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Notizie dal territorio

Comunicato stampa botti di Capodanno 2025

La Sezione Lipu di Venezia in merito ai festeggiamenti a mezzo i fuochi d’artificio operati nella provincia di Venezia durante il capodanno 2025, alla luce delle informazioni ottenute da soci e simpatizzanti, nonché dai cittadini, esprime preoccupazione per lo stato degli uccelli selvatici.

Acclarata bibliografia a carattere scientifico evidenzia i danni operati dai botti nella fauna selvatica dalla pratica in argomento, le specie selvatiche in un periodo come quello invernale, ove hanno scarso accesso all’alimentazione si trovano, spaventate, ad abbandonare i siti di rifugio ed a dover vagare verso località ignote, nella notte, anche per molti chilometri.

Gli uccelli, sotto choc per i botti, con un battito cardiaco accelerato, con una pressione sanguigna elevata, con un inusuale carico ormonale dato dallo stress, si trovano a disperdere energie che difficilmente potranno recuperare in tempi rapidi: quanto sommato alle rigide temperature può portare alla morte del volatile per ipotermia. Non poco la dispersione del singolo uccello dallo stormo o la divisione dalla coppia, anche questo fattore incide sulle possibilità di sopravvivenza. Gli uccelli selvatici, spaventati dai fuochi d’artificio, vaganti senza meta, colti dal panico, in luoghi a loro non noti, possono facilmente urtare con autoveicoli, abitazioni, cavi elettrici, tralicci della rete elettrica e telefonica, reti metalliche, recinzioni, vetrate, ecc., con esiti spesso nefasti, se feriti e tramortiti, possono perire per le basse temperature o se nelle strade,  investiti.

È verosimile ritenere le perdite indirette di uccelli selvatici a seguito la pratica dell’utilizzo dei fuochi d’artificio siano ingenti, mancando però dei dati analitici. Da quanto è emerso, e non solo quest’anno, le ordinanze dei sindaci emesse per vietare questa pratica rimangono in buona parte disattese ed ignorate. Sotto choc, gli uccelli selvatici, possono restare per giorni senza alimentarsi, rischiando conseguenze spesso letali. 

Si valuti come molte specie di uccelli, stante l’inospitalità dei terreni agricoli di  pianura, oggetto di un agricoltura intensiva, si avvicinano ai centri urbani e periurbani, quanto per maggiore sicurezza e condizioni maggiormente favorevoli allo svernamento ed alla nidificazione, trovando però attività antropiche incompatibili per la loro conservazione, come l’utilizzo dei fuochi d’artificio. Secondo l’indice che tratta il periodo 2013 – 2023 sugli uccelli di ambiente agricolo (Farmland Bird Index è un grande progetto nazionale di raccolta dati delle specie di uccelli comuni nidificanti in Italia, promosso dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare delle Foreste dal 2009 al 2024), il declino degli uccelli in Pianura Padana raggiunge mediamente il 50%, con particolare riguardo alle seguenti specie: Verdone – 54%, Allodola – 54%, Passera Mattugia – 63%, Passera d’Italia – 64%, Averla piccola – 72%, Saltimpalo – 73%,  ed oltre.    Valutando che le aree in osservazione sono interessate da un forte incremento antropico e sottrazione di habitat, nonché dell’attività venatoria con un calendario dal 1 settembre (con le preaperture) al 31 gennaio e con una frequenza settimanale di attività venatoria di 5 giorni su 7.

Con le finalità di salvaguardare le specie in forte diminuzione risulta fattibile l’abbandono di una pratica, seppur tradizionale, del festeggiamento del nuovo anno con i fuochi d’artificio. La sommatoria di diverse pratiche, incompatibili con il mantenimento e salvaguardia della fauna ornitica porta ad una e propria decimazione di molte specie di uccelli selvatici. In attesa di una novazione normativa a carattere nazionale, che vieti commercio e vendita dei fuochi d’artificio ad uso privato, con la priorità di preservare la fauna selvatica, si richiede alle Amministrazioni Comunali di vietare la vendita di tali articoli e adottare maggiore incisività nel contrasto per chi utilizza fuochi d’artificio.  

Venezia, li 2 gennaio 2025

Il delegato Lipu Venezia
Dr. Gianpaolo Pamio

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Eventi

Corso di Birdwatching 2025

Dal 21 febbraio 2025 partirà il corso di birdwatching, organizzato dalle sezioni della Lipu di Venezia e Treviso.

La pratica del birdwatching conta ormai su decine di milioni di appassionati in tutto il mondo. Osservare gli uccelli significa imparare ad apprezzarne la bellezza e a conoscerli meglio, favorendo così il nostro impegno a tutelarli. Insomma, conoscerli per proteggerli, secondo il principio fondamentale della Lipu.

Il birdwatching stimola la concentrazione e l’attenzione ai dettagli, permette di trascorrere più tempo all’aperto e specialmente in natura, porta benefici alla salute, stimola la conoscenza del mondo naturale e dell’ecologia.

È una pratica adatta a tutte le età: bambini e bambine si appassionano moltissimo a questa attività, vivendo l’esperienza di osservazione e identificazione degli uccelli dal vivo come una grande e infinita caccia al tesoro, che può essere praticata ovunque.

Durata: 4 incontri teorici il venerdì alle ore 20.30 – 21 e 28 febbraio, 7 e 14 marzo – e una uscita esperienziale sul campo da concordare.

Programma

21/2 Saluti da parte del Presidente, Alessandro Polinori. R. Guglielmi “Il birdwatching: una panoramica introduttiva”, E. Stival “Esperienze di birdwatching e uccelli acquatici”

28/2 L. Boscain “Per cominciare: gli uccelli del proprio giardino”, E. Vettorazzo “Uccelli degli ambienti montani”

7/3 L. Boscain “Come orientarsi con un gruppo difficile: introduzione ai limicoli”, S. Stefani “Strumenti ottici per l’osservazione degli uccelli. Ottiche e tecniche per la fotografianaturalistica”

14/3 R. Guglielmi “I rapaci diurni: guida al riconoscimento delle specie più comuni in Veneto”, A. Montemagno “Sulle tracce degli uccelli: le penne”

Costo: 25€ per i soci Lipu, 30€ per i non soci e le famiglie, gratuito per i minori di 18 anni. Per i nuovi iscritti il corso è gratuito.

Pagamento

Residenti nella provincia di Treviso: seguire questo link per i dettagli. Nella causale del versamentoindicare “iscrizione al corso di birdwatching” oppure “iscrizione alla sezione Lipu di Treviso a seguito iscrizione al corso di birdwatching”.

Residenti nella provincia di Venezia: seguire questo link per i dettagli. Nella causale del versamentoindicare “iscrizione al corso di birdwatching” oppure “iscrizione alla sezione Lipu di Venezia a seguito iscrizione al corso di birdwatching”.

I residenti in altre provincie potranno scegliere a quale sezione provinciale inviare il pagamento.

Ricordiamo che per i nuovi iscritti il costo dell’iscrizione comprende anche la partecipazione al corso.

Sede del corsoArea 8 Campus, via Str. della Serenissima 3/D, Silea (Tv)

Uscita sul campo: durante il corso indicheremo la data ed i dettagli organizzativi.

Info e iscrizioni: treviso@lipu.it – cell. 347 717 3143 (G. Pamio, delegato Lipu Venezia)

Consigliamo di iscriversi per tempo. Vi aspettiamo!

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Notizie dal territorio Pubblica amministrazione

Stop agli pneumatici sulle barche: richiesta la modifica del regolamento per la Circolazione Acquea del Comune di Venezia [Aprile 2024]

Venezia, lì 3 aprile 2024

Spett.le Comune di Venezia, Ufficio Area Lavori Pubblici Mobilità e Trasporti
Indirizzo: dirlavoripubblici@pec.comune.venezia.it

e, p.c.

