Aiuterà a capire cosa fare nel caso di ritrovamento di uccelli o altri animali selvatici feriti.
Ogni anno sono decine di migliaia gli animali soccorsi e ricoverati presso i centri recupero fauna selvatica di tutta Italia. “Cinque richieste della Lipu per migliorare il sistema recupero in tutta Italia”. “Il soccorso della fauna selvatica è una prova della grande sensibilità degli italiani ma al tempo stesso una materia complicata e impegnativa, tra informazioni carenti, amministrazioni non sempre presenti e una normativa che va migliorata. Per questo l’impegno della Lipu crescerà, anche con il nuovo portale informativo per tutti i cittadini”. Lo dichiara la Lipu nel presentare animaliferiti.lipu.it, la webApp realizzata con il contributo della Nando and Elsa Peretti Foundation (https://perettifoundations.org), a disposizione delle persone che trovano un animale selvatico in difficoltà e desiderano prestare soccorso.
Ogni anno sono in effetti decine di migliaia gli uccelli e gli altri animali selvatici, tra cui specie migratrici, a rischio o di particolare interesse conservazionistico, ricoverati nei centri recupero della Lipu e di altre organizzazioni, al fine di curarli e restituirli alla libertà. Molto spesso la filiera del recupero parte da comuni cittadini che, specie in primavera ed estate, si imbattono in rondoni caduti dal nido, falchi feriti, volpi con traumi e molti altri casi analoghi. In queste circostanze, sovente le persone non sanno come comportarsi, tentando a volte invano di rivolgersi direttamente alle amministrazioni pubbliche, che pure dovrebbero disporre di servizi ad hoc, o intervenendo laddove la natura sta semplicemente facendo il proprio corso e ogni ingerenza umana può essere dannosa per l’animale. Ne sono esempio i cuccioli di capriolo o lepre, che devono essere lasciati dove si trovano e non essere in alcun modo toccati, o la maggior parte dei pulcini di uccelli selvatici, che abbandonano naturalmente il nido quando sono ancora incapaci di volare e alimentarsi autonomamente. Contrariamente alle apparenze, questi uccelli continuano a essere seguiti, accuditi e alimentati dai genitori, finché non sono in grado di volare ed essere autonomi.
Per far sì che si evitino errori e in generale si disponga delle informazioni necessarie, è nata la webApp della Lipu animaliferiti.lipu.it, pensata secondo un processo algoritmico che risponderà alle domande più frequenti che i cittadini si pongono: il tipo di animale, le cause della difficoltà in cui versa, il dubbio se raccoglierlo o meno, il pronto soccorso e l’alimentazione di emergenza, le cose assolutamente da non fare e, soprattutto, il centro specializzato più vicino al quale consegnarlo. In questo senso, il sito elenca, divisi per regione, tutti i centri recupero fauna selvatica operanti in Italia, specificando il tipo di attività svolta, gli orari e i contatti, in modo da mettere in condizione i cittadini di svolgere al meglio l’opera meritoria del soccorso e far sì che gli animali siano consegnati ai centri il prima possibile.
“La materia del recupero della fauna in difficoltà è tra le più complicate e impegnative – dichiara Laura Silva, responsabile del Recupero della Fauna della Lipu – pur a fronte della grande sensibilità delle persone che sempre più desiderano aiutare gli animali. Solo nel 2021 la Lipu si è presa cura di 32mila animali selvatici, rispondendo a qualcosa come 107mila richieste telefoniche. I nostri 10 centri recupero sono costantemente impegnati, così come molti dei nostri 100 gruppi e delegazioni locali. “La webApp della Lipu – continua Laura Silva – cui ha contribuito la Nando and Elsa Peretti Foundation, rappresenta uno strumento di grande utilità e persino conforto per le persone, che talvolta si sentono abbandonate a sé stesse. Lo aggiorneremo e arricchiremo costantemente, anche con specifici tutorial, e intensificheremo i corsi di formazione per operatori e volontari. E’ tuttavia necessario che il sistema recupero cresca e migliori in generale, sia sotto il profilo di una normativa uniforme e più efficace, sia sotto quello del sostegno alle associazioni.
“Un passo importante è stata la creazione del Fondo nazionale per il recupero della fauna, previsto dalla legge di Bilancio 2021 e confermato anche quest’anno, che va esteso alle organizzazioni di volontariato che tutelano la fauna e integrato con fondi regionali. Serve tuttavia – conclude Silva – anche un maggiore riconoscimento da parte delle regioni dell’enorme lavoro svolto dai centri, così come un maggior raccordo dei recepimenti normativi regionali, linee guida omogenee nazionali, magari un patentino per gli operatori dei Centri recupero, che potrebbe essere rilasciato da Ispra, e un’attenzione agli aspetti scientifici, di raccolta ed elaborazione dei dati, che possono essere davvero importanti ai fini della conoscenza, della lotta alle illegalità e della conservazione della natura”.
Le 5 richieste della Lipu per migliorare il recupero della fauna selvatica 1. Una cabina di coordinamento tra le regioni italiane sul recupero della fauna selvatica. 2. Un regolamento con linee guida omogenee nazionali emanato dal Ministero della Transizione ecologica. 3. La creazione della figura dell’Operatore del recupero, con patentino rilasciato da Ispra, che supporti veterinari e tecnici esperti. 4. La stabilizzazione del Fondo nazionale per il recupero della fauna, esteso alle organizzazioni di volontariato e ai centri recupero che tutelano la fauna selvatica, ad integrazione dei fondi regionali. 5. L’attenzione agli aspetti scientifici, con l’utilizzo di un database unico per tutti i centri recupero e l’opportuna raccolta ed elaborazione dei dati.
Il recupero della fauna selvatica in 10 cifre
32.719 gli uccelli e altri animali selvatici curati nei centri recupero della Lipu e soccorsi dalle sue oasi, gruppi e delegazioni locali nel 2021.
107.018 le risposte date dalla Lipu alle richieste dei cittadini sul tema della cura e della protezione degli uccelli animali selvatici feriti o in difficoltà nel corso del 2021
10 i centri recupero fauna selvatica gestiti dalla Lipu
706 i volontari attivi all’interno dei Centri recupero della Lipu nel 2021
95.918 le ore dedicate da operatori e volontari della Lipu alla cura della fauna selvatica nel 2021
180 le richieste scritte inviate alle amministrazioni pubbliche competenti in materia nel corso del 2021
36% il tasso di risposta delle amministrazioni pubbliche
1971 l’anno di inaugurazione del primo centro recupero della Lipu (Roma)
1992 l’anno di entrata in vigore della legge nazionale (la n. 157 dell’11 febbraio 1992) che regolamenta la materia
90 i centri recupero presenti nella webApp della Lipu con contatti utili per i cittadini
L’indirizzo della nuova webApp della Lipu per la fauna selvatica in difficoltà animaliferiti.lipu.it.
Hai trovato un animale selvatico in difficoltà? Contatta SOS Fauna ai seguenti contatti, attivi 24h/24.
0425 947670 o 339 4682583
Tutto quello che occorre sapere su come comportarsi, cosa fare e chi chiamare quando si trova un animale selvatico in difficoltà.
La legge 157/92 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per prelievo venatorio” che ha recepito interamente la direttiva CEE n.409 del 1979 nota come la “Direttiva Uccelli”, ripresa dalla L.R.del Veneto n.50/1993, vieta la cattura e la detenzione di nidi, uova e piccoli nati di mammiferi ed uccelli appartenenti alla fauna selvatica, salvo alcuni casi specifici previsti e comunque sempre preventivamente autorizzati.
Con determinazione dirigenziale n. 371 del 7.2.2017 l’incarico in oggetto è stato assegnato alla Clinica Veterinaria del Benvenuto del dott. Tarricone Luciano a partire dal 1° marzo 2017.
L’impresa aggiudicataria si è impegnata a prendere in consegna gli esemplari entro 24 ore dalla segnalazione, effettuandone il prelievo in tutti i comuni del territorio della città metropolitana di Venezia, sia su segnalazione del Corpo di Polizia metropolitana, sia su segnalazione di cittadini ed Enti terzi, con l’intesa che gli animali oggetto del recupero devono essere già nell’effettivo possesso della persona che richiede l’intervento e non in condizioni di libertà sul territorio;
Le segnalazioni potranno essere effettuate 24 ore al giorno per tutti i giorni della settimana ai seguenti recapiti telefonici:
0425 947670 e 339 4682583
Al di fuori delle giornate e degli orari di reperibilità si dovrebbe cercare di tenere l’animale in casa, al sicuro.
Prima di chiedere il soccorso l’animale deve essere già nell’effettivo possesso della persona che chiede il soccorso. L’animale catturato dovrà essere, in attesa del soccorso, collocato in una scatola di cartone chiusa, con dei fori per la circolazione dell’aria e collocato in un locale al di fuori dei rumori e maneggiato il meno possibile. E’ opportuno che la persona che cattura l’animale usi dei guanti protettivi e, per uccelli dotati di becchi particolari (come ad esempio gli aironi) usi un telo e tenga l’animale a distanza dal viso. Delucidazioni o chiarimenti anche per il primo soccorso, qualora non fosse reperibile il soccorritore sopra indicato, possono essere richiesti alla nostra Associazione ai numeripresenti nel sito.
