Potatura in fase vegetativa Parco Albanese Mestre, luglio 2024
[Luglio 2024]
Spett.le Comune di Venezia Ufficio Verde Pubblico verdepubblico.rifiuti@comune.venezia.it
Venezia, li 29 luglio 2024
Oggetto: Lipu sezione di Venezia, verde urbano, segnalazioni
Spett.le Ufficio,
sono giunte alla nostra Associazione, segnalazioni, poi accertate come veritiere, di potature sistematiche di piante fuori dalla stagione preposta, ed in pieno periodo vegetativo, eseguite nei mesi di giugno – luglio. Potature svolte non in via emergenziale come a seguito di rotture accidentali di rami dovute al maltempo, od altro, come stabilito dal Regolamento sul Verde, bensì su interi filari di alberi. Siti interessati a nostra conoscenza in località Mestre – Bissuola nel parco “Alfredo Albanese”, nonché Via San Dona’ Venezia – Carpenedo. Giova ricordare che il Regolamento Comunale per la tutela e promozione del Verde in Città adottato dal Consiglio Comunale nella seduta del 21.07.2003 con deliberazione nr. 111, e successive modificazioni, all’art. 14 comma 4 recita: “La potatura viene programmata con adeguato anticipo, nel rispetto dei cicli biologici e di sviluppo delle alberature. Viene definita straordinaria nei casi in cui si manifestino situazioni non prevedibili tali da creare scompensi strutturali alla pianta stessa, con conseguente pericolo di incolumità pubblica. In entrambi i casi quando si deve eseguire una potatura occorre agire tenendo presente che: n) la riduzione della superficie fogliare si traduce in una minore disponibilità di nutrienti per le radici e le altre parti dell’albero; o) l’esposizione frequente della corteccia dei rami più interni alla luce diretta del sole può provocare il surriscaldamento e conseguente indebolimento strutturale; p) il taglio dei rami si traduce in una successiva abbondante produzione di germogli inseriti debolmente, che con il tempo possono diventare pericolosi; q) il legno dei monconi dopo il taglio risulta vulnerabile all’attacco degli insetti e dei funghi patogeni. (…)
Si sottolinea che in nessuno dei tagli dei corpi vegetali è stata applicate la corteccia artificiale per impedire l’esposizione a funghi e batteri.
Vengono altresì segnalati mancati reimpianti di alberi nei filari di Via Bissuola nel quartiere omonimo ed in Via Altinia in Favaro Veneto. Nonché viene segnalata la mancata annaffiatura in vari punti della Città al punto di portare in grave sofferenza, visto il caldo molti alberi di recente impianto, ad esempio la dozzina di Carpini bianchi messi a dimora due anni fa in sostituzione di altrettanti esemplari morti a loro volta dalla siccità, in Via Altinia – Favaro Veneto, incrocio Via Alverà.
Polizia Metropolitana della Provincia di Venezia protocollo@cittametropolitana.ve.it
Oggetto: Lipu, Sezione di Venezia, segnalazione di criticità nel taglio vegetazione di sponda in Fiumi e Canali rinaturalizzati.
Spett.li Uffici, per le rispettive competenze,
sono giunte a questa Associazione più segnalazioni da parte di soci e cittadini che evidenziano delle vistose criticità nella gestione della vegetazione di sponda lungo fiumi e canali rinaturalizzati. Sono stati documentati con fotografie dei tagli su vegetali incompatibili con la preservazione di specie ed habitat. Tale attività effettuata nel periodo primaverile – estivo, apporterebbe grave pregiudizio alla conservazione di molte specie di uccelli, invertebrati, rettili, insetti, piante. La banalizzazione del territorio, la sua frammentazione, la parcellizzazione, l’urbanizzazione, la cementificazione dell’area della Val Padana e l’attività agricola intensiva, hanno determinato che molte specie animali e vegetali, sono sospinte, trovando un minimum di habitat nei pressi dei corsi d’acqua: sovente rimangono gli unici elementi per garantire la loro sopravvivenza.
Il taglio della vegetazione riparia nel periodo primaverile ed estivo ha conseguenze negative nel ciclo biologico della vegetazione medesima in quanto interferisce nell’attività di sviluppo – evolutiva – produzione di semi, per perpetuare il ciclo naturale riproduttivo nonché indispensabile anello biologico del processo alimentare per varie specie animali.
Si ribadisce, come ampiamente acclarato, che il periodo in esame è inopportuno per tali lavori in quanto come dettagliato dal parere tecnico dell’ISPRA prodotto in data 03.05.2019, cui alla pag. 2 leggiamo: (…) Si conferma che nei mesi primaverili ed in particolare da marzo a luglio le sponde dei corsi d’acqua rivestono un ruolo fondamentale per le riproduzione della fauna selvatica. Alberi, arbusti e zone inerbite prossime agli alvei sono la sede elettiva per la nidificazione di molte specie ornitiche strettamente legate all’ecosistema ripario, le quali non avrebbero modo di insediarsi altrove se le locali condizioni ambientali venissero alterate. Sussiste poi un secondo motivo di importanza di questi ambienti, che è quello di consentire la nidificazione di specie più generaliste (…) in vaste zone interessate da coltivazioni intensive, sulle quali gli unici elementi boschivi esistenti sono rappresentati dalle fasce ripariali (…)
Più generalmente la protezione e la riqualificazione degli habitat fluviali,con interventi che consentano ai corsi d’acqua di ricostituire il loro stato morfologico naturale, contribuiscono a mantenere la biodiversità, sostengono l’equilibrio dell’ecosistema fiume – canale e, soprattutto, predispongono il corso d’acqua a rispondere in modo più resiliente alle crisi sia di apporto idrico che a fenomeni di inquinamento estemporanei, senza compromettere la sicurezza idraulica ed il regolare deflusso delle acque. Quanto in maniera esaustiva, richiamato dalla normativa comunitaria recepita a livello nazionale, sulle acque 2000/60/CE, alluvioni 2007/60/CE e, parallelamente, la direttiva habitat 92/43/CEE e la direttiva uccelli 2009/147/CE.
