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Animali, la LIPU lancia una webapp per soccorrere la fauna in difficoltà

Aiuterà a capire cosa fare nel caso di ritrovamento di uccelli o altri animali selvatici feriti.

Ogni anno sono decine di migliaia gli animali soccorsi e ricoverati presso i centri recupero fauna selvatica di tutta Italia. “Cinque richieste della Lipu per migliorare il sistema recupero in tutta Italia”. “Il soccorso della fauna selvatica è una prova della grande sensibilità degli italiani ma al tempo stesso una materia complicata e impegnativa, tra informazioni carenti, amministrazioni non sempre presenti e una normativa che va migliorata. Per questo l’impegno della Lipu crescerà, anche con il nuovo portale informativo per tutti i cittadini”. Lo dichiara la Lipu nel presentare animaliferiti.lipu.it, la webApp realizzata con il contributo della Nando and Elsa Peretti Foundation (https://perettifoundations.org), a disposizione delle persone che trovano un animale selvatico in difficoltà e desiderano prestare soccorso.

Ogni anno sono in effetti decine di migliaia gli uccelli e gli altri animali selvatici, tra cui specie migratrici, a rischio o di particolare interesse conservazionistico, ricoverati nei centri recupero della Lipu e di altre organizzazioni, al fine di curarli e restituirli alla libertà. Molto spesso la filiera del recupero parte da comuni cittadini che, specie in primavera ed estate, si imbattono in rondoni caduti dal nido, falchi feriti, volpi con traumi e molti altri casi analoghi. In queste circostanze, sovente le persone non sanno come comportarsi, tentando a volte invano di rivolgersi direttamente alle amministrazioni pubbliche, che pure dovrebbero disporre di servizi ad hoc, o intervenendo laddove la natura sta semplicemente facendo il proprio corso e ogni ingerenza umana può essere dannosa per l’animale. Ne sono esempio i cuccioli di capriolo o lepre, che devono essere lasciati dove si trovano e non essere in alcun modo toccati, o la maggior parte dei pulcini di uccelli selvatici, che abbandonano naturalmente il nido quando sono ancora incapaci di volare e alimentarsi autonomamente. Contrariamente alle apparenze, questi uccelli continuano a essere seguiti, accuditi e alimentati dai genitori, finché non sono in grado di volare ed essere autonomi.

Per far sì che si evitino errori e in generale si disponga delle informazioni necessarie, è nata la webApp della Lipu animaliferiti.lipu.it, pensata secondo un processo algoritmico che risponderà alle domande più frequenti che i cittadini si pongono: il tipo di animale, le cause della difficoltà in cui versa, il dubbio se raccoglierlo o meno, il pronto soccorso e l’alimentazione di emergenza, le cose assolutamente da non fare e, soprattutto, il centro specializzato più vicino al quale consegnarlo. In questo senso, il sito elenca, divisi per regione, tutti i centri recupero fauna selvatica operanti in Italia, specificando il tipo di attività svolta, gli orari e i contatti, in modo da mettere in condizione i cittadini di svolgere al meglio l’opera meritoria del soccorso e far sì che gli animali siano consegnati ai centri il prima possibile.

“La materia del recupero della fauna in difficoltà è tra le più complicate e impegnative – dichiara Laura Silva, responsabile del Recupero della Fauna della Lipu – pur a fronte della grande sensibilità delle persone che sempre più desiderano aiutare gli animali. Solo nel 2021 la Lipu si è presa cura di 32mila animali selvatici, rispondendo a qualcosa come 107mila richieste telefoniche. I nostri 10 centri recupero sono costantemente impegnati, così come molti dei nostri 100 gruppi e delegazioni locali. “La webApp della Lipu – continua Laura Silva – cui ha contribuito la Nando and Elsa Peretti Foundation, rappresenta uno strumento di grande utilità e persino conforto per le persone, che talvolta si sentono abbandonate a sé stesse. Lo aggiorneremo e arricchiremo costantemente, anche con specifici tutorial, e intensificheremo i corsi di formazione per operatori e volontari. E’ tuttavia necessario che il sistema recupero cresca e migliori in generale, sia sotto il profilo di una normativa uniforme e più efficace, sia sotto quello del sostegno alle associazioni.

“Un passo importante è stata la creazione del Fondo nazionale per il recupero della fauna, previsto dalla legge di Bilancio 2021 e confermato anche quest’anno, che va esteso alle organizzazioni di volontariato che tutelano la fauna e integrato con fondi regionali. Serve tuttavia – conclude Silva – anche un maggiore riconoscimento da parte delle regioni dell’enorme lavoro svolto dai centri, così come un maggior raccordo dei recepimenti normativi regionali, linee guida omogenee nazionali, magari un patentino per gli operatori dei Centri recupero, che potrebbe essere rilasciato da Ispra, e un’attenzione agli aspetti scientifici, di raccolta ed elaborazione dei dati, che possono essere davvero importanti ai fini della conoscenza, della lotta alle illegalità e della conservazione della natura”.

Le 5 richieste della Lipu per migliorare il recupero della fauna selvatica
1. Una cabina di coordinamento tra le regioni italiane sul recupero della fauna selvatica.
2. Un regolamento con linee guida omogenee nazionali emanato dal Ministero della Transizione ecologica.
3. La creazione della figura dell’Operatore del recupero, con patentino rilasciato da Ispra, che supporti veterinari e tecnici esperti.
4. La stabilizzazione del Fondo nazionale per il recupero della fauna, esteso alle organizzazioni di volontariato e ai centri recupero che tutelano la fauna selvatica, ad integrazione dei fondi regionali.
5. L’attenzione agli aspetti scientifici, con l’utilizzo di un database unico per tutti i centri recupero e l’opportuna raccolta ed elaborazione dei dati.

Il recupero della fauna selvatica in 10 cifre

32.719 gli uccelli e altri animali selvatici curati nei centri recupero della Lipu e soccorsi dalle sue oasi, gruppi e delegazioni locali nel 2021.

107.018 le risposte date dalla Lipu alle richieste dei cittadini sul tema della cura e della protezione degli uccelli animali selvatici feriti o in difficoltà nel corso del 2021

10 i centri recupero fauna selvatica gestiti dalla Lipu

706 i volontari attivi all’interno dei Centri recupero della Lipu nel 2021

95.918 le ore dedicate da operatori e volontari della Lipu alla cura della fauna selvatica nel 2021

180 le richieste scritte inviate alle amministrazioni pubbliche competenti in materia nel corso del 2021

36% il tasso di risposta delle amministrazioni pubbliche

1971 l’anno di inaugurazione del primo centro recupero della Lipu (Roma)

1992 l’anno di entrata in vigore della legge nazionale (la n. 157 dell’11 febbraio 1992) che regolamenta la materia

90 i centri recupero presenti nella webApp della Lipu con contatti utili per i cittadini

L’indirizzo della nuova webApp della Lipu per la fauna selvatica in difficoltà animaliferiti.lipu.it.

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Informazioni

SOS Fauna


Tutto quello che occorre sapere su come comportarsi, cosa fare e chi chiamare quando si trova un animale selvatico in difficoltà.

La legge 157/92 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per prelievo venatorio” che ha recepito interamente la direttiva CEE n.409 del 1979 nota come la “Direttiva Uccelli”, ripresa dalla L.R.del Veneto n.50/1993, vieta la cattura e la detenzione di nidi, uova e piccoli nati di mammiferi ed uccelli appartenenti alla fauna selvatica, salvo alcuni casi specifici previsti e comunque sempre preventivamente autorizzati.

Con determinazione dirigenziale n. 371 del 7.2.2017 l’incarico in oggetto è stato assegnato alla Clinica Veterinaria del Benvenuto del dott. Tarricone Luciano a partire dal 1° marzo 2017.

L’impresa aggiudicataria si è impegnata a prendere in consegna gli esemplari entro 24 ore dalla segnalazione, effettuandone il prelievo in tutti i comuni del territorio della città metropolitana di Venezia, sia su segnalazione del Corpo di Polizia metropolitana, sia su segnalazione di cittadini ed Enti terzi, con l’intesa che gli animali oggetto del recupero devono essere già nell’effettivo possesso della persona che richiede l’intervento e non in condizioni di libertà sul territorio;

Al di fuori delle giornate e degli orari di reperibilità si dovrebbe cercare di tenere l’animale in casa, al sicuro.

Prima di chiedere il soccorso l’animale deve essere già nell’effettivo possesso della persona che chiede il soccorso. L’animale catturato dovrà essere, in attesa del soccorso, collocato in una scatola di cartone chiusa, con dei fori per la circolazione dell’aria e collocato in un locale al di fuori dei rumori e maneggiato il meno possibile. E’ opportuno che la persona che cattura l’animale usi dei guanti protettivi e, per uccelli dotati di becchi particolari (come ad esempio gli aironi) usi un telo e tenga l’animale a distanza dal viso.
Delucidazioni o chiarimenti anche per il primo soccorso, qualora non fosse reperibile il soccorritore sopra indicato, possono essere richiesti alla nostra Associazione ai numeri presenti nel sito.