Per problemi o altre segnalazioni, per competenza rivolgersi all’Ufficio Caccia e Pesca della Regione Veneto, al numero 041 2795419.
Qualche precisazione per chi trova giovani uccelli non volanti:
Se si trova un giovane uccello con tutte le piume ma ancora inabile al volo, che non sembra avere traumi evidenti, pur essendoci la possibilità che questo venga mangiato da gatti o altro, andrebbe posto comunque nelle immediate vicinanze del luogo di ritrovamento in un posto rialzato (meglio se albero o cespuglio) in modo che possa essere nutrito dai genitori.
L’uscita dal nido prematura è spesso cosa abbastanza consueta, in molte specie; detenere un uccellino in gabbia, anche per poco, vuol dire condannarlo ad una vita in cattività. Ma certo questo non deve essere letto “guai a toccarli”, perché l’aiuto di un essere umano – in certi casi – può essere fondamentale per allontanare un gatto (basta poco a spaventarli senza fargli alcun male) e/o a fare raggiungere all’uccellino un ramo bello alto, lontano da cani e ruote d’auto.
Oggetto: Segnalazione di disturbo della fauna selvatica causato da un evento all’interno dell’area Rete Natura 2000 Foresta del Cansiglio, con preghiera di trasmissione agli uffici/personale preposti.
Spett.li Uffici in indirizzo,
è stato segnalato alla Delegazione locale di questa Associazione da parte di alcuni cittadini lo svolgersi in data 28 settembre 2025 di un “DJ set” / spettacolo musicale presso il piazzale tra l’ex Albergo San Marco e il Golf Club Cansiglio, BL.
Tale evento avrebbe rappresentato, a causa dell’elevato volume della musica e delle luci da esso propagatesi, un concreto disturbo della fauna selvatica circostante.
È importante ricordare come l’intera zona si collochi all’interno del sito Rete Natura 2000 denominato Foresta del Cansiglio (codice sito IT3230077), istituito nel 1995 a protezione dei rilevanti siti ecologici, botanici e naturalistici e delle specie rare ivi presenti.
Ogni manifestazione organizzata all’interno delle aree Rete Natura 2000 deve essere preceduta da autorizzazione da parte dell’Ente di competenza, comprensiva di una Valutazione d’Incidenza (VIncA) per accertare se questa possa causare incidenze negative significative all’integrità di tali siti e, in caso affermativo, stabilire misure per evitarle, correggerle o compensarle. Introdotta dalla Direttiva Habitat europea (92/43/CEE) e recepita in Italia con il D.P.R. 357/1997, la VIncA è strumento fondamentale per la tutela della biodiversità.
L’area considerata, che rappresenta un unicum naturalistico, è piuttosto contenuta e morfologicamente delimitata; pertanto, la fauna presente non ha molte possibilità di distanziarsi dagli elementi di eventuale disturbo per portarsi verso zone sicure: capita facilmente, non avendo alternative, che essa si distribuisca su siti marginali antropizzati attraversati da strade ed altre vie di comunicazione, creando situazioni di ulteriore stress e pericolo, non solo per se stessa ma per i cittadini.
Si fa altresì presente, quale ulteriore aggravante rispetto quanto sopra riportato, che il suddetto evento si è svolto in piena stagione riproduttiva dei cervi (Cervus elaphus), specie animale, com’è noto, fortemente presente in Cansiglio.
L’illiceità delle modalità di svolgimento del summenzionato evento musicale è comprovata dall’intervento, a seguito di segnalazioni da parte dei cittadini, dei Carabinieri; intervento, come ci viene riferito, che ha comportato l’abbassamento del volume della musica e lo spegnimento delle luci della festa.
Che l’autorizzazione all’evento in questione si sia ottenuta quantomeno in seguito all’adempimento del dovuto iter e che, in ogni caso, in futuro non si ripresentino simili circostanze – nell’interesse della fauna selvatica, della biodiversità in generale e, per esteso, della cittadinanza (la quale ha il pieno diritto di vedere salvaguardata la natura del territorio), nonché nel rispetto delle norme vigenti (quali la Direttiva 92/43/CEE “Habitat” e la Direttiva Uccelli) – sono le speranze della Delegazione che rappresento.
Distinti saluti,
Il Delegato Lipu della Provincia di Belluno Niccolò Sovilla
OGGETTO: Segnalazione di lavori in corso in Via del Tinto (laterale di Via Trezzo a Carpenedo-Mestre), con interessamento del fossato che si interpone a Villa Matter, ricadenti entro il vincolo paesaggistico del Bosco di Carpenedo di cui al D.M. 1 Agosto 1985, oltre che altre opere in corso e manufatti eseguiti sul fossato posto sull’altro lato della medesima via.
Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna San Marco, 1 – Palazzo Ducale 30124 VENEZIA sabap-ve-lag@pec.cultura.gov.it
Al Comune di Venezia – Area Sviluppo del Territorio e Città Sostenibile; Area Lavori Pubblici, Mobilità e Trasporti Ca’ Farsetti-S. Marco 4136 30124 VENEZIA edilizia@pec.comune.venezia.it dirlavoripubblici@pec.comune.venezia.it
Alla Regione Veneto – Area Tutela e Sicurezza del Territorio Direzione Valutazioni Ambientali, Supporto Giuridico e Contenzioso Calle Priuli, 99 – Palazzo Linetti 30121VENEZIA valutazioniambientalisupportoamministrativo@pec.regione.veneto.it
Alla Regione Veneto – Ufficio Tutela della Biodiversità Calle Priuli, 99 – Palazzo Linetti 30121VENEZIA turismo@pec.regione.veneto.it
Spett.li Enti,
per le rispettive competenze,
ricordando la precedente comunicazione agli Enti in indirizzo datata 18.03.2025 (vedere allegato 1), si segnala che il giorno 24.08.2024 è stata rilevata la presenza di cantiere per lavori in corso all’inizio di Via del Tinto (da Via Trezzo – si vedano le foto allegate, nn. 1-7) e adiacente fascia sterrata sul lato destro, dove sono state installate reti di protezione del cantiere ed è aperta la trincea di alcuni metri più l’accumulo del terreno di escavo e a seguire evidenti segni di movimentazione del suolo; è presente inoltre tra la sovrastante vegetazione una condotta in materiale plastico di alcune decine di metri, che ad una estremità si raccorda ad un armadietto sostenuto dal palo della tabella stradale, e giunge all’altra estremità in corrispondenza della sommità della scarpata del fossato presente. Non è rilevabile la “tabella di cantiere” con le informazioni sull’opera, i committenti, ecc. a differenza di quanto previsto dal DPR 380/01 e dal D.lgs. 81/08. L’area interessata è area sottoposta a vincolo paesaggistico (“Dichiarazione di notevole interesse pubblico riguardante il bosco di Carpenedo e l’ecosistema dei prati umidi circostanti nel comune di Venezia”) di cui al decreto richiamato in oggetto. Per l’esecuzione di tali opere, l’art. 146 del D.lgs. n. 42/2004 richiama l’obbligo della acquisizione preventiva dell’autorizzazione paesaggistica.
La fascia sterrata interessata dai lavori, che accompagna la sede stradale in tale tratto iniziale, corrisponde al sedime del fossato oggetto di vincolo paesaggistico che risulta tombato per circa 20 metri e che poi accompagna il confine di Villa Matter e relativo parco, oggetto di vincolo storico-artistico di cui al citato D.lgs. n.42/2004, e più oltre delimita il Bosco di Carpenedo nel quale è contenuta la parte storica del bosco planiziale originariamente parte del parco della Villa. L’occlusione del tratto di fossato deriva da un pregresso scarico di materiali di risulta, consolidato nel tempo e utilizzato per un periodo come ubicazione dei cassonetti per la raccolta dei rifiuti comunale in presenza del vincolo paesaggistico. Tale stato di fatto riduce il sedime oggetto di vincolo paesaggistico e penalizza una componente significativa del paesaggio richiamato nel decreto di vincolo in modo puntuale, con il rischio di omologazione alla più banale e diffusa urbanizzazione della periferia mestrina. Si pone pertanto l’interrogativo se il tombamento del tratto di fossato sia stato regolarmente autorizzato dal Comune previa acquisizione della necessaria autorizzazione paesaggistica.