L’Italia per la propria conformazione territoriale è attraversata dalle principali rotte migratorie per Eurasia ed Africa, ogni anno milioni di esemplari di uccelli ripetono il ciclo delle migrazioni e di frequente i corsi dei fiumi rappresentano dei naturali siti ove sostare per rifocillarsi oltreché nidificare.
Quanto rappresentato, come il taglio a bordo dello specchio d’acqua, trinciatura a raso di vegetazione acquatica come Carici, Cannuccia e Canna Comune, Tife, ecc., lo sfangamento di sedimenti di fondale non hanno nessun fondamento nel controllo dello stato dei manufatti ed acclarata bibliografia in merito ha riportato che la crescita della vegetazione non rappresenta un ostacolo al deflusso delle acque meteoriche. La vegetazione di sponda, di contro, rappresenta un importante elemento per la mitigazione climatica, il mantenimento di umidità d’area, l’assorbimento di inquinanti come fosfati e metalli, il trattenimento dell’acqua e successivo rilascio su ondate di piena, ecc.
Alla luce di quanto evidenziato, si richiede ai Vostri Uffici di attivarsi, con richiamo, nei confronti delle Autorità ed Enti interessati, per una gestione dei corsi d’acqua, oculata e rispettosa della Biodiversità.
Cordialmente
Il delegato della Lipu Sez. di Venezia
Dr. Gianpaolo Pamio
Risposta del Consorzio di Bonifica Acque Risorgive, in data 14/08/2024
Spett.le Citta Metropolitana di Venezia Ufficio Ambiente – Polizia Provinciale Indirizzo pec: protocollo.cittametropolitana.ve@pecveneto.it
Oggetto: Lipu, Sezione di Venezia, segnalazione taglio pioppeto da reddito fuori dal periodo “Silvano” raccomandato, presenza specie in stato di nidificazione
Spett.li in indirizzo, e per le rispettive competenze,
è giunta a questa Associazione, poi verificata come veritiera e fondata, la segnalazione di un abbattimento di un pioppeto da reddito per un estensione di circa 3 ha in località Marocco – Venezia, Via Gatta in prossimità del civico 90. Il richiedente segnalava che l’abbattimento era avvenuto nel periodo di fine giugno inizio luglio, in pieno periodo di nidificazione, a suo dire sentiva chiaramente il canto di più esemplari di Rigogolo Oriolus oriolus, nonché aveva notato una numerosa presenza di diverse specie di uccelli, il cui andirivieni fa ritenere verosimile, visto il periodo, siano stati impegnati in processi di nidificazione.
Pioppeto da reddito tagliato in periodo di nidificazione
Un successivo sopralluogo a distanza, eseguito dai volontari, ha potuto solo appurare lo stato dell’abbattimento eseguito, dal momento si tratta di un area privata non è stato possibile accertare un eventuale presenza a posteriori, di ulteriori elementi utili per una ricostruzione esaustiva, come piume, uova, pulli a terra, nidi.
Acclarata bibliografia riporta che presso il pioppeti da reddito in fase di maturità, sono presenti e nidificano le specie di Colombaccio Columba palumbus, Capinera Sylvia Atricapilla, Pigliamosche Muscicapa striata, Storno Sturnus vulgaris, Gufo comune Asio otus, Rigogolo Oriolus oriolus, Fringuello Fringilla coelebs, Passera mattugia Passer montanus, Usignolo Luscinia megarthynchos, Merlo Turdus merula, Cinciallegra Parus major, Picchio rosso maggiore Dendrocopos major, ed altre specie.
Si rammenta che durante il periodo di nidificazione tutta fauna ornitica è tutelata dalla Legge 157 del 1992 nonché la distruzione dei nidi rimane una fattispecie sanzionatoria prevista dall’art. art. 544 bis e ter del Codice Penale. Alcune delle specie in oggetto sono tutelate dalla Direttiva Uccelli nr. 79/409/CE, nonché dalla Convenzione di Berna, Allegato III.
Il sito in oggetto è contermine alla Laguna di Venezia, inserito nella Rete Natura 2000 SIC – ZPS, codice IT 3250031, nonché all’area naturale – agricola campestre del Fiume Dese, e dei suoi canali di scolo e rogge, tale fiume sfocia nella Laguna di Venezia.