Per problemi o altre segnalazioni, rivolgersi all’Ufficio Caccia e Pesca della Città Metropolitana di Venezia, al numero 041 2501151.

Qualche precisazione per chi trova giovani uccelli non volanti:

Se si trova un giovane uccello con tutte le piume ma ancora inabile al volo, che non sembra avere traumi evidenti, pur essendoci la possibilità che   questo venga mangiato da gatti o altro, andrebbe posto comunque nelle immediate vicinanze del luogo di ritrovamento in un posto rialzato (meglio se albero o cespuglio) in modo che possa essere nutrito dai genitori.

L’uscita dal nido prematura è spesso cosa abbastanza consueta, in molte specie; detenere un uccellino in gabbia, anche per poco, vuol dire condannarlo ad una vita in cattività. Ma certo questo non deve essere letto “guai a toccarli”, perché l’aiuto di un essere umano  – in certi casi – può  essere fondamentale per allontanare un gatto (basta poco a spaventarli senza fargli alcun male) e/o a fare raggiungere all’uccellino un ramo bello alto,  lontano da cani e ruote d’auto.

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Notizie dal territorio Pubblica amministrazione

Lipu, WWF, La Salsola: segnalazione per il trattamento dei rifiuti umidi in Centro Storico di Venezia, troppe specie opportuniste

Protocollo nr. 136

Venezia, lì 4 aprile 2024

Spett.le Comune di Venezia, Ufficio Sviluppo del Territorio e Città Sostenibile
Indirizzo: territorio@pec.comune.venezia.it

e, p.c.

Spett.le Regione del Veneto Settore Parchi e Tutela Biodiversità
Indirizzo: turismo@regione.veneto.it

Spett.le Città Metropolitana di Venezia, Ufficio Ambiente
Indirizzo: protocollo.cittametropolitana.ve@pecveneto.it

Spett.le Capitaneria di Porto di Venezia
Indirizzo: dmvenezia@pec.mit.gov.it

Oggetto: raccolta e stoccaggio rifiuti umidi nel Centro Storico di Venezia, problematiche inerenti l’incremento di popolazione di Gabbiano reale ed Ibis sacro.

Gentili in indirizzo,

stante delle segnalazioni giunte alle scriventi Associazioni dalla cittadinanza, con la presente vengono esposte delle problematiche riguardo la raccolta e stoccaggio rifiuti umidi nel Centro Storico di Venezia.

Criticità: presenza della specie Ibis sacro (Threskiornis aethiopicus) in Laguna, specie alloctona che ha avuto una preoccupante espansione negli ultimi anni, entrando in competizione con altre specie endemiche nonché grande predatore di rettili ed anfibi, già l’ISPRA si è espresso con delle linee guida per contenerlo.

Proposta soluzione: vietare tassativamente agli operatori dei mercati ittici veneziani la corresponsione di cibo ai volatili, abitudine mantenuta da sempre. Nel Centro Storico di Venezia i rifiuti umidi vengono conferiti unitamente al rifiuto secco – Indifferenziato nei cassonetti e qui successivamente trasferiti nelle piccole unità – imbarcazioni in ferro con gru, che in seguito trasbordano il materiale in chiatte di stazza maggiore, situate nel retro dell’Isola ex inceneritore in Giudecca – Venezia.

Ibis sacro © Fabrizio Doria

Dal momento che l’accesso rimane costantemente libero, centinaia di uccelli quotidianamente trovano da alimentarsi con ogni genere di rifiuti umidi, soprattutto specie di Gabbiano reale (Larus michahellis), Ibis sacro, Gabbiano comune (Chroicocephalus ridibundus), Cornacchia grigia (Corvus cornix). Al fine di inibire l’accesso alla fauna ornitica “opportunista” si propone di chiudere con reti o coperture fisse le chiatte addette al conferimento dei rifiuti del Centro Storico di Venezia, attualmente collocate a Giudecca – Isola ex inceneritore.

Cordialmente

Il delegato LIPU ODV Sezione di Venezia
Dr. Gianpaolo Pamio

Il presidente del WWF Venezia e Territorio
Dr. Roberto Sinibaldi

Il presidente del Gruppo per la Salvaguardia dell’Ambiente “La Salsola”
Claudio Piovesan

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Pubblica amministrazione

Basta pneumatici nella Laguna di Venezia: lettera agli enti locali

Venezia, lì 3 aprile 2024 

Spett.le Comune di Venezia, Ufficio Area Lavori Pubblici Mobilità e Trasporti 
Indirizzo: dirlavoripubblici@pec.comune.venezia.it 

e, p.c. 

Spett.le Regione del Veneto Settore Parchi e Tutela Biodiversità 
Indirizzo: turismo@regione.veneto.it 

Spett.le Città Metropolitana di Venezia, Ufficio Ambiente 
Indirizzo: protocollo.cittametropolitana.ve@pecveneto.it 

Spett.le Capitaneria di Porto di Venezia 
Indirizzo: dmvenezia@pec.mit.gov.it 

Oggetto: richiesta modifica Regolamento per la Circolazione Acquea del Comune di Venezia su utilizzo parabordi per natanti, unità tenute con motore acceso in sosta e con conseguente inquinamento atmosferico. 

Gentili in indirizzo, 

stante delle segnalazioni giunte alle scriventi Associazioni da parte della cittadinanza, con la presente vengono rappresentate delle problematiche di campo ambientale, risolvibili con semplici accorgimenti. 

Criticità: presenza nel fondale della Laguna di Venezia di cospicui quantitativi di pneumatici esauriti, in Laguna aperta come nei canali interni sono presenti grandi quantità di vecchi pneumatici, negli anni, decine di migliaia si stima. Tali, in minima parte dovuti allo scarico abusivo, la stragrande maggioranza, viste il diametro e la loro destinazione d’uso, in quanto trattasi di pneumatici da scooter, motocicli, ciclomotori, minicar, trattorini per giardino, ecc. sono derivati da un loro improprio utilizzo nei mezzi di trasporto acqueo (principalmente le tope uso trasporto merci, conto terzi o conto proprio). Lo pneumatico esausto, abbandonato in Laguna, rappresenta un serio pericolo per l’ecosistema lagunare in quanto inquinante e, come per tutti i rifiuti abbandonati, è sanzionato ai sensi dell’art. 255 comma 1 del DLgs 152/2006 (codice ambientale) come reato penale. Gli impropri parabordi costituiti da pneumatici vengono impiegati per ottenere un risparmio in termini economici rispetto ai parabordi omologati, la differenza è che quelli conformi e propri, una volta danneggiati, cadono in acqua e galleggiano, il pneumatico, rotta l’intelaiatura in acciaio cade in acqua ed affonda rendendo molto difficile, quando voluto, il relativo recupero. 

Proposta soluzione: dal momento che i parabordi sono finalizzati all’impiego su natanti utilizzati nel Centro Storico con l’obiettivo di non danneggiare la Pietra d’Istria delle Fondamente, addette al carico – scarico merci, si richiede la modifica dell’attuale normativa di riferimento: Regolamento per la Circolazione Acquea nel Comune di Venezia approvato dal Consiglio Comunale con Deliberazioni nr. 216 del 07.10.1996 e nr. 205 del 28.07.1997 con successive modifiche ed integrazioni. Detto regolamento all’art. 5 (Rive) comma 6, recita: “ Per il carico e lo scarico dei materiali sfusi, il conducente deve stendere tra l’imbarcazione e la riva o fondamenta una tela impermeabile, per impedire che cadano in acqua i materiali stessi. Durante la manovra di accosto e la successiva permanenza all’ormeggio dovranno essere disposti idonei e sufficienti parabordi (omologati) ndr ad impedire il danneggiamento delle rive, delle fondamenta e delle strutture di approdo in genere. Le imbarcazioni con lo scafo in ferro devono essere dotate di quanto previsto dall’art. 7 punto 1.” 

In grassetto la dicitura con cui si suggerisce l’integrazione. 

Criticità: permanenza in sosta nelle Rive e Fondamenta del Centro Storico di unità con il motore acceso senza necessità e conseguente inquinamento atmosferico. La peculiarità del Centro Storico di Venezia, costretto da Calli ed ambiti dalle esigue superfici, contribuisce alla stagnazione dell’aria e dei relativi inquinanti. I motori dei mezzi circolanti in Laguna non sono soggetti alle stringenti norme equivalenti per i veicoli in Terraferma. Il Regolamento per la Circolazione Acquea del Comune di Venezia, cui al punto precedente, all’art. 2 (Circolazione) al comma 17, recita: “E’ fatto obbligo ai conducenti di imbarcazioni a motore, eccettuati i mezzi dell’ACTV impegnati nel servizio di trasporto pubblico di linea spegnere il motore non appena attracchino o sostino nei rii e canali interni, fatta eccezione per le imbarcazioni che dotate di particolari strumentazioni funzionali all’uso cui l’imbarcazione stessa è adibita, abbiano necessità di far funzionare dette strumentazioni mantenendo il motore acceso”

Proposta soluzione: informare la cittadinanza delle nocività di tali comportamenti nonché inasprire le relative sanzioni. 

