi platani presenti e perfettamente sano anziché essere salvaguardato veniva abbattuto. Si richiede la rivisitazione del progetto e la messa a dimora di nuovi alberi. 

Per il Comune di Noale, viene riferito che nel parcheggio dell’Ipermercato LANDO non è stato messo a dimora nessun albero, creando una riflettenza del sole molto alta al punto di rappresentare, per il calore prodotto, un pericolo per le persone che lasciano l’auto in parcheggio. Si richiede di valutare con la proprietà una messa a dimora di idonee alberature. 

Nello stesso Comune in Via Vivaldi e Nievo, viene segnalato da un residente l’intenzione da parte dell’Amministrazione di togliere dei Tigli in quanto danneggiano il manto stradale. Dalla documentazione fotografica prodotta si richiede di valutare un intervento alternativo  al fine di preservare gli alberi che godono di ottima salute.

Le criticità sopra descritte, rappresentano dei fattori di rischio ambientale in quanto la mancanza di adeguata alberatura sia nelle piste ciclabili che nei marciapiedi nonché parcheggi, alimenta la riflettenza solare creando vere  e proprie bolle di calore con sbalzi termici fino a 15 gradi che sovrapponendosi ed amplificandosi in maniera contermine possono alimentare squilibri climatici anche localizzati.  Le  soluzioni di omettere spazi verdi, anche a filare, oltre a portare dei danneggiamenti in termini economici, quali il disvalore delle aree interessate, ad un maggiore consumo di energia elettrica per il funzionamento dei condizionatori d’aria, sono in contrasto con le indicazioni fornite dal WHO Word Health Organization, (Agenzia Speciale dell’ONU).  Viene riportato nel documento interamente reperibile nel sito del WHO (…) lo stile di vita urbano moderno è associato a stress cronico, attività fisica insufficiente, ed esposizione a rischi ambientali antropici. Gli spazi verdi urbani come parchi, parchi giochi, e vegetazione residenziale, possono promuovere la salute mentale  fisica e ridurre la malattia e la mortalità dei residenti urbani offrendo rilassamento psicologico e alleviamento dello stress, stimolando la coesione sociale, sostenendo l’attività fisica e riducendo l’esposizione agli inquinanti, rumore e calore eccessivo. Le nuove scoperte mostrano che gli interventi per aumentare o  migliorare lo spazio verde urbano possono fornire risultati positivi in termini di salute, sociali e ambientali per tutti i gruppi di popolazione, in particolare tra i gruppi di status socio economico inferiore (..). 

Innumerevoli poi sono i benefici delle alberature in Città solo per citarne alcune dal Documento Verde Urbano redatto dalla LIPU sede Nazionale nel 2016

(…) Valutazioni economiche

Oltre alla quantificazione dei servizi ecosistemici in termini di benefici svolti dal verde urbano, dagli anni ’90 del secolo scorso si sono affermate anche le valutazioni di tipo economico e monetario, che si sono sviluppate soprattutto negli Stati Uniti (McPherson et al., 1997) per poi approdare anche in Europa (Soares et al., 2011).

Oggi esistono software in grado di determinare il valore economico ed ambientale dei benefici apportati dagli alberi e dalla foresta urbana, nonché i modelli dell’impatto economico derivante dai diversi scenari di gestione, di cui un esempio è il CITYgreen© 5.0 prodotto nel 1996 da American Forests, che lavora in ambiente GIS. Un altro approccio è il modello UFORE (Urban FORest Effects) uno strumento di calcolo sviluppato alla fine degli anni 1990 dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, sempre per descrivere la struttura del verde urbano e stimare gli effetti della vegetazione sull’ambiente (Siena e Buffoni, 2007). Oggi UFORE è stato ulteriormente sviluppato nel software i-Tree per analizzare la foresta urbana e valutarne i benefici.