Per quanto riguarda il taglio alberi, si riconferma il periodo inopportuno per tali lavori in quanto come dettagliato dal parere tecnico dell’ISPRA prodotto in data 03.05.2019, cui alla pag. 2 leggiamo: (…) Si conferma che nei mesi primaverili ed in particolare da marzo a luglio le sponde dei corsi d’acqua rivestono un ruolo fondamentale per le riproduzione della fauna selvatica. Alberi, arbusti e zone inerbite prossime agli alvei sono la sede elettiva per la nidificazione di molte specie ornitiche strettamente legate all’ecosistema ripario, le quali non avrebbero modo di insediarsi altrove se le locali condizioni ambientali venissero alterate. Sussiste poi un secondo motivo di importanza di questi ambienti, che è quello di consentire la nidificazione di specie più generaliste (…) in vaste zone interessate da coltivazioni intensive, sulle quali gli unici elementi boschivi esistenti sono rappresentati dalle fasce ripariali (…).
Il documento edito dal “Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA)”, “Linee di indirizzo per una pioppicoltura sostenibile” al paragrafo 4 pag. 7 “Pioppicoltura e utilità ecosistemiche”: vengono citati che caratterizzazione della coltura sono la Costituzione di elementi della rete ecologica, la Realizzazione di fasce di transizione tra bosco ed aree agricole, la Filtrazione delle soluzioni circolanti nel terreno (nutrienti ed altre sostanze inquinanti)”. Il suddetto documento riporta l’ Accordo di Venezia, firmato il 29 gennaio 2014 a Venezia, “Intesa per lo sviluppo della filiera del Pioppo” cui aderisce la Regione Veneto ed altri soggetti pubblici e privati ed associazioni delle filiera della lavorazione del legno di Pioppo, cui: “I firmatari hanno concordato sulla necessità di sostenere ed incentivare lo sviluppo della pioppicoltura, soprattutto nelle Regioni della pianura padano – veneta con l’impegno di indirizzare e attivare interventi di settore finalizzati al perseguimento dei seguenti obiettivi:
(…) implementare la pioppicoltura nell’ambito della nuova strategia forestale della UE, prevedendo interventi specifici a sostegno della pioppicoltura condotta secondo pratiche colturali sostenibili (misure agro – ambientali), oltre che per gli interventi del tipo ambientale previsti dalla componente “greening” della PAC.
(…) adoperarsi per far riconoscere ai pioppicoltori i crediti di carbonio corrispondenti alla capacità di sequestro annuo di gas serra e gli altri molteplici servizi svolti a vantaggio dell’ambiente e della collettività.”
(…) E’ in tale prospettiva che s’inquadra l’elaborazione di queste linee di indirizzo, finalizzate a proporre modelli di gestione della pioppicoltura rispettosi dell’ambiente (…)”
Quanto si inoltra per le opportune valutazioni.
Cordialmente
Il delegato della Lipu Sez. di Venezia, Dr. Gianpaolo Pamio
Tutti noi, in modi diversi, interagiamo con gli ambienti costieri: turisti, amanti del riposo in riva al mare, appassionati pescatori, diportisti, lavoratori del turismo balneare, ricercatori, politici e la lista potrebbe continuare. Tutti noi quindi abbiamo il potere e di conseguenza la responsabilità (Ben Parker, 1962) di dare il nostro contributo alla conservazione di questi ambienti così delicati e, come spiegheremo, così importanti per l’umanità. I semplici comportamenti di cui ci possiamo rendere protagonisti ogni giorno possono infatti fare la differenza: ad esempio raccogliere l’immondizia che produciamo quando andiamo in spiaggia, evitare di calpestare la vegetazione spontanea che cresce sulle dune, non raccogliere fauna e flora selvatica, sono solo alcune delle piccole azioni che possiamo fare per contribuire a proteggere gli ambienti costieri dalle tante minacce che incombono su di loro. Ma quali sono queste minacce?
Importanza e degrado degli ambienti costieri
Benché le zone costiere rappresentino meno del 15% della superficie terrestre, esse ospitano ben più della metà dell’intera popolazione mondiale (European Environment Agency, 1999) a cui forniscono inoltre un gran numero di quei benefici concreti che in ecologia si definiscono servizi ecosistemici. Gli ecosistemi costieri, nella loro grande variabilità, contribuiscono infatti in maniera diretta e indiretta alla vita, benessere e cultura delle persone che vivono nelle zone costiere, oltre a rappresentare un’importante fonte di reddito per gli operatori di importanti settori economici come turismo e pesca. Gli ambienti costieri e di transizione, che si collocano cioè nella zona di passaggio fra mare e terra, hanno un’importanza fondamentale proprio per tale loro collocazione fra due mondi diversi che li rende produttivi e estremamente ricchi di biodiversità. Le dune costiere, ad esempio, o le barene (paludi salate) delle lagune adriatiche, svolgono un importante ruolo nel proteggere i territori retrostanti da vento e mareggiate. Questi servizi ecosistemici, così importanti per le persone, dipendono intimamente dal funzionamento ecologico degli ambienti costieri. Nelle dune, le piante psammofile (cioè adatte alla sabbia), con i loro steli e radici, hanno un ruolo fondamentale nel catturare la sabbia e stabilizzare la duna, che può così persistere, crescere e svolgere le sue funzioni ecologiche, a vantaggio anche della spiaggia antistante che beneficia della sabbia presente. La vegetazione rappresenta la chiave del funzionamento ecologico anche delle barene: questi ambienti, proprio grazie all’attività delle loro alofite (piante che tollerano il sale), proteggono le coste dal moto ondoso e mitigano il cambiamento climatico fissando e stoccando grandi quantità di CO2. A causa della loro posizione intermedia fra mare e terraferma, gli ambienti costieri e di transizione sono particolarmente delicati e sottoposti a impatti complessi e diversificati. Da un lato il livello del mare che si alza progressivamente e dall’altro gli esseri umani che sempre più ‘invadono’ gli ambienti costruendo, inquinando, distruggendo con tecniche di pesca invasive e occupandone gli spazi con insediamenti, coltivazioni e strutture ricettive.