Cordialmente 

Il presidente del WWF Venezia e Territorio
Dr. Roberto Sinibaldi 

Il delegato LIPU ODV Sezione di Venezia 
Dr. Gianpaolo Pamio 

Il presidente del Gruppo per la salvaguardia dell’ambiente “La Salsola” 
Claudio Piovesan 

 

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Notizie dal territorio

Comunicato stampa botti di Capodanno 2025

La Sezione Lipu di Venezia in merito ai festeggiamenti a mezzo i fuochi d’artificio operati nella provincia di Venezia durante il capodanno 2025, alla luce delle informazioni ottenute da soci e simpatizzanti, nonché dai cittadini, esprime preoccupazione per lo stato degli uccelli selvatici.

Acclarata bibliografia a carattere scientifico evidenzia i danni operati dai botti nella fauna selvatica dalla pratica in argomento, le specie selvatiche in un periodo come quello invernale, ove hanno scarso accesso all’alimentazione si trovano, spaventate, ad abbandonare i siti di rifugio ed a dover vagare verso località ignote, nella notte, anche per molti chilometri.

Gli uccelli, sotto choc per i botti, con un battito cardiaco accelerato, con una pressione sanguigna elevata, con un inusuale carico ormonale dato dallo stress, si trovano a disperdere energie che difficilmente potranno recuperare in tempi rapidi: quanto sommato alle rigide temperature può portare alla morte del volatile per ipotermia. Non poco la dispersione del singolo uccello dallo stormo o la divisione dalla coppia, anche questo fattore incide sulle possibilità di sopravvivenza. Gli uccelli selvatici, spaventati dai fuochi d’artificio, vaganti senza meta, colti dal panico, in luoghi a loro non noti, possono facilmente urtare con autoveicoli, abitazioni, cavi elettrici, tralicci della rete elettrica e telefonica, reti metalliche, recinzioni, vetrate, ecc., con esiti spesso nefasti, se feriti e tramortiti, possono perire per le basse temperature o se nelle strade,  investiti.

È verosimile ritenere le perdite indirette di uccelli selvatici a seguito la pratica dell’utilizzo dei fuochi d’artificio siano ingenti, mancando però dei dati analitici. Da quanto è emerso, e non solo quest’anno, le ordinanze dei sindaci emesse per vietare questa pratica rimangono in buona parte disattese ed ignorate. Sotto choc, gli uccelli selvatici, possono restare per giorni senza alimentarsi, rischiando conseguenze spesso letali. 

Si valuti come molte specie di uccelli, stante l’inospitalità dei terreni agricoli di  pianura, oggetto di un agricoltura intensiva, si avvicinano ai centri urbani e periurbani, quanto per maggiore sicurezza e condizioni maggiormente favorevoli allo svernamento ed alla nidificazione, trovando però attività antropiche incompatibili per la loro conservazione, come l’utilizzo dei fuochi d’artificio. Secondo l’indice che tratta il periodo 2013 – 2023 sugli uccelli di ambiente agricolo (Farmland Bird Index è un grande progetto nazionale di raccolta dati delle specie di uccelli comuni nidificanti in Italia, promosso dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare delle Foreste dal 2009 al 2024), il declino degli uccelli in Pianura Padana raggiunge mediamente il 50%, con particolare riguardo alle seguenti specie: Verdone – 54%, Allodola – 54%, Passera Mattugia – 63%, Passera d’Italia – 64%, Averla piccola – 72%, Saltimpalo – 73%,  ed oltre.    Valutando che le aree in osservazione sono interessate da un forte incremento antropico e sottrazione di habitat, nonché dell’attività venatoria con un calendario dal 1 settembre (con le preaperture) al 31 gennaio e con una frequenza settimanale di attività venatoria di 5 giorni su 7.

Con le finalità di salvaguardare le specie in forte diminuzione risulta fattibile l’abbandono di una pratica, seppur tradizionale, del festeggiamento del nuovo anno con i fuochi d’artificio. La sommatoria di diverse pratiche, incompatibili con il mantenimento e salvaguardia della fauna ornitica porta ad una e propria decimazione di molte specie di uccelli selvatici. In attesa di una novazione normativa a carattere nazionale, che vieti commercio e vendita dei fuochi d’artificio ad uso privato, con la priorità di preservare la fauna selvatica, si richiede alle Amministrazioni Comunali di vietare la vendita di tali articoli e adottare maggiore incisività nel contrasto per chi utilizza fuochi d’artificio.  

Venezia, li 2 gennaio 2025

Il delegato Lipu Venezia
Dr. Gianpaolo Pamio

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Eventi

Corso di Birdwatching 2025

Dal 21 febbraio 2025 partirà il corso di birdwatching, organizzato dalle sezioni della Lipu di Venezia e Treviso.

La pratica del birdwatching conta ormai su decine di milioni di appassionati in tutto il mondo. Osservare gli uccelli significa imparare ad apprezzarne la bellezza e a conoscerli meglio, favorendo così il nostro impegno a tutelarli. Insomma, conoscerli per proteggerli, secondo il principio fondamentale della Lipu.

Il birdwatching stimola la concentrazione e l’attenzione ai dettagli, permette di trascorrere più tempo all’aperto e specialmente in natura, porta benefici alla salute, stimola la conoscenza del mondo naturale e dell’ecologia.

È una pratica adatta a tutte le età: bambini e bambine si appassionano moltissimo a questa attività, vivendo l’esperienza di osservazione e identificazione degli uccelli dal vivo come una grande e infinita caccia al tesoro, che può essere praticata ovunque.

Durata: 4 incontri teorici il venerdì alle ore 20.30 – 21 e 28 febbraio, 7 e 14 marzo – e una uscita esperienziale sul campo da concordare.

Programma

21/2 Saluti da parte del Presidente, Alessandro Polinori. R. Guglielmi “Il birdwatching: una panoramica introduttiva”, E. Stival “Esperienze di birdwatching e uccelli acquatici”

28/2 L. Boscain “Per cominciare: gli uccelli del proprio giardino”, E. Vettorazzo “Uccelli degli ambienti montani”

7/3 L. Boscain “Come orientarsi con un gruppo difficile: introduzione ai limicoli”, S. Stefani “Strumenti ottici per l’osservazione degli uccelli. Ottiche e tecniche per la fotografianaturalistica”

14/3 R. Guglielmi “I rapaci diurni: guida al riconoscimento delle specie più comuni in Veneto”, A. Montemagno “Sulle tracce degli uccelli: le penne”

Costo: 25€ per i soci Lipu, 30€ per i non soci e le famiglie, gratuito per i minori di 18 anni. Per i nuovi iscritti il corso è gratuito.

Pagamento

Residenti nella provincia di Treviso: seguire questo link per i dettagli. Nella causale del versamentoindicare “iscrizione al corso di birdwatching” oppure “iscrizione alla sezione Lipu di Treviso a seguito iscrizione al corso di birdwatching”.

Residenti nella provincia di Venezia: seguire questo link per i dettagli. Nella causale del versamentoindicare “iscrizione al corso di birdwatching” oppure “iscrizione alla sezione Lipu di Venezia a seguito iscrizione al corso di birdwatching”.

I residenti in altre provincie potranno scegliere a quale sezione provinciale inviare il pagamento.

Ricordiamo che per i nuovi iscritti il costo dell’iscrizione comprende anche la partecipazione al corso.

Sede del corsoArea 8 Campus, via Str. della Serenissima 3/D, Silea (Tv)

Uscita sul campo: durante il corso indicheremo la data ed i dettagli organizzativi.

Info e iscrizioni: treviso@lipu.it – cell. 347 717 3143 (G. Pamio, delegato Lipu Venezia)

Consigliamo di iscriversi per tempo. Vi aspettiamo!

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Notizie dal territorio Pubblica amministrazione

Stop agli pneumatici sulle barche: richiesta la modifica del regolamento per la Circolazione Acquea del Comune di Venezia [Aprile 2024]

Venezia, lì 3 aprile 2024

Spett.le Comune di Venezia, Ufficio Area Lavori Pubblici Mobilità e Trasporti
Indirizzo: dirlavoripubblici@pec.comune.venezia.it

e, p.c.