E’ infatti la particolare importanza di tutelare un insieme paesaggistico di estremo interesse, tantopiù “in quanto rappresenta una delle poche aree con valori floro-faunistici, storici, ambientali superstiti in un territorio ormai molto compromesso come quello della terraferma mestrina” alla base del vincolo che la Soprintendenza richiama nella lettera datata 4.03.2020 (vedere allegato 2), indirizzata alla LIPU e al Comune di Venezia (vedi allegato), nella quale si legge la conferma della delimitazione del vincolo paesaggistico, che si attesta “sul margine del sedime carrabile, includendo all’interno dell’area tutelata qualsiasi canale, scolo, argine o cortina arbustiva che corre lungo la strada, sul lato oggetto a tutela.” La lettera evidenzia la rilevanza dei corpi idrici e della vegetazione presenti quale indispensabile corredo del Bosco di Carpenedo e del suo intorno, sia per l’aspetto morfologico e di caratterizzazione formale del luogo sia per gli aspetti di funzionalità ambientale, naturalistica e idraulica essenziali per la permanenza/sopravvivenza delle peculiarità che caratterizzano il paesaggio naturale richiamato nel vincolo paesaggistico.
Si segnalano inoltre, a un centinaio di metri dal cantiere di cui sopra, posizionate in quel che resta dell’altro fossato sul lato opposto della considerata Via del Tinto, due condotte lunghe circa 200 m. (vedere foto 8-9) anche in questo caso prive della “tabella di cantiere” oltre che della perimetrazione dell’area con posizionamento delle protezioni di sicurezza. Una presenza forse riconducibile alle opere di cui al Permesso di costruire (P. di c.) in data 04/07/2023 che ha autorizzato il completamento delle opere di urbanizzazione del Piano di lottizzazione (P. di L.) di iniziativa privata C2 RS 99, riguardanti l’area limitrofa perimetrata dalla recinzione. Opere di urbanizzazione che risultavano incomplete alla scadenza del precedente P. di c. del gennaio 2019, data la sua validità triennale dall’inizio lavori datato 29.12.2019.
La citata più recente autorizzazione non contiene le “CONDIZIONI” attuative per la vicinale Via del Tinto e relativi fossati invece prescritte nel P. di c. 2019 e come di seguito riassunte: “-Siano rispettate le ulteriori prescrizioni inerenti l’ambito naturalistico esistente: … conservazione e ripristino del fossato ad acqua dolce … e delle componenti faunistiche e floristico vegetazionali … sia mantenuta l’attuale larghezza ed assetto viario del viottolo denominato via del Tinto… siano conservati i fossati laterali, biotopi fondamentali per la relitta fauna e flora connessa al SIC … venga rispettata la vegetazione arboreo-arbustiva posta sugli argini ai lati”.Queste ultime prescrizioni impedivano opere invece ugualmente eseguite nei tre anni di validità del primo P. di c., quali: accesso stradale al nuovo insediamento da Via del Tinto (larga m.3) con sovrappasso (larghezza 11 metri) del fossato previa eliminazione di alberature (vedere foto 10-11) e altra vegetazione presente; sulla rimanente estensione del medesimo fossato l’eliminazione di buona parte delle alberature e l’eliminazione totale della vegetazione minore presente (vedere foto 12-13), oltre ad altro accesso all’area e opere varie con manufatti in c.a. (vedere foto 14-19) incompatibili con il mantenimento dell’integrità preesistente di Via del Tinto, dei relativi fossati e della vegetazione preesistente.
Si demanda ad una approfondimento sulla presenza di un’autorizzazione regolarmente rilasciata per il tombamento del fossato come pure per le citate opere segnalate in corso di esecuzione in adiacenza dell’inizio di Via del Tinto, ricadenti in ambito di vincolo paesaggistico. Si richiede una chiarificazione circa il rilascio di autorizzazioni per l’esecuzione dei lavori per la posa delle condotte nel secondo fossato della medesima Via, oltre che relativamente ai manufatti e opere presenti lungo Via del Tinto di recente realizzazione, in vigenza delle citate prescrizioni riguardanti la puntuale salvaguardia di viabilità e fossati presenti. Il P. di c. 29.12.2019 riporta pure le penalizzazioni conseguenti a eventuale omissione degli obblighi applicativi di prescrizioni e norme vigenti, come segue: “Il Permesso di Costruire viene rilasciato … Qualora i lavori non siano condotti secondo il progetto approvato, le norme vigenti e le prescrizioni del presente atto, saranno applicate le sanzioni previste dal Titolo IV del D.P.R. 6/6/2001 n. 380 modificato dal D.lgs. 27/12/2002 n. 301, dalla Legge Regionale 27/06/1985 n. 61, dalle successive modifiche e/o integrazioni nonché dai Regolamenti Comunali. Il titolare del Permesso di Costruire, il committente, il costruttore sono responsabili, ai fini e per gli effetti delle norme contenute nel presente capo della conformità delle opere alla normativa urbanistica, alle previsioni di piano nonché, unitamente al direttore dei lavori, a quelle del Permesso di Costruire e alle modalità esecutive stabilite dal medesimo (Art. 29 D.P.R. 6/6/2002 n. 380).” E relativamente alle opere già realizzate il successivo P. di c. del 04/07/2023 riporta: “Il presente atto non costituisce sanatoria ai sensi del titolo IV del D.P.R. 06/06/2001 n. 380”.
Da rilevare inoltre che non risulta che le opere autorizzate dal P. di c. 2019, come pure quelle poi realizzate sebbene non consentite, siano state assoggettate alla valutazione ambientale VINCA ai fini della conservazione del Bosco di Carpenedo, della sua biodiversità (zona ZSC) e dell’avifauna (zona ZPS) in applicazione delle relative direttive C.E., del D.P.R. 357/1997 e delle conseguenti “Linee guida”. Inoltre, non risulta applicata la dovuta sospensione dei lavori da osservare nel periodo riproduttivo dell’avifauna, come previsto dalla citata normativa vigente, data la prossimità delle opere al Bosco.
Tanto si segnala per ottenere informazione del rilascio dei pareri per l’autorizzazione paesaggistica da parte della competente Soprintendenza, oltre che delle autorizzazioni paesaggistiche rilasciate dagli Uffici del Comune di Venezia, relativamente al citato cantiere in Via del Tinto e al precedente tombamento del fossato a quest’ultima adiacente, ricadenti nel vincolo paesaggistico. Dai competenti Uffici Comunali e della Regione si resta in attesa della conferma applicativa delle citate norme in materia edilizia e ambientale relativamente al segnalato cantiere e alle opere già realizzate in vigenza delle prescrizioni del P. di c. datato 29.12. 2019.
Si allegano inoltre alcune immagini (contenute nell’allegato 3) riportate nella documentazione prodotta dalla Ditta richiedente al Comune il P. di c. ottenuto dal comune nel 2019, che documentano lo stato di fatto di Via del Tinto prima dell’inizio dei lavori nel 2020.
Viene rammentato altresì che il corpo del fossato di Via del Tinto, rappresenta un elemento costitutivo del sito SIC – ZPS Bosco di Carpenedo ed in quanto contermine ottiene le stesse forma di tutela del sito medesimo, art. 6 Direttiva Habitat 92/43/CEE con relativa normativa di recepimento ed oggetto di novazione.
Ringraziando per la cortese attenzione, si porgono distinti saluti.
Italia Nostra – Sezione di Venezia Il Presidente (Prof. Alvise Benedetti)
LIPU – Sezione di Venezia Il Delegato (Dr. Gianpaolo Pamio)
WWF – Sezione di Venezia e Territorio Il Presidente (Dr. Roberto Sinibaldi)
Associazione La Salsola Il Presidente (Sig. Fabio Barillà)
Associazione Ecoistituto del Veneto “Alex Langer” Il Presidente (Prof. Michele Boato)
Spett.le Regione del Veneto Ufficio Biodiversità Calle Priuli 99 30121 Cannaregio – Venezia Indirizzo e mail turismo@regione.veneto.it
Oggetto: Ospedale di Portogruaro VE, dormitorio – roost, costituito da una trentina di alberature di alto fusto, funzionale al ricovero di un centinaio di esemplari di Garzetta (Egretta garzetta) e Gardabuoi (Bubulcus ibis) , area contermine al sito sic – zsc Parco del Fiumi Reghena – Lemene e dei Laghi di Cinto Caomaggiore, codice IT3250013, richiesta tutela del sito.
Spett.li in indirizzo, per le rispettive competenze,
è giunta alla scrivente Associazione la segnalazione, da parte di un socio, poi con il sopralluogo di volontari, accertata come fondata, di imminenti lavori riguardanti il parco dell’Ospedale di Portogruaro VE sito in via Piemonte nr. 1.
Nell’area verde in oggetto sono presenti una trentina di alberatura di medio ed alto fusto soprattutto di Bagolaro Celtis australis, Ginkgo biloba Ginkgo biloba, Acero campestre Acer campestre, Farnia Quercus robor, Leccio Quercus ilex, , Platano Platanus occidentalis, Olmo comune Ulmus minor, Cedro del Libano Cedrus libani, ed altri.
