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Cormorano comune e Marangone minore, specie utili od opportuniste?

In natura non esistono specie dannose, se non introdotte dall’uomo per varie ragioni. Le specie di Cormorano comune Phalacrocorax carbo e di Marangone minore Microcarbo pygmeus sono ritenute nocive per le stazioni di ittiocoltura in quanto predano con facilità i pesci allevati. Questo può rappresentare un aspetto da correggere con adeguate misure atte a prevenire tali comportamenti, quali reti orizzontali, gabbie, intreccio di fili, strumenti di allontanamento meccanici, sonori, ad induzione, ecc. Il Marangone minore, originariamente, nella Penisola, nidificava solo nel Delta del fiume Po, poi gradualmente il suo areale di distribuzione si è allargato nelle aree umide della Val Padana. L’organismo  I.U.C.N. The International Union for Conservation Nature classifica questa specie, sebbene in aumento, come specie minacciata, principalmente da uccisione illegali, inquinamento delle acque, disturbo ai siti di nidificazione, sottrazione di habitat, impoverimento della fauna ittica. A livello normativo il Marangone minore risulta appartenere alla fauna particolarmente protetta ai sensi dell’art. 2 della L. 157/1992, con riferimento alle direttive comunitarie 79/409/CEE e 92/44/CEE, e le Convenzioni Internazionali di Berna, Bonn, Parigi, Barcellona, Washington con le relative normativa nazionali di riferimento. 

Marangone minore © Luigino Busatto

Il Cormorano sempre tutelato dalla normativa 157/1992  ha una diffusione più estesa e non presenta particolari criticità dato l’incremento numerico è costante, di contro rimane oggetto di deroghe al divieto di abbattimento ed oggetto di piani di contenimento per l’impatto prodotto negli impianti di ittiocoltura.

Queste due specie, portano però dei grandi  benefici all’ecosistema in quanto contengono gli effetti delle immissioni e diffusioni di specie di pesci alloctone che stanno provocando seri danni alla fauna ittica. Pensiamo ad esempio al Pesce gatto Ameiurus melas originario del Nord America, introdotto a scopi ornamentali in Europa negli ultimi anni del ‘800 e grazie a neo immissioni e ripopolamenti ha colonizzato buona parte delle acque interne in Europa, entrando in forte competizione con le specie autoctone e danneggiando particolarmente la Tinca Tinca tinca e l’Anguilla Anguilla anguilla. Il Pesce gatto se non  a livello di avannotto, non ha antagonisti in natura nelle acque europee, se non l’uomo, questa specie dispone di tre aculei, situati nella pinna dorsale e nelle due pettorali, nessun pesce può attaccarlo se non con conseguenze deleterie, pure gli uccelli. Cormorani e Marangoni minori sono particolarmente voraci di questi pesci in quanto hanno  movimenti lenti, tipici della fauna ittica da fondale, li inghiottono per la testa, facendo piegare le pinne all’indietro, rendendo così inoffensivi gli aculei. Taluni esemplari hanno sviluppato la tecnica del lancio in aria, il Pesce gatto avendo la testa rappresentante 1/3 del peso complessivo rivolge la testa verso il basso finendo direttamente nello stomaco del Marangone minore o Cormorano che l’aspetta sotto a becco aperto. Si nota così, queste due specie di uccelli,  ritenute impropriamente opportuniste ed invasive, rappresentano degli elementi riequilibranti per un ecosistema alterato da immissioni improprie di specie aliene.  

Nelle foto: Marangone minore preda un Pesce gatto

La delegazione LIPU Sezione di Venezia

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Pubblica amministrazione

Rete Natura 2000: Lido di Venezia, biotopi litoranei

Spett. Provveditorato interregionale alle Opere Pubbliche del Veneto, Trentino Alto-Adige e Friuli Venezia Giulia
provveditoratovenezia@mit.gov.it

Spett.le Regione Veneto
Direzione Turismo – U.O. Strategia Regionale della Biodiversità e dei Parchi Regionali
turismo@pec.regione.veneto.it

Venezia, … gennaio 2023

Oggetto: Rete Natura 2000 – sito IT3250023, Lido di Venezia – biotopi litoranei.

