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Oasi e riserve Pubblica amministrazione

Lido di Venezia: richiesta istituzione sic – Lipu, WWF, Italia Nostra ed altri

Direzione Turismo e Marketing Territoriale
Unità Operativa Strategia Regionale della Biodiversità e dei Parchi
PEC: turismo@pec.regione.veneto.it

Direzione Valutazioni Ambientali Supporto Giuridico e Contenzioso
PEC: valutazioniambientalisupportoamministrativo@pec.regione.veneto.it

Sindaco Comune di Venezia
PEC: sindaco@pec.comune.venezia.it

Venezia 14 Ottobre 2025

Oggetto: Proposta inserimento spiaggia Ospedale al Mare nella ZSC IT3250023 “Lido di Venezia: biotopi litoranei”

Nella porzione settentrionale e meridionale dell’isola del Lido di Venezia, grazie anche alla relativa lontananza dal centro dell’isola, sopravvivono ancora importanti porzioni di ambienti naturali litoranei che costituiscono parti disgiunte della ZPS e ZSC IT3250023 “Lido di Venezia: biotopi litoranei”.

Nella parte settentrionale del Lido, denominata San Nicolò, la porzione di ZPS/ZSC si sviluppa per tutta l’estensione del lato sudest dell’aeroporto Nicelli, dal confine del sedime alla spiaggia, estendendosi, nell’ambito litoraneo, dalla diga foranea di Lido a nordest fino allo stabilimento elioterapico della Marina Militare a sudovest.

Nell’ambito delle prescrizioni della VINCA del progetto del Piano Europa a San Nicolò, la Regione ha già indicato la necessità di istruire l’iter per aggiornare i confini della ZPS/ZSC alla nuova linea di battigia, dal momento che il confine attuale è disegnato sulla CTR degli anni 80, quando la linea di battigia era molto più arretrata dell’attuale. 

Nelle more e in occasione dell’adempimento di tale prescrizione regionale, le scriventi associazioni ritengono indispensabile, ai fini della tutela delle specie della ZPS/ZSC, rivedere anche i confini meridionali del sito. A sud del limite attuale della ZPS/ZSC inizia infatti un tratto di spiagge in concessione governativa (Marina Militare, Esercito) o comunale (Venezia Spiagge), che confina con un ampio settore di ecosistema litoraneo venutosi a creare nel tratto di spiaggia antistante la grande struttura del Padiglione Rossi (Monoblocco) e dei padiglioni dell’ex Ospedale al Mare. Si propone pertanto che tale ampio ambito di ecosistema litoraneo antistante l’ex Ospedale al Mare, evidenziato nella figura sottostante, sia protetto includendolo nel sito IT3250023.

Figura 1 Conformazione attuale del Sito IT3259923 presso San Nicolò, con l’ipotesi dell’aggiornamento prescritto della Regione del Veneto (in azzurro tratteggiato) e della nuova porzione proposta (in giallo).

Dalla metà degli anni ’70, con il progressivo declino delle sue funzioni sanitarie, la spiaggia antistante questa struttura ospedaliera, storicamente utilizzata a fini terapeutici, è stata abbandonata. Non più rimossa dalle annuali operazioni gestionali di spianamento, la vegetazione litoranea, grazie al suo spiccato dinamismo, ha rapidamente ricolonizzato questo tratto di arenile, attirando gradualmente una variegata fauna che vi trova condizioni favorevoli per sostare, nutrirsi e riprodursi. Non si è trattato di un caso unico al Lido. Quasi negli stessi anni, infatti, un analogo processo si è avviato anche agli Alberoni, all’estremità opposta dell’isola, per la dismissione di diverse concessioni balneari. Se agli Alberoni l’importanza di tali settori è già stata riconosciuta, con il loro inserimento nella ZPS/ZSC, a San Nicolò tale riconoscimento manca ancora, malgrado la rilevante complessità ecologica e ricchezza di specie che vi si alloca. La spontanea rinaturalizzazione di tratti di litorale sabbioso rappresenta un fenomeno raro nell’intero territorio nazionale e in netta controtendenza rispetto al progressivo processo di degrado e cementificazione che, da decenni, investe le coste italiane (Gli habitat delle coste sabbiose: ecologia e problematiche di conservazione. ISPRA, Serie Rapporti,215/2015).

Uno studio interdisciplinare (Filesi et al., 2017), frutto di indagini compiute tra il 2000 e il 2014, ha evidenziato la valenza naturalistica di quest’area, realizzando una carta degli habitat inseriti in allegato 1 della direttiva 43/92/CE, una cartografia degli habitat di specie e una stima di popolazione delle specie di uccelli di Dir. 147/2009/CE.

Di seguito si illustrano le valenze naturalistiche del tratto di spiaggia antistante l’ex Ospedale al Mare in termini di habitat, habitat di specie e specie, ad evidenziare la necessità dell’inclusione di tale area nel Sito IT3250023.

Vegetazione e habitat

Nella tabella seguente si riporta l’estensione degli habitat rilevati nell’area di indagine proposta per l’inserimento nel Sito IT3250023 e l’importanza di tali superfici rispetto all’attuale disponibilità di habitat nel Sito. Si precisa che i valori di estensione degli habitat cui si fa riferimento sono stati tratti dal nuovo formulario standard del Sito, disponibile sulla piattaforma del Ministero, in attesa dell’approvazione delle nuove carte degli habitat delle singole porzioni del Sito elaborate dal Provveditorato alle Opere Pubbliche del Triveneto (già Magistrato alle Acque di Venezia).

La nuova area proposta per l’inserimento ammonta a 12,8 ettari, 3.2 dei quali attribuiti all’habitat intertidale 1110 “Banchi di sabbia a debole copertura permanente di acqua marina”, mai considerato nella perimetrazione attuale del sito, ma certamente da includere (aggiornando tutto il fronte mare del Sito) in quanto intimamente parte dell’ecosistema litoraneo.

