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Calendari venatori regionali, la LIPU diffida le regioni

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Biacco, il serpente da non temere

Il Biacco (Coluber viridiflavus), è un grande serpente slanciato la colorazione dell’adulto, nelle nostre campagne, è generalmente completamente nera (melanica), da cui il nome dialettale di Carbonasso.  E’ un serpente non velenoso (è completamente sprovvisto di veleno e di denti atti ad iniettarlo) può raggiungere la lunghezza di 150 cm. è amante della luce ed è attivo soprattutto nelle ore diurne. Si difende principalmente con una velocissima fuga. Nel periodo tra aprile e giugno avviene l’accoppiamento e a luglio depone le uova (5-15 deposte sotto le pietre, nelle cavità di tronchi o in buche scavate nel terreno). A fine agosto e durante settembre le uova schiudono e nascono dei piccoli biacchi lunghi 20-25 cm.

Il Biacco (Coluber viridiflavus), è un rettile molto agile e veloce (fino a 11 km all’ora), caccia a vista inseguendo la preda si cibano di lucertole, di piccoli mammiferi, di rane uccelli o di altri serpenti. è il serpente più comune delle nostre regioni e riveste un ruolo nel controllo biologico di insetti, vermi e roditori.

le foto che seguono ritraggono due meravigliosi esemplari di Biacco (Coluber viridiflavus) intenti in un complesso rituale di corteggiamento, una sorta di danza che precede l’accoppiamento.

Specie rigorosamente protetta (Convenzione di Berna all. II)

Foto e testo di Bruno Zavattin

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Mortalità uccelli da impatto su strada

Gia’ dall’inizio di primavera sono giunte alla Sezione LIPU di Venezia diverse segnalazioni di uccelli di varie specie, feriti o uccisi nella viabilità  soprattutto periurbana ed extraurbana. Le famiglie di uccelli più colpite sono gli Ardeidi quale appartengono le specie degli  Aironi, la famiglia dei Rallidi quale ad esempio appartiene la Gallinella d’acqua, investita in quanto cammina a bordo strada in prossimità di aree umide, la famiglia degli Strigidi cui appartiene la Civetta, cui avendo abitudini crepuscolari e notturne rimane abbagliata dai fari dei veicoli. Per quanto riguarda la famiglia degli Ardeidi tra le specie più conosciute annoveriamo l’Airone cenerino, il Tarabuso, il Tarabusino, la Nitticora, la Garzetta, l’Airone guardabuoi, l’Airone bianco maggiore.  Gli Ardeidi hanno la criticità di essere particolarmente vulnerabili nelle collisioni da traffico veicolare, in quanto nell’alzata in volo non hanno inizialmente una traiettoria ben definita e si manifesta incerta, questa rimane una caratteristica della specie. La frammentazione degli habitat, la sottrazione di siepi ed alberi a bordo strada, la vicinanza di canali, rogge, stagni, fiumi rispetto alle strade: tutti fattori che determinano fattori di alta mortalità per gli Aironi. Prendendo in esame l’Airone grigio, questa è una specie svernante e nidificante, è un migratore di medio raggio e la Val Padana ospita tra le più numerose colonie dell’Europa Meridionale, si ciba di pesci, anfibi, bisce l’acqua, piccoli invertebrati. La mortalità di un esemplare adulto in periodo di nidificazione può compromettere l’intera nidiata di giovani aironi che si troverebbero senza sostentamento.

La costruzione di nuove strade,  la crescente urbanizzazione del territorio senza adottare misure di mitigazione e corridoi ecologici per lo spostamento di animali tra territori, sta mettendo in serio pericolo il futuro di alcune specie. Cosa può fare l’automobilista? In prossimità di aree verdi ed umide, cercare di ridurre la velocità del proprio veicolo e nel caso noti un uccello la cui traiettoria incrocia quella della strada percorsa, indipendentemente dal senso di marcia,  ridurre ulteriormente la velocità, anche fermandosi, se notiamo soprattutto uno Strigide che abitualmente si posiziona a terra, in piena carreggiata. In caso di investimento di un animale fermarsi e chiamare un numero di emergenza oppure direttamente di soccorso animali, numero presente nel sito di Sezione www.lipuvenezia.it.

Nelle foto un Airone cenerino Ardea cinerea investito con esiti letali nella zona di Caposile – Venezia, si noti il becco scheggiato da una collisione con un veicolo, che probabilmente viaggiava a forte velocità per cui l’esemplare non è riuscito a commisurare lo spazio – tempo.