Negli anni questo sito è diventato un punto di riferimento per la fauna ornitica della zona, dopo il sopralluogo dei volontari Lipu è stato censito un roost – dormitorio per un centinaio di Aironi Guardabuoi Bubulcus ibis e Garzetta Egretta garzetta, oltre qualche esemplare in misura minoritaria, di Airone grigio Ardea cinerea (specie inserite in allegato I Direttiva Uccelli 2009/147/CE). L’area in oggetto si trova contermine al Parco Fluviale dei Fiumi Reghena -Lemene e dei Laghi di Cinto Caomaggiore codice IT3250013, tale sito sebbene collocato in un contesto urbano ed antropizzato quale può essere un giardino di un Ospedale, ha sviluppato nel tempo le caratteristiche idonee per l’accoglienza, nelle ore serali notturne, funzionale ad un ricovero.
La superficie del Parco Fluviale e dei Laghi non ha un areale così esteso da garantire una varietà di habitat necessitati per le varie specie di uccelli, le macroaree intorno al parco, frammentate, sono oggetto di una attività di agricoltura e soprattutto viticoltura, intensiva con ridotto margine di destinazione a grandi siepi e boschetti e comunque presenti con un’ estensione insufficiente, di qui la necessità da parte di alcune specie di uccelli di allocarsi in aree più favorevoli alla loro etologia, quanto avvalorato dalla consistenza della colonia.
Visto quando espresso, si richiede se è stata prodotta la valutazione VINCA Valutazione di Incidenza Ambientale, art. 6 Direttiva Habitat (92/43/CEE) al fine di valutare incidenza negative e significative dirette ed indirette al mantenimento dell’habitat in oggetto.
Distinti saluti
Il delegato Lipu Sezione Venezia Dr. Gianpaolo Pamio
Oggetto: Proposta inserimento spiaggia Ospedale al Mare nella ZSC IT3250023 “Lido di Venezia: biotopi litoranei”
Nella porzione settentrionale e meridionale dell’isola del Lido di Venezia, grazie anche alla relativa lontananza dal centro dell’isola, sopravvivono ancora importanti porzioni di ambienti naturali litoranei che costituiscono parti disgiunte della ZPS e ZSC IT3250023 “Lido di Venezia: biotopi litoranei”.
Nella parte settentrionale del Lido, denominata San Nicolò, la porzione di ZPS/ZSC si sviluppa per tutta l’estensione del lato sudest dell’aeroporto Nicelli, dal confine del sedime alla spiaggia, estendendosi, nell’ambito litoraneo, dalla diga foranea di Lido a nordest fino allo stabilimento elioterapico della Marina Militare a sudovest.
Nell’ambito delle prescrizioni della VINCA del progetto del Piano Europa a San Nicolò, la Regione ha già indicato la necessità di istruire l’iter per aggiornare i confini della ZPS/ZSC alla nuova linea di battigia, dal momento che il confine attuale è disegnato sulla CTR degli anni 80, quando la linea di battigia era molto più arretrata dell’attuale.
Nelle more e in occasione dell’adempimento di tale prescrizione regionale, le scriventi associazioni ritengono indispensabile, ai fini della tutela delle specie della ZPS/ZSC, rivedere anche i confini meridionali del sito. A sud del limite attuale della ZPS/ZSC inizia infatti un tratto di spiagge in concessione governativa (Marina Militare, Esercito) o comunale (Venezia Spiagge), che confina con un ampio settore di ecosistema litoraneo venutosi a creare nel tratto di spiaggia antistante la grande struttura del Padiglione Rossi (Monoblocco) e dei padiglioni dell’ex Ospedale al Mare. Si propone pertanto che tale ampio ambito di ecosistema litoraneo antistante l’ex Ospedale al Mare, evidenziato nella figura sottostante, sia protetto includendolo nel sito IT3250023.
Figura 1 Conformazione attuale del Sito IT3259923 presso San Nicolò, con l’ipotesi dell’aggiornamento prescritto della Regione del Veneto (in azzurro tratteggiato) e della nuova porzione proposta (in giallo).
Dalla metà degli anni ’70, con il progressivo declino delle sue funzioni sanitarie, la spiaggia antistante questa struttura ospedaliera, storicamente utilizzata a fini terapeutici, è stata abbandonata. Non più rimossa dalle annuali operazioni gestionali di spianamento, la vegetazione litoranea, grazie al suo spiccato dinamismo, ha rapidamente ricolonizzato questo tratto di arenile, attirando gradualmente una variegata fauna che vi trova condizioni favorevoli per sostare, nutrirsi e riprodursi. Non si è trattato di un caso unico al Lido. Quasi negli stessi anni, infatti, un analogo processo si è avviato anche agli Alberoni, all’estremità opposta dell’isola, per la dismissione di diverse concessioni balneari. Se agli Alberoni l’importanza di tali settori è già stata riconosciuta, con il loro inserimento nella ZPS/ZSC, a San Nicolò tale riconoscimento manca ancora, malgrado la rilevante complessità ecologica e ricchezza di specie che vi si alloca. La spontanea rinaturalizzazione di tratti di litorale sabbioso rappresenta un fenomeno raro nell’intero territorio nazionale e in netta controtendenza rispetto al progressivo processo di degrado e cementificazione che, da decenni, investe le coste italiane (Gli habitat delle coste sabbiose: ecologia e problematiche di conservazione. ISPRA, Serie Rapporti,215/2015).
Uno studio interdisciplinare (Filesi et al., 2017), frutto di indagini compiute tra il 2000 e il 2014, ha evidenziato la valenza naturalistica di quest’area, realizzando una carta degli habitat inseriti in allegato 1 della direttiva 43/92/CE, una cartografia degli habitat di specie e una stima di popolazione delle specie di uccelli di Dir. 147/2009/CE.
Di seguito si illustrano le valenze naturalistiche del tratto di spiaggia antistante l’ex Ospedale al Mare in termini di habitat, habitat di specie e specie, ad evidenziare la necessità dell’inclusione di tale area nel Sito IT3250023.
Vegetazione e habitat
Nella tabella seguente si riporta l’estensione degli habitat rilevati nell’area di indagine proposta per l’inserimento nel Sito IT3250023 e l’importanza di tali superfici rispetto all’attuale disponibilità di habitat nel Sito. Si precisa che i valori di estensione degli habitat cui si fa riferimento sono stati tratti dal nuovo formulario standard del Sito, disponibile sulla piattaforma del Ministero, in attesa dell’approvazione delle nuove carte degli habitat delle singole porzioni del Sito elaborate dal Provveditorato alle Opere Pubbliche del Triveneto (già Magistrato alle Acque di Venezia).
La nuova area proposta per l’inserimento ammonta a 12,8 ettari, 3.2 dei quali attribuiti all’habitat intertidale 1110 “Banchi di sabbia a debole copertura permanente di acqua marina”, mai considerato nella perimetrazione attuale del sito, ma certamente da includere (aggiornando tutto il fronte mare del Sito) in quanto intimamente parte dell’ecosistema litoraneo.
Oltre a tale habitat intertidale, nell’area proposta si rilevano 7 habitat di interesse comunitario. Fra i maggiormente sviluppati si rilevano l’habitat prioritario 2130 “Dune costiere fisse a vegetazione erbacea (dune grigie)“ e l’habitat 6420 “Praterie umide mediterranee con piante erbacee alte del Molinio-Holoschoenion”.
Tabella 1 Estensione degli habitat di interesse comunitario (Allegato I Direttiva 92/43/CE) presenti nell’area proposta per l’inserimento nel Sito IT3250023.
Habitat
Superficie (ha)
Codice
Definizione
Area proposta
Estensione attuale in IT3250023
Aumento % atteso
1110
Banchi di sabbia a debole copertura permanente di acqua marina
3,25
–
–
1210
Vegetazione annua delle linee di deposito marine (Salsolo – Cakiletum)
0,36
3,32
10,8
2110
Comunità di duna embrionale a Elymus farctus
0,73
8,30
8,8
2130
Dune costiere fisse a vegetazione erbacea (“dune grige”)
2,48
3,32
74,8
2230
Dune con prati dei Malcolmietalia
0,65
4,98
13,0
2270
Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster
0,18
49,80
0,4
6420
Praterie umide mediterranee con piante erbacee alte del Molinio-Holoschoenion
1,61
11,62
13,8
7210
Paludi calcaree con Cladium mariscus e specie del Caricion davallianae (Soncho maritimi-Cladietum marisci)
0,01
tracce
–
Mosaici
0,04
–
–
2130 / 2230
0,59
–
–
2130 / 6420
0,37
–
–
6420 / 7210
0,04
–
–
Totale complessivo
12,77
166,00
7,7
Dal punto di vista floristico, il sito ospita entità botaniche di interesse conservazionistico come, ad esempio, Centaurium littorale e Cutandia maritima, entrambe classificate in Pericolo Critico (CR) per il Veneto (Buffa et al., 2016). All’interno dell’area sono inoltre presenti consistenti popolamenti dell’orchidea Epipactis palustris quasi completamente scomparsa dal sito IT3250023.