Oltre a tale habitat intertidale, nell’area proposta si rilevano 7 habitat di interesse comunitario. Fra i maggiormente sviluppati si rilevano l’habitat prioritario 2130 “Dune costiere fisse a vegetazione erbacea (dune grigie)“ e l’habitat 6420 “Praterie umide mediterranee con piante erbacee alte del Molinio-Holoschoenion”.

Tabella 1 Estensione degli habitat di interesse comunitario (Allegato I Direttiva 92/43/CE) presenti nell’area proposta per l’inserimento nel Sito IT3250023.

HabitatSuperficie (ha)
CodiceDefinizioneArea propostaEstensione attuale in IT3250023Aumento % atteso
1110Banchi di sabbia a debole copertura permanente di acqua marina3,25
1210Vegetazione annua delle linee di deposito marine (Salsolo – Cakiletum)0,363,3210,8
2110Comunità di duna embrionale a Elymus farctus0,738,308,8
2130Dune costiere fisse a vegetazione erbacea (“dune grige”)2,483,3274,8
2230Dune con prati dei Malcolmietalia0,654,9813,0
2270Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster0,1849,800,4
6420Praterie umide mediterranee con piante erbacee alte del Molinio-Holoschoenion1,6111,6213,8
7210Paludi calcaree con Cladium mariscus e specie del Caricion davallianae (Soncho maritimi-Cladietum marisci)0,01tracce
Mosaici0,04
2130 / 22300,59
2130 / 64200,37
6420 / 72100,04
Totale complessivo12,77166,007,7

Dal punto di vista floristico, il sito ospita entità botaniche di interesse conservazionistico come, ad esempio, Centaurium littorale e Cutandia maritima, entrambe classificate in Pericolo Critico (CR) per il Veneto (Buffa et al., 2016). All’interno dell’area sono inoltre presenti consistenti popolamenti dell’orchidea Epipactis palustris quasi completamente scomparsa dal sito IT3250023.

Per quanto riguarda il regno dei Funghi, nell’area proposta sono presenti 30 diverse specie di macromiceti, 2/3 delle quali tipiche degli habitat litoranei (Filesi et al., 2017).

Figura 2 Carta degli habitat di interesse comunitario presenti nell’area antistante l’ex Ospedale al Mare proposta per l’inserimento nel Sito IT3259923.

Fauna

Invertebrati – Mancano studi sugli invertebrati dell’area e solo osservazioni casuali hanno portato all’accertamento della presenza dei tipici coleotteri psammofili di Cylindera trisignata e di Phaleria bimaculata, e dei forestali Dorcus parallelepipedus e Oryctes nasicornis, mentre mancano dati sulla presenza di specie di interesse comunitario.

Anfibi e rettili – Nell’area sono presenti popolazioni delle specie di interesse comunitario rospo smeraldino, (Bufotes viridis), lucertola muraiola (Podarcis muralis), lucertola campestre (Podarcis siculus) e biacco (Hierophis viridiflavus) tipiche della ZSC IT3250023 e delle cui popolazioni fanno parte integrante in una logica di minima popolazione vitale di cui garantire la conservazione.

Uccelli – Nell’area proposta per l’inserimento nel Sito sono state censite 87 specie ornitiche (FILESI et al., 2017), molte delle quali, come l’upupa, l’usignolo, il saltimpalo, il verdone, il cardellino e il verzellino hanno registrato in Italia, nel periodo 2000-2023, un calo numerico significativo delle loro popolazioni nidificanti (Rete Rurale Nazionale & Lipu, 2024) o come la passera d’Italia, un tempo comune e oggi inserita nella Lista Rossa degli uccelli a rischio di estinzione (BirdLife, 2021). L’area ospita, nell’arco dell’anno, 15 specie di interesse comunitario, ovvero inserite nell’Allegato I della Direttiva 147/2009/CE. Due di esse, il succiacapre (Caprimulgus europaeus) e il fratino (Charadrius alexandrinus) sono nidificanti certe nell’area in esame.

Le 2-4 coppie di fratino che si riproducono su questo tratto di litorale costituiscono una frazione rilevante (14-20%) di quelle che nidificano nella porzione di Sito IT3250023 a San Nicolò, e fanno costitutivamente parte della subpopolazione nidificante a San Nicolò. Infatti, i pulcini nati in questo tratto di spiaggia vengono dai genitori accompagnati, subito dopo la schiusa, nell’area della ZPS prossima alla diga foranea (Borgo et al., 2016). Qui i pulli trovano un habitat favorevole alla loro crescita e la sicurezza delle recinzioni, messe in atto ogni anno dagli attivisti Lipu, che li riparano dai cani senza guinzaglio e dall’invadenza dei bagnanti. Nell’area proposta per l’inserimento nel Sito sono presenti 2.51 ha di habitat di specie del fratino (Filesi et al, 2017). Alla luce di queste evidenze, la creazione di un corridoio ecologico, in grado di connettere i vari frammenti dunali ancora presenti sul litorale di S. Nicolò, potrebbe giocare un ruolo importante sullo stato di conservazione del fratino. Vale la pena rilevare che l’area di San Nicolò è attualmente la sola porzione di ZPS/ZSC IT3250023 in cui tale specie nidifica con un numero di coppie (10-12) significativo. L’inclusione dell’area proposta nel Sito IT3250023 porterebbe quindi all’incremento del 14-20% non solo della popolazione tutelata a San Nicolò, ma dell’intera popolazione della ZPS! Si evidenzia come contrariamente a quanto succedeva in passato, quando molti fratini nidificavano sulle nuove strutture morfologiche realizzate dal Magistrato alle Acque in laguna, la popolazione veneta del fratino si concentra nuovamente sul litorale, tanto che la popolazione di fratino a San Nicolò rappresenta ormai oltre il 2% della popolazione nazionale (Borgo et al., 2019; Mitri et al., 2019): di qui l’evidenza della necessità della massima tutela dell’intero habitat di specie di cui può ancora disporre nell’area. 