Citando qualche esempio applicativo, gli alberi e le foreste urbane negli Stati Uniti rimuovono 17,4 milioni di tonnellate di inquinanti atmosferici, prendendo il 2010 come anno di riferimento (range: 9,0-23,2 milioni di tonnellate). Gli effetti positivi sulla salute umana vengono valutati in 6,8 miliardi di dollari (range: 1,5-13,0 miliardi $). Le conseguenze positive sulla salute pubblica includono la prevenzione di oltre 850 morti, di 670.000 casi di sintomi respiratori acuti, di 430.000 attacchi di asma, ma anche di 200.000 giorni di scuola persi (Nowak et al., 2014).A Chicago negli Stati Uniti gli alberi rimuovono gli inquinanti atmosferici, contribuendo a ripulire l’aria per un valore stimato in 9,2 milioni $/anno. Se la copertura arborea venisse incrementata del 10%, oppure se venissero piantati tre alberi per ogni edificio, si risparmierebbero da 50 a 90 $ per unità abitativa di costi energetici per il riscaldamento e la refrigerazione. Questo poiché gli alberi forniscono ombra, riducono la velocità del vento e inducono un abbassamento delle temperature estive. Considerando un lasso di tempo di 30 anni, il valore attuale netto dei servizi forniti dagli alberi è stimato in 402 $ a pianta e corrisponde a quasi tre volte i costi di manutenzione (McPherson et al., 1997). In California i 929.823 alberi lungo le strade rimuovono annualmente 567.748 t di COequivalente  a contrastare le emissioni di 120.000 auto, per un valore corrispondente a 2,49 miliardi di $. Il valore annuo di tutti i servizi ecosistemici è di 1,0 miliardi di $, pari a 110,63 $ per albero. Se si considera una spesa gestionale di 19,00 $ albero/anno, per ogni dollaro investito si ricavano benefici per 5,82 $ (McPherson et al., 2016).

A Lisbona è stato applicato il programma i-Tree Stratum per quantificare la struttura e le funzioni degli alberi ed il valore dei servizi forniti. Sono stati censiti 41.247 alberi che insieme producono servizi valutati in 8,4 milioni di $/anno. I costi di manutenzione ammontano a 1,9 milioni di $/anno, quindi per ciascun dollaro investito i residenti ricevono 4,48 $ di vantaggi. Il valore del risparmio energetico (6,16 $/albero), la riduzione della CO2 (0,33 $/albero), la riduzione dell’inquinamento atmosferico (5,40 $/albero) e l’incremento di valore della proprietà immobiliare (145 $/albero), portano ad un beneficio complessivo annuale di 204 $/albero, pari ad un beneficio netto di 159 $/albero (Soares et al., 2011).

A Roma Attorre et al. (2005) stimano che i 704.720 alberi portano un vantaggio economico alla città, legato alla rimozione dell’inquinamento dall’aria, di € 1.674.942 l’anno (€ 2376/albero) e che gli alberi immagazzinano nella propria biomassa circa 320 mila tonnellate di carbonio, sequestrando circa 2000 tonnellate di carbonio l’anno.

Una valutazione preliminare dei servizi ecosistemici compromessi in conseguenza di una potatura drastica in aree verdi del lungomare è stata effettuata a Livorno, dove è stata calcolata una presenza di alberi compresa tra 2285 e 8185 esemplari. È stato ipotizzato che la potatura abbia asportato circa metà del volume di vegetazione che era presente, portando ad una perdita di servizi ecosistemici compresa in una forbice tra circa 160.000 a oltre 590.000 euro/anno. A questo sarebbero da aggiungere e quantificare le conseguenze negative al paesaggio, al valore immobiliare, la perdita di biodiversità e il danno in termini educativi, considerando che l’operato di un ente pubblico funge da esempio da seguire per la cittadinanza (Ascani et al., 2016).

Il valore di un albero può essere quantificato anche dal punto di vista economico (monetario), considerando il valore estetico e paesaggistico, quello emotivo e per il benessere dei cittadini, quello storico, sociale, ecologico, ed infine educativo. A Bologna è stato fatto un calcolo da Tugnoli (2010, 2012) riguardante alcuni degli esemplari più prestigiosi (Ippocastano, Cedro dell’Atlante, Bagolaro, Frassino, Platano, Leccio, ecc.) e le cifre  sono comprese da un minimo di 3635 ad un massimo di 27.732 euro. Applicando il metodo C.A.V.A.T. (Capital Asset Value for Amenity Trees) ad alberi monumentali si raggiungono valori economici ornamentali fino a 806.539 euro.(..)