Spett.le Regione del Veneto Settore Parchi e Tutela Biodiversità
Indirizzo: turismo@regione.veneto.it

Spett.le Città Metropolitana di Venezia, Ufficio Ambiente
Indirizzo: protocollo.cittametropolitana.ve@pecveneto.it

Spett.le Capitaneria di Porto di Venezia
Indirizzo: dmvenezia@pec.mit.gov.it

Oggetto: richiesta modifica Regolamento per la Circolazione Acquea del Comune di Venezia su utilizzo parabordi per natanti, unità tenute con motore acceso in sosta e con conseguente inquinamento atmosferico.

Gentili in indirizzo,

stante delle segnalazioni giunte alle scriventi Associazioni da parte della cittadinanza, con la presente vengono rappresentate delle problematiche di campo ambientale, risolvibili con semplici accorgimenti.


Criticità: presenza nel fondale della Laguna di Venezia di cospicui quantitativi di pneumatici esauriti, in Laguna aperta come nei canali interni sono presenti grandi quantità di vecchi pneumatici, negli anni, decine di migliaia si stima. Tali, in minima parte dovuti allo scarico abusivo, la stragrande maggioranza, viste il diametro e la loro
destinazione d’uso, in quanto trattasi di pneumatici da scooter, motocicli, ciclomotori, minicar, trattorini per giardino, ecc. sono derivati da un loro improprio utilizzo nei mezzi di trasporto acqueo (principalmente le tope uso trasporto merci, conto terzi o conto proprio). Lo pneumatico esausto, abbandonato in Laguna, rappresenta un serio pericolo per l’ecosistema lagunare in quanto inquinante e, come per tutti i rifiuti abbandonati, è sanzionato ai sensi dell’art. 255 comma 1 del DLgs 152/2006 (codice ambientale) come reato penale. Gli impropri parabordi costituiti da pneumatici vengono impiegati per ottenere un risparmio in termini economici rispetto ai parabordi omologati, la differenza è che quelli conformi e propri, una volta danneggiati, cadono in acqua e galleggiano, il pneumatico, rotta l’intelaiatura in acciaio cade in acqua ed affonda rendendo molto difficile, quando voluto, il relativo recupero.

Proposta soluzione: dal momento che i parabordi sono finalizzati all’impiego su natanti utilizzati nel Centro Storico con l’obiettivo di non danneggiare la Pietra d’Istria delle Fondamente, addette al carico – scarico merci, si richiede la modifica dell’attuale normativa
di riferimento: Regolamento per la Circolazione Acquea nel Comune di Venezia approvato dal Consiglio Comunale con Deliberazioni nr. 216 del 07.10.1996 e nr. 205 del 28.07.1997 con successive modifiche ed integrazioni. Detto regolamento all’art. 5 (Rive) comma 6,
recita: “ Per il carico e lo scarico dei materiali sfusi, il conducente deve stendere tra l’imbarcazione e la riva o fondamenta una tela impermeabile, per impedire che cadano in acqua i materiali stessi. Durante la manovra di accosto e la successiva permanenza all’ormeggio dovranno essere disposti idonei e sufficienti parabordi (omologati) ndr ad impedire il danneggiamento delle rive, delle fondamenta e delle strutture di approdo in genere. Le imbarcazioni con lo scafo in ferro devono essere dotate di quanto previsto
dall’art. 7 punto 1.”
In grassetto la dicitura con cui si suggerisce l’integrazione.

Criticità: permanenza in sosta nelle Rive e Fondamenta del Centro Storico di unità con il motore acceso senza necessità e conseguente inquinamento atmosferico. La peculiarità del Centro Storico di Venezia, costretto da Calli ed ambiti dalle esigue superfici,
contribuisce alla stagnazione dell’aria e dei relativi inquinanti. I motori dei mezzi circolanti in Laguna non sono soggetti alle stringenti norme equivalenti per i veicoli in Terraferma. Il
Regolamento per la Circolazione Acquea del Comune di Venezia, cui al punto precedente, all’art. 2 (Circolazione) al comma 17, recita: “E’ fatto obbligo ai conducenti di imbarcazioni a motore, eccettuati i mezzi dell’ACTV impegnati nel servizio di trasporto pubblico di linea spegnere il motore non appena attracchino o sostino nei rii e canali interni, fatta eccezione per le imbarcazioni che dotate di particolari strumentazioni funzionali all’uso cui l’imbarcazione stessa è adibita, abbiano necessità di far funzionare dette strumentazioni
mantenendo il motore acceso”.

Proposta soluzione: informare la cittadinanza delle nocività di tali comportamenti nonché inasprire le relative sanzioni.

Cordialmente

Il presidente del WWF Venezia e Territorio
Dr. Roberto Sinibaldi

Il delegato LIPU ODV Sezione di Venezia
Dr. Gianpaolo Pamio

Il presidente del Gruppo per la salvaguardia
dell’ambiente “La Salsola”
Claudio Piovesan

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Notizie dal territorio Pubblica amministrazione

Audizione dell’UNESCO a Venezia: intervento della LIPU sulle criticità della città lagunare

A:

l.eloundou-assomo@unesco.org (Lazare Eloundou Assomo, Direttore WHC)

b.de-sancristobal@unesco.org (Berta de Sancristobal (Capo dell’Unità Operativa per l’Europa)

L.duwyn-estrade@unesco.org (Laurence Duwyn Estrade Executive Assistant)

r.viragos@unesco.org (Reka Viragos (Programme Specialist)

I.caquet@unesco.org (Irena Caquet (Programme Specialist)

wh.ena@unesco.org (dip.europe and north America).

Criticità a Venezia

Documento del 23.10.2024

  • Moto Ondoso entro al Laguna di Venezia sta portando oltre ad un pericolo statico per gli edifici che sono a rischio crollo, porta ed una lenta ma pervicace erosione di tutti margini dei canali e rii nonché all’interramento dei canali minori. La maggior parte di moto ondoso è generata da unità per il trasporto di turisti e da mezzi di trasporto acqueo
  • Valli da Pesca circa 1/3 dell’area lagunare è preclusa all’espansione delle maree. Tali aree sono denominate Valli da Pesca e sono di proprietà privata, qui viene canalizzata dell’acqua dolce per trattenere, alimentandoli artificialmente anatidi di passo essendo in piena rotta migratoria per poi cacciarli. Non si conosce la vera portata dell’attività venatoria in quanto i controlli ed i dati vengono forniti dagli stessi proprietari.
  • Inquinamento della Laguna attualmente tutti gli scarichi fognari della città di Venezia finiscono in Laguna in quanto è priva di una rete fognaria. I fiumi con le piene portano in mare ogni genere di rifiuto solido e poi rientra in Laguna dalle Bocche Portuali. Non da poco le reti ammalorate per l’allevamento di cozze gettate per praticità in mare poi rientrano in Laguna. Pure i pneumatici di ciclomotore il cui impiego è consentito per i mezzi da trasporto, una volta esausti cadono in mare restando sul fondo della Laguna.
  • Salinità della Laguna la Laguna di Venezia con lo scavo dei canali marittimi, vedi Canale San Leonardo sta cambiando la salinità delle acque avendo così un nuovo habitat e perdendo la proprietà di nersery per la riproduzione delle specie ittiche. 
  • Venezia sta affondando con i litorali attigui Il Presidente di ANBI (Associazione Nazionale Bonifiche) Veneto lanciava l’allarmante messaggio in occasione della “Giornata Mondiale della Terra 2021: ”i lunghi periodi siccitosi comportano una riduzione dellaportata dei fiumi a vantaggio dell’acqua di mare che dalla foce risale per molti chilometri. La contaminazione da sale nelle falde acquifere delle zone costiere dipende invece più direttamente dall’attività dell’uomo: l’aumento dei prelievi di acqua dolce per uso potabile e produttivo lascia infatti spazio nelle falde alle infiltrazioni di acqua marina, alla cementificazione si aggiunge il tema della diminuzione della fertilità del suolo. In questo contesto il problema della salinizzazione va affrontato con la massima attenzione.”  Già nel 2003, infatti, la pubblicazione della Provincia di Venezia, tuttora in rete, titolo “Intrusione Salina e Subsidenza nei Territori di Padova e Venezia”, autori Carbognin -Tosi (del CNR), rilevava l’incremento della subsidenza sulla fascia litoranea e le sue cause: l’”effetto dell’intrusione salina proveniente direttamente dalla linea di costa o dalla conterminazione, lagunare, deve tenere contoanche dei processi che favoriscono la contaminazione, quali: la risalita dell’onda di marea lungo le foci dei fiumi e canali; la risalita dell’onda di marea lungo la rete di bonifica attraverso manufatti (botti a sifone, porte vinciane, sostegni, ecc.) in contatto con corpi idrici salati, che periodicamente o perennemente consentono riflusso verso monte; la risalita di acque sotterranee salate per l’azione di mantenimento del franco di bonifica delle idrovore; la contaminazione causata dall’intercettazione dei livelli salati sotterranei durante il dragaggio o scavo di canali della rete di bonifica e la risalita delle acque fossili profonde.” e inoltre “E’ stato inoltre appurato un aggravamento dei tassi di abbassamento lungo il cordone litorale di Cavallino-Jesolo dove i nuovi sfruttamenti di acque sotterranee  con pozzi artesiani sembrano giocare un ruolo non trascurabile nella dinamica del processoLa subsidenza della struttura litoranea potrebbe comportare anche l’aumento dei processi erosivi costieri.”Era indicato da mantenere il livello freatico (acqua dolce) sotto il piano campagna e pure il pericoloSi sa che la vita della laguna di Venezia è legata allo stato dei litorali i quali, è noto, non hanno una altimetria che possa proteggere la laguna da mareggiate veramente eccezionali”. Da allora la quota del suolo si è ridotta (subsidenza) di 15-20 cm. rispetto al medio mare, progrediti l’intrusione/cuneo salino e l’erosione del litorale, mentre permangono lunghi periodi id carenza idrica nel suolo e sottosuolo.