Censimenti condotti dalla Lipu nel 2024 e 2025, confermano anche la presenza di due coppie di Succiacapre, insediate nell’area retrodunale costituita dal mosaico 2130-6420-2270. Anche in questo caso, queste due coppie rappresentano una parte significativa e integrante della subpopolazione di succiacapre nidificante a San Nicolò, unendosi alle tre coppie presenti entro gli attuali confini del Sito. Nell’intero Sito, attualmente risultano presenti 12 coppie della specie (Pegorer et al., 2011; L. Mamprin, com. pers., A. Borgo, ined.), pertanto l’inclusione di ulteriori due coppie rappresenterebbe un incremento del 17% della popolazione tutelata.

La frammentazione del sito e l’isolamento dei tre nuclei di popolazione di succiacapre rende la presenza della specie nella ZPS fragile, in quanto maggiormente esposta all’incidenza dei fattori di pressione locali. Di qui l’importanza che tutta l’estensione degli habitat della specie siano tutelati rientrando all’interno del Sito. Nella porzione proposta per l’inserimento nel Sito sono attualmente presenti 3.45 ha di habitat di specie del succiacapre (Filesi et al., 2017).

Tabella 2 Elenco delle specie di erpetofauna di interesse comunitario presenti nell’area di analisi.

CodiceSpecieAllegati Dir. 43/92/CEPresenza nell’area di analisi
H-1201Bufotes viridisRospo smeraldinoIVSI
H-5670Hierophis viridiflavusBiaccoIVSI
H-1256Podarcis muralisLucertola muraiolaIVSI
H-1250Podarcis siculusLucerto.la campestreIVSI

Tabella 3 Elenco delle specie di avifauna di interesse comunitario e conservazionistico presenti nell’area di analisi.

CodiceSpecieAllegati Direttiva 147/2009/CEFenologia
A084Circus pygargusAlbanella minoreIM irr
A082Circus cyaneusAlbanella realeIM, W
A338Lanius collurioAverla piccolaIM, B
A191Sterna sandvicensisBeccapesciIS
A195Sternula albifronsFraticelloIM, B
A138Charadrius alexandrinusFratinoIM, B, W
A176Larus melanocephalusGabbiano corallinoIS
A103Falco peregrinusPellegrinoIS
A193Sterna hirundoSterna comuneIM, B
A224Caprimulgus europaeusSucciacapreIM, B
A232Upupa epopsUpupa/M, B
A214Otus scopsAssiolo/M, B
A130Haematopus ostralegusBeccaccia di mare/M, B, W

Mammiferi – L’area, complice anche la vicinanza degli edifici abbandonati dell’ex complesso ospedaliero, costituisce un’importante area di foraggiamento per chirotteri che, sebbene frequentemente osservati, non sono ancora stati determinati a livello specifico mediante sonogrammi o identificazione diretta, ma è probabile appartengano alle stesse specie di Pipistrellus nathusiiP. pipistrellus e Eptesicus serotinus presenti nella limitrofa porzione di Sito (Lipu, dati inediti). Dal momento che tutti i chirotteri sono specie inserite negli allegati II e/o IV della direttiva 43/92/CE, è quindi certo che l’area ospiti anche specie di mammiferi di interesse comunitario.

Conclusioni

Questo tratto di arenile e la vicina area facente parte di rete Natura 2000 garantiscono il mantenimento delle “superfici minime vitali” per la conservazione degli habitat e delle specie presenti nell’area vasta di S. Nicolò. Le due aree risultano connesse e interdipendenti e la fauna, meglio di altre componenti biologiche, dimostra l’esistenza di questo legame. Gli stormi di cardellini, lucherini e verdoni, che si nutrono davanti ai padiglioni dell’ex Ospedale al Mare, si spostano pendolarmente alla ricerca di cibo anche sul litorale più a nord prossimo alla diga foranea. L’esempio più illuminante di questa connessione è, tuttavia, offerto dal fratino, la specie che più di ogni altra è diventata il simbolo delle spiagge sabbiose. Lo studio ha evidenziato che tutte le coppie di questo limicolo nidificanti a S. Nicolò, comprese quelle che si riproducono davanti all’ex Ospedale al Mare, per allevare le loro covate, utilizzano la porzione più settentrionale del sito Natura 2000, nei pressi della diga foranea. 

La possibilità di una riconnessione dunale, del resto, è stata ampiamente studiata e proposta da anni. Tra i molti vantaggi, permetterebbe di garantire gli scambi dei popolamenti animali e vegetali evitandone l’isolamento, di preservare dall’estinzione la micro fauna di battigia e di mitigare i rischi delle mareggiate.

Per garantire che la ZSC IT3250023 mantenga, nel lungo periodo, uno stato di conservazione sufficiente, risulta, quindi, necessario tutelare anche tutti gli altri nuclei di natura superstite ancora presenti sul litorale di S. Nicolò, avviare un progetto di riconnessione dunale e attuare una gestione ambientale unitaria di tutto l’areale di S. Nicolò.

La recente riperimetrazione delle Oasi di protezione della fauna selvatica (DGR 401/2024) fatta dalla Regione del Veneto evidenzia questa unicità e organicità delle aree naturali comprese tra l’Ospedale al Mare e la diga foranea, riunendole tutte in un unico istituto di protezione. 