Per quanto riguarda il regno dei Funghi, nell’area proposta sono presenti 30 diverse specie di macromiceti, 2/3 delle quali tipiche degli habitat litoranei (Filesi et al., 2017).
Figura 2 Carta degli habitat di interesse comunitario presenti nell’area antistante l’ex Ospedale al Mare proposta per l’inserimento nel Sito IT3259923.
Fauna
Invertebrati – Mancano studi sugli invertebrati dell’area e solo osservazioni casuali hanno portato all’accertamento della presenza dei tipici coleotteri psammofili di Cylindera trisignata e di Phaleria bimaculata, e dei forestali Dorcus parallelepipedus e Oryctes nasicornis, mentre mancano dati sulla presenza di specie di interesse comunitario.
Anfibi e rettili – Nell’area sono presenti popolazioni delle specie di interesse comunitario rospo smeraldino, (Bufotes viridis), lucertola muraiola (Podarcis muralis), lucertola campestre (Podarcis siculus) e biacco (Hierophis viridiflavus) tipiche della ZSC IT3250023 e delle cui popolazioni fanno parte integrante in una logica di minima popolazione vitale di cui garantire la conservazione.
Uccelli – Nell’area proposta per l’inserimento nel Sito sono state censite 87 specie ornitiche (FILESI et al., 2017), molte delle quali, come l’upupa, l’usignolo, il saltimpalo, il verdone, il cardellino e il verzellino hanno registrato in Italia, nel periodo 2000-2023, un calo numerico significativo delle loro popolazioni nidificanti (Rete Rurale Nazionale & Lipu, 2024) o come la passera d’Italia, un tempo comune e oggi inserita nella Lista Rossa degli uccelli a rischio di estinzione (BirdLife, 2021). L’area ospita, nell’arco dell’anno, 15 specie di interesse comunitario, ovvero inserite nell’Allegato I della Direttiva 147/2009/CE. Due di esse, il succiacapre (Caprimulgus europaeus) e il fratino (Charadrius alexandrinus) sono nidificanti certe nell’area in esame.
Le 2-4 coppie di fratino che si riproducono su questo tratto di litorale costituiscono una frazione rilevante (14-20%) di quelle che nidificano nella porzione di Sito IT3250023 a San Nicolò, e fanno costitutivamente parte della subpopolazione nidificante a San Nicolò. Infatti, i pulcini nati in questo tratto di spiaggia vengono dai genitori accompagnati, subito dopo la schiusa, nell’area della ZPS prossima alla diga foranea (Borgo et al., 2016). Qui i pulli trovano un habitat favorevole alla loro crescita e la sicurezza delle recinzioni, messe in atto ogni anno dagli attivisti Lipu, che li riparano dai cani senza guinzaglio e dall’invadenza dei bagnanti. Nell’area proposta per l’inserimento nel Sito sono presenti 2.51 ha di habitat di specie del fratino (Filesi et al, 2017). Alla luce di queste evidenze, la creazione di un corridoio ecologico, in grado di connettere i vari frammenti dunali ancora presenti sul litorale di S. Nicolò, potrebbe giocare un ruolo importante sullo stato di conservazione del fratino. Vale la pena rilevare che l’area di San Nicolò è attualmente la sola porzione di ZPS/ZSC IT3250023 in cui tale specie nidifica con un numero di coppie (10-12) significativo. L’inclusione dell’area proposta nel Sito IT3250023 porterebbe quindi all’incremento del 14-20% non solo della popolazione tutelata a San Nicolò, ma dell’intera popolazione della ZPS! Si evidenzia come contrariamente a quanto succedeva in passato, quando molti fratini nidificavano sulle nuove strutture morfologiche realizzate dal Magistrato alle Acque in laguna, la popolazione veneta del fratino si concentra nuovamente sul litorale, tanto che la popolazione di fratino a San Nicolò rappresenta ormai oltre il 2% della popolazione nazionale (Borgo et al., 2019; Mitri et al., 2019): di qui l’evidenza della necessità della massima tutela dell’intero habitat di specie di cui può ancora disporre nell’area.
Censimenti condotti dalla Lipu nel 2024 e 2025, confermano anche la presenza di due coppie di Succiacapre, insediate nell’area retrodunale costituita dal mosaico 2130-6420-2270. Anche in questo caso, queste due coppie rappresentano una parte significativa e integrante della subpopolazione di succiacapre nidificante a San Nicolò, unendosi alle tre coppie presenti entro gli attuali confini del Sito. Nell’intero Sito, attualmente risultano presenti 12 coppie della specie (Pegorer et al., 2011; L. Mamprin, com. pers., A. Borgo, ined.), pertanto l’inclusione di ulteriori due coppie rappresenterebbe un incremento del 17% della popolazione tutelata.
La frammentazione del sito e l’isolamento dei tre nuclei di popolazione di succiacapre rende la presenza della specie nella ZPS fragile, in quanto maggiormente esposta all’incidenza dei fattori di pressione locali. Di qui l’importanza che tutta l’estensione degli habitat della specie siano tutelati rientrando all’interno del Sito. Nella porzione proposta per l’inserimento nel Sito sono attualmente presenti 3.45 ha di habitat di specie del succiacapre (Filesi et al., 2017).
Tabella 2 Elenco delle specie di erpetofauna di interesse comunitario presenti nell’area di analisi.
Codice
Specie
Allegati Dir. 43/92/CE
Presenza nell’area di analisi
H-1201
Bufotes viridis
Rospo smeraldino
IV
SI
H-5670
Hierophis viridiflavus
Biacco
IV
SI
H-1256
Podarcis muralis
Lucertola muraiola
IV
SI
H-1250
Podarcis siculus
Lucerto.la campestre
IV
SI
Tabella 3 Elenco delle specie di avifauna di interesse comunitario e conservazionistico presenti nell’area di analisi.
Codice
Specie
Allegati Direttiva 147/2009/CE
Fenologia
A084
Circus pygargus
Albanella minore
I
M irr
A082
Circus cyaneus
Albanella reale
I
M, W
A338
Lanius collurio
Averla piccola
I
M, B
A191
Sterna sandvicensis
Beccapesci
I
S
A195
Sternula albifrons
Fraticello
I
M, B
A138
Charadrius alexandrinus
Fratino
I
M, B, W
A176
Larus melanocephalus
Gabbiano corallino
I
S
A103
Falco peregrinus
Pellegrino
I
S
A193
Sterna hirundo
Sterna comune
I
M, B
A224
Caprimulgus europaeus
Succiacapre
I
M, B
A232
Upupa epops
Upupa
/
M, B
A214
Otus scops
Assiolo
/
M, B
A130
Haematopus ostralegus
Beccaccia di mare
/
M, B, W
Mammiferi – L’area, complice anche la vicinanza degli edifici abbandonati dell’ex complesso ospedaliero, costituisce un’importante area di foraggiamento per chirotteri che, sebbene frequentemente osservati, non sono ancora stati determinati a livello specifico mediante sonogrammi o identificazione diretta, ma è probabile appartengano alle stesse specie di Pipistrellus nathusii, P. pipistrellus e Eptesicus serotinus presenti nella limitrofa porzione di Sito (Lipu, dati inediti). Dal momento che tutti i chirotteri sono specie inserite negli allegati II e/o IV della direttiva 43/92/CE, è quindi certo che l’area ospiti anche specie di mammiferi di interesse comunitario.
Conclusioni
Questo tratto di arenile e la vicina area facente parte di rete Natura 2000 garantiscono il mantenimento delle “superfici minime vitali” per la conservazione degli habitat e delle specie presenti nell’area vasta di S. Nicolò. Le due aree risultano connesse e interdipendenti e la fauna, meglio di altre componenti biologiche, dimostra l’esistenza di questo legame. Gli stormi di cardellini, lucherini e verdoni, che si nutrono davanti ai padiglioni dell’ex Ospedale al Mare, si spostano pendolarmente alla ricerca di cibo anche sul litorale più a nord prossimo alla diga foranea. L’esempio più illuminante di questa connessione è, tuttavia, offerto dal fratino, la specie che più di ogni altra è diventata il simbolo delle spiagge sabbiose. Lo studio ha evidenziato che tutte le coppie di questo limicolo nidificanti a S. Nicolò, comprese quelle che si riproducono davanti all’ex Ospedale al Mare, per allevare le loro covate, utilizzano la porzione più settentrionale del sito Natura 2000, nei pressi della diga foranea.
La possibilità di una riconnessione dunale, del resto, è stata ampiamente studiata e proposta da anni. Tra i molti vantaggi, permetterebbe di garantire gli scambi dei popolamenti animali e vegetali evitandone l’isolamento, di preservare dall’estinzione la micro fauna di battigia e di mitigare i rischi delle mareggiate.
Per garantire che la ZSC IT3250023 mantenga, nel lungo periodo, uno stato di conservazione sufficiente, risulta, quindi, necessario tutelare anche tutti gli altri nuclei di natura superstite ancora presenti sul litorale di S. Nicolò, avviare un progetto di riconnessione dunale e attuare una gestione ambientale unitaria di tutto l’areale di S. Nicolò.