Nell’aprile 2016, a Jesolo, al convegno tenuto al Pala Arrex con titolo “IL FENOMENO DELLA SUBSIDENZA NELL’ALTO ADRIATICO CONNESSO CON L’ESTRAZIONE DAL SOTTOSUOLO”, relatori dell’Università di Padova e del CNR Ismar Venezia esponevano alcuni dati: la subsidenza con valori di 3-6 mm/anno e oltre in corrispondenza delle nuove edificazioni, dove la misura è 1 cm/anno; per l’eustatismo l’indicazione e di 3,7 mm/anno (dati ISPRA 1994-2016),  poi la problematica presenza salina sul litoraleLa quota annua complessiva persa dal livello del suolo rispetto al medio mare misurava quindi circa 1 cm/anno e oltre per l’edificazione recente. L’urbanizzazione è progredita con volumetrie rilevanti, pure i consumi idrici. Da allora, rispetto al medio mare la perdita di quota del suolo è di almeno 8 cm. in un territorio posto estesamente tra la quota del medio mare e già sotto tale quota.

Conferma delle dinamiche in atto sul litorale arriva dall’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)data dicembre 2023, come riportato su “Environmental Research Letters” visibile al link: https://iopscience.iop.org/article/10.1088/1748-9326/ad127e#erlad127ef7.  E’ segnalata la sottostima della subsidenza prevista dall’IPCCper gli effetti del riscaldamento climatico. Nello studio, riguardante le dinamiche evolutive del livello del suolo nel bacino del Mediterraneo, si legge :” Vale la pena notare che la maggior parte della popolazione che vive lungo le coste del Mediterraneo non è a conoscenzadell’innalzamento della SL (livello del mare), della subsidenza del terreno e del relativo pericolo costiero che impattano sull’ambiente, sulle infrastrutture costiere e sulle attività umane (Loizidou et al 2023) …Gran parte delle coste di Italia … si sta abbassando, accelerando così l’ascesa della SL” (See level). E, nel caso del litorale dell’alto Adriatico: “zone costiere basse come delta fluviali, lagune, aree di bonifica”, la perdita di quota indicata è di 4-6 mm./anno sulle aree del litorale veneziano e perilagunari, minore nell’area lagunare, circa 2 mm./anno, superiore a 6 mm. nel Polesine; pure: “conseguente erosione costiera e ritiro e salinizzazione della falda freatica, rappresentando quindi un significativo fattore di pericolosità per le coste, popolazioni e infrastrutture” 

Negli anni scorsi, oltre al messaggio del Presidente ANBI, venivano notizie allarmanti degli effetti dei prolungati periodi di scarse precipitazioni, del deflusso idrico pressochè assente nei fiumi dove il cuneo salino persisteva fiumi con misure inconsuete: 60 Km. nel Po, 30-40 Km nel Livenza e Piave, poi variamente negli altri fiumi e canali con sbocco in mare o laguna; comparivano anche le difficoltà per le non più banali funzioni quotidiane e le pesanti ricadute sul sistema economico. Il più recente periodo primaverile-estivo piovoso (con eventi estremi tipici del riscaldamento climatico) ha rimosso il ricordo della carenza idrica, ma permangono gli effetti della persistente presenza salina, nel suolo e sottosuolo, sulla misura della subsidenza (perdita di quota rispetto livello medio-mare). Permane di circa 1 cm./anno la perdita di quota rispetto al medio mare della fascia litoranea, già estesamente posta sotto tale quota, e ancora maggiore nel Polesine sia la misura dello stato di fatto sia della dinamica. E permangono pure i consumi idrici a livelli incompatibili che hanno contribuito allo stato di penuria de sistemi idraulico e idrogeologico dell’intera pianura alluvionale, stante l’apporto idrico annuo delle precipitazioni in riduzione e il suo regime variato per il riscaldamento climatico. E nemmeno aiuta l’aumento turistico nei mesi estivi, con cementificazione e consumo idrico aggiuntivi quando è al massimo pure il consumo agricolo/allevamenti, mentre il deflusso fluviale è al minimo (con cuneo salino nei fiumi in estensione). Relativamente alla subsidenza della laguna di Venezia, intorno a 2 mm./anno attuali, la misura è meno della metà dal suo intorno e dal litorale, che la separa dal mare;  raggiungeva 1,5 cm./anno in presenza del prelievo idrico dal sottosuolo, attivo a P.to Marghera fino al 1970.