Rispetto all’inserimento nell’istituto di Oasi, che di fatto sancisce una tutela venatoria, l’inserimento dell’area a fronte dell’ex Ospedale al Mare nella ZSC IT3250023 “Lido di Venezia: biotopi litoranei” potrebbe costituire invece il primo, fondamentale tassello per evitare future aggressioni al sito e tutelarne concretamente le valenze naturalistiche attraverso il vincolo della valutazione di incidenza e il riconoscimento degli habitat presenti. L’inserimento dell’area fronte l’ex Ospedale al Mare nel sito Natura 2000 rappresenterebbe non solo un atto dovuto alla luce delle sue valenze ambientali, ma consentirebbe anche di ampliare efficacemente e senza alcun costo aggiuntivo il pacchetto di misure compensative proposto dal Governo italiano. Si ribadisce inoltre che nelle more dell’intervento del Piano Europa a San Nicolò è già prevista una revisione del perimetro che prevede l’aggiornamento all’attuale linea di costa per l’obbligo di includere nel Sito tutte le aree oggetto di compensazione. La presente richiesta potrebbe pertanto essere sinergica ed essere applicata in occasione della stessa revisione.

La spontanea rinaturalizzazione della spiaggia dell’ex Ospedale al Mare dovrebbe essere colta come un’insperata opportunità per creare un’ampia area tutelata, un polo naturalistico dalle straordinarie potenzialità educative, ideale per proporre modelli di fruizione balneare alternativi rivolti ad un pubblico sensibile e attento alle tematiche ambientali.

Bibliografia citata

Borgo A., Mitri M.G., Antinori F., Castelli S.,  Gottipavero R., Pegorer M., Tomasella R., 2016. Dati preliminari sull’incidenza delle cause di fallimento delle nidificazioni di fratino, Charadrius alexandrinus sul litorale veneziano. Charadriformes. Atti VII Convegno dei Faunisti Veneti. Boll. Mus. St. Nat. Venezia, 66: 188-193.

Borgo A., Mitri M.G., Castelli S., Antinori F., Rossani M., 2019. Restoration of the guardian species as a strategy for Kentish Plover (Charadrius alexandrinus) conservation in the Venice beaches. GORTANIA, 41: 99-108.

Buffa et al., 2016. Lista Rossa regionale delle piante vascolari del Veneto. Regione Veneto e Società Botanica Italiana.

Filesi L., Antinori F., Bizio E., Borgo A., Castelli S., Manzini A., Marotta A., Rizzieri M., Mitri M.G., 2017. Pregio naturalistico del settore costiero antistante l’ex Ospedale al Mare (isola di Lido – Venezia). Lavori – Società Veneziana di Scienze Naturali, 42: 61-88.

Mitri M.G., Borgo A., Antinori F., Castelli S., Scarpa M., Bonotto L., Cesarotto C., 2019. Allarmante situazione del Fratino, Charadrius alexandrinus, sul litorale veneziano: l’emblematico caso dell’area di San Nicolò nel SIC/ZPS “Lido di Venezia: biotopi litoranei” (Charadriformes). Atti VIII Convegno dei Faunisti Veneti. Boll. Mus. St. Nat. Venezia, 69: 148-154.

Pegorer M., Perlasca P., Castelli S., Secco F., 2011. Il Succiacapre (Caprimulgus europaeus) nel biotopo degli Alberoni (Venezia, Lido). Atti 6° Convegno Faunisti Veneti. Boll. Mus. St. Nat. Venezia, suppl. vol. 61: 233-238.

Italia Nostra – Sezione di Venezia
Il Presidente 
Prof. Alvise Benedetti

Società Botanica Italiana- sezione veneta
Il Presidente
Prof. Leonardo Filesi

 LIPU – Sezione di Venezia 
Il Delegato 
Dr. Gianpaolo Pamio

WWF – Sezione di Venezia e Territorio
Il Presidente 
Dr. Roberto Sinibaldi

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Notizie dal territorio Pubblica amministrazione

Mestre (VE): segnalazioni di potature in piena fase vegetativa

Spett.le Comune di Venezia

Ufficio Verde Pubblico
verdepubblico.rifiuti@comune.venezia.it

Spett.le Polizia Metropolitana della Provincia di Venezia
polizia.metropolitana@cittametropolitana.venezia.it

                                          Venezia, li 30 luglio 2025

Oggetto: Verde urbano, segnalazioni su potature eseguite in piena fase vegetativa, in contrasto con le buone pratiche di cura arboree ed in difformità a quanto previsto nel Regolamento del Verde nel Comune di Venezia

Spett.li Uffici,

per le rispettive competenze,

sono giunte alla nostra Associazione, segnalazioni, poi accertate come fondate, di potature sistematichedi alberi fuori dalla stagione preposta, ed in  periodo vegetativo, eseguite nel mese di luglio, in piena fase vegetativa e con temperature elevate. Potature svolte non in via emergenziale come a seguito di rotture accidentali di rami dovute al maltempo, od altro, come stabilito dal Regolamento sul Verde, bensì su interi filari di alberi. Siti interessati a nostra conoscenza in località Mestre – Bissuola nel Parco Pubblico “Alfredo Albanese”, nonché Via San Dona’ Venezia – Favaro Veneto prossimità incrocio con SR 14 Bis, Parco Pubblico in Carpenedo VE, Viale Giuseppe Garibaldi prossimità incrocio con Via Trezzo. 

