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Oasi Cave di Gaggio, il Picchio Nero è tornato

Il Picchio nero (Dryocopus martius) è il più grande  dei picchi d’Europa, si nutre prevalentemente di formiche e larve di coleotteri nascosti all’interno del legno, che ricerca scavando profonde cavità nei tronchi e nelle ceppaie col potente becco. 

Specie prettamente montana, in Italia è presente e ben distribuita nella catena Alpina, nell’Appennino ha diffusione frammentata, con piccoli nuclei, dalle foreste Casentinesi sino al Parco Nazionale della Sila.

Dagli anni 80, la specie risulta in lenta espansione verso il basso  arrivando fino in pianura di Venezia dove avvistamenti e segnalazioni di ornitologi e appassionati si sono fatti sempre più frequenti, sopratutto durante i mesi invernali.

La sua diffusione si riscontra sopratutto nelle Oasi e zone protette dove la tutela permette la formazione e la conservazione di aree boscate con grandi alberi maturi, che attraggono le varie specie di picchi. 

Le grandi dimensioni, la macchia rossa nella parte posteriore del capo nella femmina, il vertice completamente rosso nel maschio, il becco color avorio e l’iride chiara in contrasto con il piumaggio completamente nero, rendono il Picchio nero (Dryocopus martius) inconfondibile all’osservatore attento “armato” di binocolo.

Anche i richiami ed il canto caratteristici della specie sono un importante elemento per accertarne la presenza.

Invece quando decide di stare immobile e in silenzio diventa praticamente invisibile e può passare inosservato anche ai più esperti.

Altre caratteristiche condivise con gli altri picchi sono la forma della zampa, due dita sono rivolte in avanti e due opposte all’indietro e le penne della coda rigide, usate come un vero e proprio puntello, sono adattamenti perfetti per arrampicarsi e muoversi agilmente sulla corteccia degli alberi.

Nell’Oasi Cave di Gaggio, le osservazioni del Picchio nero (Dryocopus martius) si sono fatte sempre più frequenti anche se saltuarie, con pochi rilevamenti durante i mesi invernali.

Quest’anno la presenza all’interno dell’oasi è stata pressoché continua da novembre fino ad oggi.

Si può ritenere che una presenza così prolungata, confermata nel tempo da una nutrita documentazione fotografica, sia indice di buona salute ambientale generale, per la presenza di una copertura arborea importante con vecchi alberi  e tronchi caduti marcescenti.

Situazione ideale per sostenere una buona e vitale popolazione di picchi ben rappresentati dal comune Picchio rosso maggiore (Dendrocopos major), dal colorato Picchio verde (Picus viridis) nella speranza che il nostro Picchio nero (Dryocopus martius) trovi un sicuro rifugio all’interno dell’oasi naturalistica Cave di Gaggio.

Raffaello Pellizzon

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Gru all’Oasi di Gaggio

“Sabato 12 marzo,  al calar del sole, una piacevole e rara sorpresa per i volontari dell’Oasi LIPU di Gaggio. Un piccolo stormo di una trentina di Gru Grus gru si è poggiato sul prato confinante con l’Oasi. 

Le Gru sono tra gli uccelli migratori più grandi del mondo e a una velocità tra i 60 e gli 80 km orari coprono, in un solo giorno, distanze tra i 300 e gli 800 km, volando ad altezze tra i 2mila e i 10mila metri da terra. 

Gli stormi possono arrivare a centinaia di individui che volano nella classica formazione a “V”.  

Le Gru hanno una caratteristica sonora che le rende inconfondibili, gridano mentre sono in volo. L’avvicinarsi, anche di un piccolo stormo, è un’emozione per gli occhi e per le orecchie. 

Common Crane

Le Gru che arrivano da noi sono “Gru Cenerine” grandi uccelli leggeri, grigi bianchi e neri, con una macchia rossa sulla testa. Arrivano dall’Africa occidentale passando per Gibilterra, sopra la Spagna, e poi in Italia nei cieli della Sardegna, Toscana e in Pianura Padana in particolare sulla costa tra Venezia e Trieste. Vanno verso le regioni nord temperate e polari, i paesi scandinavi, baltici e fino in Russia dove tra aprile e giugno si riproducono. 

Vederle a terra nelle nostre zone è difficile, di solito preferiscono i grandi spazi indisturbati. E infatti, trascorsa la notte, al primo raggio di sole sono ripartite in volo. Per proseguire il loro viaggio, che in molti paesi del mondo è un segno di buona fortuna, perché annuncia l’arrivo della primavera.” 