Cordialmente

Il delegato della LIPU di Venezia
Dott. Gianpaolo Pamio

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Notizie dal territorio Oasi e riserve Riserva Ca' Roman San Nicolò

Riparte la collaborazione tra Comune di Venezia e LIPU per Ca’ Roman e per San Nicolò

Le due area lagunari come modelli di convivenza tra uomo e natura: le attività gestionali che uniscono la tutela ambientale alla presenza sostenibile di fruitori e scuole

Venezia, 29 luglio 2021 – Il regalo più bello per i 35 anni dalla sua istituzione. A riceverlo è l’Oasi di protezione di Ca’ Roman grazie a un accordo fino al 2022 tra Comune di Venezia e Lipu OdV all’interno del quale, grazie al contributo economico stanziato del Comune, sarà possibile svolgere le attività gestionali dell’area protetta. Con la ‘ciliegina’ dell’aggiunta dell’area di San Nicolò, anch’essa Oasi di protezione e tutte e due (insieme agli Alberoni) parte del sito di rete Natura 2000 “Lido di Venezia: biotopi litoranei”.

Nei prossimi 12 mesi, dunque, sono previste la programmazione e lo svolgimento di attività gestionali per la conservazione di habitat e specie, la tutela degli aspetti naturalistici del sito e, inoltre, le iniziative di educazione e di sensibilizzazione ambientale nonché la promozione e valorizzazione dell’area, attraverso una fruizione attenta da parte dei visitatori, dai bambini delle scuole agli appassionati di natura.

Definizioni importanti e nomi risonanti per due aree, Ca’ Roman e San Nicolò, che sono da sempre ben conosciute e apprezzate dai veneziani, anche per le tante specie di fauna e di flora che ancora resistono e vivono tra le dune e la battigia.  Aree per le quali volontari e birdwatchers della Lipu di Venezia proposero al Comune di Venezia (e all’epoca anche alla Provincia di Venezia) l’istituzione dell’Oasi di protezione, per proteggere le specie di uccelli presenti, come fratini, fraticelli, beccacce di mare, assioli, succiacapre e tutelare habitat ed ecosistemi preziosi, ormai sempre più rari nell’Alto Adriatico.

A San Nicolò, grazie alla delimitazione delle aree di nidificazione e all’attività gestionale svolta dai collaboratori e volontari della Lipu nonché alla sensibilizzazione della popolazione, sono ancora presenti con popolazioni nidificanti significative a livello regionale e nazionale: il fraticello (36 coppie quest’anno), il fratino (12 coppie) e la beccaccia di mare (2 coppie).

A Ca’ Roman, invece, 6 coppie di succiacapre e 3 di assiolo si sono riprodotte nel bosco e ai margini delle praterie aride a tortulo-scabioseto (un’associazione di vegetali endemica dell’alto Adriatico, sempre vigilata dallo staff della Lipu).

Ca’ Roman è un piccolo santuario ecologico difficile da raggiungere e proprio per questo motivo ben conservato, anche grazie al fatto che i visitatori, pur cresciuti di numero, sono rispettosi e consapevoli e, periodicamente, chiedono di poter essere accompagnati in visite guidate ed in iniziative di pulizia della spiaggia. Tra le scuole che abitualmente svolgono attività a Ca’ Roman c’è l’Istituto tecnico superiore Vendramin Corner, che ha adottato la riserva come laboratorio scolastico per i ragazzi dell’indirizzo biotecnologico. Il rapporto è consolidato anche con i gruppi di ospiti della locale struttura ricettiva indirizzata all’accoglienza di persone con disabilità.

Attualmente nell’area sono in corso i censimenti di animali nidificanti, inclusi, con particolare attenzione, i gabbiani reali presenti con una numerosa colonia, e i succiacapre. 