Potature in periodo non consentito a Campalto

All’uopo si rammenta che il Regolamento Comunale per la tutela e promozione del Verde in Città adottato dal Consiglio Comunale nella seduta del 21.07.2003 con deliberazione nr. 111, e successive modificazioni, all’art. 14 comma 4 recita: “La potatura viene programmata con adeguato anticipo, nel rispetto dei cicli biologici e di sviluppo delle alberature. Viene definita straordinaria nei casi in cui si manifestino situazioni non prevedibili tali da creare scompensi strutturali alla pianta stessa, con conseguente pericolo di incolumità pubblica. In entrambi i casi quando si deve eseguire una potatura occorre agire tenendo presente che: n) la riduzione della superficie fogliare si traduce in una minore disponibilità di nutrienti per le radici e le altre parti dell’albero; o) l’esposizione frequente della corteccia  dei rami  più interni alla luce diretta del sole può provocare il surriscaldamento e conseguente indebolimento strutturale; p) il taglio dei rami si traduce in una successiva abbondante produzione di germogli inseriti debolmente, che con il tempo possono diventare pericolosi; q) il legno dei monconi dopo il taglio risulta vulnerabile all’attacco degli insetti e dei funghi patogeni.(…)

Si sottolinea che in nessuno dei tagli dei corpi vegetali, anche di notevoli dimensioni, è risulta sia stata applicate la corteccia artificiale per impedire l’esposizione e la possibile proliferazione di funghi e batteri.

Cordiali saluti 

Il delegato della LIPU di Venezia
Dr. Gianpaolo Pamio

Il presidente del WWF Venezia e Territori
Dr. Roberto Sinibaldi

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Attività venatoria Notizie dal territorio Pubblica amministrazione

Lettera aperta contro la modifica della normativa sui richiami vivi

[English version below]

Venezia, lì 14 luglio 2025

 Ai sigg.ri Consiglieri Regione del Veneto  Loro Sedi

Alle redazioni delle principali testate dei quotidiani in Gran Bretagna

Oggetto: Regione Veneto, Italia, Progetto di Legge Regionale nr. 313 del 3  febbraio 2025 “Modifiche alla legge regionale 1993 nr. 50” Norme per la protezione della fauna selvatica e prelievo venatorio” 

Sostituzione contrassegno in autocertificazione alla detenzione di piccoli uccelli da richiamo per l’attività venatoria

Perché le testate giornalistiche della G.B.? Perché BirdLife G.B. ha 3 ml di soci, ed a livello mondiale la Royal Society for the Protection of Birds (RSPB) è nata nel 1889. Nonché molti piccoli uccelli catturati in Italia provengono da altri Paesi europei tra cui la G.B. in quanto migratori.

Gentili consiglieri regionali, gentili capo redattore,

queste Associazioni e molti soci ed iscritti, sono preoccupati per l’emendamento di modifica  alla L. 50/93 circa la fauna selvatica. La sostituzione dei contrassegni agli uccelli da richiamo a mezzo un autocertificazione de facto sarebbe l’introduzione di una sanatoria alla detenzione di detta fauna ornitica. Renderebbe possibile una regolarizzazione di uccelli acquisiti illegalmente a mezzo canali non consentiti. In Italia non sono più stati catturati richiami vivi da oltre un decennio, indi quelli attuali sono nati in cattività e considerata l’aspettativa di vita di dette specie si dovrebbe avviare all’esaurimento del contingente detenuto. I cambiamenti climatici in atto ed in repentino sistematico peggioramento, impongono alla collettività ed ai loro decisori delle scelte responsabili. I piccoli uccelli, i migratori di medio e lungo raggio sono in forte difficoltà, i pericoli più frequenti sono l’alterazione degli habitat, l’uso di fitofarmaci in agricoltura, i cambiamenti climatici, il bracconaggio, abbiamo uccelli come il Santimpalo Saxicola torquatus in calo del 72% negli ultimi 5 anni, fonte Farmaland Bird Index ed. 2024. Concedere un’autocertificazione significa riaprire tout court un epoca che si pensava trascorsa. Se la cattura di uccelli da richiamo aveva un senso in periodi passati nei dopoguerra quanto l’Europa soffriva la fame, e la popolazione  abbisognava di apporti proteici, ad ora, questa pratica barbara non ha più giustificazione. Questa attività atroce consiste nel catturare nel periodo di migrazione primaverile i piccoli uccelli, segregarli al buio tutta l’estate in gabbie grandi come un foglio di carta A4, spesso accecarli per migliorarne il canto, poi in autunno quanto la stagione venatoria riapre verranno messi all’esterno e scambiando la stagione autunnale per la primavera cantano attirando altri simili che verranno uccisi.  La maggior parte dei piccoli uccelli catturati non sopravvive alla detenzione nelle gabbie e moriranno, altri invece dalla specie non consentita verranno illegalmente inviati nelle sagre e cucinati come polenta ed osei, una volta tolte le piume la specie non è più riconoscibile. Consentire un autocertificazione sarebbe autorizzare  di fatto una sanatoria ed una riapertura di un periodo di bracconaggio non controllabile in quanto la norma aprirebbe molte difficoltà nell’attestare la provenienza legale o meno dell’uccello detenuto.

L’approvazione dell’emendamento in oggetto sarebbe in contrasto con le Direttive UE “Uccelli” ed “Habitat”

La Biodiversità è in forte sofferenza chiediamo ai decisori politici di non approvare provvedimenti che aggravano la tutela delle tante specie di uccelli pericolo di rarefazione ed estinzione.

Cordialmente 

Il coordinatore regionale Lipu Veneto
Dr. Gianpaolo Pamio

Il presidente provinciale WWF di Venezia e Territorio
Dr. Roberto Sinibaldi

Il coord. regione Veneto di ENPA 
Dr. Renzo Rizzi

Il responsabile regionale LAV
Dr. Massimo Vitturi

Uccelli utilizzati come richiami vivi in gabbiette. Fonte: Enpa archivio

English Version

Venice, 14th july 2025

To the Regional Councillors of the Veneto Region – their offices
To the editorial offices of the main newspapers in Great Britain

Subject: Veneto Region, Italy – Regional Bill No. 313 of February 3rd, 2025 –“amendments to Regional Law No. 50 of 1993 – Rules for the Protection of Wildlife and Hunting Activities”. Replacement of the identification tag with self-certification for the possession of small decoy birds for hunting purposes.