Si ha notizia dell’avanzata elaborazione della ricognizione della cartografia dell’habitat del SIC-ZPS IT3250023 – Lido di Venezia biotopi litoranei. Essa riguarda aree di particolare interesse per la/le scrivente/i associazione/i.

Si chiede perciò a Codesti Uffici, per quanto di rispettiva competenza, quale sia lo stadio odierno di avanzamento della procedura per la sua ultimazione e per la sua approvazione e quali le correlate consultazioni pubbliche a questa finalizzate.

Si chiede inoltre di poter accedere – secondo quanto previsto per l’informazione ambientale all’art. 3 del Decreto legislativo 195/2005 – alla documentazione di studio oggi disponibile.

Si ringrazia sin d’ora per la cortese attenzione e si porgono i migliori saluti.

Salvatore Lihard (Comitato Ambientalista Altro Lido)

Paolo Fumagalli (Estuario Nostro)

Emanuela Vassallo (Italia Nostra Sez. di Venezia))

Daniela Milani (Lido d’Amare)

Gianpaolo Pamio (LIPU)

Roberto Sinibaldi (WWF – Venezia e territori)

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Informazioni

Inquinamento luminoso: un’insidia per specie vegetali, animali e per l’uomo stesso

Centinaia di studi a livello internazionale acclarano il danno eco-sistemico dell’inquinamento luminoso diffuso, su piante, uccelli, mammiferi, invertebrati. Gli uccelli sono particolarmente colpiti in quanto nelle loro migrazioni sono attratti dalla luce delle città e possono urtare mortalmente contro gli edifici. Uno studio della Stazione Ornitologica Svizzera del 2012 riporta: “Chi vola di notte sopra l’Europa vede sotto di se un vasto mare di luci. Finché le notti sono chiare, questo non rappresenta un problema per gli uccelli migratori. I problemi iniziano quando entrano in una zona con nubi dense e nebbia. Infatti le sorgenti luminose illuminano il cielo dal basso, il senso dell’orientamento degli uccelli può venire compromesso e condurli fuori rotta. Ad esempio, possono restare ammaliati dal cono di luce sopra una città e volare senza meta qua e là, spesso per ore. A causa dello stress e dello sfinimento alcuni cadono morti dal cielo, altri vengono attirati sempre più dagli edifici illuminati, i riflettori o i fari ma non sono in grado di valutare la distanza e pericolo ed entrano in collisione con queste strutture. (…)”

Un recente studio dell’Università dello IOWA negli USA ha analizzato migliaia di arbusti ed alberi in cinque grandi città statunitensi per un range di 5 anni. È emerso che l’anticipazione della formazione delle nuove gemme veniva influenzata, a parità di temperatura dall’intensità luminosa. Parimenti il decadimento delle foglie in periodo autunnale veniva ritardato e la colorazione delle foglie risultava differente, sempre proporzionalmente alla luce adiacente radiata. 

Sempre la LAN luce artificiale notturna (light at night) viene citata in un articolo recente sulla rivista Diabetologia dell’Associazione Europea per lo Studio del Diabete –EASD- ove si descrive uno studio condotto nella Repubblica Popolare Cinese dalla dott.ssa Phyllis Zee, presso su un campione vasto e rappresentativo proveniente da 162 diverse aree del Paese. [L1] Dall’analisi dei dati è emerso che la patologia diabetica era prevalente nella misura del 28% nei confronti delle persone più esposte a LAN esterna rispetto a quelli meno esposti, e che viveva in zone più illuminate di notte, rispetto a chi viveva in zone più buie. La correlazione tra esposizione a LAN e diabete del tipo 2, ha delle evidenze scientifiche, e gli studiosi sono in attesa di ulteriori risultati. In precedenza l’esposizione a LAN era stata associata a correlazioni patologiche come l’aumento di peso, l’obesità, alterazioni secrezioni gastriche e relative a ghiandole surrenali, interruzioni delle funzioni metaboliche, fattori di rischio cardiovascolari come fenomeni trombotici ed ischemici, alterazioni neurovegetative.