Il delegato sezione LIPU Venezia
Dr. Gianpaolo Pamio

Venezia, li 10 maggio  2022

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Animali, la LIPU lancia una webapp per soccorrere la fauna in difficoltà

Aiuterà a capire cosa fare nel caso di ritrovamento di uccelli o altri animali selvatici feriti.

Ogni anno sono decine di migliaia gli animali soccorsi e ricoverati presso i centri recupero fauna selvatica di tutta Italia. “Cinque richieste della Lipu per migliorare il sistema recupero in tutta Italia”. “Il soccorso della fauna selvatica è una prova della grande sensibilità degli italiani ma al tempo stesso una materia complicata e impegnativa, tra informazioni carenti, amministrazioni non sempre presenti e una normativa che va migliorata. Per questo l’impegno della Lipu crescerà, anche con il nuovo portale informativo per tutti i cittadini”. Lo dichiara la Lipu nel presentare animaliferiti.lipu.it, la webApp realizzata con il contributo della Nando and Elsa Peretti Foundation (https://perettifoundations.org), a disposizione delle persone che trovano un animale selvatico in difficoltà e desiderano prestare soccorso.

Ogni anno sono in effetti decine di migliaia gli uccelli e gli altri animali selvatici, tra cui specie migratrici, a rischio o di particolare interesse conservazionistico, ricoverati nei centri recupero della Lipu e di altre organizzazioni, al fine di curarli e restituirli alla libertà. Molto spesso la filiera del recupero parte da comuni cittadini che, specie in primavera ed estate, si imbattono in rondoni caduti dal nido, falchi feriti, volpi con traumi e molti altri casi analoghi. In queste circostanze, sovente le persone non sanno come comportarsi, tentando a volte invano di rivolgersi direttamente alle amministrazioni pubbliche, che pure dovrebbero disporre di servizi ad hoc, o intervenendo laddove la natura sta semplicemente facendo il proprio corso e ogni ingerenza umana può essere dannosa per l’animale. Ne sono esempio i cuccioli di capriolo o lepre, che devono essere lasciati dove si trovano e non essere in alcun modo toccati, o la maggior parte dei pulcini di uccelli selvatici, che abbandonano naturalmente il nido quando sono ancora incapaci di volare e alimentarsi autonomamente. Contrariamente alle apparenze, questi uccelli continuano a essere seguiti, accuditi e alimentati dai genitori, finché non sono in grado di volare ed essere autonomi.

Per far sì che si evitino errori e in generale si disponga delle informazioni necessarie, è nata la webApp della Lipu animaliferiti.lipu.it, pensata secondo un processo algoritmico che risponderà alle domande più frequenti che i cittadini si pongono: il tipo di animale, le cause della difficoltà in cui versa, il dubbio se raccoglierlo o meno, il pronto soccorso e l’alimentazione di emergenza, le cose assolutamente da non fare e, soprattutto, il centro specializzato più vicino al quale consegnarlo. In questo senso, il sito elenca, divisi per regione, tutti i centri recupero fauna selvatica operanti in Italia, specificando il tipo di attività svolta, gli orari e i contatti, in modo da mettere in condizione i cittadini di svolgere al meglio l’opera meritoria del soccorso e far sì che gli animali siano consegnati ai centri il prima possibile.

“La materia del recupero della fauna in difficoltà è tra le più complicate e impegnative – dichiara Laura Silva, responsabile del Recupero della Fauna della Lipu – pur a fronte della grande sensibilità delle persone che sempre più desiderano aiutare gli animali. Solo nel 2021 la Lipu si è presa cura di 32mila animali selvatici, rispondendo a qualcosa come 107mila richieste telefoniche. I nostri 10 centri recupero sono costantemente impegnati, così come molti dei nostri 100 gruppi e delegazioni locali. “La webApp della Lipu – continua Laura Silva – cui ha contribuito la Nando and Elsa Peretti Foundation, rappresenta uno strumento di grande utilità e persino conforto per le persone, che talvolta si sentono abbandonate a sé stesse. Lo aggiorneremo e arricchiremo costantemente, anche con specifici tutorial, e intensificheremo i corsi di formazione per operatori e volontari. E’ tuttavia necessario che il sistema recupero cresca e migliori in generale, sia sotto il profilo di una normativa uniforme e più efficace, sia sotto quello del sostegno alle associazioni.