La recente riperimetrazione delle Oasi di protezione della fauna selvatica (DGR 401/2024) fatta dalla Regione del Veneto evidenzia questa unicità e organicità delle aree naturali comprese tra l’Ospedale al Mare e la diga foranea, riunendole tutte in un unico istituto di protezione.
Rispetto all’inserimento nell’istituto di Oasi, che di fatto sancisce una tutela venatoria, l’inserimento dell’area a fronte dell’ex Ospedale al Mare nella ZSC IT3250023 “Lido di Venezia: biotopi litoranei” potrebbe costituire invece il primo, fondamentale tassello per evitare future aggressioni al sito e tutelarne concretamente le valenze naturalistiche attraverso il vincolo della valutazione di incidenza e il riconoscimento degli habitat presenti. L’inserimento dell’area fronte l’ex Ospedale al Mare nel sito Natura 2000 rappresenterebbe non solo un atto dovuto alla luce delle sue valenze ambientali, ma consentirebbe anche di ampliare efficacemente e senza alcun costo aggiuntivo il pacchetto di misure compensative proposto dal Governo italiano. Si ribadisce inoltre che nelle more dell’intervento del Piano Europa a San Nicolò è già prevista una revisione del perimetro che prevede l’aggiornamento all’attuale linea di costa per l’obbligo di includere nel Sito tutte le aree oggetto di compensazione. La presente richiesta potrebbe pertanto essere sinergica ed essere applicata in occasione della stessa revisione.
La spontanea rinaturalizzazione della spiaggia dell’ex Ospedale al Mare dovrebbe essere colta come un’insperata opportunità per creare un’ampia area tutelata, un polo naturalistico dalle straordinarie potenzialità educative, ideale per proporre modelli di fruizione balneare alternativi rivolti ad un pubblico sensibile e attento alle tematiche ambientali.
Bibliografia citata
Borgo A., Mitri M.G., Antinori F., Castelli S., Gottipavero R., Pegorer M., Tomasella R., 2016. Dati preliminari sull’incidenza delle cause di fallimento delle nidificazioni di fratino, Charadrius alexandrinus sul litorale veneziano. Charadriformes. Atti VII Convegno dei Faunisti Veneti. Boll. Mus. St. Nat. Venezia, 66: 188-193.
Borgo A., Mitri M.G., Castelli S., Antinori F., Rossani M., 2019. Restoration of the guardian species as a strategy for Kentish Plover (Charadrius alexandrinus) conservation in the Venice beaches. GORTANIA, 41: 99-108.
Buffa et al., 2016. Lista Rossa regionale delle piante vascolari del Veneto. Regione Veneto e Società Botanica Italiana.
Filesi L., Antinori F., Bizio E., Borgo A., Castelli S., Manzini A., Marotta A., Rizzieri M., Mitri M.G., 2017. Pregio naturalistico del settore costiero antistante l’ex Ospedale al Mare (isola di Lido – Venezia). Lavori – Società Veneziana di Scienze Naturali, 42: 61-88.
Mitri M.G., Borgo A., Antinori F., Castelli S., Scarpa M., Bonotto L., Cesarotto C., 2019. Allarmante situazione del Fratino, Charadrius alexandrinus, sul litorale veneziano: l’emblematico caso dell’area di San Nicolò nel SIC/ZPS “Lido di Venezia: biotopi litoranei” (Charadriformes). Atti VIII Convegno dei Faunisti Veneti. Boll. Mus. St. Nat. Venezia, 69: 148-154.
Pegorer M., Perlasca P., Castelli S., Secco F., 2011. Il Succiacapre (Caprimulgus europaeus) nel biotopo degli Alberoni (Venezia, Lido). Atti 6° Convegno Faunisti Veneti. Boll. Mus. St. Nat. Venezia, suppl. vol. 61: 233-238.
Italia Nostra – Sezione di Venezia Il Presidente Prof. Alvise Benedetti
Società Botanica Italiana- sezione veneta Il Presidente Prof. Leonardo Filesi
LIPU – Sezione di Venezia Il Delegato Dr. Gianpaolo Pamio
WWF – Sezione di Venezia e Territorio Il Presidente Dr. Roberto Sinibaldi
La scrivente Associazione, trae delle considerazioni a seguito i giorni di preapertura della stagione venatoria prevista nel Calendario 2025 – 2026 per la Regione Veneto. I giorni considerati sono dal 7 al 14 settembre per la caccia in appostamento a Ghiandaia, Gazza, Cornacchia nera, Cornacchia grigia, Colombaccio. La stagione venatoria si è aperta domenica 21 settembre, giorni di riposo venatorio il martedì e venerdì. Nel territorio veneziano sono svariate le richieste di intervento e di lamentale dei cittadini giunte ai telefoni cellulari dei volontari LIPU. Chiamate in gran parte dovute al fatto che si sparava a distanza ravvicinata dalle abitazioni. Intensa attività veniva segnalata nella zona di Camponogara (VE) a ridosso delle valli da pesca. Nell’Oasi di Gaggio a Marcon sono stati segnalati dei danneggiamenti alla recinzione presumibilmente ad opera di bracconieri per portarsi all’interno per scovare la selvaggina impaurita che si era rifugiata.
Sono anche arrivate notizie che non si sono rispettati i giorni di preapertura, e si è sparato anche in altri giorni non consentiti. La pratica della caccia in preapertura anche solo nei confronti di specie che non rappresentano criticità numeriche, se non il fatto che molti esemplari sono giovani od addirittura appena usciti dal nido, come per il Colombaccio che ha una tempo di riproduzione molto ampio, rimane un forte elemento di disturbo per tutte le specie, valutando anche possono essere colpite accidentalmente. Il territorio della penisola italiana si presta per vocazione morfologica all’accoglienza e transito di centinaia di specie di uccelli, trovandosi in piena rotta migratoria dal Nord Europa al Sud Mediterraneo, Africa e Medio Oriente e viceversa. La caccia di pre-apertura va ad incidere sul patrimonio aviario in migrazione in maniera significativa, anche su specie particolarmente protette, uccelli già stremati dalla sottrazione di habitat, incendi, alluvioni, da corridoi sicuri sempre più ridotti, da estremi climatici come trombe d’aria, che possono distruggere migliaia di esemplari in volo in pochi minuti, a questo si aggiunge un’azione di disturbo a terra: al punto che gli esemplari non possono riposare od alimentarsi in tranquillità. Nelle migrazioni di migliaia di chilometri verso il sito di svernamento, l’insufficiente forma fisica, uno stress prolungato, un’alimentazione insufficiente, anche esemplari giovani che si trovano alla loro prima traversata, possono disperdersi dal gruppo o dallo stormo e disorientati possono perire a breve, vengono altresì segnalate le riprese di attività sistematiche di bracconaggio in altri Paesi oggetto di sosta degli uccelli migratori, quali Malta e Libano, ma soprattutto Cipro. Per i motivi su elencati l’ISPRA l’Istituto Superiore di Protezione e la Ricerca Ambientale del Ministero dell’Ambiente, nel parere obbligatorio, ma non vincolante, richiesto nella stesura dei Calendari Venatori come previsto dall’art. 18 comma 4 Legge 157-1992 si esprime negativamente nell’esecuzione di questa pratica.
Circa le criticità nelle migrazioni dovute ai cambiamenti climatici rimane esaustiva la scheda aggiornata al 31.12.2023 dell’ ISPRA sullo “STATO DI SALUTE DELLE POPOLAZIONI DI UCCELLI MIGRATORI” autori Jacopo G. Cecere, Simona Imperio:
“(…) L’indicatore fornisce un quadro dello stato di salute delle popolazioni di uccelli passeriformi migratori comuni in Europa attraverso una valutazione della resilienza delle specie migratrici al cambiamento climatico. L’aumento delle temperature primaverili dovute al riscaldamento globale comporta un anticipo stagionale dell’attività vegetativa e quindi del picco di presenza di insetti. Di conseguenza, se i migratori non anticipano in ugual misura l’arrivo ai siti riproduttivi non trovano abbondanza di prede nel momento in cui devono alimentare i pulcini. Un mancato anticipo della data di migrazione si traduce quindi in una bassa resilienza delle popolazioni migratrici ai cambiamenti climatici, con effetti negativi sulla loro sopravvivenza. Viene quindi analizzatala la variazione temporale della data di arrivo dei passeriformi migratori presso i siti di sosta utilizzati dopo l’attraversamento del Sahara e del Mar Mediterraneo durante il viaggio primaverile dall’Africa verso i siti riproduttivi europei. Sulla base dell’analisi della data di migrazione di 10 specie di uccelli contattate in 26 stazioni di inanellamento aderenti al Progetto Piccole Isole di ISPRA nel periodo 1988-2022 (35 anni), si rileva che il 50% delle specie prese in considerazione mostra un anticipo della data di migrazione troppo lento (di circa 1 giorno ogni 7+ anni) per essere definito sufficiente a contrastare gli effetti del cambiamento climatico”.