Testo di Ferdinando Monachino

Venezia 16 marzo 2022

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Alla scoperta dell’argilla all’Oasi Cave di Gaggio Nord

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La Notte della Luna all’Oasi LIPU Cave di Gaggio Nord

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Hotel degli Insetti all’Oasi LIPU Cave di Gaggio Nord

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Festa delle Oasi LIPU 2021, Cave di Gaggio

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Oasi di Gaggio, presenza della Nitticora

Nelle famose “garzaie”, siti dove nidificano gli aironi, spesso si può trovare un ardeide di medie dimensioni: la Nitticora. Amante delle zone umide, negli ultimi anni è diventata una visitatrice regolare dell’oasi di Gaggio con un lieve aumento delle coppie nidificanti. Non supera i 65 cm di grandezza e presenta una colorazione prevalentemente grigia con dorso e vertice neri. La sua particolarità, che si nota molto facilmente, sono gli occhi, color rosso intenso, caratteristici degli individui adulti. È una specie ad abitudini prevalentemente crepuscolari o notturne ma, durante il periodo di nidificazione, può andare alla ricerca del cibo anche con la luce del sole. La sua dieta si basa principalmente su piccoli pesci, anfibi, vermi, larve di insetti, girini, rettili e piccoli mammiferi. 

In Italia si riproduce, principalmente, in stazioni isolate nella Pianura Padana. In alcune zone è stanziale e resta tutto l’anno ma, nella maggior parte del nostro territorio, è presente solo nel periodo riproduttivo. Essendo un migratore a lungo raggio, il periodo di svernamento lo trascorre nell’Africa Subsahariana sino all’Equatore. 

Come altri uccelli, censiti nell’Oasi di Gaggio, anche la Nitticora è una specie inserita nella Direttiva Uccelli,  nr. 79/409/CEE, allegato I, con protezione rigorosa. In Europa è presente nell’areale centrale e meridionale: in Italia, nella Pianura Padana si ha la maggiore concentrazione di questa specie a livello continentale. Negli ultimi 10 anni la Nitticora, a causa delle sottrazioni e modificazione degli habitat sia in Europa che in Africa, ha avuto un calo numerico dell’80%, con andamento sfavorevole: nel nostro Paese, uno principali fattori è dovuto alle nuove coltivazioni di riso a “secco” ove non vengono allagati i campi come nel metodo tradizionale. Nell’Oasi di Gaggio, a tuttora si contano 9 esemplari con 2 nidi in costruzione. Gli auspici sono tra i migliori per salvaguardare questa specie in grave pericolo.

Testo a cura dei volontari Sezione LIPU Venezia.

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Presenza del Fistione turco presso l’Oasi di Gaggio

Le anatre tuffatrici, come suggerisce il nome, si immergono completamente sott’acqua per cercare cibo. Rispetto alle anatre di superficie, sono meno conosciute dalla popolazione, probabilmente perché sono relativamente più rare. Tra queste “rarità” c’è una specie molto particolare che è stata avvistata recentemente nell’Oasi di Gaggio: il Fistione turco (Netta rufina). Impossibile non riconoscere i maschi adulti con la loro “cuffia” arancione sul vertice che, sotto la giusta luce, appare quasi abbagliante. Gli occhi rossi ricordano quelli dei Moriglioni (Aythya ferina) mentre la colorazione del corpo tende ad alternare zone nere e grigie ad alcune marroni. Le femmine, com’è comune negli Anatidi, presentano una colorazione criptica che gli permette di mimetizzarsi con l’ambiente circostante. 

Questa peculiare specie è diffusa in Europa in maniera fortemente frammentaria; in Italia è svernante in Sardegna e in alcune aree umide, molto limitate, della Pianura Padana. Negli ultimi anni è stata osservata nella Laguna di Venezia, da lì, spostandosi verso l’entroterra cercando aree umide, è arrivata sino all’Oasi di Gaggio. Il suo ambiente ideale sono le grandi lagune ma anche le zone di pianura con laghi eutrofici ricchi di canneto. A differenza delle altre anatre tuffatrici però, questa specie riesce ad adattarsi a laghetti di diversa profondità poiché è in grado di nutrirsi anche restando in superficie o senza immergersi troppo nell’acqua. Si cibano essenzialmente di piante acquatiche ma non disdegnano insetti, piccoli pesci, molluschi, germogli e larve. 

Il Fistione turco è una specie protetta inserita nella Direttiva Uccelli nr. 79/409/CEE. In Italia sono presenti individui nell’ordine delle centinaia: la popolazione è molto ridotta nel nostro territorio nazionale. La speranza è che, nei prossimi anni, possano aumentare le coppie presenti in oasi e che scelgano di utilizzare l’area anche come sito di svernamento non solo di passaggio, in modo da diventare una specie sedentaria. 