“Un passo importante è stata la creazione del Fondo nazionale per il recupero della fauna, previsto dalla legge di Bilancio 2021 e confermato anche quest’anno, che va esteso alle organizzazioni di volontariato che tutelano la fauna e integrato con fondi regionali. Serve tuttavia – conclude Silva – anche un maggiore riconoscimento da parte delle regioni dell’enorme lavoro svolto dai centri, così come un maggior raccordo dei recepimenti normativi regionali, linee guida omogenee nazionali, magari un patentino per gli operatori dei Centri recupero, che potrebbe essere rilasciato da Ispra, e un’attenzione agli aspetti scientifici, di raccolta ed elaborazione dei dati, che possono essere davvero importanti ai fini della conoscenza, della lotta alle illegalità e della conservazione della natura”.

Le 5 richieste della Lipu per migliorare il recupero della fauna selvatica
1. Una cabina di coordinamento tra le regioni italiane sul recupero della fauna selvatica.
2. Un regolamento con linee guida omogenee nazionali emanato dal Ministero della Transizione ecologica.
3. La creazione della figura dell’Operatore del recupero, con patentino rilasciato da Ispra, che supporti veterinari e tecnici esperti.
4. La stabilizzazione del Fondo nazionale per il recupero della fauna, esteso alle organizzazioni di volontariato e ai centri recupero che tutelano la fauna selvatica, ad integrazione dei fondi regionali.
5. L’attenzione agli aspetti scientifici, con l’utilizzo di un database unico per tutti i centri recupero e l’opportuna raccolta ed elaborazione dei dati.

Il recupero della fauna selvatica in 10 cifre

32.719 gli uccelli e altri animali selvatici curati nei centri recupero della Lipu e soccorsi dalle sue oasi, gruppi e delegazioni locali nel 2021.

107.018 le risposte date dalla Lipu alle richieste dei cittadini sul tema della cura e della protezione degli uccelli animali selvatici feriti o in difficoltà nel corso del 2021

10 i centri recupero fauna selvatica gestiti dalla Lipu

706 i volontari attivi all’interno dei Centri recupero della Lipu nel 2021

95.918 le ore dedicate da operatori e volontari della Lipu alla cura della fauna selvatica nel 2021

180 le richieste scritte inviate alle amministrazioni pubbliche competenti in materia nel corso del 2021

36% il tasso di risposta delle amministrazioni pubbliche

1971 l’anno di inaugurazione del primo centro recupero della Lipu (Roma)

1992 l’anno di entrata in vigore della legge nazionale (la n. 157 dell’11 febbraio 1992) che regolamenta la materia

90 i centri recupero presenti nella webApp della Lipu con contatti utili per i cittadini

L’indirizzo della nuova webApp della Lipu per la fauna selvatica in difficoltà animaliferiti.lipu.it.

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Comunicato stampa inerenti potature su giardini ed ambiti privati