Consumo idrico e cementificazione sono da fermare, come segnala l’ANBI. Un indirizzo operativo   palesemente contraddetto, per perseguire l’aumento degli insediamenti e infrastrutture, come risulta dagli strumenti urbanistici e progetti autorizzati o in fase di autorizzazione. Un indirizzo che prospetta l’aggravamento degli effetti già segnalati per suolo e sottosuoloprogressiva contaminazione salina e degrado chimico-fisico del suolo con pesantipenalizzazioni per la presenza umana. Una prospettiva che l’applicazione della legge urbanistica regionale dovrebbe evitare, se applicata, stante l’obbligo della verifica di sostenibilità ambientale delle previsioni urbanistiche e infrastrutturali. Lo strumento sono le valutazioni ambientali VAS e VINCA, poi pure la valutazione VIA per i progetti con rilevanti ricadute ambientaliIl contenuto delle valutazioni risulta invece pregiudizialmente indirizzato all’attestazione della sostenibilità, non aderente agli argomenti essenziali. Esemplare il caso del Comune di Eraclea, con VAS regionale favorevole per l’utilizzazione insediativa di un’area agricola, nella quale si legge presente: “risalita del cuneo salino, la salinizzazione del suolo e l’eustatismo, e pericolo per la sicurezza idraulica, la stabilità degli edifici esistenti e di futura costruzione, fertilità del suolo e la biodiversità”. Conseguente è l’approvazione del piano per il villaggio turistico (14 mila persone), senza nulla eccepire sugli effetti dell’approvvigionamento idrico (fiume Livenza con presenza salina) e sul consumo di suolo. Analoghi esiti conclusivi, dopo analoghe omissioni istruttorie, si ritrovano nei Comuni di Jesolo, Caorle, Cavallino, S.M.T/Bibione, anche Venezia e nella generalità del territorio per espansioni insediative, servizi e intrattenimento. C’è anche in progetto la nuova Autostrada del Mare,  per più veicoli ancora in transito verso il litorale. A Venezia, avviata a superare i 30 milioni di turisti annui, sulla fascia perilagunare (territorio di bonifica) sono previsti e in parte in corso progetti di nuova infrastrutturazione per la mobilità e impiantistica per sport-spettacolo. Non compare la problematica del prelievo idrico nel sottosuolo, nelle lunghe fasi di cantiere, e dell’interferenza delle opere sul sistema idrogeologico. Nel caso del progetto Ferrovie dello Stato (lavori iniziati) per la connessione ferroviaria dell’Aeroporto Marco Polo, la stazione è prevista in galleria (circa 4 Km.) con opere poste a oltre 36 metri di profondità, drenaggio stimato in 12 milioni di litri/giorno, più livelli di falda interferiti, anche in pressione, recapito idrico in laguna. Nessuna valutazione è stata svolta per gli effetti del drenaggio delle acque di falda e l’interferenza/destrutturazione dell’assetto idrogeologico in presenza di paleoalvei di prossimità lagunare, pure per il recapito idrico in laguna sebbene per la ZSC e ZPS “laguna superiore di Venezia” valga l’obbligo della conservazione della biodiversità. Poco lontano è avviata la realizzazione di un palazzetto dello Sport e di uno Stadio con relative nuove opere viarie.

Cordialmente,

Delegato LIPU Venezia
Dott. Gianpaolo Pamio

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[ENGLISH VERSION]

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Critical Issues of Venice

Document of 23.10.2024

  • Wave Motion in the Venice Lagoon: Wave motion within the Venice Lagoon is not only causing a static danger to buildings at risk of collapse but is also leading to slow yet persistent erosion of the banks of canals and streams, as well as the silting of smaller canals. Most of the wave motion is generated by boats used for tourist transportation and other watercraft.
  • Fishing Valleys: Approximately one-third of the lagoon area is closed off to tidal expansion. These areas are known as “Fishing Valleys” and are privately owned. Freshwater is channeled into them to artificially sustain migrating ducks, which are then hunted, as this is a key migratory route. The true extent of hunting activity is unknown, as inspections and data are provided by the property owners themselves.
  • Pollution in the Lagoon: Currently, all of Venice’s sewage discharges into the lagoon, as the city lacks a proper sewage network. River floods carry all kinds of solid waste into the sea, which then reenters the lagoon through the port openings. Furthermore, damaged mussel farming nets are discarded into the sea for convenience and then return to the lagoon. Similarly, worn-out moped tires, used by transportation vehicles, fall into the sea and remain at the bottom of the lagoon.
  • Salinity of the Lagoon: The excavation of maritime channels, such as the San Leonardo Channel, is altering the salinity of the lagoon waters, creating a new habitat and causing the lagoon to lose its role as a nursery for fish species reproduction.
  • Venice is sinking, along with adjacent coastlines: The President of ANBI (National Association of Land Reclamation) Veneto issued a warning during Earth Day 2021: Long drought periods reduce river flow, allowing seawater to rise inland for many kilometersSalt contamination of coastal aquifers is more directly linked to human activity: increased extraction of freshwater for drinking and industrial use leaves room in the aquifers for seawater infiltration. Alongside urbanization, this leads to a reduction in soil fertility. In this context, the issue of salinization must be addressed with utmost attention.” In 2003, a publication by the Province of Venice, titled “Saltwater Intrusion and Subsidence in the Territories of Padua and Venice” by Carbognin and Tosi (CNR), highlighted the increasing subsidence along the coastline and its causes: the “effect of saltwater intrusion coming directly from the coast or the lagoon must also consider processes that favor contamination, such as the rise of tidal waves along river and canal mouths; the rise of tidal waves through drainage networks via structures (siphon pipes, sluice gates, supports, etc.) in contact with salty water bodies, periodically or permanently allowing backflow upstream; the rise of salty groundwater due to drainage pump maintenance; contamination caused by intercepting salty underground levels during dredging or excavation of drainage channels, and the rise of deep fossil waters.” Additionally, they found “an increase in subsidence rates along the Cavallino-Jesolo coastline, where new groundwater exploitation through artesian wells appears to play a significant role in the process. The subsidence of the coastal structure could also exacerbate coastal erosion processes.” It was recommended to maintain the freshwater level below ground level, and the risk was highlighted: “It is known that the life of the Venice Lagoon is tied to the state of the coastlines, which, as is well known, do not have sufficient elevation to protect the lagoon from exceptional storm surges.” Since then, the ground level has decreased by 15-20 cm relative to the average sea level, saltwater intrusion and coastal erosion have advanced, and long periods of water scarcity in the soil and subsoil persist.

In April 2016, at the conference held at Pala Arrex in Jesolo titled “The Phenomenon of Subsidence in The Upper Adriatic Connected to Underground Extraction,” speakers from the University of Padua and CNR Ismar Venezia presented some data: subsidence with values of 3-6 mm/year and more in areas with new constructions, where the measurement is 1 cm/year; for eustatism, the indication is 3.7 mm/year (ISPRA data 1994-2016), along with the issue of saltwater presence on the coastline. The total annual land level loss compared to the average sea level measured about 1 cm/year or more for recent constructions. Urbanization has progressed with significant building volumes, as have water consumption levels. Since then, the land has sunk at least 8 cm below the average sea level in areas that were already either at or below that level.

Confirmation of these dynamics along the coastline comes from the INGV (National Institute of Geophysics and Volcanology) in December 2023, as reported in “Environmental Research Letters,” visible at the link: https://iopscience.iop.org/article/10.1088/1748-9326/ad127e#erlad127ef7. The study highlights the underestimation of subsidence projected by the IPCC regarding the effects of climate warming. The research on soil level dynamics in the Mediterranean basin notes: “It is worth noting that most of the population living along the Mediterranean coasts is unaware of the rise in SL (sea level), ground subsidence, and the related coastal hazards impacting the environment, coastal infrastructure, and human activities (Loizidou et al 2023) […] A large part of Italy’s coasts is sinking, accelerating the rise of SL (sea level).” Regarding the Upper Adriatic coast“Low-lying coastal areas such as river deltas, lagoons, and reclaimed lands” are experiencing a land level loss of 4-6 mm/year on the Venetian coastline and peri-lagoon areas, less in the lagoon (around 2 mm/year), and more than 6 mm/year in the Polesine region. Furthermore, “this results in coastal erosion, retreat, and salinization of the water table, representing a significant hazard to coasts, populations, and infrastructure.”

In recent years, in addition to the ANBI President’s message, alarming reports emerged about the effects of prolonged dry spells and the near-total absence of water flow in rivers where the salt wedge persisted with unusual measurements: 60 km in the Po River, 30-40 km in the Livenza and Piave Rivers, and various other rivers and canals flowing into the sea or lagoon. There were also challenges for basic daily functions and severe impacts on the economic system. The most recent rainy spring-summer period (with extreme events typical of climate warming) erased the memory of water scarcity, but the effects of persistent saltwater presence in soil and subsoil remain, as does its impact on subsidence (loss of land relative to the average sea level). The land loss rate of about 1 cm/year compared to the average sea level continues along the coastline, which is already extensively below that level, and is even greater in the Polesine, both in current measures and dynamics. Water consumption remains at unsustainable levels, contributing to the depletion of the entire alluvial plain’s hydraulic and hydrogeological systems, given the reduced annual water supply from rainfall and its altered pattern due to climate warming. The increase in tourism during the summer months also does not help, with additional urbanization and water consumption coinciding with the peak in agricultural and livestock usage, while river flow is at its lowest (and the salt wedge extends further into rivers). Regarding subsidence in the Venice Lagoon, currently about 2 mm/year, this measure is less than half of that in its surroundings and the coastline separating it from the sea; it reached 1.5 cm/year when groundwater extraction was active in Porto Marghera until 1970.