Spett.le Regione del Veneto Settore Parchi e Tutela Biodiversità
Indirizzo: turismo@regione.veneto.it

Spett.le Città Metropolitana di Venezia, Ufficio Ambiente
Indirizzo: protocollo.cittametropolitana.ve@pecveneto.it

Spett.le Capitaneria di Porto di Venezia
Indirizzo: dmvenezia@pec.mit.gov.it

Oggetto: richiesta modifica Regolamento per la Circolazione Acquea del Comune di Venezia su utilizzo parabordi per natanti, unità tenute con motore acceso in sosta e con conseguente inquinamento atmosferico.

Gentili in indirizzo,

stante delle segnalazioni giunte alle scriventi Associazioni da parte della cittadinanza, con la presente vengono rappresentate delle problematiche di campo ambientale, risolvibili con semplici accorgimenti.


Criticità: presenza nel fondale della Laguna di Venezia di cospicui quantitativi di pneumatici esauriti, in Laguna aperta come nei canali interni sono presenti grandi quantità di vecchi pneumatici, negli anni, decine di migliaia si stima. Tali, in minima parte dovuti allo scarico abusivo, la stragrande maggioranza, viste il diametro e la loro
destinazione d’uso, in quanto trattasi di pneumatici da scooter, motocicli, ciclomotori, minicar, trattorini per giardino, ecc. sono derivati da un loro improprio utilizzo nei mezzi di trasporto acqueo (principalmente le tope uso trasporto merci, conto terzi o conto proprio). Lo pneumatico esausto, abbandonato in Laguna, rappresenta un serio pericolo per l’ecosistema lagunare in quanto inquinante e, come per tutti i rifiuti abbandonati, è sanzionato ai sensi dell’art. 255 comma 1 del DLgs 152/2006 (codice ambientale) come reato penale. Gli impropri parabordi costituiti da pneumatici vengono impiegati per ottenere un risparmio in termini economici rispetto ai parabordi omologati, la differenza è che quelli conformi e propri, una volta danneggiati, cadono in acqua e galleggiano, il pneumatico, rotta l’intelaiatura in acciaio cade in acqua ed affonda rendendo molto difficile, quando voluto, il relativo recupero.

Proposta soluzione: dal momento che i parabordi sono finalizzati all’impiego su natanti utilizzati nel Centro Storico con l’obiettivo di non danneggiare la Pietra d’Istria delle Fondamente, addette al carico – scarico merci, si richiede la modifica dell’attuale normativa
di riferimento: Regolamento per la Circolazione Acquea nel Comune di Venezia approvato dal Consiglio Comunale con Deliberazioni nr. 216 del 07.10.1996 e nr. 205 del 28.07.1997 con successive modifiche ed integrazioni. Detto regolamento all’art. 5 (Rive) comma 6,
recita: “ Per il carico e lo scarico dei materiali sfusi, il conducente deve stendere tra l’imbarcazione e la riva o fondamenta una tela impermeabile, per impedire che cadano in acqua i materiali stessi. Durante la manovra di accosto e la successiva permanenza all’ormeggio dovranno essere disposti idonei e sufficienti parabordi (omologati) ndr ad impedire il danneggiamento delle rive, delle fondamenta e delle strutture di approdo in genere. Le imbarcazioni con lo scafo in ferro devono essere dotate di quanto previsto
dall’art. 7 punto 1.”
In grassetto la dicitura con cui si suggerisce l’integrazione.

Criticità: permanenza in sosta nelle Rive e Fondamenta del Centro Storico di unità con il motore acceso senza necessità e conseguente inquinamento atmosferico. La peculiarità del Centro Storico di Venezia, costretto da Calli ed ambiti dalle esigue superfici,
contribuisce alla stagnazione dell’aria e dei relativi inquinanti. I motori dei mezzi circolanti in Laguna non sono soggetti alle stringenti norme equivalenti per i veicoli in Terraferma. Il
Regolamento per la Circolazione Acquea del Comune di Venezia, cui al punto precedente, all’art. 2 (Circolazione) al comma 17, recita: “E’ fatto obbligo ai conducenti di imbarcazioni a motore, eccettuati i mezzi dell’ACTV impegnati nel servizio di trasporto pubblico di linea spegnere il motore non appena attracchino o sostino nei rii e canali interni, fatta eccezione per le imbarcazioni che dotate di particolari strumentazioni funzionali all’uso cui l’imbarcazione stessa è adibita, abbiano necessità di far funzionare dette strumentazioni
mantenendo il motore acceso”.

Proposta soluzione: informare la cittadinanza delle nocività di tali comportamenti nonché inasprire le relative sanzioni.

Cordialmente

Il presidente del WWF Venezia e Territorio
Dr. Roberto Sinibaldi

Il delegato LIPU ODV Sezione di Venezia
Dr. Gianpaolo Pamio

Il presidente del Gruppo per la salvaguardia
dell’ambiente “La Salsola”
Claudio Piovesan

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Notizie dal territorio Pubblica amministrazione

Audizione dell’UNESCO a Venezia: intervento della LIPU sulle criticità della città lagunare

A:

l.eloundou-assomo@unesco.org (Lazare Eloundou Assomo, Direttore WHC)

b.de-sancristobal@unesco.org (Berta de Sancristobal (Capo dell’Unità Operativa per l’Europa)

L.duwyn-estrade@unesco.org (Laurence Duwyn Estrade Executive Assistant)

r.viragos@unesco.org (Reka Viragos (Programme Specialist)

I.caquet@unesco.org (Irena Caquet (Programme Specialist)

wh.ena@unesco.org (dip.europe and north America).

Criticità a Venezia

Documento del 23.10.2024

  • Moto Ondoso entro al Laguna di Venezia sta portando oltre ad un pericolo statico per gli edifici che sono a rischio crollo, porta ed una lenta ma pervicace erosione di tutti margini dei canali e rii nonché all’interramento dei canali minori. La maggior parte di moto ondoso è generata da unità per il trasporto di turisti e da mezzi di trasporto acqueo
  • Valli da Pesca circa 1/3 dell’area lagunare è preclusa all’espansione delle maree. Tali aree sono denominate Valli da Pesca e sono di proprietà privata, qui viene canalizzata dell’acqua dolce per trattenere, alimentandoli artificialmente anatidi di passo essendo in piena rotta migratoria per poi cacciarli. Non si conosce la vera portata dell’attività venatoria in quanto i controlli ed i dati vengono forniti dagli stessi proprietari.
  • Inquinamento della Laguna attualmente tutti gli scarichi fognari della città di Venezia finiscono in Laguna in quanto è priva di una rete fognaria. I fiumi con le piene portano in mare ogni genere di rifiuto solido e poi rientra in Laguna dalle Bocche Portuali. Non da poco le reti ammalorate per l’allevamento di cozze gettate per praticità in mare poi rientrano in Laguna. Pure i pneumatici di ciclomotore il cui impiego è consentito per i mezzi da trasporto, una volta esausti cadono in mare restando sul fondo della Laguna.
  • Salinità della Laguna la Laguna di Venezia con lo scavo dei canali marittimi, vedi Canale San Leonardo sta cambiando la salinità delle acque avendo così un nuovo habitat e perdendo la proprietà di nersery per la riproduzione delle specie ittiche. 
  • Venezia sta affondando con i litorali attigui Il Presidente di ANBI (Associazione Nazionale Bonifiche) Veneto lanciava l’allarmante messaggio in occasione della “Giornata Mondiale della Terra 2021: ”i lunghi periodi siccitosi comportano una riduzione dellaportata dei fiumi a vantaggio dell’acqua di mare che dalla foce risale per molti chilometri. La contaminazione da sale nelle falde acquifere delle zone costiere dipende invece più direttamente dall’attività dell’uomo: l’aumento dei prelievi di acqua dolce per uso potabile e produttivo lascia infatti spazio nelle falde alle infiltrazioni di acqua marina, alla cementificazione si aggiunge il tema della diminuzione della fertilità del suolo. In questo contesto il problema della salinizzazione va affrontato con la massima attenzione.”  Già nel 2003, infatti, la pubblicazione della Provincia di Venezia, tuttora in rete, titolo “Intrusione Salina e Subsidenza nei Territori di Padova e Venezia”, autori Carbognin -Tosi (del CNR), rilevava l’incremento della subsidenza sulla fascia litoranea e le sue cause: l’”effetto dell’intrusione salina proveniente direttamente dalla linea di costa o dalla conterminazione, lagunare, deve tenere contoanche dei processi che favoriscono la contaminazione, quali: la risalita dell’onda di marea lungo le foci dei fiumi e canali; la risalita dell’onda di marea lungo la rete di bonifica attraverso manufatti (botti a sifone, porte vinciane, sostegni, ecc.) in contatto con corpi idrici salati, che periodicamente o perennemente consentono riflusso verso monte; la risalita di acque sotterranee salate per l’azione di mantenimento del franco di bonifica delle idrovore; la contaminazione causata dall’intercettazione dei livelli salati sotterranei durante il dragaggio o scavo di canali della rete di bonifica e la risalita delle acque fossili profonde.” e inoltre “E’ stato inoltre appurato un aggravamento dei tassi di abbassamento lungo il cordone litorale di Cavallino-Jesolo dove i nuovi sfruttamenti di acque sotterranee  con pozzi artesiani sembrano giocare un ruolo non trascurabile nella dinamica del processoLa subsidenza della struttura litoranea potrebbe comportare anche l’aumento dei processi erosivi costieri.”Era indicato da mantenere il livello freatico (acqua dolce) sotto il piano campagna e pure il pericoloSi sa che la vita della laguna di Venezia è legata allo stato dei litorali i quali, è noto, non hanno una altimetria che possa proteggere la laguna da mareggiate veramente eccezionali”. Da allora la quota del suolo si è ridotta (subsidenza) di 15-20 cm. rispetto al medio mare, progrediti l’intrusione/cuneo salino e l’erosione del litorale, mentre permangono lunghi periodi id carenza idrica nel suolo e sottosuolo.