La pratica delle potature drastiche su giardini ed ambiti privati rimane degna di attenzione e bisognosa di una riflessione. L’abitudine di eseguire potature severe e capitozzature agli alberi,  rappresenta un costo per il committente, porta ad un danno all’albero stesso oltre che privare gli uccelli di un naturale riparo e spazio vitale per la loro etologia. Mentre nel Verde Pubblico la materia rimane normata in gran parte da Regolamenti sul Verde, da Leggi statali e regionali,  in ambito privato, se gli alberi non sono classificati monumentali o vincolati dalla Soprintendenza alle BB.AA. rimangono solo degli elementi di raccomandazione. Allo scopo si richiamano le “Linee guida per la gestione del verde urbano e prime indicazioni per una pianificazione sostenibile”  del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Comitato per lo Sviluppo del Verde Pubblico”,  queste pratiche svolgono funzione di indirizzo anche per la gestione del verde privato. Tale documento è  consultabile e scaricabile in Rete:alla pagina 40 nel paragrafo Potatura, leggiamo: “Un approfondimento meritano gli interventi di potatura che rappresenta una pratica colturale che maggiormente impatta le condizione di vegetazione degli alberi. Una potatura male eseguita, che nei casi migliori è inutile, può danneggiare irrimediabilmente un albero, accorciandone il ciclo vitale, indebolendolo, anche al punto di renderlo instabile e quindi pericoloso. Ad ogni stagione l’esecuzione di potature scorrette provoca danni economici enormi, oltre che al danno paesaggistico ed all’erosione del nostro patrimonio arboreo. Essendo la potatura un intervento che influisce sulle condizioni energetiche  dell’albero, e può essere anche fonte di diffusione di patologie, è necessario che venga svolta solo da personale qualificato e che le Amministrazioni Comunali adottino Capitolati specifici, mettendoli a disposizione anche dei privati che ne facessero richiesta. (…) a pag. 41 del seguente documento nel paragrafo Capitozzatura riporta:” che consiste , come è noto nel drastico raccorciamento de tronco o delle branche primarie (sbarcatura) fino in prossimità di questo. Tale operazione è una delle principali cause delle cattive condizioni cui versano molti alberi ornamentali. Il tronco capitozzato viene, infatti, lasciato dal taglio senza difese e così i tessuti, anche nelle specie con buon capacità di compartimentalizzazione, iniziano a morire dalla superficie del taglio stesso verso l’interno. La corteccia, inoltre, viene improvvisamente esposta ai raggi solari, con eccessivo riscaldamento dei vasi floematici più superficiali, che sono danneggiati. La capitozzatura è, perciò, un’operazione che deve essere evitata ogni volta che sia possibile. Nel caso in cui cui non esistono alternative, si dovrà operare in modo da ridurre al massimo i danni alla pianta. Si crede erroneamente che un albero capitozzato richieda interventi minori: in realtà è l’opposto. Se l’albero sopravvive  richiederà costanti potature per diversi anni; se l’albero muore dovrà essere abbattuto e rimosso. Infine, considerando che un albero capitozzato  è predisposto a rotture e può essere pericoloso, e quindi la capitozzatura è riconosciuta come una pratica inacettabile di potatura, ogni danno causato dalla caduta dei rami può essere riconosciuta come negligenza presso un tribunale.” (…)

Il patrimonio Verde in ambito privato, sommato al Verde Pubblico costituisce nelle nostre città  un valido schermo  per limitare e frangere le ondate di calore ed inquinamento cui i cambiamenti climatici in atto ci sottoporranno in maniera sempre maggiore. La dott.ssa MENNE Bettiana, coordinatrice delle attività OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) Europa, sullo sviluppo sostenibile e la salute, ha ricordato: (…) l’ondata di calore che ha colpito l’Europa nel 2003 è stata responsabile  della morte di 70.000 persone, quella che ha investito l’Europa dell’Est nel 2010 ne ha uccise 50.000. Nell’arco di una generazione, nel 2050, la differenza tra ignorare il problema delle ondate di calore o adottare la metà delle misure possibili significherà , solo per i cittadini europei con più di 65 anni, sacrificare  o risparmiare 160.000 vite ogni anno (…).

Il delegato sezione LIPU Venezia
Dr. Gianpaolo Pamio

Venezia, li 12 maggio  2022

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Appello per interdire i fuochi di Capodanno

Venezia, li 7 dicembre 2021

                                                                                                                                  Al Sindaco di Venezia 

Oggetto: botti di Capodanno e tutela avifauna.

Gentile Signor Sindaco,

l’uso dei “botti” comporta incidenti anche gravi alle persone, emissione di particolato fine, inquinamento acustico e disturbo pure per animali d’affezione, quali cani e gatti. Vi è da sottolineare al contempo l’impatto che si produce sulla fauna selvatica – ed in particolare verso gli uccelli. Infatti nelle aree urbane vive un numero considerevole di specie (protette dalla legge 157/92) che utilizzano gli ecosistemi urbani per alimentarsi e rifugiarsi, e in particolare nel periodo invernale si insediano anche dei dormitori di uccelli svernanti.

Peraltro il disturbo dei “botti” si estende agli habitat periurbani attorno alle città, impattando su habitat – quali le zone umide – che in questo periodo ospitano numeri importanti di anatre, fenicotteri e altre specie acquatiche.

Negli ultimi anni vi sono diverse evidenze di eventi che hanno causato il panico tra gli animali (tra cui quanto accaduto a Roma lo scorso anno), provocando la morte di numerosi esemplari che, fuggendo disordinatamente, sono andati a sbattere contro edifici, vetrate, cavi e altre infrastrutture.