Why British newspaper outlets? Because BirdLife Great Britain has three million members and on a global level, the Royal Society for the Protection of Birds (RSPB) was founded in 1889, and many small birds captured in Italy come from other European countries, including Great Britain, as they are migratory.

Dear Regional Councillors, Dear Editors-in-chief,

These associations and many members and subscribers are concerned about the proposed amendment to Law 50, paragraph 93, regarding wildlife. The replacement of identification tags on decoy birds with self-certification would, de facto, introduce an amnesty for the possession of such ornithological fauna. It would make it possible to regularize birds acquired illegally through unauthorized channels. In Italy, no live decoy birds have been captured for over a decade. The current ones were born in captivity, and considering the life expectancy of these species, the current stock should eventually be depleted.

The ongoing and rapidly worsening climate changes require society and its decision-makers to make responsible choices. Small migratory birds, both medium- and long-distance, are in serious trouble. The most frequent dangers include habitat alteration, the use of pesticides in agriculture, climate change, and poaching.

There are birds like the Saltimpalo (Saxicola torquatus) that have declined by 72% in the last 5 years, according to the Farmaland Bird Index, 2024 edition.

Allowing self-certification means reopening a chapter that we considered closed. If capturing decoy birds made sense in the post-war period – when Europe was suffering from hunger and people needed protein intake – today this barbaric practice is no longer justifiable.

This atrocious activity consists of capturing small birds during their spring migration, confining them in the dark all summer in cages no larger than a sheet of A4 paper, often blinding them to improve their singing. Then, in autumn, when hunting season reopens, they are placed outside; mistaking the autumn season for spring, they sing and attract other birds of the same species, which are then killed. Most of the small birds captured do not survive the confinement and die in the cages. Others, belonging to protected species, are illegally sent to festivals and cooked as ‘polenta e osei’ (polenta and birds). Once plucked, the species is no longer recognizable. 

Allowing self-certification would effectively authorize an amnesty and reopen a period of uncontrollable poaching, as the regulation would make it very difficult to verify the legal origin of the detained birds. The approval of the proposed amendment would be in conflict with the European Union’s Birds and Habitats Directives. Biodiversity is already under severe threat; we urge policymakers not to approve such measures, which would worsen the protection of many bird species already at risk of decline and extinction.

Kindest Regards.

The regional Coordinator for Lipu Veneto 
Dr. Gianpaolo Pamio

The provincial President of WWF for Venice and the surrounding area
Dr. Roberto Sinibaldi

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Notizie dal territorio Pubblica amministrazione

Fenicotteri all’aeroporto Marco Polo di Venezia: LIPU e WWF chiedono un intervento per evitare incidenti

Problematiche inerenti la presenza di fauna ornitica, soprattutto Fenicotteri, nell’area lagunare prospicente l’aeroporto Marco Polo, Tessera Venezia

Gentile Ing. Valerio Volpe Ministero OO.PP. Triveneto,

Gentili presenti,

stante l’invito alla partecipazione al Tavolo Tecnico per la trattazione di misure di mitigazione per la problematica in oggetto, queste Associazioni dettagliano quanto di seguito:

Considerazioni

  • Da accertamenti eseguiti dai volontari di WWF e Lipu, è stato appurato che entro l’ambito lagunare sussistono molte altre aree con caratteristiche simili alle barene, all’esterno del sedime aeroportuale, ove stazionano Fenicotteri bianchi, Gabbiani reali, Ibis sacri, etc.
  • La Laguna di Venezia è area SIC Sito di Interesse Comunitario per la Protezione di Flora e Fauna, è ZPS Zona di Protezione Speciale, è inserita in Rete Natura 2000, è inserita nella Convenzione di Ramsar per la tutela delle aree umide, alcune delle specie considerate sono inserite negli allegati della Direttiva Uccelli 79/409 CEE e succ. modificazioni, le aree considerate sono tutelate dalla Direttiva Habitat 92/93/CEE
  • La presenza in abbondanza di tali specie nell’area prospicente l’Aeroporto, fa presupporre che le altre aree valutate come idonee, siano interessate da un sostenuto disturbo antropico. Nell’area Nord della Laguna, vengono eseguiti dei voli aerei turistici di breve tratta per fotografare gli uccelli da parte di “appassionati”, ed inoltre l’attività fotografica aerea si è molto incrementata nella medesima area con l’avvento dell’uso dei droni (allegato 1). Perdipiù è giunta segnalazione all’Associazione Lipu che alcune attività economiche effettuano pratiche non consentite di allontanamento di specie di uccelli, Fenicotteri soprattutto. In altre aree della Laguna le zone di basso fondale – secca, seppure a navigazione particolarmente limitata, de facto sono oggetto di attraversamento ed altre attività.
  • Gli uccelli in generale si adattano ad una forma di disturbo omogenea, cadenzata e continua, tipo una linea ferroviaria, un’autostrada, un aeroporto (le forme di disturbo per la specie umana non vanno equiparate alle specie ornitiche). Gli uccelli di contro si spaventano per la presenza improvvisa e inaspettata di rumori, specie antagoniste, attività antropiche varie.
  • Per la presenza in Laguna del Gabbiano reale e dell’Ibis sacro, la Lipu, il WWF e l’Associazione La Salsola hanno inviato un documento alle autorità competenti il 4.4.2024, finalizzato al contenimento per il relativo accesso agli scarti delle fonti alimentari derivate da attività umana. (allegato 2)
  • Il Fenicottero è una specie migratrice ed ultimamente, a seguito dei cambiamenti climatici, anche stanziale e nidificante
  • Le attività di mitigazione devono considerare che l’aeroporto Marco Polo con il nuovo Masterplan prevede per il 2037 un aumento del traffico passeggeri da 11 milioni annui a 20 milioni con un contestuale aumento della superficie aeroportuale.

