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Primi giorni di attività venatoria: sorgono criticità

                                                                                                             Venezia, lì 4 settembre 2023                                                                                         

Comunicato stampa, pre-apertura stagione venatoria 2023 – 2024, report dei primi giorni e criticità del calendario venatorio.

I primi due giorni di pre-apertura della stagione venatoria  nella zona del Veneziano sono stati caratterizzati da un’intensa attività, già dal primo mattino diversi i colpi di arma da fuoco, soprattutto nei pressi dei centri abitati ed ambiti rurali abitati, di qui le chiamate anche spaventate dei residenti che non erano a conoscenza dei giorni di pre-apertura dell’esercizio venatorio quali il 2, 3, 4, 6 e 7 settembre, limitata alle specie di Ghiandaia, Gazza, Cornacchia nera e Cornacchia grigia, per Colombaccio e Tortora dal collare e Tortora selvatica sono cacciabili solo il 2 e 3 settembre. La stagione venatoria si apre ufficialmente il 17 settembre per chiudersi il 31 gennaio 2024.

Localmente si sono verificate delle criticità presso un autofficina di Mira cui per inseguire dei Colombacci dei cacciatori hanno colpito delle auto parcheggiate all’esterno del piazzale. Altre problematiche sono sorte presso l’Oasi di Gaggio ove verso le ore 15:00 un intensa attività di fuoco da parte di bracconieri nascostisi all’interno dell’Oasi ha fatto si che motivi di incolumità l’Oasi venisse chiusa ed i visitatori fatti sgomberare. Le Forze dell’Ordine venivano avvertite ma impossibilitate a portarsi sul posto, i volontari hanno cercato di individuare i bracconieri che sparavano con diversi calibri, il tutto inutilmente in quanto si nascondevano e cambiavano continuamente posizione, facendosi dimostrare buoni conoscitori del sito.

Il Calendario venatorio nazionale non tiene contro delle criticità in termini di conservazione della fauna selvatica, non ultimo l’inserimento a marzo 2023 delle specie del Moriglione e Moretta tabaccata, entrambe in forte declino.

L’intensità dell’attività venatoria nel territorio del Veneziano, anche in considerazioni delle estensioni vallive, area situata nel mezzo delle rotte migratorie di milioni di uccelli, dal Nord – Centro Europa all’Africa Settentrionale e Sub Sahariana, rappresenta un fattore di rischio e criticità per molte specie di uccelli.

Un aspetto non secondario dell’attività venatoria è costituito dalla dispersione del piombo dei pallini in cartuccia, rappresenta un elemento di inquinamento diffuso nell’ambiente, non solo in aree umide, come ampiamente acclarato da una vasta documentazione scientifica, tra cui il report nr. 158 del 2012 “Il piombo nelle munizioni da caccia: problematiche e possibili soluzioni” di ISPRA Istituto Superiore di Protezione Ambientale del Ministero dell’Ambiente. L’OMS Organizzazione Mondiale della Sanita’ ha stabilito  “Che non esiste una soglia di sicurezza per il piombo, ma che dovrebbe essere eliminato perché anche a livelli minimi fa danni. Le criticità più estese sono per i soggetti in crescita, bambini, perché interferisce nel sistema nervoso centrale. Una donna incinta passa il piombo al feto, ma anche nel periodo dell’allattamento” 

Lo studio Birds in Europe 4 cui la LIPU partecipa, rivela che oltre 1/3 degli uccelli selvatici che si riproducono in Europa versa in cattivo stato di conservazione.
Segnali di sofferenza per la fauna selvatica del Vecchio Continente. Il recente studio “Birds in Europe 4” ha rilevato che su 546 specie di uccelli selvatici che si riproducono in Europa prese in esame, ben 207 si trovano in cattivo stato di conservazione (pari al 38% del totale). Più in generale, sono addirittura triplicate le specie minacciate a livello globale (“Spec 1”), passate in pochi anni da 24 a 74.

L’Italia ha otto settimane per rispondere ed evitare la procedura d’infrazione. Le associazioni: “Basta illegalità o a pagare saranno tutti i cittadini italiani”.

“L’Italia torna sotto la lente dell’Europa per la pessima gestione della caccia”. Lo dichiarano le associazioni Cabs, Enpa, Lac, Lav, Legambiente, Lipu-BirdLife Italia e WWF Italia commentando l’apertura di una procedura EU Pilot (n. 2023/10542) nei confronti dell’Italia per violazione delle norme europee in materia di caccia, in particolare per mancato rispetto della direttiva Uccelli (2009/147 CEE) e del Regolamento europeo 2021/57 che vieta l’utilizzo del piombo nelle zone umide. La nota, trasmessa della Direzione generale Ambiente della Commissione europea, è indirizzata al Ministero dell’Ambiente.