Già da decenni la comunità scientifica ha denunciato la rapida e diffusa perdita di habitat costieri (Loss, status and trends for coastal marine habitats of Europe. Oceanography and Marine Biology: An Annual Review – Airoldi & Beck, 2007) e la necessità di misure che permettano di invertire questa tendenza: una preoccupante superficie di ambienti costieri viene persa o degradata ogni anno a causa delle interazioni spesso sinergiche fra le diverse minacce antropiche. Per questo, la sensibilità pubblica si sta mobilitando sempre più per promuovere azioni di conservazione. L’Unione Europea è da decenni particolarmente avanzata nelle politiche a tutela dell’ambiente, come dimostrato dalla Direttiva Uccelli (1979) per la protezione degli uccelli selvatici e dalla Direttiva Habitat (1992) per la salvaguardia della biodiversità. La Strategia dell’UE sulla Biodiversità per il 2030 mira a raggiungere l’obiettivo di “riportare la natura nella nostra vita” con l’impegno di proteggere a tutela della natura almeno il 30% della superficie terrestre e il 30% della superficie marina dell’Unione entro il 2030. Ma proteggere l’esistente non è sufficiente, bisogna anche ripristinare in modo sostanziale gli ambienti naturali degradati o perduti, che è l’ambizioso obiettivo del Regolamento sul ripristino della natura (Nature Restoration Law) che il Consiglio europeo ha da poco adottato formalmente.
Un cartone animato sulle dune sviluppato all’interno del progetto di Terza Missione “Comunicare la sostenibilità e la biodiversità: un approccio multidisciplinare”, coordinato dal dipartimento di Biologia dell’Università di Padova
Conservazione e ripristino degli ambienti costieri
Ormai da decenni ricerca e politiche evidenziano l’importanza di riportare gli ambienti particolarmente degradati ad uno stato il più naturale possibile (che a volte differisce dal loro stato originario, impossibile da ricreare) attuando, globalmente, una serie di interventi di ripristino ecologico degli ecosistemi e dei servizi che essi forniscono alle persone. Secondo tale visione, i ripristini ecologici non hanno importanza per la sola biodiversità, ma anche per la nostra società attraverso i benefici concreti per le persone che ne possono derivare, tanto che le aree naturali sono definite “infrastrutture verdi e blu”. Per la loro importanza e il livello di degrado, gli ambienti lungo la costa dell’Alto Adriatico sono stati bersaglio di molti interventi di conservazione finanziati dall’Unione Europea (ad esempio col programma LIFE), lo Stato Italiano e gli enti locali. In particolare la Laguna di Venezia è un laboratorio vivente con numerosi ripristini creati negli ultimi decenni per proteggere e ricostruire ambienti di transizione come barene, la cui superficie a causa dell’erosione si è ridotta di più del 70% nell’ultimo secolo, velme (piane a marea) e praterie di piante acquatiche. Lungo le coste Adriatiche sono stati invece svolti diversi interventi per proteggere e ripristinare le dune.
La sfida per gli enti locali, di gestione e la comunità scientifica, è unire le forze per affrontare la complessità insita nel creare interventi di ripristino in contesti fortemente antropizzati, che siano in grado di beneficiare in modo multifunzionale sia la natura che la nostra società e che siano economicamente sostenibili nel lungo periodo, ad esempio dal punto di vista della manutenzione ordinaria richiesta. Tale complessità travalica le competenze gestionali classiche e le discipline scientifiche tradizionali e richiede un approccio transdisciplinare che, nella pratica, viene spesso implementato col fondamentale contributo degli enti di ricerca. Per raggiungere tali obiettivi di sostenibilità vengono sempre più di frequente adottate ‘soluzioni basate sulla natura’, cioè tutte quelle azioni multifunzionali attuabili per proteggere o migliorare la qualità degli ecosistemi che si allontanano dalla mera costruzione di infrastrutture ingegneristiche tradizionali (infrastrutture grigie), sfruttando invece le opportunità fornite dalla natura stessa e i suoi processi. Esempi familiari sono la depurazione dell’acqua tramite la fitodepurazione, un insieme di processi che le zone umide svolgono egregiamente, o l’ingegneria naturalistica che sfrutta l’azione stabilizzante delle radici delle piante per proteggere pendii e coste. Per complessità e scala, ovviamente, gli interventi di ripristino sono tipicamente implementati da enti pubblici o soggetti tecnici/esperti, mentre non sono alla portata di noi cittadini. Questo però non vuol dire che anche noi, nel nostro piccolo, non possiamo fare qualcosa per la protezione degli ambienti costieri. Anzi, senza l’adozione di comportamenti sostenibili da parte di ciascuno di noi l’efficacia degli interventi di ripristino può essere vanificata o ridotta.
Cosa può fare ciascuno di noi?
