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Dodici esemplari di Ibis sacro all’Oasi Gaggio

In questi giorni stanno confluendo i dati totali dei censimenti effettuati nel periodo invernale 2020, di particolare interesse la presenza di 12 esemplari di Ibis sacro Threskiornis aethiopicus. Questa specie, dalla sagoma caratteristica, di origine africana, in Egitto è estinta. Introdotta in Europa ai fini degli anni ’70 a scopi ornamentali, presso dei Giardini zoologici nel Sud della Francia, alcuni esemplari liberati si sono acclimatati e riprodotti. L’Ibis frequenta le garziaie ( grandi roost dove si aggregano in fase riproduttiva gli aironi), abitualmente si aggrega in compagnia  Garzette, Aironi maggiori, Aironi cenerini, Mignattai. Specie particolarmente vorace si nutre di piccoli invertebrati, rane, rettili, topi ed occasionalmente di pulli di altre uccelli. Visto il suo espandersi in tutta l’area sud Europea del Mediterraneo sta rappresentando una minaccia per alcune specie di uccelli cui sta occupando la nicchia ecologica, soprattutto Aironi, nonché rappresenta un pericolo per i Tritoni, le Rane soprattutto di Lataste e Dalmatina già in forte calo soprattutto in Val Padana per sottrazione di habitat. Le indicazioni dell’ISPRA Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, a titolo di precauzione, sono di attuare misure atte al contenimento di questa specie. L’Ibis sacro, sebbene sia un uccello alloctono si sta integrando benissimo nel territorio al punto da diventare una specie opportunista, così da sviluppare in poco tempo una capacità di predazione anche nei confronti di altre popolazioni alloctone ed alquanto infestanti come il Gambero rosso della Louisiana, vero e proprio flagello dei corsi d’acqua europei, specie introdotta in Europa per scopi alimentari e rilasciata accidentalmente in natura.

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Avvistati falchi di palude all’Oasi di Gaggio

In questi giorni, nell’Oasi di Gaggio è stata avvistata dai volontari una coppia di Falco di palude Circus aeruginosus, un rapace migratore. Questa specie è tutelata dalla Direttiva Uccelli dell’Unione Europea ed è considerata vulnerabile in Italia. Da censimenti non aggiornati, si stima che nell’intera provincia di Venezia vi siano solo circa 40 coppie nidificanti. Gran parte della popolazione europea di falco di palude sverna nel sud del Sahel africano e nell’area subequatoriale e nel mese di marzo intraprende la migrazione. Attraversando il deserto del Sahara giunge nel continente europeo dove nidifica spingendosi fino alla penisola Scandinava e alla Russia.

In Italia, il Falco di Palude si concentra soprattutto nella Val Padana, privilegiando habitat naturali a canneto, tifeto, lagune costiere e lanche fluviali. Il nido viene costruito nei canneti che devono essere particolarmente folti per mimetizzarne la presenza. Il falco di palude si nutre di piccoli mammiferi come ratti e piccoli di nutria, pulli e giovani di uccelli acquatici come folaga, germano reale, gallinella d’acqua, ma anche rane e rettili. Le minacce maggiori per questo rapace nelle aree di nidificazione sono rappresentate dalla sottrazione di habitat, dalla caccia anche accidentale, dal disturbo antropico e dall’inquinamento delle acque. Un’ulteriore minaccia è costituita dalle alterazioni strutturali degli ambienti naturali dei luoghi di svernamento africani, soprattutto per la regimentazione delle risorse idriche, nonché per l’espansione del deserto del Sahara che ne rende sempre più difficoltoso il suo attraversamento. Grazie alle norme di tutela questa specie in Italia è stabile e viste le cautele adottate, come la sospensione dei lavori di manutenzione in programma e la parziale chiusura del percorso visitatori, rimane la speranza che il falco di palude possa nidificare presso l’Oasi di Gaggio.

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Progetto Montiron

L’associazione LIPU Lega Italiana Protezione Uccelli, manifesta molta preoccupazione per l’impatto ambientale inerente il progetto di terminal a Montiron per il collegamento veloce di Burano alla Terraferma.  Il terminal andrebbe a distruggere una porzione rilevante di habitat di specie di interesse comunitario, qui annoveriamo l’Albanella minore ed il Falco di Palude.  L’area del Montiron e parte del territorio circostante ospitano almeno due coppie di Falco di palude ed è l’ultima area di presenza dell’Albanella minore in provincia di Venezia. Il canale di collegamento che verrebbe utilizzato è un canale naturale a meandri tra le barene e le velme. Un contesto ambientale unico, anche per l’effetto delle acque dolci si versano in laguna dal fiume Dese. L’aumento del traffico acqueo lungo questo canale e il passaggio di scafi della stazza di quelli impiegati per il trasporto di merci e persone determinerebbe la demolizione del complesso barenale e delle velme circostanti il canale. Non è solo un problema di onde superficiali, ma soprattutto delle onde di dislocamento che qualsiasi scafo, anche i presunti natanti ad Onda Zero, generano transitando lungo un canale. La sospensione del sedimento determinerebbe l’interramento del canale l’innesco del ciclo periodico di scavo del canale ed erosione delle strutture adiacenti. Gravi le ripercussioni sia sull’habitat e sulle specie ittiche, sia sull’avifauna che si riproduce, sosta e si alimenta in questi ambienti. Un’ennesima, irreversibile, compromissione ambientale di una Laguna già semidistrutta dal dissesto idraulico e da un moto ondoso sempre più diffuso, aggressivo ed incontrollato. Intervento, inoltre, che sembra funzionale a facilitare ulteriormente un turismo mordi e fuggi e ad avvantaggiare i residenti di terraferma rispetto alle possibilità lavorative offerte da Burano oggi in mano ai residenti nell’isola. 