“La Commissione europea – dichiarano le associazioni – certifica la grave situazione italiana in tema di caccia che abbiamo più volte denunciato. Le numerose e continue infrazioni sono la conseguenza di un sistema basato sulla diffusa subalternità della politica alle associazioni venatorie che si traduce in continue concessioni illegittime che, per meri tornaconti elettorali, mettono a rischio la nostra biodiversità. Se l’Italia non si adeguerà immediatamente alle regole, a partire dai prossimi calendari venatori, tutti i cittadini italiani saranno costretti a pagare le conseguenze di una pesante procedura d’infrazione”.

La EU Pilot riporta quattro motivi generali di contestazione, che toccano alcuni aspetti cruciali di per la conservazione della natura.

Il primo motivo di contestazione è relativo alla circolare congiunta dei Ministeri dell’Ambiente e dell’Agricoltura che, con l’intento di fornire una interpretazione al nuovo Regolamento europeo che vieta l’utilizzo e la detenzione di munizioni al piombo nelle zone umide, in realtà entra in contraddizione col Regolamento stesso, escludendone l’applicazione per moltissime aree umide, proprio come chiesto dal mondo venatorio e limitandone l’applicazione alle zone in cui il divieto è già vigente proprio per mantenere la situazione immutata.

Il Regolamento europeo, è bene ricordarlo, è stato emanato per evitare che l’utilizzo del piombo (sostanza neurotossica) nelle zone umide provochi inquinamento diffuso e determini gravi conseguenze sia per gli uccelli, sia per la salute umana.

Il secondo motivo di contestazione riguarda la mancata attuazione del Piano di azione nazionale per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici. Il Piano del 2017, denuncia la Commissione, è essenzialmente rimasto sulla carta mentre il bracconaggio continua ad essere una vera e propria emergenza nazionale. Fra le contestazioni della Commissione spicca la situazione grave delle polizie provinciali, oramai depotenziate, e l’assoluta mancanza di informazioni dettagliate sul fenomeno.

Il terzo motivo di contestazione riguarda la caccia su specie di uccelli durante la migrazione e su specie in cattivo stato di conservazione in assenza di piani di gestione o, quando presenti, di piani non attuati. Qui la Commissione ha richiamato l’assoluto obbligo di attenersi alle date di migrazione prenuziale indicate nel documento Key Concept e, in particolare, ha evidenziato il mancato rispetto di queste date da parte di Calabria, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Piemonte, Lombardia, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria, Veneto e Provincia di Bolzano.

La Commissione ha altresì stigmatizzato il fatto che vi siano 21 specie cacciate che versano in cattivo stato di conservazione, che per 17 di queste non vi sia un piano di gestione e che per quattro specie (allodola, coturnice, tortora selvatica, moriglione) i piani formalmente approvati siano, nei fatti, ampiamente disattesi.

Il quarto motivo di contestazione riguarda infine la pratica di utilizzare gli elicotteri in Piemonte per il recupero dei cervi abbattuti durante l’attività venatoria, senza che sia svolta una valutazione dell’incidenza negativa che questa attività potrebbe comportare sui siti della rete Natura 2000.

“Con l’apertura di questa nuova Pilot – dichiarano Cabs, Enpa, Lac, Lav, Legambiente, Lipu-BirdLife Italia e WWF Italia – a cui va data risposta entro il 18 settembre prossimo, la Commissione europea mette sotto esame buona parte del sistema-caccia autorizzato dalle Regioni e dallo Stato italiano. Le numerose infrazioni commesse toccano il cuore della protezione e conservazione della natura e, fatto particolarmente grave, sono reiterate da molto tempo, in evidente violazione di norme e regole comunitarie e nazionali.

“Per non aggravare il quadro delle contestazioni – proseguono le Associazioni – chiediamo alle Regioni di adeguare immediatamente i calendari venatori alle indicazioni pervenute dalla Commissione, al Ministro dell’Ambiente di sospendere subito la caccia alle 21 specie in cattivo stato di conservazione e, inoltre, di rispondere alla Commissione favorendo, finalmente in Italia, la legalità in campo di tutela della biodiversità e dell’avifauna ambientale. L’alternativa – concludono – è la procedura di infrazione, la condanna della Corte di Giustizia e il favorire l’illegalità in palese contrasto all’obbligo di tutela costituzionale di ecosistemi, biodiversità e animali”.

La Sezione LIPU di Venezia

                                                             Il delegato dott. Gianpaolo PAMIO