Water consumption and urbanization must be stopped, as ANBI highlights. This operational directive is clearly contradicted by the ongoing pursuit of increased settlements and infrastructure, as evidenced by urban planning tools and projects already authorized or in the process of authorization. This direction threatens to worsen the already noted effects on the soil and subsoil: progressive salt contamination and the chemical-physical degradation of the soil, with severe consequences for human presence. A scenario that should be avoided by the application of regional urban planning laws, if properly enforced, given the obligation to assess the environmental sustainability of urban and infrastructure plans. The tools for this are the VAS (Strategic Environmental Assessment) and VINCA(Natura 2000 Impact Assessment), as well as the VIA (Environmental Impact Assessment) for projects with significant environmental impact. However, the content of these assessments is prejudicially oriented toward certifying sustainability, without addressing the essential issues.

A striking example is the case of the Municipality of Eraclea, where the regional VAS gave a favorable opinion for the residential development of an agricultural area, despite acknowledging the presence of “salt wedge rise, soil salinization, eustatism, and risks to hydraulic safety, the stability of existing and future buildings, soil fertility, and biodiversity.” Nevertheless, the plan for a tourist village (14,000 people) was approved without any objections regarding water supply (from the Livenza River, which has saline presence) or soil consumption. Similar conclusions, following similar procedural omissions, are found in the municipalities of Jesolo, Caorle, Cavallino, S.M.T/Bibione, and even Venice, for residential, service, and entertainment expansions. There is also a project for the new “Autostrada del Mare” (Sea Highway), aimed at accommodating more vehicles heading toward the coast.

In Venice, which is approaching over 30 million tourists annually, projects for new infrastructure for mobility and sports-entertainment facilities are planned or already underway in the reclaimed land near the lagoon. There is no mention of the issues related to groundwater extraction during the long construction phases, nor of the impact of these projects on the hydrogeological system. In the case of the Italian State Railways project (already started) for the railway connection to Marco Polo Airport, the station is planned to be underground (approximately 4 km) with works at over 36 meters in depth, and drainage estimated at 12 million liters/day, affecting groundwater levels, including those under pressure, with water discharging into the lagoon. No assessment has been made regarding the effects of groundwater drainage and the interference/destruction of the hydrogeological system in the presence of ancient riverbeds near the lagoon, nor for the water discharge into the lagoon, despite the biodiversity conservation obligation for the ZSC (Special Conservation Area) and ZPS (Special Protection Area) “upper Venice lagoon.” Not far away, the construction of a sports arena and a stadium with related new roadworks is underway.

Sincerely,

LIPU Venezia Delegate
Dr. Gianpaolo Pamio

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Eventi Oasi e riserve

Evento Passeggiando nell’Oasi: visite guidate nell’Oasi Lycaena il 1 Dicembre

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Notizie dal territorio Pubblica amministrazione

Bracconaggio: abbattuto uno Sparviere a Campolongo Maggiore (VE)

Venezia, li 24 ottobre 2024

Alla c.a. della Polizia Provinciale di Venezia

Oggetto: Lipu Sezione di Venezia, segnalazione episodio di bracconaggio in località Campolongo Maggiore VE.

Spett.le Sezione di Polizia,

con la seguente missiva si informa per quanto di seguito.

In data giovedì 17 u.s. la Sezione Lipu di Padova veniva allertata per la presenza in località Campolongo Maggiore, con geolocalizzazione https://maps.app.goo.gl/Zj4dDji9o79Njjqr8 di un esemplare di Sparviere Accipiter nisus a terra,  in difficoltà. Personale della Lipu si portava sul posto per accertare lo stato dell’uccello ed appurava che era morto da poco. Al fine di risalire a delle eventuali cause si provvedeva a far eseguire una radiografia presso un ambulatorio veterinario e qui si appurava la presenza di un pallino di piombo nel corpo dell’animale, precisamente nello sterno. Da un attenta esamina il pallino risulta di un diametro superiore a quelli usati per cacciare colombacci, merli o corvidi.

Radiografia dello Sparviere abbattuto

Dal momento le Valli da Pesca e da Caccia risultano a pochi chilometri, si potrebbe ipotizzare che lo Sparviere è stato colpito con un munizionamento usato in genere per gli anatidi dall’interno delle Valli o appena all’esterno, in quanto è stato segnalato che taluni si posizionano nei pressi delle suddette Valli in attesa che qualche esemplare di anatide sconfini. In loco, non risultano capanni da caccia od appostamenti essendo il territorio alquanto piatto e privo di vegetazione. Una volta colpito lo Sparviere dal momento le ali sono state risparmiate ha volato per qualche chilometro, finchè per probabile emorragia interna sopravvenuta si è accasciato a terra trovando poi la morte. Dalle dimensioni si desume sia un giovane nato nel 2024, privo di anello, è verosimile fosse alla sua prima migrazione dopo essere nato nella Penisola Scandinava o Russia. Il Veneto Orientale rimane in piena rotta migratoria dal Nord Europa al Bacino del Mediterraneo e Paesi Subsahariani.

Un grazie anticipato per l’interessamento.

Il delegato della Sez. Lipu di Venezia
Dr. Gianpaolo Pamio

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Eventi

Evento: Tornano le lenticchie di Natale della LIPU

Tornano le lenticchie delle feste targate LIPU, ecco le date e dove potrai trovarle.

Oasi – Riserva Cave di Gaggio
Via Giacomo Matteotti 26, Marcon (VE)
Domenica 1 – 8 – 15 – 22 – 29 dicembre
Dalle ore 08:00 alle 17:00
Per info: responsabile Oasi – Riserva, Sandro Stefani
Tel. 3392378105
email: oasi.cavedigaggio@lipu.it

LIPU Sezione di Venezia
Piazzetta Coin Mestre (VE)
Domenica 8 dicembre 
Dalle ore 12:00 alle 19:00
Per info: referente per l’evento, Ferdinando Monachino
Tel. 3398543933
email: venezia@lipu.it

Oasi San Nicolò
Lido di Venezia (VE)
Su prenotazione
Per info: responsabile Oasi, Antonio Borgo
email: oasi.sannicolo@lipu.it

Oasi – Riserva Ca’ Roman
Pellestrina (VE)
Su prenotazione
Per info: responsabile Oasi – Riserva, Luca Mamprin
Tel. 340.6192175
email: oasi.caroman@lipu.it

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Informazioni Pubblica amministrazione

Inquinamento atmosferico nella Regione Veneto: criticità, possibili misure di contrasto e contenimento

Venezia, li 7 marzo 2024

Indirizzo e-mail
post@consiglioregioneveneto.it
protocollo@consiglioveneto.it

con preghiera di trasmissione

Ai sigg.ri consiglieri regionali
Regione del Veneto
Palazzo Ferro Fini
San Marco, 2322
Cap 30123

Sigg.ri consiglieri,

Oggetto: inquinamento atmosferico nella Regione Veneto, criticità, possibili misure di contrasto e contenimento.

La scrivente Associazione, interpellata da alcuni iscritti circa la posizione della medesima nei confronti del fenomeno dell’inquinamento atmosferico  e delle possibili soluzioni, riporta quanto di seguito.