San Nicolò, situato a due passi dal centro del Lido di Venezia e a 15 minuti da Venezia, è un piccolo gioiello, quasi un riassunto dell’ecosistema litoraneo veneziano caratterizzato, dal punto di vista ambientale, dalla predominanza dei rarissimi habitat retrodunali non alberati della duna grigia e dei giuncheti. 

Grazie alla ripresa della collaborazione, Comune e Lipu ‘taglieranno’ un traguardo ragguardevole: 35 anni di collaborazione per Ca’ Roman e l’avvio della nuova sinergia a San Nicolò. L’anno ‘speciale’ sarà il 2022 e, in primavera (situazione sanitaria permettendo), verrà celebrato con tante attività e con il consueto ‘compleanno’ dove, insieme agli altri attori istituzionali come la Città metropolitana di Venezia, la Regione Veneto e i suoi Servizi forestali, l’Università di Venezia e di Padova e gli Istituti comprensivi del territorio, festeggeremo le due aree protette, i loro protagonisti, le loro funzioni ecologiche e sociali. Oltre ai collaboratori e ai volontari, Lipu impiega persone sottoposte  alle misure di Pubblica utilità (LPU), come da accordi con Comune e Tribunale di Venezia.

La salvaguardia e la promozione dell’ambiente e dell’ecosistema del nostro territorio rappresentano una tematica importante per la politica dell’Amministrazione – afferma Massimiliano De Martin, Assessore all’Ambiente del Comune di Venezia, in occasione della firma della convenzione –  In quest’ottica il lavoro delle associazioni impegnate nel raggiungere questi obiettivi, risulta particolarmente prezioso”.

 “A nome di tutta la Lipu esprimo la soddisfazione per la ripresa della collaborazione con il Comune di Venezia –dichiara Danilo Selvaggi, direttore generale Lipu OdV – un rapporto che risale ad oltre 35 anni fa. Le due Oasi sono aree molto importanti che il Comune di Venezia, ne siamo certi, sarà in grado di tutelare e di proteggere così come l’Unione europea ci chiede. Ca’ Roman e San Nicolò, oltre che due ‘luoghi’ cari alla Lipu da sempre, sono appunto Oasi di protezione e, per Ca’ Roman, anche Riserva naturale e, inoltre, siti della rete Natura 2000. Un riconoscimento e un impegno maggiore, a Venezia ancor di più, per un esempio fattivo e un modello concreto di collaborazione e di unione a favore della natura e per lo sviluppo dell’educazione e sensibilizzazione ambientale”.

Ugo Faralli, Responsabile Oasi e Riserve Lipu OdV 
Tel. 0521.1910731 – Cell. 346.5234426  – Email ugo.faralli@lipu.it;

Andrea Mazza, Responsabile Ufficio stampa Lipu OdV
Tel. 0521.1910706  –  Cell. 340.3642091   –  Email andrea.mazza@lipu.it

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Notizie dal territorio

Sfalcio argini fossi, canali e fiumi

 Sfalciare gli argini e le sponde dei corsi d’acqua, senza regole e senza criteri, può essere estremamente negativo per varie specie di uccelli che, nella vegetazione ripariale spontanea, trovano nutrimento e soprattutto, un riparo sicuro in cui costruire il nido e crescere la propria prole. Le specie che più usano la vegetazione degli argini per nidificare sono cannaiola verdognola, cannaiola comune, usignolo di fiume, cannareccione e gallinella d’acqua. 

Ora, se si effettuano sfalci drastici nel periodo compreso tra aprile e luglio, ci sono grosse probabilità che vengano distrutte nidiate e compromessa la nidificazioni di svariate coppie di questi uccelli. Tagliare solo la sommità dell’argine perché necessaria al passaggio, lasciando però una buona fascia vegetativa nei pressi dell’acqua, consente già di ridurre l’impatto sulle specie nidificanti. Poi, se fossero necessari sfalci che interessino anche la fascia più in basso, a ridosso dell’acqua, sarebbe auspicabile fossero fatti perlomeno al di fuori del periodo riproduttivo, tra aprile e luglio. 