Poche accortezze quotidiane possono bastare per fare la nostra parte nel proteggere gli ambienti costieri. Un primo passo è portar via tutti i rifiuti, anche biodegradabili, che produciamo ogni volta che andiamo in spiaggia. I rifiuti, oltre all’impatto estetico, possono creare gravi danni agli organismi che li ingeriscano per sbaglio o cambiare le proprietà chimiche dei suoli, influenzando comunità animali e vegetali. Quando passeggiamo sulla spiaggia e fra le dune, poi, è importante rimanere sempre sui sentieri battuti per evitare di calpestare le piante che vi crescono, che sono sì estremamente resistenti al vento ma anche estremamente vulnerabili al calpestio. Queste delicate piante sono fondamentali per l’integrità strutturale delle dune e non vanno quindi danneggiate o nemmeno raccolte. Per lo stesso motivo, non bisogna stendersi o accamparsi fra le dune e anche i cani devono essere tenuti al guinzaglio, specialmente nei periodi di nidificazione dell’avifauna: sulle dune infatti vivono e nidificano molte specie di uccelli, spesso rare e protette. Bisogna anche evitare di accendere fuochi, per evitare il rischio d’incendiare la folta vegetazione che cresce sulle dune più vecchie e consolidate. Infine, il materiale vegetale spiaggiato, come pezzi di alghe, piante acquatiche, rami e tronchi, non è ‘sporco’ e non va rimosso in quanto contribuisce a ricostruire gli ambienti dunali e a proteggerli dal mare. La pulizia meccanica di tali materiali ci restituisce sicuramente spiagge più ordinate ma anche più vulnerabili alle mareggiate, oltre ad essere un pericolo per gli animali e piante che abitano o nidificano nella prima zona dunale. Insomma, non scordiamoci che le dune sono sia una fonte di meravigliosa biodiversità che una protezione dal mare per spiagge e territori costieri: rispettarle, preservarle e addirittura ripristinarle significa proteggere un patrimonio collettivo.
Al Comune di Mirano Ufficio Relazioni con il Pubblico urp@comune.mirano.ve.it
E p.c.
Alla Città Metropolitana di Venezia protocollo@cittametropolitana.ve.it
con preghiera di inoltro alla
Polizia Metropolitana – nucleo ambientale
Oggetto: Lipu, sezione di Venezia, segnalazione di abbattimento alberature e vegetazione arbustiva in periodo di nidificazione in località Mirano, Venezia
Spett.le Ufficio,
sono giunte a questa Associazione alcune segnalazioni da parte della cittadinanza in merito all’abbattimento di una serie di alberature e vegetazione arbustiva in prossimità della proprietà privata situata al civico 237 di Via Cavin di Sala in località Mirano VE), sul lato prospicente la Via Accopè Fratte.
Particolare del tracciato in cui è stato eseguito l’abbattimento
L’accertamento sul posto circa la presenza di nidi non è stato possibile dal momento si tratta di un fondo privato, tuttavia, data la tipologia di alberature abbattute, è presumibile ritenere abbiamo ospitato nidi di Merli (Turdus merula), Cinciallegre (Parus Major), Capinere (Sylvia atricapilla), Cinciarelle (Cyanistes caeruleus), Rigogoli (Oriolus oriolus) ed altri piccoli uccelli, nonché di Pipistrelli della specie Ferro di Cavallo Maggiore (Rhinolophus ferrumequinum) come dettagliato dalle segnalazioni dei richiedenti.
Cinciallegra (Foto di Luigino Busatto)
Si auspica che in futuro, così come già avviene in ambito pubblico, venga riconosciuto anche in ambito privato un regime di maggior tutela ed attenzione alla gestione delle aree verdi, soprattutto in periodo di nidificazione.
All’uopo si richiama quanto trasmesso dal presidente della Lipu nel 2023 all’ANCI Associazione Nazionale Comuni Italiani.
“Divieto di effettuare, in ambito urbano e periurbano, abbattimenti e potature tra il 1° di marzo e il30 agosto, ossia durante il periodo di riproduzione degli uccelli. Ed evitare, tutto l’anno, potaturedrastiche, limitandosi a interventi motivati, selettivi e mirati al rispetto del mantenimento vitale dellepiante.
L’appello è contenuto in una lettera inviata oggi dalla Lipu-BirdLife Italia al presidente dell’Anci(Associazione nazionale comuni italiani) Antonio De Caro, in vista dell’inizio, tra poco più di un mese,della stagione riproduttiva degli uccelli selvatici che spesso coincide con l’avvio di lavori diabbattimenti e potature drastiche di alberi, siepi e altra vegetazione, in parchi, giardini e altre areeverdi urbane, così come lungo i corsi d’acqua e negli ambienti agricoli vicino alle città.
“Tali interventi – scrive nella lettera Aldo Verner, presidente della Lipu – oltre a causare ildanneggiamento e la destabilizzazione delle piante, incidendo negativamente sull’erogazione deiservizi ecosistemici e del connesso capitale naturale, distruggono direttamente i nidi dell’avifauna,la cui gran parte è difficilmente rilevabile anche da ornitologi esperti, poiché molti nidi sono piccoli,abilmente nascosti nella vegetazione, oppure allestiti dentro strette cavità del tronco e dellebranche”.