La situazione dell’inquinamento atmosferico nella Regione Veneto, si sta progressivamente aggravando, pur essendo costantemente monitorata non si intravedono soluzioni a breve, di contro un peggioramento. Acclarata ed ampia la bibliografia in merito ne dettaglia le conseguenze per la salute umana: il Giornale Italiano dell’Arteriosclerosi, nr. 14 a riguardo “Inquinamento atmosferico, aterosclerosi e rischio cardiovascolare” a cura di Clinica Medica “A. Murri”, Dipartimento di Medicina di Precisione e Rigenerativa e Area Jonica – (DiMePRe-J) – Università degli Studi di Bari Aldo Moro; International Society of Doctors for Environment (ISDE), Arezzo”

(…) Nello studio AIRCHD (Air Pollution ad Cardiovascular Dysfunctions in Healthy Adults Living in Beijng) è stato valutato il rapporto fra l’esposizione ad alti livelli di PM2.5 e marker di instabilità della placca. In particolare, è stato osservato che l’esposizione cronica ad alti livelli di PM2.5 determina un incremento della metallo-proteinasi dal 8,6% al 141,4%. In considerazione del ruolo dei lipidi nell’induzione del processo aterosclerotico, diversi studi hanno valutato la relazione tra profilo lipidico e inquinamento atmosferico. Tale relazione e ben documentata sia da studi epidemiologici sull’uomo che in modelli animali (…)

RIASSUNTO

“(…) Circa 3 milioni di morti/anno per cardiopatia ischemica e ictus sono attribuibili all’inquinamento atmosferico. Per questo le Società Europee ed Americane di Cardiologia hanno attribuito all’inquinamento atmosferico il ruolo di fattore di rischio cardiovascolare maggiore, sottolineandone il ruolo patogenetico nell’induzione della malattia aterosclerotica. Circa l’80% della popolazione residente in aree urbane è esposto a concentrazioni atmosferiche di inquinanti che superano le soglie suggerite dall’Organizzazione Mondiale della Sanita. Numerosi studi epidemiologici e sperimentali hanno evidenziato come l’inquinamento atmosferico abbia conseguenze cardiovascolari per esposizioni a breve e lungo termine e, nel lungo termine, promuove la formazione e progressione della placca ateromasica, svolgendo un ruolo chiave nella patogenesi degli eventi cardiovascolari maggiori. Dal punto di vista patogenetico gli inquinanti atmosferici sono in grado di alterare l’omeostasi lipidica e di indurre stress ossidativo, infiammazione cronica sistemica, disfunzione endoteliale ed effetto protrombotico. Tali effetti patogenetici iniziano molto precocemente (età adolescenziale-giovanile) e continuano durante l’intero arco di vita, interagendo con altri fattori di rischio e amplificandone il peso. Nonostante gli enormi progressi diagnostici e terapeutici in ambito cardiovascolare e metabolico e gli sforzi per ridurre l’inquinamento atmosferico nelle aree urbane, il peso epidemiologico (morbilità e mortalita) delle malattie cardiovascolari rimane inaccettabilmente alto. Le evidenze disponibili impongono di puntare con decisione verso misure di prevenzione primaria (ad es. ridurre i processi di combustione, l’utilizzo di fossili e di altre sorgenti inquinanti come allevamenti e colture intensive, preservare e incrementare le aree verdi) per cercare di invertire il crescente trend epidemiologico di malattie legate all’aterogenesi, ridurre le disabilità e la crescente spesa sanitaria che ne derivano (…)”.

Le soluzioni di omettere spazi verdi anche a filare, oltre a portare dei danneggiamenti in termini economici, quali il disvalore delle aree interessate, ad un maggiore consumo di energia elettrica per il funzionamento dei condizionatori d’aria, sono in contrasto con le indicazioni fornite dal WHO Word Health Organization, (Agenzia Speciale dell’ONU). Viene riportato nel documento interamente reperibile nel sito del WHO (…) lo stile di vita urbano moderno è associato a stress cronico, attività fisica insufficiente, ed esposizione a rischi ambientali antropici. Gli spazi verdi urbani come parchi, parchi giochi, e vegetazione residenziale, possono promuovere la salute mentale fisica e ridurre la malattia e la mortalità dei residenti urbani offrendo rilassamento psicologico e alleviamento dello stress, stimolando la coesione sociale, sostenendo l’attività fisica e riducendo l’esposizione agli inquinanti, rumore e calore eccessivo. Le nuove scoperte mostrano che gli interventi per aumentare o migliorare lo spazio verde urbano possono fornire risultati positivi in termini di salute, sociali e ambientali per tutti i gruppi di popolazione, in particolare tra i gruppi di status socio economico inferiore (..). 

Innumerevoli poi sono i benefici delle alberature in Città solo per citarne alcune dal Documento Verde Urbano redatto dalla LIPU sede Nazionale nel 2016

 (…) Valutazioni economiche

Oltre alla quantificazione dei servizi ecosistemici in termini di benefici svolti dal verde urbano, dagli anni ’90 del secolo scorso si sono affermate anche le valutazioni di tipo economico e monetario, che si sono sviluppate soprattutto negli Stati Uniti (McPherson et al., 1997) per poi approdare anche in Europa (Soares et al., 2011).Oggi esistono software in grado di determinare il valore economico ed ambientale dei benefici apportati dagli alberi e dalla foresta urbana, nonché i modelli dell’impatto economico derivante dai diversi scenari di gestione, di cui un esempio è il CITYgreen© 5.0 prodotto nel 1996 da American Forests, che lavora in ambiente GIS. Un altro approccio è il modello UFORE (Urban FORest Effects) uno strumento di calcolo sviluppato alla fine degli anni 1990 dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, sempre per descrivere la struttura del verde urbano e stimare gli effetti della vegetazione sull’ambiente (Siena e Buffoni, 2007). Oggi UFORE è stato ulteriormente sviluppato nel software i-Tree per analizzare la foresta urbana e valutarne i benefici.Citando qualche esempio applicativo, gli alberi e le foreste urbane negli Stati Uniti rimuovono 17,4 milioni di tonnellate di inquinanti atmosferici, prendendo il 2010 come anno di riferimento (range: 9,0-23,2 milioni di tonnellate). Gli effetti positivi sulla salute umana vengono valutati in 6,8 miliardi di dollari (range: 1,5-13,0 miliardi $). Le conseguenze positive sulla salute pubblica includono la prevenzione di oltre 850 morti, di 670.000 casi di sintomi respiratori acuti, di 430.000 attacchi di asma, ma anche di 200.000 giorni di scuola persi (Nowak et al., 2014).A Chicago negli Stati Uniti gli alberi rimuovono gli inquinanti atmosferici, contribuendo a ripulire l’aria per un valore stimato in 9,2 milioni $/anno. Se la copertura arborea venisse incrementata del 10%, oppure se venissero piantati tre alberi per ogni edificio, si risparmierebbero da 50 a 90 $ per unità abitativa di costi energetici per il riscaldamento e la refrigerazione. Questo poiché gli alberi forniscono ombra, riducono la velocità del vento e inducono un abbassamento delle temperature estive. Considerando un lasso di tempo di 30 anni, il valore attuale netto dei servizi forniti dagli alberi è stimato in 402 $ a pianta e corrisponde a quasi tre volte i costi di manutenzione (McPherson et al., 1997). In California i 929.823 alberi lungo le strade rimuovono annualmente 567.748 t di COequivalente  a contrastare le emissioni di 120.000 auto, per un valore corrispondente a 2,49 miliardi di $. Il valore annuo di tutti i servizi ecosistemici è di 1,0 miliardi di $, pari a 110,63 $ per albero. Se si considera una spesa gestionale di 19,00 $ albero/anno, per ogni dollaro investito si ricavano benefici per 5,82 $ (McPherson et al., 2016). A Lisbona è stato applicato il programma i-Tree Stratum per quantificare la struttura e le funzioni degli alberi ed il valore dei servizi forniti. Sono stati censiti 41.247 alberi che insieme producono servizi valutati in 8,4 milioni di $/anno. I costi di manutenzione ammontano a 1,9 milioni di $/anno, quindi per ciascun dollaro investito i residenti ricevono 4,48 $ di vantaggi. Il valore del risparmio energetico (6,16 $/albero), la riduzione della CO2 (0,33 $/albero), la riduzione dell’inquinamento atmosferico (5,40 $/albero) e l’incremento di valore della proprietà immobiliare (145 $/albero), portano ad un beneficio complessivo annuale di 204 $/albero, pari ad un beneficio netto di 159 $/albero (Soares et al., 2011).