Proposte

  • L’area interessata dal divieto alla navigazione formulata con ordinanza 16/2025 del P.I.OO.PP. (allegato 3) va estesa, almeno raddoppiata. L’interdizione alla navigazione deve essere assoluta e la navigazione  limitata esclusivamente ai canali navigabili ed a bassa velocità. Deve essere posta idonea cartellonistica anche in lingua inglese e la violazione a questa ordinanza nell’area interessata, stante il pericolo che provoca un innalzamento improvviso di stormi di uccelli, deve essere di carattere penale. L’articolo 1231 del Codice della Navigazione, Inosservanza di norme sulla sicurezza della navigazione (norma in bianco), può essere applicato anche alla tipologia di natanti da diporto qualora si rappresenti l’eventualità di verificarsi un fatto grave e penalmente rilevante.
  • In tutta la Laguna Nord e Centrale, va ristabilito l’habitat idoneo per la preservazione della biodiversità, limitando al massimo il disturbo antropico, al fine di favorire una più omogena distribuzione della fauna ornitica. Indi, navigazione in zone di basso fondale – secca consentita solo con mezzi a remi, anche per pescatori professionisti; inibire l’accesso in dette zone ad unità con ogni tipo di motore; sospendere l’attività venatoria tutto l’anno. Consentire l’uso di fuochi d’artificio su isole private, casoni, feste paesane su Comuni contermini alla Laguna, solo luminosi senza lo scoppio. Anche la Festa del Redentore, per la sua bellezza potrebbe essere senza botti, ma solo luminosa.
  • Per il contenimento di alcune specie di uccelli, applicare in maniera corretta come dettagliato in precedenza la raccolta ed il conferimento dei rifiuti umidi nel centro storico di Venezia.
  • Evitare, per allontanare gli uccelli, cannoncini a salve, ad aria compressa, armi da fuoco, laser nelle ore notturne, soluzioni valide spesso solamente per poche ore, ma che di contro potrebbero creare panico immotivato con dispersioni ed involi improvvisi.
  • Stante i cambiamenti climatici in atto che provocano delle rapide modificazioni di habitat e di conseguenza delle migrazioni degli uccelli, vista l’espansione dell’ hub aeroportuale che nel 2037 prevede 20 milioni di presenze, lo sviluppo di attività turistiche, di intrattenimento, sportive, ecc., si presume che la pressione antropica nella Laguna sarà aumentata con conseguenti riflessi problematici sulla fauna selvatica. Al fine di cercare di rendere sostenibile tale sviluppo, per un principio di precauzione, soprattutto per la sicurezza della navigazione aerea, si dovrà valutare con una progressione che parta da oggi e vada fino al 2037 la possibilità che ogni attività venatoria venga interdetta dalla Laguna di Venezia.

Venezia, li 7 luglio 2025

Con osservanza

Il presidente WWF Venezia e Territorio
Dr. Roberto Sinibaldi

Il coordinatore Lipu Veneto
Dr. Gianpaolo Pamio

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Pubblica amministrazione

Lipu, Coordinamento regionale: Osservazioni VIA Masterplan 2037 Aeroporto Marco Polo

Problematiche attuali dell’ambiente lagunare: fattori di pericolosità per coste, popolazioni ed infrastrutture

Gli studi dell’IPCC (International Panel for Climate Change) sul riscaldamento climatico portano a previsioni sull’innalzamento dei mari e conseguenti rischi di inondazione costiera. Un articolo dell’INGV (istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia) pubblicato su “Environmental Research Letters” nel dicembre 2023, afferma come l’alto Adriatico, e quindi la zona lagunare, siano affetto da problemi quali:

1) subsidenza del suolo

2) erosione delle coste 

3) inondazioni

4) ritiro e salinizzazione della falda freatica (avanzamento del cuneo salino) 

5) pressione antropica

La pressione antropica quindi è un fattore di rischio che va considerato e che si aggiunge a quelli relativi all’ambiente naturale.

La subsidenza è riscontrata in tutto il comprensorio lagunare e nelle zone limitrofe, conseguenza dello sfruttamento di acque sotterranee, e causa a sua volta dei processi erosivi costieri. Per ostacolare la progressione salina, soprattutto in aree poste a quote basse o sottoil livello del mare, è necessaria la presenza di acqua dolce in maggiore quantità nel suolo,sottosuolo, nei canali della bonifica e nei fiumi. Il riscaldamento climatico inoltre, riduce le precipitazioni nell’arco dell’anno (carenza idrica dei fiumi) e fa aumentare il livello medio del mare (eustatismo).

Venezia e la Litorale, avanzata cuneo salino e subsidenza

Il Presidente di ANBI (Associazione Nazionale Bonifiche) Veneto lanciava l’allarmante messaggio in occasione della “Giornata Mondiale della Terra 2021: ”i lunghi periodi siccitosi comportano una riduzione della portata dei fiumi a vantaggio dell’acqua di mare che dalla foce risale per molti chilometri. La contaminazione da sale nelle falde acquifere delle zone costiere dipende invece più direttamente dall’attività dell’uomo: l’aumento dei prelievi di acqua dolce per uso potabile e produttivo lascia infatti spazio nelle falde alle infiltrazioni di acqua marina.  