 Una cannaiola verdognola mentre canta tra la vegetazione.
Uno sfalcio totale della vegetazione degli argini di un canaletto che ha portato, nel giugno 2021, alla distruzione di parecchi nidi fi cannaiole verdognole nidificanti (foto Massimo Bozza). 
Argini di un canaletto in ambiente urbano ricco di vegetazione che è utile non solo alle specie nidificanti ì, ma anche perché ha una importante compito di svolgere fitodepurazione dell’acqua (foto Emanuele Stival). 
Sponde di un canaletto dove è stato eseguito uno sfalcio che ha lasciato una parte della vegetazione a ridosso all’acqua che comunque consente una maggiore sopravvivenza delle nidiate delle specie citate (foto Emanuele Stival). 
Una gallinella d’acqua in cova sul nido costruito a ridosso dell’acqua tra le canne della riva (foto Emanuele Stival). 

Pamio Giampaolo, LIPU Venezia 

Emanuele Stival, Venezia birdwatching 

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Notizie dal territorio

Venezia, nidi di rondine distrutti all’Isola della Certosa

                                                   AL GRUPPO CARABINIERI FORESTALI DI VENEZIA 14, Via Altobello
30172 –  Venezia – Mestre

                                                                                                     Indirizzo PEC Fve43681@pec.carabinieri.it

                                              Venezia, li 1 luglio 2021

Oggetto: LIPU BirdLife Italia, Sezione di Venezia, www.lipuvenezia.it con sede in Gaggio di Marcon (VE) Via Giacomo Matteotti 26, cap. 30020, segnalazione in merito ad azioni di danneggiamento e  disturbo di nidi occupati con uova e nidiacei della specie Rondine Hirundo rustica presso un padiglione espositivo nell’Isola della Certosa in Venezia.

Spett.le Gruppo Carabinieri Forestali di Venezia,

è giunta segnalazione, rimasta anonima, da parte di un cittadino, che dettagliava che in data 27 giugno 2021, erano state poste in atto azioni di disturbo e distruzione di  nidi  occupati di  Rondine, in località Venezia – Isola della Certosa. Veniva riferito che per liberare un padiglione da rendere operativo ed utilizzabile, si provvedeva alla rimozione di alcuni nidi di rondine occupati con uova e nidiacei. Veniva riportato telefonicamente che i nidi, una volta rimossi, venivano posti dentro una scatolone e posizionati in maniera che venissero  assistiti dai genitori che nel frattempo volteggiavano disperati alla ricerca degli stessi. In seguito veniva inviato all’Associazione una fotografia ove, dalla conta,  è presumibile i nidi manomessi siano nr.8, nonché veniva trasmesso un video di breve durata ove si notavano le rondini che ricercavano i  propri nidi  con il volo caratteristico di pericolo e preoccupazione. 

Si aggiunge che questa specie è negli ultimi anni particolarmente vulnerabile ed in calo numerico dovuto soprattutto alla sottrazione di habitat e siti riproduttivi,  ai cambiamenti climatici in atto, all’alto uso di sostanze chimiche in agricoltura nonchè per cattive pratiche alimentari nei Paesi di svernamento. Rimane che ogni attività dolosa di distruzione dei nidi o di danneggiamento direttamente nei confronti della specie di Rondini e Balestrucci è perseguita in via amministrativa e penale dalla vigente normativa: a livello europeo dalla Convenzione di Bonn e dalla Convenzione di Berna ratificata in Italia con la Legge n° 503 del 05.08.1981 ed espressamente tutelate in Italia dalla Legge n° 157 del 11.02.1992, legge per la Protezione  della Fauna Selvatica, nonché dall’art. 635 C.P.  

Si chiede pertanto a questo Spettabile Comando, di porre in essere tutte le attività possibili per verificare se siano stati commessi illeciti penali ed amministrativi e nel caso individuare gli autori degli stessi 

In allegato fotografia e filmato.

Cordialmente 

Il delegato della LIPU Sezione di Venezia

                                                                Dott. Gianpaolo PAMIO