A Roma Attorre et al. (2005) stimano che i 704.720 alberi portano un vantaggio economico alla città, legato alla rimozione dell’inquinamento dall’aria, di € 1.674.942 l’anno (€ 2376/albero) e che gli alberi immagazzinano nella propria biomassa circa 320 mila tonnellate di carbonio, sequestrando circa 2000 tonnellate di carbonio l’anno.

Una valutazione preliminare dei servizi ecosistemici compromessi in conseguenza di una potatura drastica in aree verdi del lungomare è stata effettuata a Livorno, dove è stata calcolata una presenza di alberi compresa tra 2285 e 8185 esemplari. È stato ipotizzato che la potatura abbia asportato circa metà del volume di vegetazione che era presente, portando ad una perdita di servizi ecosistemici compresa in una forbice tra circa 160.000 a oltre 590.000 euro/anno. A questo sarebbero da aggiungere e quantificare le conseguenze negative al paesaggio, al valore immobiliare, la perdita di biodiversità e il danno in termini educativi, considerando che l’operato di un ente pubblico funge da esempio da seguire per la cittadinanza (Ascani et al., 2016).

Il valore di un albero può essere quantificato anche dal punto di vista economico (monetario), considerando il valore estetico e paesaggistico, quello emotivo e per il benessere dei cittadini, quello storico, sociale, ecologico, ed infine educativo. A Bologna è stato fatto un calcolo da Tugnoli (2010, 2012) riguardante alcuni degli esemplari più prestigiosi (Ippocastano, Cedro dell’Atlante, Bagolaro, Frassino, Platano, Leccio, ecc.) e le cifre  sono comprese da un minimo di 3635 ad un massimo di 27.732 euro. Applicando il metodo C.A.V.A.T. (Capital Asset Value for Amenity Trees) ad alberi monumentali si raggiungono valori economici ornamentali fino a 806.539 euro.(..)

Dall’esamina del decorso degli ultimi anni, nonostante siano approfonditi studi ed acclarata bibliografia da parte dell’ISPRA Istituto Superiore di Ricerca Ambientale del Ministero dell’Ambiente, non si sono attivate concrete misure esaustive per la riduzione degli inquinanti atmosferici. A fronte di una possibile e probabile aggravamento della situazione, implementata dai Cambiamenti Climatici in atto, si propone di utilizzare gli unici elementi a disposizione per contenere il fenomeno dell’inquinamento atmosferico, quali la Vegetazione. 

Mantenere filari di siepi in ambito agricolo e periurbano, la costituzione di fasce e cinture boscate in tutto il territorio, incrementare le alberature urbane in ogni sede possibile, terrapieni e fasce tampone ai bordi di strade, autostrade, aeroporti, zone industriali ed artigianali, ove possibile, edere e rampicanti su muri di viadotti, paracarri, ponti. Siepi in ambito privato e pubblico il cui incentivo all’impianto sarà previo contributo a carattere premiale con pubblici riconoscimenti o con promozioni anche di carattere fiscale.

Barriera sempreverde di mitigazione

Tra i migliori arbusti per siepi anti-inquinamento si possono utilizzare il ligustro (Ligustrum vulgare, Ligustrum lucidum, Ligustrum ovalifolium), l’agrifoglio (Ilex aquifolium), la sanguinella (Cornus sanguinea), il Berberis (Berberis spp.), l’Ibisco (Hibiscus siriacus), Bosso (Buxus sempervirens), Eleagno (Eleagnus spp.), Lauroceraso (Prunus laurocerasus), Lagerstroemia (Lagerstroemia indica), Alloro (Laurus nobilis), Laurotino (Viburnum tinus), Corbezzolo (Arbutus unedo), Cotoneaster (Cotonaster spp.), Agazzino (Pyracantha spp.), Fusaggine (Evonimus europaeus), Spirea (Spirea spp.), Fiore d’Angelo (Philadelphius spp.), il Synphoricarpus spp, l’olivello spinoso (Hippophae rhamnoides), l’olivello di Boemia (Eleagnus angustifolia).

In particolare le edere tra cui la Edera helix, evidenziano proprietà di assorbire gli inquinanti di varia natura, detta specie, di natura endemica,  è di comprovata resistenza alle condizioni climatiche ed ambientali avverse, può benissimo essere impiegata a ricoprire, viadotti, piloni, murature, guard rail, ecc., senza comprometterne ed alternarne le caratteristiche strutturali proprie del manufatto.

Edera su pilone

Cordialmente

La coordinatrice LIPU ODV del Veneto
Avv. Chiara TOSI

Il delegato LIPU ODV Sez. Venezia
Dr. Gianpaolo PAMIO

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Notizie dal territorio Pubblica amministrazione

Segnalazione  compromissione sito di ricovero e svernamento di Chirotteri [Gennaio 2024]

                                                                                                                                                                                                                                                 Venezia, lì 9 gennaio 2024

Spett.le Ufficio Biodiversità Regione del Veneto
turismo@pec.regione.veneto.it

Spett.le Polizia Metropolitana di Venezia
Dirigente Nicola Torricella
Nicola.torricella@cittametropolitana.it

Oggetto: LIPU Lega Italiana Protezione Uccelli Sezione di Venezia,  segnalazione  compromissione sito di ricovero e svernamento di Chirotteri in località Venezia – Dese, richiesta accertamenti.

Spett.li Uffici,

e’ giunta segnalazione alla Sezione Lipu di Venezia dell’abbattimento in corso di una vecchia siepe – boschetto con alberature di 15 – 18 metri situata nell’ambito stradale di Venezia – Marcon precisamente all’uscita tangenziale in direzione Marcon (VE). Detto sito risulta quasi completamente isolato in quanto oltre alle strade è perimetrato da un canale CUAI Consorzio Unico Acquedotti Industriali. Veniva descritto, nonostante l’isolamento detto, sito di circa ha 0,5,  ha sviluppato delle caratteristiche proprie di conservazione di diverse specie probabilmente anche rettili ed anfibi in Allegato Direttiva Habitat in quanto presenti nelle aree attigue quali il Bosco di Mestre, l’Oasi Cave Gaggio Nord, il sito SIC ZPS Cave Gaggio – Praello Sud, Bosco di Meolo, Bosco delle Crete di Quarto d’Altino.  Dal momento il fondo rimane chiuso e recintato rimane impossibile effettuare un accertamento o censimento delle specie presenti. Veniva segnalato dal richiedente come desunto da osservazioni esterne, che  il sito rappresenti un rifugio per diversi esemplari  di Chirotteri, con alberi vecchi portatori di  seccume ed incavi, alberi con marciume,  esteso strato di copertura di Edera helix, ed altri elementi riconducibili ad un sito per il ricovero e  svernamento per dette specie.

In considerazione di quanto esposto si richiede alle ss.vv. l’effettuazione di un sopralluogo al fine di valutare l’effettiva consistenza della segnalazione circa la presenza in loco, di Pipistrelli, ad ora in letargo entro le cavità. Nonché appurare le condizioni e le autorizzazioni per cui  il sito viene smantellato nonostante la sua importanza come elemento di discontinuità, per tutela della biodiversità in un area fortemente antropizzata ed urbanizzata.

All’uopo si rammenta che i Chirotteri sono  tutelati da Leggi nazionali e da Direttive e Convenzioni Internazionali:

La Legge 11 febbraio 1992, n°157  “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio“, la legge quadro in materia di fauna selvatica e attività venatoria, che identifica i Chirotteri come appartenenti alla fauna “particolarmente protetta”.

La Convenzione di Berna, “Convenzione per la conservazione della vita selvatica e dei suoi biotopi in Europa”, elaborata nel 1979 e resa esecutiva in Italia dalla Legge 5 agosto 1981, n°503. Per questa convenzione le specie “minacciate d’estinzione e vulnerabili” meritano particolari attenzioni di conservazione (art. 1, comma 2) e vengono individuate nell’Allegato II (“Specie di fauna rigorosamente protette”). In tale Allegato sono elencati tutti i Chirotteri europei ad eccezione di Pipistrellus pipistrellus.