Nelle Regione del Veneto la questione della LAN è stata affrontata a livello normativo con la Legge Regionale nr. 17 del 07.08.2009, pubblicata nel BUR nr. 65 del 11.08.2009. La promozione e il rispetto dei principi di questa normativa è oggetto dell’attività delle associazioni ambientali, in particolare quelle che coordinano i gruppi di astrofili e gli osservatori pubblici, di fatto le nostre sentinelle rispetto al fenomeno della LAN. L’associazione Venetostellato ad esempio finanzia e gestisce, tramite gli osservatori e i gruppi di astrofili, una rete di monitoraggio della luminosità del cielo e contribuisce alla divulgazione dei principi della legge presso scuole ed istituzioni. La legge affronta in maniera analitica ed esaustiva la problematica in oggetto, e nonostante l’incessante impegno delle associazioni ambientali e di ARPAV, ente preposto ai controlli, rimane però ampiamente disattesa ed inapplicata per la scarsa attenzione dei comuni rispetto al problema, in particolare verso l’illuminazione privata. Si richiede che l’Autorità regionale renda al più presto pienamente operativa tale normativa promuovendo ed applicando tutti gli aspetti della legge mediante i propri canali di comunicazione e sui media, e curi tre aspetti particolarmente importanti: la formazione degli addetti al settore illuminazione (progettisti ed installatori), l’imposizione ai comuni del regime autorizzativo previsto dalla legge per gli impianti privati e il recepimento della normativa nei Regolamenti Edilizi. 

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Guide e manuali Informazioni

Aiutate i piccoli uccelli con le piante da bacca

La stagione invernale è ormai nel suo pieno, e da campo libero a chi vorrebbe ripristinare con nuovi elementi arborei il proprio giardino od arricchire un area a verde anche in campo aperto. Non serve creare un Birdgarden da manuale, basta anche meno e non comporta un gran lavoro, ma una scelta adeguata delle specie vegetali da inserire. Tra la scelta delle piante da inserire si suggerisce di valutare anche   degli elementi da bacca. Saranno di notevole aiuto ai piccoli uccelli che frequentano le nostre citta’ ed aree periurbane. L’agricoltura intensiva e lo sfruttamento di ogni area coltivabile, ha sottratto, quasi completamente, almeno nella Val Padana, gli areali con un  sufficiente mantenimento della biodiversità necessaria per la sopravvivenza sia per gli uccelli  svernanti, che in fase migratoria, e sospinge di conseguenza molte specie in cerca di cibo nelle aree antropizzate. Arricchire il   nostro giardino di preziose piante da bacca,  potrebbe rappresentare per molti uccelli l’unica fonte di sostentamento nella stagione invernale. Questa tipologia di arbusti e piccoli alberi sono anche di notevole valore ornamentale, pensiamo al Biancospino, in primavera ci regalerà dei bellissimi fiori bianchi ed un nugolo di api alla ricerca di polline per produrre miele, se presenti, gli apicoltori vicini vi ringrazieranno, visto le api percorrono anche 3 chilometri per trovare fiori adatti. Oltreche’ avremmo, con le bacche, nel periodo autunnale – invernale dei bellissimi elementi colorati. Si suggerisce di piantare Biancospino, Rosa canina, Prugnolo, Sorbo, Rovo, Sambuco, Nespolo, Edera Helix, Ligustro, Alloro.

Altra precauzione da mantenere, sotto gli arbusti od alberi, di non cercare l’ordine e la pulizia di ogni foglia che cade o bacca, purtroppo i nostri giardini sono spesso maniacalmente “troppo puliti”, lasciare sotto le siepi elementi che spontaneamente decadono.  Oltre che dare un senso di naturalità,  elementi lignei, bacche, fogliame secco forniscono un tappeto utile nel proteggere il colletto delle piante dalla canicola estiva, dalla pioggia eccessiva, trattiene l’umidità e protegge dal gelo. Quel sottile tappeto di foglie rappresenta anche un rifugio di piccoli insetti ed invertebrati che a loro volta saranno cibo per gli uccelli, noterete spazzolare e gettare all’aria terra e foglie da parte di Merli, Tordi, Pettirossi, Scriccioli, Fringuelli.