Nell’aprile 2016, a Jesolo, al convegno tenuto al Pala Arrex con titolo “IL FENOMENO DELLA SUBSIDENZA NELL’ALTO ADRIATICO CONNESSO CON L’ESTRAZIONE DAL SOTTOSUOLO”, relatori dell’Università di Padova e del CNR Ismar Venezia esponevano alcuni dati: la subsidenza con valori di 3-6 mm/anno e oltre in corrispondenza delle nuove edificazioni, dove la misura è 1 cm/anno; per l’eustatismo l’indicazione e di 3,7 mm/anno (dati ISPRA 1994-2016),  poi la problematica presenza salina sul litoraleLa quota annua complessiva persa dal livello del suolo rispetto al medio mare misurava quindi circa 1 cm/anno e oltre per l’edificazione recente. L’urbanizzazione è progredita con volumetrie rilevanti, pure i consumi idrici. Da allora, rispetto al medio mare la perdita di quota del suolo è di almeno 8 cm. in un territorio posto estesamente tra la quota del medio mare e già sotto tale quota.

Conferma delle dinamiche in atto sul litorale arriva dall’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)data dicembre 2023, come riportato su “Environmental Research Letters” visibile al link: https://iopscience.iop.org/article/10.1088/1748-9326/ad127e#erlad127ef7.  E’ segnalata la sottostima della subsidenza prevista dall’IPCCper gli effetti del riscaldamento climatico. Nello studio, riguardante le dinamiche evolutive del livello del suolo nel bacino del Mediterraneo, si legge :” Vale la pena notare che la maggior parte della popolazione che vive lungo le coste del Mediterraneo non è a conoscenzadell’innalzamento della SL (livello del mare), della subsidenza del terreno e del relativo pericolo costiero che impattano sull’ambiente, sulle infrastrutture costiere e sulle attività umane (Loizidou et al 2023) …Gran parte delle coste di Italia … si sta abbassando, accelerando così l’ascesa della SL” (See level). E, nel caso del litorale dell’alto Adriatico: “zone costiere basse come delta fluviali, lagune, aree di bonifica”, la perdita di quota indicata è di 4-6 mm./anno sulle aree del litorale veneziano e perilagunari, minore nell’area lagunare, circa 2 mm./anno, superiore a 6 mm. nel Polesine; pure: “conseguente erosione costiera e ritiro e salinizzazione della falda freatica, rappresentando quindi un significativo fattore di pericolosità per le coste, popolazioni e infrastrutture” 

Negli anni scorsi, oltre al messaggio del Presidente ANBI, venivano notizie allarmanti degli effetti dei prolungati periodi di scarse precipitazioni, del deflusso idrico pressochè assente nei fiumi dove il cuneo salino persisteva fiumi con misure inconsuete: 60 Km. nel Po, 30-40 Km nel Livenza e Piave, poi variamente negli altri fiumi e canali con sbocco in mare o laguna; comparivano anche le difficoltà per le non più banali funzioni quotidiane e le pesanti ricadute sul sistema economico. Il più recente periodo primaverile-estivo piovoso (con eventi estremi tipici del riscaldamento climatico) ha rimosso il ricordo della carenza idrica, ma permangono gli effetti della persistente presenza salina, nel suolo e sottosuolo, sulla misura della subsidenza (perdita di quota rispetto livello medio-mare). Permane di circa 1 cm./anno la perdita di quota rispetto al medio mare della fascia litoranea, già estesamente posta sotto tale quota, e ancora maggiore nel Polesine sia la misura dello stato di fatto sia della dinamica. E permangono pure i consumi idrici a livelli incompatibili che hanno contribuito allo stato di penuria de sistemi idraulico e idrogeologico dell’intera pianura alluvionale, stante l’apporto idrico annuo delle precipitazioni in riduzione e il suo regime variato per il riscaldamento climatico. E nemmeno aiuta l’aumento turistico nei mesi estivi, con cementificazione e consumo idrico aggiuntivi quando è al massimo pure il consumo agricolo/allevamenti, mentre il deflusso fluviale è al minimo (con cuneo salino nei fiumi in estensione). Relativamente alla subsidenza della laguna di Venezia, intorno a 2 mm./anno attuali, la misura è meno della metà dal suo intorno e dal litorale, che la separa dal mare;  raggiungeva 1,5 cm./anno in presenza del prelievo idrico dal sottosuolo, attivo a P.to Marghera fino al 1970.

Consumo idrico e cementificazione sono da fermare, come segnala l’ANBI. Un indirizzo operativo   palesemente contraddetto, per perseguire l’aumento degli insediamenti e infrastrutture, come risulta dagli strumenti urbanistici e progetti autorizzati o in fase di autorizzazione. Un indirizzo che prospetta l’aggravamento degli effetti già segnalati per suolo e sottosuoloprogressiva contaminazione salina e degrado chimico-fisico del suolo con pesantipenalizzazioni per la presenza umana. Una prospettiva che l’applicazione della legge urbanistica regionale dovrebbe evitare, se applicata, stante l’obbligo della verifica di sostenibilità ambientale delle previsioni urbanistiche e infrastrutturali. Lo strumento sono le valutazioni ambientali VAS e VINCA, poi pure la valutazione VIA per i progetti con rilevanti ricadute ambientaliIl contenuto delle valutazioni risulta invece pregiudizialmente indirizzato all’attestazione della sostenibilità, non aderente agli argomenti essenziali. Esemplare il caso del Comune di Eraclea, con VAS regionale favorevole per l’utilizzazione insediativa di un’area agricola, nella quale si legge presente: “risalita del cuneo salino, la salinizzazione del suolo e l’eustatismo, e pericolo per la sicurezza idraulica, la stabilità degli edifici esistenti e di futura costruzione, fertilità del suolo e la biodiversità”. Conseguente è l’approvazione del piano per il villaggio turistico (14 mila persone), senza nulla eccepire sugli effetti dell’approvvigionamento idrico (fiume Livenza con presenza salina) e sul consumo di suolo. Analoghi esiti conclusivi, dopo analoghe omissioni istruttorie, si ritrovano nei Comuni di Jesolo, Caorle, Cavallino, S.M.T/Bibione, anche Venezia e nella generalità del territorio per espansioni insediative, servizi e intrattenimento. C’è anche in progetto la nuova Autostrada del Mare,  per più veicoli ancora in transito verso il litorale. A Venezia, avviata a superare i 30 milioni di turisti annui, sulla fascia perilagunare (territorio di bonifica) sono previsti e in parte in corso progetti di nuova infrastrutturazione per la mobilità e impiantistica per sport-spettacolo. Non compare la problematica del prelievo idrico nel sottosuolo, nelle lunghe fasi di cantiere, e dell’interferenza delle opere sul sistema idrogeologico. Nel caso del progetto Ferrovie dello Stato (lavori iniziati) per la connessione ferroviaria dell’Aeroporto Marco Polo, la stazione è prevista in galleria (circa 4 Km.) con opere poste a oltre 36 metri di profondità, drenaggio stimato in 12 milioni di litri/giorno, più livelli di falda interferiti, anche in pressione, recapito idrico in laguna. Nessuna valutazione è stata svolta per gli effetti del drenaggio delle acque di falda e l’interferenza/destrutturazione dell’assetto idrogeologico in presenza di paleoalvei di prossimità lagunare, pure per il recapito idrico in laguna sebbene per la ZSC e ZPS “laguna superiore di Venezia” valga l’obbligo della conservazione della biodiversità. Poco lontano è avviata la realizzazione di un palazzetto dello Sport e di uno Stadio con relative nuove opere viarie.