Una raccomandazione, quella di evitare tagli ad alberi e siepi durante il periodo riproduttivo, ribaditaanche dall’Ispra con un parere espresso nell’ottobre 2021. Così come assumono rilevanza in questadirezione i contenuti del Decreto del ministero della Transizione ecologica del 10 marzo 2020 suicriteri ambientali minimi per il servizio di gestione del verde pubblico (Cam), che impongono ilrispetto della fauna, soprattutto nei parchi suburbani e nelle aree a forte valenza ambientale, e unamanutenzione del patrimonio arboreo e arbustivo garantito da personale competente e in periodiche non arrechino danni alla pianta e disturbo alla fauna.
“Alla luce di tutto questo, considerate la rilevanza della materia e le stesse previsioni della nuovaStrategia europea sulla Biodiversità 2020-30, i cui obiettivi specifici e generali in vari casi rimandano,direttamente o indirettamente al tema – conclude Aldo Verner nella lettera al presidente dell’Anci –siamo a domandare un Suo intervento sulla vasta comunità dell’Anci, con la richiesta di rispettare lenorme per la tutela della biodiversità, specialmente garantendo l’attività riproduttiva dell’avifauna,e di una corretta gestione del verde urbano”.
Si rammenta che la distruzione dei nidi di uccelli è una pratica vietata come previsto dal dettame normativo della Legge 11 febbraio 1992 nr. 157 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio” nonché sanzionata dall’art. 544 bis del Codice Penale.
Ringraziando per l’attenzione si porgono distinti Saluti.
Il delegato della Sezione Lipu di Venezia Dr. Gianpaolo Pamio
I cambiamenti climatici influenzano le migrazioni degli uccelli, sono molti gli studi in atto che avvalorano queste tesi, mancano ancora dati complessivi da mettere in rete, i cambiamenti climatici sono così veloci e repentini che non solo gli uccelli non riescono a tenere il passo, ma anche gli ornitologi.
Le migrazioni hanno sempre scandito per migliaia di anni il corso di tante specie, si sono in gran parte specializzate in rotte ben precise con soste ben calibrate dove recuperare energie per continuare viaggi lunghi migliaia, anche decine di migliaia di chilometri. I cambiamenti climatici sono sempre avvenuti ed hanno dato modo agli uccelli di adattarsi, in questa epoca i cambiamenti sono troppo rapidi e creano un disorientamento di tante specie. Per un uccello intraprendere una lunga migrazione sbagliando le tempistiche significa andare molto probabilmente incontro alla morte non trovando le condizioni favorevoli il cibo in primis per la permanenza e riproduzione.
Nel Veneziano sono giunte diverse segnalazioni alla Sezione i cui si potevano desumere tali aspetti. A metà gennaio nella zona di Marcon – VE uno stormo di 50 Gru Grus gru che si portava verso Nord – Est probabilmente proveniente dalla penisola Iberica o dalla Grecia, troppo presto, in Siberia e Finlandia ad ora le temperature sono rigide ed il terreno ghiacciato, probabile andranno incontro alla morte.
Sempre a metà gennaio si segnala nella zona di Favaro Veneto – VE un Falco cuculo femmina Falco vespertinus, cui si è trattenuto oltre una settimana in un area ben precisa, predando soprattutto Storni Sturnus vulgaris, presenti in abbondanza. Questa specie avrebbe già dovuto raggiungere i quartieri di svernamento quali l’area Africana Subsahariana e Bacino del Fiume Congo: il rischio rimane che l’esemplare probabilmente proveniente dall’area Russo – Siberiana – Penisola Scandinava, risenta di un calo delle temperature o possibili tempeste di neve nel continuare nel percorso nella dorsale Appenninica. Quattro segnalazioni di esemplari di Regolo Regolus regolus, passeriforme insettivoro tra i più piccoli presenti nel continente Europeo, tutte le richieste vertevano a seguito collisioni su vetrate, significa che erano molti gli esemplari presenti nel territorio. Questo piccolo uccello doveva già essere nel Sud Italia, od in altri Paesi del Sud del Mediterraneo nei luoghi di svernamento. La presenza del Regolo sarebbe normale se sporadica non così diffusa.
Venezia, li 27 gennaio 2025
Il delegato Lipu sezione di Venezia Dr. Gianpaolo Pamio
COMUNICATO: Molto più fattibile e ambientalmente sostenibile un terminal a Tessera piuttosto che al Montiron, alle foci del Dese, per collegare Burano alla terraferma
Le scriventi Associazioni esprimono una forte preoccupazione di fronte al fatto che l’amministrazione comunale, che è una delle Istituzioni che partecipa alla Fondazione Capitale Mondiale della Sostenibilità, oltre ad avere un ruolo molto importante nella gestione del sito UNESCO Venezia e Laguna (sottolineiamo quel “…e Laguna” che fa tutt’uno con la città) voglia proporre nel Piano della Mobilità Sostenibile un Terminal acqueo al Montiron e proporre un collegamento veloce tra Burano e le foci del Dese, uno dei luoghi più incontaminati e meglio conservati dal punto di vista ambientale della laguna Nord.
Luoghi con gli ultimi canneti di acqua dolce nella laguna, con un ampia estensione di barene, velme e bassi fondali e sito di assoluta importanza per migliaia di uccelli rari dai fenicotteri agli aironi, beccacce di mare, cavalieri d’Italia e tante altre specie protette dalla Direttiva Habitat 92/43 e Direttiva Uccelli 2009/147, come illustrato agli abitanti di Burano, nell’iniziativa di giugno 2024
Il Moto ondoso causato dal traffico acqueo è il fattore primario di distruzione delle barene individuato come una delle cause di maggior degrado per il sito UNESCO e per la ZPS IT 3250046 protetta da Unione Europea, Stato italiano e Regione Veneto.