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Notizie dal territorio

Atti di bracconaggio nell’area di Mira (VE)

Nella seconda metà di dicembre due cittadini segnalavano alla Sezione LIPU di Venezia, la presenza nell’area del mirese nell’entroterra Veneziano,  due diverse criticità. La prima,  riguarda la carcassa di un Airone grigio Ardea cinerea appeso all’interno di un gard – rail ai margini di una strada.  Visto il corpo già in stato iniziale di decomposizione non è stato possibile sottoporlo a nessun esame esterno per ipotizzarne almeno le cause della morte. Una seconda segnalazione sempre nella zona di Mira riguarda un esemplare di Sgarza ciuffetto Ardea rallide, presente con una zampa ferita nella sponda di un canale che costeggia una strada. La Sgarza ciuffetto, come l’Airone grigio, sono specie particolarmente protette dalla direttiva 79/409/CEE “Uccelli”, con le successive integrazioni e modificazioni. La Sgarza ciuffetto,  è un piccolo airone dal caratteristico ciuffo che sovrasta la testa, più corrispondente forse ad una cresta, come un gallo domestico,  il piumaggio è elegante, color marroncino – arancione con ampie striature. Si tratta di un uccello migratore di lungo raggio, in Europa, la maggior concentrazione è nell’area meridionale, in Italia viene censito quasi esclusivamente in Val Padana e solo raramente in altri areali. Questi esemplari, nel periodo invernale, con una lunga migrazione, si portano nelle aree umide sub-sahariane come il Bacino del Fiume Congo ed i Grandi Laghi del Bacino del fiume Nilo. La Sgarza ciuffetto è una specie elusiva, mimetica, diffidente, timida, si nasconde per gran parte della giornata al riparo di cannucce palustri e piccoli alberi che costeggiano le aree umide, gli habitat prediletti da questa specie sono le rogge, i canali, le lanche, gli stagni, i laghi ad acqua bassa: si nutre prevalentemente di piccoli pesci, rettili, insetti, invertebrati e raramente, come tutti gli aironi, di nidiacei di altre specie di uccelli.

L’esemplare di  Sgarza ciuffetto in questione era presente sul posto da diversi giorni ed è deceduta prima dell’arrivo di una guardia zoofila della LIPU, giunta sul posto su richiesta della socia LIPU,  il corpo è stato successivamente  sottratto da ignoti. Ricostruendo i due eventi, il nucleo agenti venatori della Sezione, forte dell’esperienza acquisita in quelle zone, ipotizza si tratti di episodi di bracconaggio. L’Airone grigio, come specie molto confidente con l’uomo, ormai fortemente svernante, si può notare anche in questa stagione, sovente attendere per ore  le prede, nelle sponde dei fiumi o dei canaletti irrigui ed è facilmente avvicinabile. Per la Sgarza ciuffetto, probabilmente in fase migratoria  verso l’Africa è stata colpita intenzionalmente riportando una lesione ad una zampa. Mancando il corpo, risulta impossibile eseguire degli accertamenti esterni sulle reali cause del decesso. Gesto di orribile gusto appendere il corpo dell’Airone grigio al guard – rail, atto che qualifica il disprezzo non solo verso gli uccelli, ma contro gli animali in generale. La zona del mirese, entroterra delle valli da pesca della Laguna Sud, è già stata teatro in passato di episodi di bracconaggio. Si fa appello alla cittadinanza di segnalare alle Forze dell’Ordine, al Nucleo Guardie Venatorie Volontarie, con i riferimenti nel sito di sezione www.lipuvenezia.it, ogni attività sospetta o potenzialmente illecita da parte di bracconieri o malintenzionati ai danni della fauna selvatica.