Laura Michieletto

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Oasi di Gaggio, sito di nidificazione dell’Airone rosso

In pochi conoscono l’airone rosso (Ardea purpurea), parente stretto dell’airone cenerino (Ardea cinerea), principalmente perché è più raro ed è presente da noi solo nel periodo di nidificazione da fine Marzo a Ottobre. Si differenzia dall’airone cenerino per la presenza di un becco più affusolato e uniformemente più sottile, un capo più stretto, un collo più fino, dimensioni minori e, soprattutto, una colorazione marrone-rossiccia che si alterna a fasce grigie o anche nere. Al contrario dell’airone cenerino però, l’airone rosso è inserito all’interno della Direttiva Uccelli (2009) ed è considerato una specie protetta. La minaccia più grande che si trova ad affrontare è il fatto che, negli ultimi anni, gli habitat idonei alla sua riproduzione stanno scomparendo. L’airone rosso, infatti, essendo un uccello migratore, passa l’inverno in Africa tropicale e, ogni primavera, ritorna in Europa per riprodursi. In Italia, le zone dove è stato possibile osservarlo nidificare abbastanza regolarmente sono la Sardegna e la Pianura Padana.

Nell’Oasi Cave di Gaggio Nord, a partire dal 2004, sono stati svolti dei monitoraggi che hanno registrato la presenza di questa peculiare specie nel periodo di nidificazione. La tendenza, negli anni, sembra mostrare un aumento delle coppie nidificanti assieme ad altre specie di Ardeidi (Pegorer & Stival, 2009). In particolare, lo scorso anno sono state registrate 8 coppie. L’habitat ideale, per la nidificazione dell’airone rosso, sono le zone umide ricche di canneti palustri. Si tratta di un habitat che, nel nostro territorio, sta scomparendo sempre più a causa di modificazioni dell’uso del territorio da parte dell’uomo. 

All’interno dell’Oasi di Gaggio, nell’area della garzaia, nidificano fianco a fianco l’airone rosso e l’airone cenerino. Quest’ultimo è presente nel nostro territorio tutto l’anno ed è abbastanza facile da osservare. Per favorire la presenza dell’airone rosso, invece, si è scelto di chiudere una parte dell’oasi nel periodo di nidificazione sperando che il numero di coppie continui ad aumentare nei prossimi anni. La dieta dell’airone rosso, come gli altri Ardeidi, è costituita principalmente da pesce ma può cacciare anche anfibi, piccoli rettili e insetti. Come il suo stretto parente, il tarabusino, anche l’airone rosso tende a mimetizzarsi in mezzo al canneto assumendo una particolare posizione col becco all’insù per imitare la vegetazione circostante. È interessante notare anche che non esiste una sostanziale differenza nella livrea degli individui adulti maschi e da quella degli individui adulti femmine.

Purtroppo, pur essendo all’interno di siti protetti, gli aironi rossi sono continuamente minacciati; recentemente all’interno dell’oasi del Busatello (VR) un gravissimo incendio, motivato da interessi di tipo economico, ha distrutto circa 40 ettari di terreno. Si può ipotizzare che gli aironi rossi, legati a quel sito per la riproduzione, possano cercare un altro habitat, idoneo alle loro esigenze, e che la stessa Oasi di Gaggio potrebbe rappresentare una soluzione adatta ed efficace a tal fine. 

Laura Michieletto

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Dodici esemplari di Ibis sacro all’Oasi Gaggio

In questi giorni stanno confluendo i dati totali dei censimenti effettuati nel periodo invernale 2020, di particolare interesse la presenza di 12 esemplari di Ibis sacro Threskiornis aethiopicus. Questa specie, dalla sagoma caratteristica, di origine africana, in Egitto è estinta. Introdotta in Europa ai fini degli anni ’70 a scopi ornamentali, presso dei Giardini zoologici nel Sud della Francia, alcuni esemplari liberati si sono acclimatati e riprodotti. L’Ibis frequenta le garziaie ( grandi roost dove si aggregano in fase riproduttiva gli aironi), abitualmente si aggrega in compagnia  Garzette, Aironi maggiori, Aironi cenerini, Mignattai. Specie particolarmente vorace si nutre di piccoli invertebrati, rane, rettili, topi ed occasionalmente di pulli di altre uccelli. Visto il suo espandersi in tutta l’area sud Europea del Mediterraneo sta rappresentando una minaccia per alcune specie di uccelli cui sta occupando la nicchia ecologica, soprattutto Aironi, nonché rappresenta un pericolo per i Tritoni, le Rane soprattutto di Lataste e Dalmatina già in forte calo soprattutto in Val Padana per sottrazione di habitat. Le indicazioni dell’ISPRA Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, a titolo di precauzione, sono di attuare misure atte al contenimento di questa specie. L’Ibis sacro, sebbene sia un uccello alloctono si sta integrando benissimo nel territorio al punto da diventare una specie opportunista, così da sviluppare in poco tempo una capacità di predazione anche nei confronti di altre popolazioni alloctone ed alquanto infestanti come il Gambero rosso della Louisiana, vero e proprio flagello dei corsi d’acqua europei, specie introdotta in Europa per scopi alimentari e rilasciata accidentalmente in natura.