La laguna ormai “straripa” ovunque di troppe barche a motore che danneggiano le rive della città e distruggono letteralmente a pezzi le barene della Laguna Nord.
Proporre un Terminal in un contesto del genere ci sembra proprio l’opposto di quello che si dovrebbe fare per conservare al meglio la Laguna.
Viceversa esiste una soluzione molto più praticabile un Terminal a Tessera, ambientalmente molto più sostenibile per collegare Burano alla terraferma e già previsto dalla Variante al PRG per la Laguna e che lascerebbe indenne l’angolo di natura di cui si parlava sopra.
Un collegamento con Tessera sarebbe molto più funzionale e si arriverebbe dove sono già a disposizione delle linee di autobus urbani h24, autobus extraurbani, quindi collegamenti molto più diretti verso il centro di Mestre, l’ospedale, la stazione ferroviaria, con possibilità di un parcheggio scambiatore e ovviamente un accesso diretto all’Aeroporto Marco Polo.
Pertanto chiediamo che si valuti questa opzione che gli stessi strumenti elaborati da questa Amministrazione indicavano preferibile, più rapida e meno soggetta a variabili che trascinerebbero a lungo la reale fattibilità di un terminal al Montiron alle foci del Dese.
Spett.le Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna San Marco, 1 – Palazzo Ducale 30124 – Venezia sabap-ve-lag@pec.cultura.gov.it
Spett.le Regione Veneto Ufficio Biodiversità Calle Priuli, 99 – Palazzo Linetti 30121 – Venezia turismo@pec.regione.veneto.it
e, p.c.
Egregio sig. Sindaco del Comune di Venezia Ca’ Farsetti-S. Marco 4136 30124 – Venezia servizi.istituzionali@pec.comune.venezia.it
Spett.le Regione Veneto-Area tutela e sviluppo del Territorio Direzione Commissioni Valutazioni Unità Organizzativa Commissioni VAS VINCA NUV Calle Priuli, 99 – Palazzo Linetti 30121 – Venezia
coord.commissioni inoltro a mezzo segreteria di turismo@pec.regione.veneto.it
OGGETTO: Permessi di costruire riguardanti il Piano di lottizzazione di iniziativa (P. di L.) privata C2 RS 99 per opere di urbanizzazione ed edificazione rilasciati, rispettivamente in data 14.01.2019 e 22.02.2023, dalla Direzione Servizi al Cittadino e Imprese – Settore Sportello unico Edilizia del Comune di Venezia su area limitrofa il bosco di Carpenedo e Villa Matter, segnalazione di lavori eseguiti su Via del Tinto e parte del fossato attiguo interposto a Villa Matter. Compromissione habitat prioritari in sito ZSC e ZPS IT3250010.
Si segnala che nel mese di febbraio 2025 sono stati eseguiti lavori su oltre trecento di metri di Via del Tinto, con inizio da Via Trezzo, località Venezia – Carpenedo per l’inserimento di una condotta entro terra e sua connessione con l’area del P. di L. richiamato in oggetto, interessando l’ambito del vincolo paesaggistico del Bosco di Carpenedo di cui al D.M. 1 agosto 1985 “Dichiarazione di notevole interesse pubblico riguardante il bosco di Carpenedo e l’ecosistema dei prati umidi circostanti nel comune di Venezia”, comprendente il compendio di Villa Matter ed il fossato attiguo.
I lavori eseguiti, con inizio da Via Trezzo, hanno interessato non solo la sede stradale ma pure la scarpata del fossato sottostante dove compare materiale sciolto (detriti di cava) e, in corrispondenza dell’ingresso del cantiere, più estesamente la cunetta con l’accumulo e spargimento di terreno. Tale accumulo, peraltro, appare funzionale all’interramento della parte del fossato utilizzabile dai veicoli, anche pesanti, in entrata/uscita dal cantiere sul lato opposto, entrata/uscita che resta condizionata dalla ridotta larghezza di Via del Tinto strada vicinale inadeguata anche per la struttura.
Su Via del Tinto larga poco più di m. 3 si attesta/connette la viabilità larga oltre m. 11 dell’autorizzato accesso di cantiere che servirà pure per l’insediamento residenziale, ottenuto previo tombinamento del fossato e l’eliminazione della vegetazione presente. Tale connessione dovrebbe avvenire però con strada pubblica che si trova invece a oltre cento metri, dove Via del Tinto a sua volta si attesta su Via Trezzo.
Le opere eseguite, e pure quelle verosimilmente necessarie per rendere Via del Tinto rispondente ai parametri previsti dalle norme vigenti per la viabilità pubblica (adeguata anche al transito dei veicoli di servizio e soccorso), ricadono inoltre nella fascia di rispetto di m. 50 prescritta dal parere VINCA lungo l’intera viabilità vicinale a tutela del biotopo del Bosco Di Carpenedo (nel parere VINCA, si vedano in particolare le prescrizioni a pag. 12-13 “la misura di salvaguardia prevista dall’art. 24 delle NTA del PTCP di Venezia adottato”); tra le prescrizioni, oltre all’ulteriore fascia di rispetto di m. 250 dal bosco è previsto anche il monitoraggio del livello della falda idrica superficiale (che alimenta il bosco) per mezzo dei piezometri appositamente preinstallati (nel parere VINCA “piezometri A, C e D”) e che però sono stati divelti dalle iniziali opere di cantiere unitamente alla quasi totale eliminazione della vegetazione presente.