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Informazioni Notizie dal territorio

Comunicato stampa inerente i danneggiamenti da parte di picchi

Negli ultimi tempi stanno arrivando diverse segnalazioni alla Sezione LIPU di Venezia circa il danneggiamento da parte di picchi, in genere da parte delle specie Picchio verde (Picus viridis) e Picchio rosso maggiore (Dendrocopos major). Le superfici aggredite usulalmente sono rappresentate da cappotto a muro, finestre, porte d’ingresso, travi di pompeiane. La presenza di questi uccelli risulta un buon indicatore di biodiversità, grandi insettivori, sono protetti dalle normative comunitarie e nazionali. Si rimanda a quanto riportato recentemente dal responsabile ecologia urbana della LIPU, dott. Marco Dinetti: “ (…) quello dei picchi che forano infissi in legno, ma anche cappotti di rivestimento delle pareti o altri manufatti (pali, tubi, ecc.) è un problema ricorrente, in particolare nelle fasi biologiche in cui queste specie sono particolarmente attive nello scavo di un nido-tana. Una di esse è quella in corso (autunno) nella quale individui che in parte possono essere ricondotti a giovani in dispersione scavano delle cavità dove trascorreranno le notti invernali, e più avanti nella stagione potranno pure nidificare. L’altro periodo di forte attività di scavo è proprio quello che precede la nidificazione, quindi fine inverno-inizio primavera.

Cosa fare per risolvere queste problematiche, e dare i giusti consigli a coloro che ci contattano?

La gamma delle soluzioni è ampia e comprende misure strutturali (sostituzione dei manufatti con materiali più resistenti), di esclusione (barriere fisiche quali reti antintrusione e trame di fili), deterrenti (varie attrezzature, da quelle artigianali a quelle più sofisticate) e diversivi (nidi artificiali idonei).

Il primo rimedio che possiamo suggerire, considerando che è particolarmente semplice ed economico, è quello di usare un deterrente ottico, costituito dai dischetti cd da computer (nuovi o usati, ai picchi poco importa!). Si fanno delle “catenelle” con 2-3 cd e si appendono vicino ai punti dove i picchi fanno i fori. I dischetti oscillano al vento e riflettono la luce, che a quanto pare allontana i picchi. Questo sistema è risultato efficace in quasi tutti i casi (testimonianze di coloro che l’hanno sperimentato) e lo possiamo confermare anche noi direttamente in un caso-studio che abbiamo seguito presso un edificio a Parma (lo studio è in pubblicazione nella rivista “Picus”).

Raccomandazione importante e “universale”, che vale per qualsiasi sistema deterrente, e rispetto a qualsivoglia contesto e specie: i sistemi deterrenti non vanno mai “abbandonati” a loro stessi (indefinitivamente) e/o attivati per lunghi periodi, perché esiste il concreto rischio di assuefazione da parte degli uccelli. Quindi, occorre presentarli a fasi alterne, anche variandone le modalità di applicazione.”

Qualora il sistema non dovesse (più) funzionare, occorre rimuoverlo e sostituirlo con altri approcci”.

Oltre a quanto indicato, abbiamo casi concreti di buoni risultati anche con l’installazione di palloncini gonfiabili raffiguranti dei rapaci, reperibili in Rete

I volontari della  Sezione di LIPU di Venezia, a mezzo i contatti nel sito www.lipuvenezia.it, rimangono a disposizione per suggerimenti e consigli.