La Convenzione di Bonn sulle specie migratrici appartenenti alla fauna selvatica, resa esecutiva in Italia dalla Legge 25 gennaio 1983, n. 42, che promuove la periodica valutazione dello stato di conservazione delle specie, le attività di monitoraggio e di approfondimento delle conoscenze sulle popolazioni.

Il Bat Agreement, “Accordo sulla conservazione delle popolazioni di pipistrelli europei – EUROBATS“, reso esecutivo in Italia con la Legge 27 maggio 2005, n. 104. È un testo normativo nato per concretizzare gli obiettivi della Convenzione di Bonn relativamente alle specie di Chirotteri europei, definite “seriamente minacciate dal degrado degli habitat, dal disturbo dei siti di rifugio e da determinati pesticidi”.

La Direttiva 92/43/CEE relativa alla “Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche“, nota come Direttiva Habitat attuata in via con D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357, integrato e modificato dal D.P.R. 12 marzo 2003, n. 120.


Sulla base delle norme citate è quindi vietato abbattere, catturare, detenere e commerciare esemplari di qualsiasi specie di Chirottero italiano (artt. 21 e 30 della L. 157/92; art. III del Bat Agreement – EUROBATS; art. 6 della Convenzione di Berna; art. 8 del D.P.R. 357/1997 e ss.mm.).
Deroghe possono essere ottenute per catture a scopo di studio, attraverso la richiesta specifica alle autorità predisposte.
Le violazioni sono sanzionate penalmente in base all’art. 30 della L. 157/92 e alle successive integrazioni.

E’ inoltre vietato arrecare disturbo agli esemplari, in particolare durante le varie fasi del periodo riproduttivo e durante l’ibernazione, nonché alterare o distruggere i siti di rifugio (art. 6, cap. III della Convenzione di Berna; art. 8 del D.P.R. 357/97 modificato con D.P.R. 120/2003). Relativamente a quest’ultimo aspetto, sono citati i “siti di riproduzione”, “di sosta” e “di riposo”, e quindi tutte le tipologie di siti di rifugio utilizzate dai Chirotteri risultano interessate dalla disposizione.
Cordialmente

Il delegato  Lipu Sez. Venezia

Dr. Gianpaolo Pamio

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Notizie dal territorio

Oasi Lycaena ex “Cave di Salzano”: rilevazioni e osservazioni

Venezia, li 31 agosto 2024 

Alla Regione del Veneto Direzione Turismo U.O. Strategia Regionale della Biodiversità e dei Parchi turismo@regione.veneto.it 

Direzione Foreste, Selvicoltura e Sistemazioni Idraulico Forestali Unità Organizzativa Foreste e Selvicoltura direzioneforeste@regione.veneto.it 

All’Amministrazione Comunale di Salzano 
Sindaco del Comune di Salzano Luciano Betteto 
luciano.betteto@comune.salzano.ve.it 

Assessore all’Ambiente del Comune di Salzano 
Vecchiato Stefano 
stefano.vecchiato@comune.salzano.ve.it 

Alla Città Metropolitana di Venezia 
Funzionari politiche ambientali 
Direttore Generale dott. Nicola Torricella 
nicola.torricella@cittametropolitana.ve.it 

Responsabile Politiche ambientali 
Dott.ssa Annamaria Pastore 
annamaria.pastore@cittametropolitana.ve.it 

Dott. Diego Frasson 
guido.frasson@cittametropolitana.ve.it 

Associazione Napea 
napeaoasi@gmail.com 

Osservazioni presso l’OASI LYCAENA “EX CAVE DI SALZANO” – Sito IT3250008 della rete Natura 2000 con classificazione di ZPS e SIC 

Spettabili Enti, 

Si invia in allegato relazione tecnica inerente le rilevazioni relative alla fauna ornitica effettuate presso l’Oasi Lycaena di Salzano, sito Natura 2000 con classificazione di Zona di Protezione Speciale e Sito di Interesse Comunitario. 

Come illustrato nella check list fenologica si evidenzia che nell’anno in corso è stata riscontrata la presenza delle specie di seguito riportate, che richiedono particolare tutela in quanto elencate nell’allegato I della Direttiva 79/409/CE “Uccelli”, così come modificata con Direttiva 2009/147/CE, di cui si riporta estratto in calce alla presente (1): 

  • Sterna comune (Sterna hirundo
  • Nitticora (Nycticorax nycticorax
  • Airone bianco maggiore (Ardea alba
  • Garzetta (Egretta garzetta
  • Nibbio bruno (Milvus migrans
  • Martin pescatore (Alcedo atthis
  • Picchio rosso maggiore (Dendrocopos major
  • Averla piccola (Lanius collurio
  • Marangone minore (Phalacrocorax pygmaeus o Microcarbo pygmaeus

Si evidenzia con allarme inoltre che negli ultimi anni la presenza di alcune specie nidificanti, con particolare riferimento al cannareccione (Acrocephalus arundinaceus) e alla cannaiola comune (Acrocephalus scripaceus) o alla cannaiola verdognola (Acrocephalus palustris), tipiche delle aree umide, non è stata rilevata. 

Non è stata altresì rilevata la presenza di altre specie, come la poiana comune (Buteo buteo), che nidificano nelle zone boschive. 

Si rammenta che “Birds in Europe 4”, lo studio sullo stato di conservazione degli uccelli selvatici nel nostro continente realizzato nel corso del 2023 dalle associazioni partner di BirdLife Europe, ha rivelato che il 38% del totale delle specie di uccelli selvatici che si riproducono in Europa si trova in un cattivo stato di conservazione. 

Alla luce di quanto sopra esposto le scriventi Associazioni intendono pertanto porre in evidenza l’importanza strategica di questo sito, che rappresenta un habitat di vitale importanza per specie tutelate 

dalle normative europee ed altre specie la cui conservazione è a rischio, nonché un importante anello di congiunzione con gli altri siti della rete Natura 2000. 

In particolare evidenziano la rapida e preoccupante regressione dei canneti, che sta interessando tutta la zona mediterranea, che rischia di compromettere la biodiversità favorita dalla vegetazione di cui sono costituiti. 

Manifestano inoltre preoccupazione per l’impatto ambientale che potrebbero avere eventuali interventi edilizi e/o l’avvio di attività commerciali e/o industriali nelle aree situate nelle immediate vicinanze del sito. 

Ringraziando per l’attenzione si porgono distinti Saluti. 

Il delegato della Sezione Lipu di Venezia
Dr. Gianpaolo Pamio 

Il presidente della OdV WWF Venezia e Territorio 
Dr. Roberto Sinibaldi 

Il presidente del Circolo Legambiente del Miranese
Dr. Pierluigi Paloscia 

Il presidente dell’associazione Venezia Birdwatching
Emanuele Stival 

Allegato: Check list fenologica dell’oasi Lycaena – cave di Salzano (VE) aggiornata al 2024 

(1) DIRETTIVA 2009/147/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 30.11.2009 concernente la conservazione degli uccelli selvatici – Estratto 

“ Articolo 4 

  1. Per le specie elencate nell’allegato I sono previste misure speciali di conservazione per quanto riguarda l’habitat, per garantire la sopravvivenza e la riproduzione di dette specie nella loro area di distribuzione. 

(omissis) 

  1. Gli Stati membri adottano misure analoghe per le specie migratrici non menzionate all’allegato I che ritornano regolarmente, tenuto conto delle esigenze di protezione nella zona geografica marittima e terrestre a cui si applica la presente direttiva per quanto riguarda le aree di riproduzione, di muta e di svernamento e le zone in cui si trovano le stazioni lungo le rotte di migrazione. A tale scopo, gli Stati membri attribuiscono un’importanza particolare alla protezione delle zone umide e specialmente delle zone d’importanza internazionale. “