Si ricorda che i fossati e l’insieme dei corpi idrici presenti nel contesto del Bosco di Carpenedo rivestono rilevante importanza non solo dal punto di vista morfologico e di caratterizzazione formale del luogo ma anche per l’aspetto ambientale, naturalistico e idraulico, perché componenti essenziali per la permanenza/sopravvivenza delle peculiarità naturalistiche che caratterizzano il paesaggio, come puntualmente indicato nel vincolo paesaggistico e come rilevato dalla Soprintendenza in indirizzo nella missiva datata 4.03.2020 indirizzata alla Lipu e al Comune di Venezia.
Si segnala inoltre, relativamente alle opere eseguite nel tratto iniziale del considerato fossato del lato destro di Via del Tinto, che il suo interramento – realizzato alla fine del secolo scorso – comporta la trasformazione del luogo con modalità non compatibili con la tutela paesaggistica. La superficie in tal modo resa disponibile è stata a suo tempo utilizzata dall’azienda municipalizzata della nettezza urbana per il posizionamento dei cassonetti della raccolta rifiuti; da tempo i suddetti cassonetti non ci sono più ma permane l’interramento del fossato, ora si sono aggiunti i lavori per la citata condotta, palesando l’interrogativo sulla conformità dell’attuale stato di eliminazione del tratto di fossato.
Tanto si evidenzia per ottenere chiarificazioni circa l’eventuale rilascio del parere finalizzato all’autorizzazione paesaggistica dei citati lavori o di altri non ancora eseguiti e che dovranno interessare la strada vicinale Via del Tinto per le funzionalità (opere di urbanizzazione) indispensabili all’edificabilità nell’area di lottizzazione, peraltro autorizzata al di fuori di quanto consentito dal P. di L. approvato e dall’art. 15.2 delle norme urbanistiche comunali.
Le attività di compromissione del fossato in esame rimangono pregiudizievoli al mantenimento del biotopo perimetrale al Bosco, perché vengono alterati degli habitat caratteristici di specie presenti in ambienti rurali arborati e tipiche dei sistemi idrici minori. Di maggior rilievo, nel Bosco di Carpenedo è stata censita la presenza della Biscia d’acqua, (Natrix natrix) Tritone Punteggiato (Triturus vulgaris), Rana di Lataste (Rana latastei), Raganella Italica (Hyla Intermedia), Rana Agile (Rana dalmatina), specie che richiedono una protezione rigorosa in quanto inserite nell’elenco della fauna da tutelare in base alla Convenzione di Berna del 1979 (Allegato III) , nonché specie di interesse comunitario come da citata Direttiva Habitat 92/43 del 1992 (Allegato IV).
Riferimenti normativi sui vincoli esistenti nel sito naturalistico:
Vincolo paesaggistico ai sensi della Legge 1497/1939, ora Decreto Legislativo 41/2004 stabilito con apposito Decreto Ministeriale
Vicolo paesaggistico per la presenza del bosco, art. 142, comma 1, lettera G, Decreto Legislativo 18 maggio 2001 nr. 277
Ambito naturalistico a livello regionale nr. 83, Bosco di Carpenedo, art 19 NTA del PTRC
Piano d’area della Laguna Veneziana (PALAV) approvato con PCR del 9 novembre 1995 e variante approvata con DCR nr. 70 del 21 ottobre 1999
Oasi di Protezione della fauna stabilità dal Piano Faunistico Venatorio, Leggi Regionali del 1996, 1998, 2023.
Art 29 delle norme di attuazione del Piano Territoriale Provinciale adottato dal Consiglio Provinciale prevede l’istituzione di una riserva naturale, delibera prot. 51195/L, verbale del 17.02.1999
Sito di Importanza Comunitaria (SIC) nonché Zona di Conservazione Speciale (ZSC) IT3250010 Bosco di Carpenedo
Direttiva 79/409/CEE del Consiglio del 2 aprile 1979 (Direttiva Uccelli)
Direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992 (Direttiva Habitat)
Decreto Ministero dell’Ambiente 3 aprile 2000
DGR 21.12.1998, nr. 4824, Designazione ZPS
DGR 22.06.2001 nr. 1662, Atti di indirizzo sulla gestione di SIC e ZPS
Circolare 25.01.2000 del Ministero dell’Ambiente – Servizio Conservazione della Natura, applicazione misura tutela dei siti Natura 2000
DGR 21 febbraio 2003 nr. 448
DGR 21 febbraio 2003 nr. 449
Distinti Saluti
Il delegato Lipu sez. Venezia Dr. Gianpaolo Pamio
inoltre sottoscrivono
Il presidente WWF Venezia e Territorio Dr. Roberto Sinibaldi
Il presidente Italia Nostra Sez. Venezia Prof. Alvise Benedetti
Il presidente Associazione La Salsola Sig. Claudio Piovesan
Il presidente dell’Ecoistituto del Veneto Prof. Michele Boato
Risposta del Comune di Venezia, in data 17/04/2025:
“Comune di Venezia: lavori eseguiti su area limitrofa al Bosco di Carpenedo. Segnalazione, da parte di LIPU Sezione di Venezia, di compromissione habitat del sito IT3250010. Riscontro informazioni.”