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Sessione inanellamento a scopo scientifico all’Oasi di Gaggio

L’assiolo come nidificante presso l’oasi LIPU “Cave di Gaggio nord”

Presso l’oasi gestita dall’associazione ambientalista è in corso di svolgimento un progetto di monitoraggio scientifico attraverso l’inanellamento, che mira ad indagarela comunità nidificante all’interno del canneto presente nelle cave.

Durante la sessione svoltasi domenica 15 maggio, all’alba è stato catturato ed inanellato un individuo di assiolo. L’attività di inanellamento a scopo scientifico ricade all’interno del progetto nazionale MonitRing coordinato e gestito dal CNI (Centro nazionale inanellamento) dell’ISPRA. Personale opportunamente formato e autorizzato dallo stesso ente e dalla regione Veneto, nei mesi di maggio giugno e luglio, attraverso questo monitoraggio indagherà la consistenza e il successo riproduttivo della comunità avifaunistica presente in oasi con l’obiettivo finale di dare un corretto riscontro alla qualità ambientale dell’area protetta.

In questa occasione, è stata organizzata una visita guidata da parte del responsabile dell’oasi Sandro Stefani, che ha accompagnato i visitatori tra cui 5 entusiasti bambini a vedere da molto vicino l’attività.

Poche le catture nelle 6 ore di attività (come da protocollo di progetto). Si segnalanole prime cannaiole comuni (Acrocephalus scirpaceus) arrivate da poco dai quartieri di svernamento in Africa, capinere (Sylvia atricapilla) nidificanti e una iridescente gazza (Pica pica).

L’assiolo (Otus scops) e’ un piccolo rapace notturno appartenente alla famiglia degli strigidi; delle dimensioni di un merlo, risulta essere il piu’ piccolo della famiglia secondo solo alla civetta nana (Glaucidium passerinum). Durante la nidificazione crea una coppia stabile stagionale con il partner, la cova avviene in cavità di alberi, anfratti di edifici, e occasionalmente occupa nidi non utilizzati di altri uccelli. E’ principalmente insettivoro, ma non disdegna di cacciare anche qualche rettile e anfibio, mentre i micromammiferi sono solo prede occasionali. Presso le cave è presente come specie nidificante. Generalmente migratore transahariano, si segnala come negli ultimi anni stiano aumentando i casi di svernamento in area mediterranea come adattamento ai cambiamenti climatici. E’ una specie termofila, che predelige ambienti caldi, e si adatta bene a zone alberate con frequenti e ampie radure.

Secondo la lista rossa nazionale degli uccelli redatta dal MiTE e da Federparchi sotto l’egida dell‘IUCN (International Union for the Conservation of Nature), l’assiolo risulta classificato come “a minor preoccupazione di estinzione”, negli ultimi vent’anni la sua popolazione è aumentata e si è ampliata sia in ambito urbano che agroforestale planiziale.

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Oasi Cave di Gaggio, il Picchio Nero è tornato

Il Picchio nero (Dryocopus martius) è il più grande  dei picchi d’Europa, si nutre prevalentemente di formiche e larve di coleotteri nascosti all’interno del legno, che ricerca scavando profonde cavità nei tronchi e nelle ceppaie col potente becco. 

Specie prettamente montana, in Italia è presente e ben distribuita nella catena Alpina, nell’Appennino ha diffusione frammentata, con piccoli nuclei, dalle foreste Casentinesi sino al Parco Nazionale della Sila.

Dagli anni 80, la specie risulta in lenta espansione verso il basso  arrivando fino in pianura di Venezia dove avvistamenti e segnalazioni di ornitologi e appassionati si sono fatti sempre più frequenti, sopratutto durante i mesi invernali.

La sua diffusione si riscontra sopratutto nelle Oasi e zone protette dove la tutela permette la formazione e la conservazione di aree boscate con grandi alberi maturi, che attraggono le varie specie di picchi. 

Le grandi dimensioni, la macchia rossa nella parte posteriore del capo nella femmina, il vertice completamente rosso nel maschio, il becco color avorio e l’iride chiara in contrasto con il piumaggio completamente nero, rendono il Picchio nero (Dryocopus martius) inconfondibile all’osservatore attento “armato” di binocolo.

Anche i richiami ed il canto caratteristici della specie sono un importante elemento per accertarne la presenza.

Invece quando decide di stare immobile e in silenzio diventa praticamente invisibile e può passare inosservato anche ai più esperti.

Altre caratteristiche condivise con gli altri picchi sono la forma della zampa, due dita sono rivolte in avanti e due opposte all’indietro e le penne della coda rigide, usate come un vero e proprio puntello, sono adattamenti perfetti per arrampicarsi e muoversi agilmente sulla corteccia degli alberi.

Nell’Oasi Cave di Gaggio, le osservazioni del Picchio nero (Dryocopus martius) si sono fatte sempre più frequenti anche se saltuarie, con pochi rilevamenti durante i mesi invernali.

Quest’anno la presenza all’interno dell’oasi è stata pressoché continua da novembre fino ad oggi.

Si può ritenere che una presenza così prolungata, confermata nel tempo da una nutrita documentazione fotografica, sia indice di buona salute ambientale generale, per la presenza di una copertura arborea importante con vecchi alberi  e tronchi caduti marcescenti.

Situazione ideale per sostenere una buona e vitale popolazione di picchi ben rappresentati dal comune Picchio rosso maggiore (Dendrocopos major), dal colorato Picchio verde (Picus viridis) nella speranza che il nostro Picchio nero (Dryocopus martius) trovi un sicuro rifugio all’interno dell’oasi naturalistica Cave di Gaggio.

Raffaello Pellizzon

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Gru all’Oasi di Gaggio

“Sabato 12 marzo,  al calar del sole, una piacevole e rara sorpresa per i volontari dell’Oasi LIPU di Gaggio. Un piccolo stormo di una trentina di Gru Grus gru si è poggiato sul prato confinante con l’Oasi. 

Le Gru sono tra gli uccelli migratori più grandi del mondo e a una velocità tra i 60 e gli 80 km orari coprono, in un solo giorno, distanze tra i 300 e gli 800 km, volando ad altezze tra i 2mila e i 10mila metri da terra. 

Gli stormi possono arrivare a centinaia di individui che volano nella classica formazione a “V”.  

Le Gru hanno una caratteristica sonora che le rende inconfondibili, gridano mentre sono in volo. L’avvicinarsi, anche di un piccolo stormo, è un’emozione per gli occhi e per le orecchie. 

Common Crane

Le Gru che arrivano da noi sono “Gru Cenerine” grandi uccelli leggeri, grigi bianchi e neri, con una macchia rossa sulla testa. Arrivano dall’Africa occidentale passando per Gibilterra, sopra la Spagna, e poi in Italia nei cieli della Sardegna, Toscana e in Pianura Padana in particolare sulla costa tra Venezia e Trieste. Vanno verso le regioni nord temperate e polari, i paesi scandinavi, baltici e fino in Russia dove tra aprile e giugno si riproducono. 

Vederle a terra nelle nostre zone è difficile, di solito preferiscono i grandi spazi indisturbati. E infatti, trascorsa la notte, al primo raggio di sole sono ripartite in volo. Per proseguire il loro viaggio, che in molti paesi del mondo è un segno di buona fortuna, perché annuncia l’arrivo della primavera.” 

Testo di Ferdinando Monachino

Venezia 16 marzo 2022

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