Cordialmente,

Delegato LIPU Venezia
Dott. Gianpaolo Pamio

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[ENGLISH VERSION]

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Critical Issues of Venice

Document of 23.10.2024

  • Wave Motion in the Venice Lagoon: Wave motion within the Venice Lagoon is not only causing a static danger to buildings at risk of collapse but is also leading to slow yet persistent erosion of the banks of canals and streams, as well as the silting of smaller canals. Most of the wave motion is generated by boats used for tourist transportation and other watercraft.
  • Fishing Valleys: Approximately one-third of the lagoon area is closed off to tidal expansion. These areas are known as “Fishing Valleys” and are privately owned. Freshwater is channeled into them to artificially sustain migrating ducks, which are then hunted, as this is a key migratory route. The true extent of hunting activity is unknown, as inspections and data are provided by the property owners themselves.
  • Pollution in the Lagoon: Currently, all of Venice’s sewage discharges into the lagoon, as the city lacks a proper sewage network. River floods carry all kinds of solid waste into the sea, which then reenters the lagoon through the port openings. Furthermore, damaged mussel farming nets are discarded into the sea for convenience and then return to the lagoon. Similarly, worn-out moped tires, used by transportation vehicles, fall into the sea and remain at the bottom of the lagoon.
  • Salinity of the Lagoon: The excavation of maritime channels, such as the San Leonardo Channel, is altering the salinity of the lagoon waters, creating a new habitat and causing the lagoon to lose its role as a nursery for fish species reproduction.
  • Venice is sinking, along with adjacent coastlines: The President of ANBI (National Association of Land Reclamation) Veneto issued a warning during Earth Day 2021: Long drought periods reduce river flow, allowing seawater to rise inland for many kilometersSalt contamination of coastal aquifers is more directly linked to human activity: increased extraction of freshwater for drinking and industrial use leaves room in the aquifers for seawater infiltration. Alongside urbanization, this leads to a reduction in soil fertility. In this context, the issue of salinization must be addressed with utmost attention.” In 2003, a publication by the Province of Venice, titled “Saltwater Intrusion and Subsidence in the Territories of Padua and Venice” by Carbognin and Tosi (CNR), highlighted the increasing subsidence along the coastline and its causes: the “effect of saltwater intrusion coming directly from the coast or the lagoon must also consider processes that favor contamination, such as the rise of tidal waves along river and canal mouths; the rise of tidal waves through drainage networks via structures (siphon pipes, sluice gates, supports, etc.) in contact with salty water bodies, periodically or permanently allowing backflow upstream; the rise of salty groundwater due to drainage pump maintenance; contamination caused by intercepting salty underground levels during dredging or excavation of drainage channels, and the rise of deep fossil waters.” Additionally, they found “an increase in subsidence rates along the Cavallino-Jesolo coastline, where new groundwater exploitation through artesian wells appears to play a significant role in the process. The subsidence of the coastal structure could also exacerbate coastal erosion processes.” It was recommended to maintain the freshwater level below ground level, and the risk was highlighted: “It is known that the life of the Venice Lagoon is tied to the state of the coastlines, which, as is well known, do not have sufficient elevation to protect the lagoon from exceptional storm surges.” Since then, the ground level has decreased by 15-20 cm relative to the average sea level, saltwater intrusion and coastal erosion have advanced, and long periods of water scarcity in the soil and subsoil persist.

In April 2016, at the conference held at Pala Arrex in Jesolo titled “The Phenomenon of Subsidence in The Upper Adriatic Connected to Underground Extraction,” speakers from the University of Padua and CNR Ismar Venezia presented some data: subsidence with values of 3-6 mm/year and more in areas with new constructions, where the measurement is 1 cm/year; for eustatism, the indication is 3.7 mm/year (ISPRA data 1994-2016), along with the issue of saltwater presence on the coastline. The total annual land level loss compared to the average sea level measured about 1 cm/year or more for recent constructions. Urbanization has progressed with significant building volumes, as have water consumption levels. Since then, the land has sunk at least 8 cm below the average sea level in areas that were already either at or below that level.

Confirmation of these dynamics along the coastline comes from the INGV (National Institute of Geophysics and Volcanology) in December 2023, as reported in “Environmental Research Letters,” visible at the link: https://iopscience.iop.org/article/10.1088/1748-9326/ad127e#erlad127ef7. The study highlights the underestimation of subsidence projected by the IPCC regarding the effects of climate warming. The research on soil level dynamics in the Mediterranean basin notes: “It is worth noting that most of the population living along the Mediterranean coasts is unaware of the rise in SL (sea level), ground subsidence, and the related coastal hazards impacting the environment, coastal infrastructure, and human activities (Loizidou et al 2023) […] A large part of Italy’s coasts is sinking, accelerating the rise of SL (sea level).” Regarding the Upper Adriatic coast“Low-lying coastal areas such as river deltas, lagoons, and reclaimed lands” are experiencing a land level loss of 4-6 mm/year on the Venetian coastline and peri-lagoon areas, less in the lagoon (around 2 mm/year), and more than 6 mm/year in the Polesine region. Furthermore, “this results in coastal erosion, retreat, and salinization of the water table, representing a significant hazard to coasts, populations, and infrastructure.”

In recent years, in addition to the ANBI President’s message, alarming reports emerged about the effects of prolonged dry spells and the near-total absence of water flow in rivers where the salt wedge persisted with unusual measurements: 60 km in the Po River, 30-40 km in the Livenza and Piave Rivers, and various other rivers and canals flowing into the sea or lagoon. There were also challenges for basic daily functions and severe impacts on the economic system. The most recent rainy spring-summer period (with extreme events typical of climate warming) erased the memory of water scarcity, but the effects of persistent saltwater presence in soil and subsoil remain, as does its impact on subsidence (loss of land relative to the average sea level). The land loss rate of about 1 cm/year compared to the average sea level continues along the coastline, which is already extensively below that level, and is even greater in the Polesine, both in current measures and dynamics. Water consumption remains at unsustainable levels, contributing to the depletion of the entire alluvial plain’s hydraulic and hydrogeological systems, given the reduced annual water supply from rainfall and its altered pattern due to climate warming. The increase in tourism during the summer months also does not help, with additional urbanization and water consumption coinciding with the peak in agricultural and livestock usage, while river flow is at its lowest (and the salt wedge extends further into rivers). Regarding subsidence in the Venice Lagoon, currently about 2 mm/year, this measure is less than half of that in its surroundings and the coastline separating it from the sea; it reached 1.5 cm/year when groundwater extraction was active in Porto Marghera until 1970.

Water consumption and urbanization must be stopped, as ANBI highlights. This operational directive is clearly contradicted by the ongoing pursuit of increased settlements and infrastructure, as evidenced by urban planning tools and projects already authorized or in the process of authorization. This direction threatens to worsen the already noted effects on the soil and subsoil: progressive salt contamination and the chemical-physical degradation of the soil, with severe consequences for human presence. A scenario that should be avoided by the application of regional urban planning laws, if properly enforced, given the obligation to assess the environmental sustainability of urban and infrastructure plans. The tools for this are the VAS (Strategic Environmental Assessment) and VINCA(Natura 2000 Impact Assessment), as well as the VIA (Environmental Impact Assessment) for projects with significant environmental impact. However, the content of these assessments is prejudicially oriented toward certifying sustainability, without addressing the essential issues.

A striking example is the case of the Municipality of Eraclea, where the regional VAS gave a favorable opinion for the residential development of an agricultural area, despite acknowledging the presence of “salt wedge rise, soil salinization, eustatism, and risks to hydraulic safety, the stability of existing and future buildings, soil fertility, and biodiversity.” Nevertheless, the plan for a tourist village (14,000 people) was approved without any objections regarding water supply (from the Livenza River, which has saline presence) or soil consumption. Similar conclusions, following similar procedural omissions, are found in the municipalities of Jesolo, Caorle, Cavallino, S.M.T/Bibione, and even Venice, for residential, service, and entertainment expansions. There is also a project for the new “Autostrada del Mare” (Sea Highway), aimed at accommodating more vehicles heading toward the coast.

In Venice, which is approaching over 30 million tourists annually, projects for new infrastructure for mobility and sports-entertainment facilities are planned or already underway in the reclaimed land near the lagoon. There is no mention of the issues related to groundwater extraction during the long construction phases, nor of the impact of these projects on the hydrogeological system. In the case of the Italian State Railways project (already started) for the railway connection to Marco Polo Airport, the station is planned to be underground (approximately 4 km) with works at over 36 meters in depth, and drainage estimated at 12 million liters/day, affecting groundwater levels, including those under pressure, with water discharging into the lagoon. No assessment has been made regarding the effects of groundwater drainage and the interference/destruction of the hydrogeological system in the presence of ancient riverbeds near the lagoon, nor for the water discharge into the lagoon, despite the biodiversity conservation obligation for the ZSC (Special Conservation Area) and ZPS (Special Protection Area) “upper Venice lagoon.” Not far away, the construction of a sports arena and a stadium with related new roadworks is underway.