Principali riferimenti normativi e obiettivi
Direttiva Uccelli (2009/147/CE). Obiettivo: mantenere le specie di uccelli in uno stato di conservazione soddisfacente.
Convenzione di Bonn – CMS – Convenzione sulle Specie Migratrici appartenenti alla fauna selvatica. Obiettivo: garantire alle specie migratrici un buon stato di conservazione.
Legge 157/92 – Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio. Obiettivo: mantenere le specie di uccelli in uno stato di conservazione soddisfacente (…).
I cambiamenti climatici, l’esteso conflitto in Ucraina, le aperture all’attività venatoria nei passi montani in certe regioni soprattutto nel Nord Italia, influenzano i tempi e le rotte migratorie di tanti piccoli passeriformi che si stanno rivelando particolarmente vulnerabili per le loro caratteristiche, ad esempio la Balia nera Ficedula hypoleuca, migratore di lungo raggio (dai 5000 ai 9.000 km.) proveniente dalla Penisola Scandinava e dalla Russia e diretta nell’Africa Subsahariana.
Tanti sono i passeracei in transito nella nostra Penisola in questo periodo, anche poco noti come il Beccafico Sylvia borin, Forapaglie comune Acrocephalus schoenobaenus, Saltimpalo Saxicola torquatus, Stiaccino Saxicola rubetra Codirosso spazzacamino Phoenicurus ochruros, Pettazzurro Luscinia svecica, Culbianco Oenanthe oenanthe, Salciaiola Locustella luscinioides, Sterpazzolina comune Sylvia cantillans, Bigiarella, Occhiocotto Sylvia melanocephala, Magnanina Sylvia undata, e molte altre.
Nei Piani Faunistici Venatori non vengono considerati i cosiddetti “effetti collaterali”: dati di BirdLife International e dell’IUCN Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, designano inconfutabilmente uno scenario di criticità ed un imminente rischio di rarefazione e successivamente estinzione per molte specie di uccelli.
Ufficio Verde Pubblico verdepubblico.rifiuti@comune.venezia.it
Spett.le Polizia Metropolitana della Provincia di Venezia polizia.metropolitana@cittametropolitana.venezia.it
Venezia, li 30 luglio 2025
Oggetto: Verde urbano, segnalazioni su potature eseguite in piena fase vegetativa, in contrasto con le buone pratiche di cura arboree ed in difformità a quanto previsto nel Regolamento del Verde nel Comune di Venezia
Spett.li Uffici,
per le rispettive competenze,
sono giunte alla nostra Associazione, segnalazioni, poi accertate come fondate, di potature sistematichedi alberi fuori dalla stagione preposta, ed in periodo vegetativo, eseguite nel mese di luglio, in piena fase vegetativa e con temperature elevate. Potature svolte non in via emergenziale come a seguito di rotture accidentali di rami dovute al maltempo, od altro, come stabilito dal Regolamento sul Verde, bensì su interi filari di alberi. Siti interessati a nostra conoscenza in località Mestre – Bissuola nel Parco Pubblico “Alfredo Albanese”, nonché Via San Dona’ Venezia – Favaro Veneto prossimità incrocio con SR 14 Bis, Parco Pubblico in Carpenedo VE, Viale Giuseppe Garibaldi prossimità incrocio con Via Trezzo.
Potature in periodo non consentito a Campalto
All’uopo si rammenta che il Regolamento Comunale per la tutela e promozione del Verde in Città adottato dal Consiglio Comunale nella seduta del 21.07.2003 con deliberazione nr. 111, e successive modificazioni, all’art. 14 comma 4 recita: “La potatura viene programmata con adeguato anticipo, nel rispetto dei cicli biologici e di sviluppo delle alberature. Viene definita straordinaria nei casi in cui si manifestino situazioni non prevedibili tali da creare scompensi strutturali alla pianta stessa, con conseguente pericolo di incolumità pubblica. In entrambi i casi quando si deve eseguire una potatura occorre agire tenendo presente che: n) la riduzione della superficie fogliare si traduce in una minore disponibilità di nutrienti per le radici e le altre parti dell’albero; o) l’esposizione frequente della corteccia dei rami più interni alla luce diretta del sole può provocare il surriscaldamento e conseguente indebolimento strutturale; p) il taglio dei rami si traduce in una successiva abbondante produzione di germogli inseriti debolmente, che con il tempo possono diventare pericolosi; q) il legno dei monconi dopo il taglio risulta vulnerabile all’attacco degli insetti e dei funghi patogeni.(…)
Si sottolinea che in nessuno dei tagli dei corpi vegetali, anche di notevoli dimensioni, è risulta sia stata applicate la corteccia artificiale per impedire l’esposizione e la possibile proliferazione di funghi e batteri.
Cordiali saluti
Il delegato della LIPU di Venezia Dr. Gianpaolo Pamio
Il presidente del WWF Venezia e Territori Dr. Roberto Sinibaldi
Uccelli utilizzati come richiami vivi in gabbiette. Fonte: Enpa archivio
[English version below]
Venezia, lì 14 luglio 2025
Ai sigg.ri Consiglieri Regione del Veneto Loro Sedi
Alle redazioni delle principali testate dei quotidiani in Gran Bretagna
Oggetto: Regione Veneto, Italia, Progetto di Legge Regionale nr. 313 del 3 febbraio 2025 “Modifiche alla legge regionale 1993 nr. 50” Norme per la protezione della fauna selvatica e prelievo venatorio”
Sostituzione contrassegno in autocertificazione alla detenzione di piccoli uccelli da richiamo per l’attività venatoria
Perché le testate giornalistiche della G.B.? Perché BirdLife G.B. ha 3 ml di soci, ed a livello mondiale la Royal Society for the Protection of Birds (RSPB) è nata nel 1889. Nonché molti piccoli uccelli catturati in Italia provengono da altri Paesi europei tra cui la G.B. in quanto migratori.
Gentili consiglieri regionali, gentili capo redattore,
queste Associazioni e molti soci ed iscritti, sono preoccupati per l’emendamento di modifica alla L. 50/93 circa la fauna selvatica. La sostituzione dei contrassegni agli uccelli da richiamo a mezzo un autocertificazione de facto sarebbe l’introduzione di una sanatoria alla detenzione di detta fauna ornitica. Renderebbe possibile una regolarizzazione di uccelli acquisiti illegalmente a mezzo canali non consentiti. In Italia non sono più stati catturati richiami vivi da oltre un decennio, indi quelli attuali sono nati in cattività e considerata l’aspettativa di vita di dette specie si dovrebbe avviare all’esaurimento del contingente detenuto. I cambiamenti climatici in atto ed in repentino sistematico peggioramento, impongono alla collettività ed ai loro decisori delle scelte responsabili. I piccoli uccelli, i migratori di medio e lungo raggio sono in forte difficoltà, i pericoli più frequenti sono l’alterazione degli habitat, l’uso di fitofarmaci in agricoltura, i cambiamenti climatici, il bracconaggio, abbiamo uccelli come il Santimpalo Saxicola torquatus in calo del 72% negli ultimi 5 anni, fonte Farmaland Bird Index ed. 2024. Concedere un’autocertificazione significa riaprire tout court un epoca che si pensava trascorsa. Se la cattura di uccelli da richiamo aveva un senso in periodi passati nei dopoguerra quanto l’Europa soffriva la fame, e la popolazione abbisognava di apporti proteici, ad ora, questa pratica barbara non ha più giustificazione. Questa attività atroce consiste nel catturare nel periodo di migrazione primaverile i piccoli uccelli, segregarli al buio tutta l’estate in gabbie grandi come un foglio di carta A4, spesso accecarli per migliorarne il canto, poi in autunno quanto la stagione venatoria riapre verranno messi all’esterno e scambiando la stagione autunnale per la primavera cantano attirando altri simili che verranno uccisi. La maggior parte dei piccoli uccelli catturati non sopravvive alla detenzione nelle gabbie e moriranno, altri invece dalla specie non consentita verranno illegalmente inviati nelle sagre e cucinati come polenta ed osei, una volta tolte le piume la specie non è più riconoscibile. Consentire un autocertificazione sarebbe autorizzare di fatto una sanatoria ed una riapertura di un periodo di bracconaggio non controllabile in quanto la norma aprirebbe molte difficoltà nell’attestare la provenienza legale o meno dell’uccello detenuto.
L’approvazione dell’emendamento in oggetto sarebbe in contrasto con le Direttive UE “Uccelli” ed “Habitat”
La Biodiversità è in forte sofferenza chiediamo ai decisori politici di non approvare provvedimenti che aggravano la tutela delle tante specie di uccelli pericolo di rarefazione ed estinzione.