Il delegato di Sezione Dr. Gianpaolo Pamio                       

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Informazioni Oasi e riserve

Siccità 2022: Comunicato

L’estate del  2022 ha caratterizzato un estremizzazione degli eventi siccitosi ricorrenti nelle estati degli ultimi decenni. Anche la provincia di Venezia è stata interessata da questo fenomeno, con particolari riflessi negli habitat costieri ed interni, caratterizzati da corsi d’acqua a portata ridotta, fossati, rogge, lanche, cave, prati umidi, bassure, stagni di acqua dolce e salmastra. Le ripercussioni maggiori le abbiamo nella fauna acquatica che non ha modo di spostarsi, nel caso del completo essiccamento del sito, altra fauna come le varie specie di rane o bisce d’acqua si trovano in forte difficoltà, e nel caso non riescano a raggiungere un pozza d’acqua vicina sono condannate a morte certa. Anche le alte temperatura delle acque influiscono nella fauna ittica portando al decesso in particolare  certe specie di pesci amanti dell’acqua poco profonda, o corsi d’acqua minori e soggetti all’essicamento, si annovera lo Scazzone (Cottus gobio) o la Lampreda zanandreai (Lethenteron zanandreai) specie endemica del distretto Padano – Veneto ed in stato di rarefazione. A rischio per la siccità animali inseriti nell’allegato IV della Direttiva del Consiglio Europeo denominata Habitat del 21.05.1992, 92/43/CEE e s.m.i. “Specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa” Rana dalmatina (Rana dalmatina) e Rana di lataste (Rana latastei), Rospo smeraldino (Bufotes viridiflavus)  Tartaruga d’acqua (Emys orbicularis), Natrice dal collare (Natrix natrix) ed Biacco (Hierophis viridiflavus). Ad aggravare la situazione assai precaria, si somma la cattiva applicazione nelle gestioni delle misure dei Piani PSR, che ne hanno amplificato le conseguenze. I PSR Piani Sviluppo Rurali sono dei programmi di sviluppo  promossi dalla Unione Europea con fondi strutturali cui ricorrono gli Stati UE, finanziati dai fondi PAC Piano Agricolo Comunitario attraverso il bilancio del FEASR (Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale). Entro questi fondi sono previste delle misure di sostegno e promozione alla biodiversità come la preservazione di Siepi, Boschetti, Prati incolti. Queste misure nella Regione Veneto,  rimangono in larga parte disattese andando deserti i bandi per l’assegnazione dei suddetti fondi. Ne emerge che il territorio rimane impoverito e banalizzato in quanto privato dei seguenti elementi fondamentali per la preservazione della biodiversità soprattutto in periodi di estrema siccità. Pensiamo alle funzioni di regolazione del microclima, di rifugio, di trattenimento delle acque e dell’umidià notturna prodotta da un vecchio filare di siepe o di un boschetto in aperta campagna. Le siepi ed i prati incolti poi, sovente, sono intervallati da terreni marginali, a bassi cespugli, con macchie di rovo, di vegetazione spontanea anche alloctona,  talvota hanno caratteristiche di impenetrabilità e resilienza creando così degli importanti micro-habitat per la fauna e flora. Sempre maggiori sono le specie inserite nella red list di IUCN (International Union for Conservation of Nature) a testimoniare la grave crisi che la Biodiversità sta vivendo. I cambiamenti climatici in atto, la sottrazione degli habitat, l’attività venatoria, la compromissione dei siti di nidificazione, le estese attività belliche, rendono sempre più difficile la sopravvivenza di molte specie di uccelli. L’Italia rappresenta un importante rotta migratoria degli uccelli dal Centro – Nord Europa verso il Nord Africa e il continente Sub-Sahariano e viceversa, tutelare un sito, significa, molto spesso, garantire il buon fine di un processo migratorio. A livello locale gli effetti deleteri sulla fauna a seguito della siccità si avranno con i censimenti della fauna ornitica nei  prossimi anni. Sussistono delle forme di adattamento per certe specie di uccelli qualora l’habitat pur se in via di modificazione, ne fornisca l’opportunità, con una buona quantità di cibo a disposizione ed una corretta conduzione  del sito, in primis, il contenimento del disturbo dall’attività umana. L’Oasi di Gaggio, in Marcon VE, per esempio pur con un cambiamento significativo di habitat non ha avuto cali nelle nidificazioni delle varie specie già regolarmente censite ogni anno.

Cordialmente

Ottobre 2022

Il delegato LIPU Sezione Venezia

Dr. Gianpaolo Pamio

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