Sincerely,

LIPU Venezia Delegate
Dr. Gianpaolo Pamio

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Eventi Oasi e riserve

Evento Passeggiando nell’Oasi: visite guidate nell’Oasi Lycaena il 1 Dicembre

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Notizie dal territorio Pubblica amministrazione

Bracconaggio: abbattuto uno Sparviere a Campolongo Maggiore (VE)

Venezia, li 24 ottobre 2024

Alla c.a. della Polizia Provinciale di Venezia

Oggetto: Lipu Sezione di Venezia, segnalazione episodio di bracconaggio in località Campolongo Maggiore VE.

Spett.le Sezione di Polizia,

con la seguente missiva si informa per quanto di seguito.

In data giovedì 17 u.s. la Sezione Lipu di Padova veniva allertata per la presenza in località Campolongo Maggiore, con geolocalizzazione https://maps.app.goo.gl/Zj4dDji9o79Njjqr8 di un esemplare di Sparviere Accipiter nisus a terra,  in difficoltà. Personale della Lipu si portava sul posto per accertare lo stato dell’uccello ed appurava che era morto da poco. Al fine di risalire a delle eventuali cause si provvedeva a far eseguire una radiografia presso un ambulatorio veterinario e qui si appurava la presenza di un pallino di piombo nel corpo dell’animale, precisamente nello sterno. Da un attenta esamina il pallino risulta di un diametro superiore a quelli usati per cacciare colombacci, merli o corvidi.

Radiografia dello Sparviere abbattuto

Dal momento le Valli da Pesca e da Caccia risultano a pochi chilometri, si potrebbe ipotizzare che lo Sparviere è stato colpito con un munizionamento usato in genere per gli anatidi dall’interno delle Valli o appena all’esterno, in quanto è stato segnalato che taluni si posizionano nei pressi delle suddette Valli in attesa che qualche esemplare di anatide sconfini. In loco, non risultano capanni da caccia od appostamenti essendo il territorio alquanto piatto e privo di vegetazione. Una volta colpito lo Sparviere dal momento le ali sono state risparmiate ha volato per qualche chilometro, finchè per probabile emorragia interna sopravvenuta si è accasciato a terra trovando poi la morte. Dalle dimensioni si desume sia un giovane nato nel 2024, privo di anello, è verosimile fosse alla sua prima migrazione dopo essere nato nella Penisola Scandinava o Russia. Il Veneto Orientale rimane in piena rotta migratoria dal Nord Europa al Bacino del Mediterraneo e Paesi Subsahariani.

Un grazie anticipato per l’interessamento.

Il delegato della Sez. Lipu di Venezia
Dr. Gianpaolo Pamio

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Eventi

Evento: Tornano le lenticchie di Natale della LIPU

Tornano le lenticchie delle feste targate LIPU, ecco le date e dove potrai trovarle.

Oasi – Riserva Cave di Gaggio
Via Giacomo Matteotti 26, Marcon (VE)
Domenica 1 – 8 – 15 – 22 – 29 dicembre
Dalle ore 08:00 alle 17:00
Per info: responsabile Oasi – Riserva, Sandro Stefani
Tel. 3392378105
email: oasi.cavedigaggio@lipu.it

LIPU Sezione di Venezia
Piazzetta Coin Mestre (VE)
Domenica 8 dicembre 
Dalle ore 12:00 alle 19:00
Per info: referente per l’evento, Ferdinando Monachino
Tel. 3398543933
email: venezia@lipu.it

Oasi San Nicolò
Lido di Venezia (VE)
Su prenotazione
Per info: responsabile Oasi, Antonio Borgo
email: oasi.sannicolo@lipu.it

Oasi – Riserva Ca’ Roman
Pellestrina (VE)
Su prenotazione
Per info: responsabile Oasi – Riserva, Luca Mamprin
Tel. 340.6192175
email: oasi.caroman@lipu.it

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Informazioni Pubblica amministrazione

Inquinamento atmosferico nella Regione Veneto: criticità, possibili misure di contrasto e contenimento

Venezia, li 7 marzo 2024

Indirizzo e-mail
post@consiglioregioneveneto.it
protocollo@consiglioveneto.it

con preghiera di trasmissione

Ai sigg.ri consiglieri regionali
Regione del Veneto
Palazzo Ferro Fini
San Marco, 2322
Cap 30123

Sigg.ri consiglieri,

Oggetto: inquinamento atmosferico nella Regione Veneto, criticità, possibili misure di contrasto e contenimento.

La scrivente Associazione, interpellata da alcuni iscritti circa la posizione della medesima nei confronti del fenomeno dell’inquinamento atmosferico  e delle possibili soluzioni, riporta quanto di seguito.

La situazione dell’inquinamento atmosferico nella Regione Veneto, si sta progressivamente aggravando, pur essendo costantemente monitorata non si intravedono soluzioni a breve, di contro un peggioramento. Acclarata ed ampia la bibliografia in merito ne dettaglia le conseguenze per la salute umana: il Giornale Italiano dell’Arteriosclerosi, nr. 14 a riguardo “Inquinamento atmosferico, aterosclerosi e rischio cardiovascolare” a cura di Clinica Medica “A. Murri”, Dipartimento di Medicina di Precisione e Rigenerativa e Area Jonica – (DiMePRe-J) – Università degli Studi di Bari Aldo Moro; International Society of Doctors for Environment (ISDE), Arezzo”

(…) Nello studio AIRCHD (Air Pollution ad Cardiovascular Dysfunctions in Healthy Adults Living in Beijng) è stato valutato il rapporto fra l’esposizione ad alti livelli di PM2.5 e marker di instabilità della placca. In particolare, è stato osservato che l’esposizione cronica ad alti livelli di PM2.5 determina un incremento della metallo-proteinasi dal 8,6% al 141,4%. In considerazione del ruolo dei lipidi nell’induzione del processo aterosclerotico, diversi studi hanno valutato la relazione tra profilo lipidico e inquinamento atmosferico. Tale relazione e ben documentata sia da studi epidemiologici sull’uomo che in modelli animali (…)

RIASSUNTO

“(…) Circa 3 milioni di morti/anno per cardiopatia ischemica e ictus sono attribuibili all’inquinamento atmosferico. Per questo le Società Europee ed Americane di Cardiologia hanno attribuito all’inquinamento atmosferico il ruolo di fattore di rischio cardiovascolare maggiore, sottolineandone il ruolo patogenetico nell’induzione della malattia aterosclerotica. Circa l’80% della popolazione residente in aree urbane è esposto a concentrazioni atmosferiche di inquinanti che superano le soglie suggerite dall’Organizzazione Mondiale della Sanita. Numerosi studi epidemiologici e sperimentali hanno evidenziato come l’inquinamento atmosferico abbia conseguenze cardiovascolari per esposizioni a breve e lungo termine e, nel lungo termine, promuove la formazione e progressione della placca ateromasica, svolgendo un ruolo chiave nella patogenesi degli eventi cardiovascolari maggiori. Dal punto di vista patogenetico gli inquinanti atmosferici sono in grado di alterare l’omeostasi lipidica e di indurre stress ossidativo, infiammazione cronica sistemica, disfunzione endoteliale ed effetto protrombotico. Tali effetti patogenetici iniziano molto precocemente (età adolescenziale-giovanile) e continuano durante l’intero arco di vita, interagendo con altri fattori di rischio e amplificandone il peso. Nonostante gli enormi progressi diagnostici e terapeutici in ambito cardiovascolare e metabolico e gli sforzi per ridurre l’inquinamento atmosferico nelle aree urbane, il peso epidemiologico (morbilità e mortalita) delle malattie cardiovascolari rimane inaccettabilmente alto. Le evidenze disponibili impongono di puntare con decisione verso misure di prevenzione primaria (ad es. ridurre i processi di combustione, l’utilizzo di fossili e di altre sorgenti inquinanti come allevamenti e colture intensive, preservare e incrementare le aree verdi) per cercare di invertire il crescente trend epidemiologico di malattie legate all’aterogenesi, ridurre le disabilità e la crescente spesa sanitaria che ne derivano (…)”.

Le soluzioni di omettere spazi verdi anche a filare, oltre a portare dei danneggiamenti in termini economici, quali il disvalore delle aree interessate, ad un maggiore consumo di energia elettrica per il funzionamento dei condizionatori d’aria, sono in contrasto con le indicazioni fornite dal WHO Word Health Organization, (Agenzia Speciale dell’ONU). Viene riportato nel documento interamente reperibile nel sito del WHO (…) lo stile di vita urbano moderno è associato a stress cronico, attività fisica insufficiente, ed esposizione a rischi ambientali antropici. Gli spazi verdi urbani come parchi, parchi giochi, e vegetazione residenziale, possono promuovere la salute mentale fisica e ridurre la malattia e la mortalità dei residenti urbani offrendo rilassamento psicologico e alleviamento dello stress, stimolando la coesione sociale, sostenendo l’attività fisica e riducendo l’esposizione agli inquinanti, rumore e calore eccessivo. Le nuove scoperte mostrano che gli interventi per aumentare o migliorare lo spazio verde urbano possono fornire risultati positivi in termini di salute, sociali e ambientali per tutti i gruppi di popolazione, in particolare tra i gruppi di status socio economico inferiore (..). 