In questo quadro vi informiamo che il 16 novembre scorso il nostro Presidente ha scritto una lettera ad ANCI – Associazione Nazionale Comuni Italiani, con oggetto “Richiesta di intervento sulla problematica relativa all’uso di articoli pirotecnici rumorosi e conseguenti danni alla fauna selvatica urbana”, cui ha risposto in data 2 dicembre u.s. il Presidente ANCI, Antonio Decaro, mostrando sensibilità e impegno verso le Amministrazioni Comunali, affinché vengano emanati atti tesi a vietare o comunque limitare l’uso di artifizi da divertimento, inserendosi in un contesto complessivo che considera il contrasto al mercato illegale, la salute e la sicurezza.

Vi chiediamo quindi che venga emanata un’ordinanza in merito, ringraziandovi anticipatamente per la sensibilità che vorrete mostrare nei confronti degli ambienti, della fauna e della biodiversità.

Cordialmente

Il delegato LIPU Sezione di Venezia                                                                                                                                Dr. Gianpaolo Pamio

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Informazioni Oasi e riserve San Nicolò

Visita guidata all’Oasi di San Nicolò

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Tuteliamo i nidi nei nostri giardini

Stanno arrivando ai numeri di telefono della LIPU Sezione di Venezia, molti appelli di nidiacei e giovani uccelli a terra, o feriti nel taglio della vegetazione nei giardini privati. Sono tante le specie rifugiatesi  in ambito urbano e periurbano data l’inospitalità dei terreni agricoli oggetto di un’agricoltura intensiva e spesso privati delle tradizionali siepi e boschetti. Sempre più frequente la presenza di piccoli uccelli nelle nostre siepi di casa, si annoverano la Capinera, il Merlo, l’Usignolo, il Canapino comune, il Codibugnolo, il Fringuello, ecc. 

Potremmo notare un inusuale andirivieni nel costruire il nido o nell’alimentare i piccoli. La stagione di primavera – estate oltre  che favorevole per la nidificazione coincide con la crescita vegetativa delle siepi, di qui la necessità di eseguire potature. Per tutelare i nostri piccoli amici è necessario prima di procedere al taglio  eseguire un accurato sopralluogo. Se l’uccello è impegnato nella cova delle uova ed il disturbo è persistente abbandona il nido e non vi fa più ritorno, perdendo la covata. Qualora le uova si fossero schiuse ed i nidiacei sono presenti, l’uccello abbandonerà la nidiata solo se in grave ed immediato pericolo. Si consiglia comunque qualora si noti un nido di procrastinare il taglio di quell’area circoscritta in qualche metro, sino all’involo dei giovani. I volontari della Sezione LIPU di Venezia, a mezzo i numeri di telefono presenti nel sito www.lipuvenezia.it sono a disposizioni per consigli e chiarimenti.

Un grazie anticipato per il vostro prezioso lavoro

Il delegato della LIPU Venezia

www.lipuvenezia.it

Gianpaolo Pamio

Nelle foto dei nidicei di Merlo ed una femmina di Merlo che intrattiene una forma di mimetismo durante lo stadio di pericolo.

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Presenza del Gabbiano reale “Larus michahellis” e relative problematiche

Gli animali, che possiamo osservare oggi, sono il risultato di anni e anni di evoluzione: un processo che porta ad adattare le proprie caratteristiche all’ambiente che ci circonda, in modo da poterlo sfruttare al meglio. Quando l’ambiente o le sue caratteristiche mutano gli animali hanno due scelte: adattarsi o morire. Con l’aumento dell’uso del territorio da parte dell’uomo, negli ultimi anni, molti animali si sono adattati a vivere in ambienti antropici. In questi nuovi habitat sono emerse anche nuove risorse da poter sfruttare. E’ il caso del marcato aumento, nell’ultimo decennio, delle coppie di Gabbiano reale presenti a Venezia. I Gabbiani, in particolare, sono noti per il fenomeno del cleptoparassitismo. Si tratta di una pratica che li porta a sottrarre il cibo ad altre specie, o a loro conspecifici. Questo può causare un comportamento aggressivo nei confronti degli altri individui e, a volte, anche nei confronti dell’uomo. La presenza dei Gabbiani però non è stata favorita solamente ….dai tramezzini rubati subito fuori dai bar, ma soprattutto dal problema dello smaltimento della parte umida dei rifiuti. Così come fanno i gatti randagi che cercano nell’immondizia qualcosa di commestibile, anche i Gabbiani hanno imparato ad adottare questa tecnica e, visto che non sembrano rinunciarci, probabilmente porta loro dei benefici. Le possibili soluzioni per contenere l’aumento della popolazione sono sicuramente più di una. Si potrebbe agire direttamente sulla specie target attraverso monitoraggi e gestione della popolazione. Oppure, si potrebbe andare a risolvere il problema alla radice, togliendo la risorsa principale che porta all’aumento della popolazione e degli incontri con l’uomo: i rifiuti. Dal momento eliminarli fisicamente è improponibile, le semplici soluzioni potrebbero essere non lasciarli a cielo aperto e ricoprire con reti i principali punti di raccolta, in modo da impedire ai Gabbiani di poterli sfruttare e riportando, quindi, un riequilibrio delle risorse alimentari artificiosamente aumentate rispetto alla disponibilità naturale.