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Presenza del Marangone nell’Oasi di Gaggio

In questi giorni stanno confluendo i dati dei censimenti della fauna ornitica presso l’Oasi di Gaggio, sito ZCS Zona di Protezione di Conservazione Speciale per Fauna e Flora. La presenza del Marangone (Phalacrocorax carbo) viene documentata in 19 esemplari, un numero sostenibile per il sito naturalistico, la peculiarità di questa specie rimane che la sua base alimentare è costituita prevalentemente da pesce. Per il suddetto motivo il Marangone rimane inviso dai pescatori e dagli allevatori vallivi di pesce che lo vedono come un terribile antagonista. Abilissimo pescatore nuota sotto il pelo dell’acqua ed una volta individuata la preda la cattura per la testa e la porta fuori dall’acqua per cibarsene. Successivamente usa mettersi con le ali aperte ad asciugare, con la caratteristica posa. Con la stagione invernale il Marangone abbandona le coste e tende a concentrarsi negli specchi d’acqua dell’entroterra e nei canali del centro della città di Venezia nei canali cittadini, grazie alla presenza della nutrita fauna ittica, soprattutto cefali, nonché incentivati dalle temperature più miti e riparati dal vento. La gran parte degli esemplari presenti in Val Padana come svernanti provengono dalla Danimarca, Olanda, Germania. Il Marangone abile pescatore, rimane l’unico uccello in grado di predare abitualmente il Pesce gatto, vero  e proprio flagello per la fauna ittica d’acqua dolce: pesce importato dagli Stati Uniti per fini ornamentali e per la pesca sportiva ha letteralmente colonizzato ogni specchio d’acqua dolce della Pianura Padana. Pesce voracissimo e resistente anche in acque inquinate e povere d’ossigeno, ha messo in difficoltà portandone alla rarefazione specie come la Tinca, il Luccio, il Cobite comune, il Ghiozzo, la Lampreda di fiume ed altri. Il Pesce gatto grazie ai sui potenti aculei situati nelle pinne dorsali e pettorali si rende inattaccabile da altri pesci. Il veleno trasmesso dagli aculei è innocuo per l’uomo anche se la puntura è molto dolorosa. Il Marangone si ciba del Pesce gatto con estrema facilità, sviluppando una specifica tecnica di pesca. Catturato il pesce se di piccole dimensioni, l’uccello lo lancia in aria, il Pesce gatto avendo la testa che pesa circa 1/3 del corpo, per via la forza di gravità si capovolge con la testa verso il basso permettendo al Marangone di aspettarlo a becco aperto ed inghiottirlo facendolo scivolare direttamente nello stomaco. Nella caduta, gli aculei si riflettono all’indietro facendo scivolare il corpo del pesce nell’esofago senza che questi si conficchino nelle pareti. Il Cormorano, grande pescatore, rimane un uccello molto utile per contenere le specie ittiche alloctone che stanno impoverendo i nostri corsi e specchi d’acqua dolce. Fra le specie introdotte nei nostri habitat, oltre il Pesce gatto, si annovera il Persico sole, il Persico trota, il Lucioperca, la Gambusia, il Siluro, ecc.

Nella foto un Marangone preda un Pesce gatto di notevoli dimensioni.

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Oasi di Gaggio, un Airone guardabuoi abbattuto

Presso l’Oasi di Gaggio in Marcon VE nella tarda  mattinata di domenica 24 gennaio i volontari impegnati nell’ attività di accoglimento visitatori, accertavano la presenza nel sentiero più vicino ai confini dell’Oasi, di un esemplare di Airone guardabuoi, abbattuto con un colpo di fucile. L’animale presentava un foro ben visibile  su un ala riconducibile ad un pallino da caccia, ferita non mortale ma probabilmente l’esemplare è deceduto, una volta colpito con l’impatto sul suolo del camminamento. Per la tutta la mattina del 24 gennaio, come ogni domenica, l’attività venatoria all’esterno del sito naturalistico rimane  particolarmente intensa. L’Oasi vero  proprio punto di rifugio per la fauna selvatica soprattutto uccelli nella stagione venatoria,  quando viene  aperta al pubblico qualche uccello, spaventato dalla presenza di visitatori,  si allontana uscendo dall’Oasi, che pur essendo di 36 ettari, rimane una piccola superficie per gli esemplari selvatici: in questa circostanza  spesso gli esemplari vengono abbattuti. Nel caso in esame, questa specie protetta dalla vigente normativa è facilmente riconoscibile dalla sagoma e dalla livrea, l’autore di tale uccisione potrebbe ricondursi ad un bracconiere oppure, altra ipotesi, l’Airone guardabuoi è stato colpito poichè si trovava nella linea di tiro di un seconda specie, cacciabile. Informato il nucleo guardie venatorie della Sezione LIPU di Venezia, queste si portavano sul posto senza per rintracciare l’autore. L’Airone guardabuoi specie svernante e nidificante all’Oasi di Gaggio è stato appena censito nel numero di 80 esemplari.

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Orari Oasi Gaggio

L’Oasi Cave di Gaggio Nord è aperta tutte le domeniche e i festivi, (tranne Natale, S. Stefano e Capodanno):

Dalle 8 alle 18 in estate

Dalle 8 alle 17 in inverno