Innumerevoli poi sono i benefici delle alberature in Città solo per citarne alcune dal Documento Verde Urbano redatto dalla LIPU sede Nazionale nel 2016

 (…) Valutazioni economiche

Oltre alla quantificazione dei servizi ecosistemici in termini di benefici svolti dal verde urbano, dagli anni ’90 del secolo scorso si sono affermate anche le valutazioni di tipo economico e monetario, che si sono sviluppate soprattutto negli Stati Uniti (McPherson et al., 1997) per poi approdare anche in Europa (Soares et al., 2011).Oggi esistono software in grado di determinare il valore economico ed ambientale dei benefici apportati dagli alberi e dalla foresta urbana, nonché i modelli dell’impatto economico derivante dai diversi scenari di gestione, di cui un esempio è il CITYgreen© 5.0 prodotto nel 1996 da American Forests, che lavora in ambiente GIS. Un altro approccio è il modello UFORE (Urban FORest Effects) uno strumento di calcolo sviluppato alla fine degli anni 1990 dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, sempre per descrivere la struttura del verde urbano e stimare gli effetti della vegetazione sull’ambiente (Siena e Buffoni, 2007). Oggi UFORE è stato ulteriormente sviluppato nel software i-Tree per analizzare la foresta urbana e valutarne i benefici.Citando qualche esempio applicativo, gli alberi e le foreste urbane negli Stati Uniti rimuovono 17,4 milioni di tonnellate di inquinanti atmosferici, prendendo il 2010 come anno di riferimento (range: 9,0-23,2 milioni di tonnellate). Gli effetti positivi sulla salute umana vengono valutati in 6,8 miliardi di dollari (range: 1,5-13,0 miliardi $). Le conseguenze positive sulla salute pubblica includono la prevenzione di oltre 850 morti, di 670.000 casi di sintomi respiratori acuti, di 430.000 attacchi di asma, ma anche di 200.000 giorni di scuola persi (Nowak et al., 2014).A Chicago negli Stati Uniti gli alberi rimuovono gli inquinanti atmosferici, contribuendo a ripulire l’aria per un valore stimato in 9,2 milioni $/anno. Se la copertura arborea venisse incrementata del 10%, oppure se venissero piantati tre alberi per ogni edificio, si risparmierebbero da 50 a 90 $ per unità abitativa di costi energetici per il riscaldamento e la refrigerazione. Questo poiché gli alberi forniscono ombra, riducono la velocità del vento e inducono un abbassamento delle temperature estive. Considerando un lasso di tempo di 30 anni, il valore attuale netto dei servizi forniti dagli alberi è stimato in 402 $ a pianta e corrisponde a quasi tre volte i costi di manutenzione (McPherson et al., 1997). In California i 929.823 alberi lungo le strade rimuovono annualmente 567.748 t di COequivalente  a contrastare le emissioni di 120.000 auto, per un valore corrispondente a 2,49 miliardi di $. Il valore annuo di tutti i servizi ecosistemici è di 1,0 miliardi di $, pari a 110,63 $ per albero. Se si considera una spesa gestionale di 19,00 $ albero/anno, per ogni dollaro investito si ricavano benefici per 5,82 $ (McPherson et al., 2016). A Lisbona è stato applicato il programma i-Tree Stratum per quantificare la struttura e le funzioni degli alberi ed il valore dei servizi forniti. Sono stati censiti 41.247 alberi che insieme producono servizi valutati in 8,4 milioni di $/anno. I costi di manutenzione ammontano a 1,9 milioni di $/anno, quindi per ciascun dollaro investito i residenti ricevono 4,48 $ di vantaggi. Il valore del risparmio energetico (6,16 $/albero), la riduzione della CO2 (0,33 $/albero), la riduzione dell’inquinamento atmosferico (5,40 $/albero) e l’incremento di valore della proprietà immobiliare (145 $/albero), portano ad un beneficio complessivo annuale di 204 $/albero, pari ad un beneficio netto di 159 $/albero (Soares et al., 2011).

A Roma Attorre et al. (2005) stimano che i 704.720 alberi portano un vantaggio economico alla città, legato alla rimozione dell’inquinamento dall’aria, di € 1.674.942 l’anno (€ 2376/albero) e che gli alberi immagazzinano nella propria biomassa circa 320 mila tonnellate di carbonio, sequestrando circa 2000 tonnellate di carbonio l’anno.

Una valutazione preliminare dei servizi ecosistemici compromessi in conseguenza di una potatura drastica in aree verdi del lungomare è stata effettuata a Livorno, dove è stata calcolata una presenza di alberi compresa tra 2285 e 8185 esemplari. È stato ipotizzato che la potatura abbia asportato circa metà del volume di vegetazione che era presente, portando ad una perdita di servizi ecosistemici compresa in una forbice tra circa 160.000 a oltre 590.000 euro/anno. A questo sarebbero da aggiungere e quantificare le conseguenze negative al paesaggio, al valore immobiliare, la perdita di biodiversità e il danno in termini educativi, considerando che l’operato di un ente pubblico funge da esempio da seguire per la cittadinanza (Ascani et al., 2016).

Il valore di un albero può essere quantificato anche dal punto di vista economico (monetario), considerando il valore estetico e paesaggistico, quello emotivo e per il benessere dei cittadini, quello storico, sociale, ecologico, ed infine educativo. A Bologna è stato fatto un calcolo da Tugnoli (2010, 2012) riguardante alcuni degli esemplari più prestigiosi (Ippocastano, Cedro dell’Atlante, Bagolaro, Frassino, Platano, Leccio, ecc.) e le cifre  sono comprese da un minimo di 3635 ad un massimo di 27.732 euro. Applicando il metodo C.A.V.A.T. (Capital Asset Value for Amenity Trees) ad alberi monumentali si raggiungono valori economici ornamentali fino a 806.539 euro.(..)

Dall’esamina del decorso degli ultimi anni, nonostante siano approfonditi studi ed acclarata bibliografia da parte dell’ISPRA Istituto Superiore di Ricerca Ambientale del Ministero dell’Ambiente, non si sono attivate concrete misure esaustive per la riduzione degli inquinanti atmosferici. A fronte di una possibile e probabile aggravamento della situazione, implementata dai Cambiamenti Climatici in atto, si propone di utilizzare gli unici elementi a disposizione per contenere il fenomeno dell’inquinamento atmosferico, quali la Vegetazione. 

Mantenere filari di siepi in ambito agricolo e periurbano, la costituzione di fasce e cinture boscate in tutto il territorio, incrementare le alberature urbane in ogni sede possibile, terrapieni e fasce tampone ai bordi di strade, autostrade, aeroporti, zone industriali ed artigianali, ove possibile, edere e rampicanti su muri di viadotti, paracarri, ponti. Siepi in ambito privato e pubblico il cui incentivo all’impianto sarà previo contributo a carattere premiale con pubblici riconoscimenti o con promozioni anche di carattere fiscale.

Barriera sempreverde di mitigazione

Tra i migliori arbusti per siepi anti-inquinamento si possono utilizzare il ligustro (Ligustrum vulgare, Ligustrum lucidum, Ligustrum ovalifolium), l’agrifoglio (Ilex aquifolium), la sanguinella (Cornus sanguinea), il Berberis (Berberis spp.), l’Ibisco (Hibiscus siriacus), Bosso (Buxus sempervirens), Eleagno (Eleagnus spp.), Lauroceraso (Prunus laurocerasus), Lagerstroemia (Lagerstroemia indica), Alloro (Laurus nobilis), Laurotino (Viburnum tinus), Corbezzolo (Arbutus unedo), Cotoneaster (Cotonaster spp.), Agazzino (Pyracantha spp.), Fusaggine (Evonimus europaeus), Spirea (Spirea spp.), Fiore d’Angelo (Philadelphius spp.), il Synphoricarpus spp, l’olivello spinoso (Hippophae rhamnoides), l’olivello di Boemia (Eleagnus angustifolia).

In particolare le edere tra cui la Edera helix, evidenziano proprietà di assorbire gli inquinanti di varia natura, detta specie, di natura endemica,  è di comprovata resistenza alle condizioni climatiche ed ambientali avverse, può benissimo essere impiegata a ricoprire, viadotti, piloni, murature, guard rail, ecc., senza comprometterne ed alternarne le caratteristiche strutturali proprie del manufatto.

Edera su pilone

Cordialmente

La coordinatrice LIPU ODV del Veneto
Avv. Chiara TOSI

Il delegato LIPU ODV Sez. Venezia
Dr. Gianpaolo PAMIO