A cura della dott.ssa in Scienze Naturali Laura MICHIELETTO

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Pnrr, Lipu e BirdLife inviano dossier alla Commissione europea: “Solo 0,51% dei fondi alla natura”

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza inviato dal Governo Draghi alla Commissione europea ha “dimenticato” la natura italiana. In una lettera inviata oggi alla Commissione, Lipu-BirdLife Italia e BirdLife Europa denunciano la scarsità di interventi a favore della biodiversità italiana, in contrasto con quanto stabilito dal Recovery Plan, e pubblicano un dossier con i punti più critici del Pnrr italiano e alcune proposte correttive.
Se la cifra generale stanziata per la transizione ecologica non raggiunge il 37% dei fondi complessivi, richiesto come quota minima dal Regolamento europeo, l’investimento per la biodiversità si ferma a 1,19 miliardi su 231 complessivi, corrispondenti allo 0,51%. Tali fondi sono destinati alla rinaturalizzazione del Po (360 milioni), alla digitalizzazione dei parchi (100 milioni), a interventi sui sistemi marini e costieri (400 milioni) e alla tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano (330 milioni).

La Spagna, per fare un esempio, su 69,528 miliardi totali dedica alle opere di conservazione e restauro di ecosistemi e biodiversità 1,642 miliardi, cui vanno ad aggiungersi 2,091 miliardi destinati a interventi su tutela delle coste e le risorse idriche, per un totale di 3,733 miliardi, pari al 5,37% delle risorse complessive. Proporzionalmente, una quota oltre 10 volte superiore a quella italiana e peraltro ben mirata su azioni fortemente strategiche.

E’ questo l’altro tema particolarmente critico: il Piano italiano è del tutto disallineato dalla Strategia europea sulla biodiversità per il 2030, che richiede azioni precise su ecosistemi, specie, agroecologia, estensione delle aree protette, completamento e gestione della rete Natura 2000, stop al consumo di suolo e altro ancora. Anzi il Piano paventa il rischio di una nuova artificializzazione del territorio favorita dal Decreto Semplificazioni.

Su questi temi si concentrano le proposte che Lipu e BirdLife Europa hanno avanzato alla Commissione europea, che riguardano: l’aumento almeno al 2,5% del budget destinato a progetti mirati per biodiversità, specie e habitat e ai siti della rete Natura 2000; un’ampia opera di ristrutturazione degli ecosistemi danneggiati, a partire dalle zone umide; la necessità di chiarire che il Decreto Semplificazioni non si applichi alle normative e procedure di tutela ambientale.

Inoltre, che gli impianti di energia rinnovabile, sia eolici che fotovoltaici, rientrino in una programmazione rispettosa di biodiversità e paesaggio e che il principio del “non arrecare danni significativi all’ambiente”, fondamentale per l’utilizzo dei fondi europei, rappresenti la premessa per ogni progetto infrastrutturale attivato.

Il Recovery plan italiano contiene numerose violazioni sostanziali e formali delle regole e dei principi europei – dichiarano Ariel Brunner, capo delle Politiche di BirdLife Europa e Danilo Selvaggi, direttore generale della Lipu-BirdLife Italia – ma soprattutto rappresenta, qualora non corretto, una clamorosa occasione persa per dare risposte concrete e rapide alla Strategia europea sulla biodiversità. Per questo è essenziale che la Commissione europea intervenga chiedendo di correggere il Piano, per coerenza con la centralità data da Bruxelles alla natura europea e per rendere davvero verde un Piano che oggi tende molto più al grigio”.