Cordialmente
Il coordinatore regionale Lipu Veneto Dr. Gianpaolo Pamio
Il presidente provinciale WWF di Venezia e Territorio Dr. Roberto Sinibaldi
Il coord. regione Veneto di ENPA Dr. Renzo Rizzi
Il responsabile regionale LAV Dr. Massimo Vitturi
Uccelli utilizzati come richiami vivi in gabbiette. Fonte: Enpa archivio
English Version
Venice, 14th july 2025
To the Regional Councillors of the Veneto Region – their offices To the editorial offices of the main newspapers in Great Britain
Subject: Veneto Region, Italy – Regional Bill No. 313 of February 3rd, 2025 –“amendments to Regional Law No. 50 of 1993 – Rules for the Protection of Wildlife and Hunting Activities”. Replacement of the identification tag with self-certification for the possession of small decoy birds for hunting purposes.
Why British newspaper outlets? Because BirdLife Great Britain has three million members and on a global level, the Royal Society for the Protection of Birds (RSPB) was founded in 1889, and many small birds captured in Italy come from other European countries, including Great Britain, as they are migratory.
Dear Regional Councillors, Dear Editors-in-chief,
These associations and many members and subscribers are concerned about the proposed amendment to Law 50, paragraph 93, regarding wildlife. The replacement of identification tags on decoy birds with self-certification would, de facto, introduce an amnesty for the possession of such ornithological fauna. It would make it possible to regularize birds acquired illegally through unauthorized channels. In Italy, no live decoy birds have been captured for over a decade. The current ones were born in captivity, and considering the life expectancy of these species, the current stock should eventually be depleted.
The ongoing and rapidly worsening climate changes require society and its decision-makers to make responsible choices. Small migratory birds, both medium- and long-distance, are in serious trouble. The most frequent dangers include habitat alteration, the use of pesticides in agriculture, climate change, and poaching.
There are birds like the Saltimpalo (Saxicola torquatus) that have declined by 72% in the last 5 years, according to the Farmaland Bird Index, 2024 edition.
Allowing self-certification means reopening a chapter that we considered closed. If capturing decoy birds made sense in the post-war period – when Europe was suffering from hunger and people needed protein intake – today this barbaric practice is no longer justifiable.
This atrocious activity consists of capturing small birds during their spring migration, confining them in the dark all summer in cages no larger than a sheet of A4 paper, often blinding them to improve their singing. Then, in autumn, when hunting season reopens, they are placed outside; mistaking the autumn season for spring, they sing and attract other birds of the same species, which are then killed. Most of the small birds captured do not survive the confinement and die in the cages. Others, belonging to protected species, are illegally sent to festivals and cooked as ‘polenta e osei’ (polenta and birds). Once plucked, the species is no longer recognizable.
Allowing self-certification would effectively authorize an amnesty and reopen a period of uncontrollable poaching, as the regulation would make it very difficult to verify the legal origin of the detained birds. The approval of the proposed amendment would be in conflict with the European Union’s Birds and Habitats Directives. Biodiversity is already under severe threat; we urge policymakers not to approve such measures, which would worsen the protection of many bird species already at risk of decline and extinction.
Kindest Regards.
The regional Coordinator for Lipu Veneto Dr. Gianpaolo Pamio
The provincial President of WWF for Venice and the surrounding area Dr. Roberto Sinibaldi
Problematiche inerenti la presenza di fauna ornitica, soprattutto Fenicotteri, nell’area lagunare prospicente l’aeroporto Marco Polo, Tessera Venezia
Gentile Ing. Valerio Volpe Ministero OO.PP. Triveneto,
Gentili presenti,
stante l’invito alla partecipazione al Tavolo Tecnico per la trattazione di misure di mitigazione per la problematica in oggetto, queste Associazioni dettagliano quanto di seguito:
Considerazioni
Da accertamenti eseguiti dai volontari di WWF e Lipu, è stato appurato che entro l’ambito lagunare sussistono molte altre aree con caratteristiche simili alle barene, all’esterno del sedime aeroportuale, ove stazionano Fenicotteri bianchi, Gabbiani reali, Ibis sacri, etc.
La Laguna di Venezia è area SIC Sito di Interesse Comunitario per la Protezione di Flora e Fauna, è ZPS Zona di Protezione Speciale, è inserita in Rete Natura 2000, è inserita nella Convenzione di Ramsar per la tutela delle aree umide, alcune delle specie considerate sono inserite negli allegati della Direttiva Uccelli 79/409 CEE e succ. modificazioni, le aree considerate sono tutelate dalla Direttiva Habitat 92/93/CEE
La presenza in abbondanza di tali specie nell’area prospicente l’Aeroporto, fa presupporre che le altre aree valutate come idonee, siano interessate da un sostenuto disturbo antropico. Nell’area Nord della Laguna, vengono eseguiti dei voli aerei turistici di breve tratta per fotografare gli uccelli da parte di “appassionati”, ed inoltre l’attività fotografica aerea si è molto incrementata nella medesima area con l’avvento dell’uso dei droni (allegato 1). Perdipiù è giunta segnalazione all’Associazione Lipu che alcune attività economiche effettuano pratiche non consentite di allontanamento di specie di uccelli, Fenicotteri soprattutto. In altre aree della Laguna le zone di basso fondale – secca, seppure a navigazione particolarmente limitata, de facto sono oggetto di attraversamento ed altre attività.
Gli uccelli in generale si adattano ad una forma di disturbo omogenea, cadenzata e continua, tipo una linea ferroviaria, un’autostrada, un aeroporto (le forme di disturbo per la specie umana non vanno equiparate alle specie ornitiche). Gli uccelli di contro si spaventano per la presenza improvvisa e inaspettata di rumori, specie antagoniste, attività antropiche varie.
Per la presenza in Laguna del Gabbiano reale e dell’Ibis sacro, la Lipu, il WWF e l’Associazione La Salsola hanno inviato un documento alle autorità competenti il 4.4.2024, finalizzato al contenimento per il relativo accesso agli scarti delle fonti alimentari derivate da attività umana. (allegato 2)
Il Fenicottero è una specie migratrice ed ultimamente, a seguito dei cambiamenti climatici, anche stanziale e nidificante
Le attività di mitigazione devono considerare che l’aeroporto Marco Polo con il nuovo Masterplan prevede per il 2037 un aumento del traffico passeggeri da 11 milioni annui a 20 milioni con un contestuale aumento della superficie aeroportuale.
Proposte
L’area interessata dal divieto alla navigazione formulata con ordinanza 16/2025 del P.I.OO.PP. (allegato 3) va estesa, almeno raddoppiata. L’interdizione alla navigazione deve essere assoluta e la navigazione limitata esclusivamente ai canali navigabili ed a bassa velocità. Deve essere posta idonea cartellonistica anche in lingua inglese e la violazione a questa ordinanza nell’area interessata, stante il pericolo che provoca un innalzamento improvviso di stormi di uccelli, deve essere di carattere penale. L’articolo 1231 del Codice della Navigazione, Inosservanza di norme sulla sicurezza della navigazione (norma in bianco), può essere applicato anche alla tipologia di natanti da diporto qualora si rappresenti l’eventualità di verificarsi un fatto grave e penalmente rilevante.
In tutta la Laguna Nord e Centrale, va ristabilito l’habitat idoneo per la preservazione della biodiversità, limitando al massimo il disturbo antropico, al fine di favorire una più omogena distribuzione della fauna ornitica. Indi, navigazione in zone di basso fondale – secca consentita solo con mezzi a remi, anche per pescatori professionisti; inibire l’accesso in dette zone ad unità con ogni tipo di motore; sospendere l’attività venatoria tutto l’anno. Consentire l’uso di fuochi d’artificio su isole private, casoni, feste paesane su Comuni contermini alla Laguna, solo luminosi senza lo scoppio. Anche la Festa del Redentore, per la sua bellezza potrebbe essere senza botti, ma solo luminosa.
Per il contenimento di alcune specie di uccelli, applicare in maniera corretta come dettagliato in precedenza la raccolta ed il conferimento dei rifiuti umidi nel centro storico di Venezia.
Evitare, per allontanare gli uccelli, cannoncini a salve, ad aria compressa, armi da fuoco, laser nelle ore notturne, soluzioni valide spesso solamente per poche ore, ma che di contro potrebbero creare panico immotivato con dispersioni ed involi improvvisi.
Stante i cambiamenti climatici in atto che provocano delle rapide modificazioni di habitat e di conseguenza delle migrazioni degli uccelli, vista l’espansione dell’ hub aeroportuale che nel 2037 prevede 20 milioni di presenze, lo sviluppo di attività turistiche, di intrattenimento, sportive, ecc., si presume che la pressione antropica nella Laguna sarà aumentata con conseguenti riflessi problematici sulla fauna selvatica. Al fine di cercare di rendere sostenibile tale sviluppo, per un principio di precauzione, soprattutto per la sicurezza della navigazione aerea, si dovrà valutare con una progressione che parta da oggi e vada fino al 2037 la possibilità che ogni attività venatoria venga interdetta dalla Laguna di Venezia.
Venezia, li 7 luglio 2025
Con osservanza
Il presidente WWF Venezia e Territorio Dr. Roberto Sinibaldi