Già nel 2003, infatti, la pubblicazione della Provincia di Venezia, tuttora in rete, titolo “Intrusione Salina e Subsidenza nei Territori di Padova e Venezia”, autori Carbognin-Tosi (del CNR), rilevava l’incremento della subsidenza sulla fascia litoranea e le sue cause: l’”effetto dell’intrusione salina proveniente direttamente dalla linea di costa o dalla conterminazione, lagunare, deve tenere conto anche dei processi che favoriscono la contaminazione, quali: la risalita dell’onda di marea lungo le foci dei fiumi e canali; la risalita dell’onda di marea lungo la rete di bonifica attraverso manufatti (botti a sifone, porte vinciane, sostegni, ecc.) in contatto con corpi idrici salati, che periodicamente o perennemente consentono riflusso verso monte; la risalita di acque sotterranee salate per l’azione di mantenimento del franco di bonifica delle idrovore; la contaminazione causata dall’intercettazione dei livelli salati sotterranei durante il dragaggio o scavo di canali della rete di bonifica e la risalita delle acque fossili profonde.” e inoltre “È stato inoltre appurato un aggravamento dei tassi di abbassamento lungo il cordone litorale di Cavallino-Jesolo dove i nuovi sfruttamenti di acque sotterranee (dagli inizi del ‘90 si concedono nuovamente i permessi per l’apertura di pozzi artesiani) sembrano giocare un ruolo non trascurabile nella dinamica del processo. … La subsidenza della struttura litoranea potrebbe comportare anche l’aumento dei processi erosivi costieri.”. Era indicato da mantenere il livello freatico (acqua dolce) sotto il piano campagna e pure il pericolo: ”Si sa che la vita della laguna di Venezia è legata allo stato dei litorali i quali, è noto, non hanno una altimetria che possa proteggere la laguna da mareggiate veramente eccezionali”. Da allora la quota del suolo si è ridotta (subsidenza) di 15-20 cm. rispetto al medio mare, progrediti l’intrusione/cuneo salino e l’erosione del litorale, mentre permangono lunghi periodi di carenza idrica nel suolo e sottosuolo.

Nell’Aprile 2016, a Jesolo, erano presenti anche gli Amministratori locali al convegno tenuto al Pala Arrex con titolo “IL FENOMENO DELLA SUBSIDENZA NELL’ALTO ADRIATICO CONNESSO CON L’ESTRAZIONE DAL SOTTOSUOLO”, relatori dell’Università di Padova e del CNR Ismar Venezia esponevano alcuni dati: la subsidenza con valori di 3-6 mm/anno e oltre in corrispondenza delle nuove edificazioni, dove la misura è  1 cm/anno; per l’eustatismo l’indicazione e di 3,7 mm/anno (dati ISPRA 1994-2016),  poi la problematica presenza salina sul litorale. La quota annua complessiva persa dal livello del suolo rispetto al medio mare misurava quindi circa 1 cm/anno e oltre per l’edificazione recente. Notizie non nuove ma certo non tranquillizzanti per i presenti. Come altrui fossero le problematiche, l’urbanizzazione è progredita con volumetrie rilevanti, pure i consumi idrici. Da allora, rispetto al medio mare la perdita di quota del suolo è di almeno 8 cm in un territorio posto estesamente tra la quota del medio mare e già sotto tale quota.

Conferma delle dinamiche in atto sul litorale arriva dall’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), data dicembre 2023, come riportato su “Environmental Research Letters” visibile al link: https://iopscience.iop.org/article/10.1088/1748-9326/ad127e#erlad127ef7.  È segnalata la sottostima della subsidenza prevista dall’IPCC per gli effetti del riscaldamento climatico. Nello studio, riguardante le dinamiche evolutive del livello del suolo nel bacino del Mediterraneo, si legge : ”Vale la pena notare che la maggior parte della popolazione che vive lungo le coste del Mediterraneo non è a conoscenza dell’innalzamento della SL (livello del mare), della subsidenza del terreno e del relativo pericolo costiero che impattano sull’ambiente, sulle infrastrutture costiere e sulle attività umane (Loizidou et al 2023) … Gran parte delle coste di Italia … si sta abbassando, accelerando così l’ascesa della SL” (Sea Level). E, nel caso del litorale dell’alto Adriatico: “zone costiere basse come delta fluviali, lagune, aree di bonifica”, la perdita di quota indicata è di 4-6 mm/anno sulle aree del litorale veneziano e perilagunari, minore nell’area lagunare, circa 2 mm/anno, superiore a 6 mm nel Polesine; pure: “conseguente erosione costiera e ritiro e salinizzazione della falda freatica, rappresentando quindi un significativo fattore di pericolosità per le coste, popolazioni e infrastrutture”.

Negli anni scorsi, oltre al messaggio del Presidente ANBI, ripetutamente dai media venivano notizie allarmanti degli effetti dei prolungati periodi di scarse precipitazioni, del deflusso idrico pressoché assente nei fiumi dove il cuneo salino persisteva fiumi con misure inconsuete: 60 Km nel Po, 30-40 Km nel Livenza e Piave, poi variamente negli altri fiumi e canali con sbocco in mare o laguna; comparivano anche le difficoltà per le non più banali funzioni quotidiane e le pesanti ricadute sul sistema economico. Il più recente periodo primaverile-estivo piovoso (con eventi estremi tipici del riscaldamento climatico) ha rimosso il ricordo della carenza idrica, ma permangono gli effetti della persistente presenza salina, nel suolo e sottosuolo, sulla misura della subsidenza (perdita di quota rispetto livello medio-mare). Permane di circa 1 cm/anno la perdita di quota rispetto al medio mare della fascia litoranea, già estesamente posta sotto tale quota, e ancora maggiore nel Polesine sia la misura dello stato di fatto sia della dinamica. E permangono pure i consumi idrici a livelli incompatibili che hanno contribuito allo stato di penuria dei sistemi idraulico e idrogeologico dell’intera pianura alluvionale, stante l’apporto idrico annuo delle precipitazioni in riduzione e il suo regime variato per il riscaldamento climatico. E nemmeno aiuta l’aumento turistico nei mesi estivi, con cementificazione e consumo idrico aggiuntivi quando è al massimo pure il consumo agricolo/allevamenti, mentre il deflusso fluviale è al minimo (con cuneo salino nei fiumi in estensione). Approvvigionamento idrico? Relativamente alla subsidenza della laguna di Venezia, intorno a 2 mm/anno attuali, la misura è meno della metà dal suo intorno e dal litorale, che la separa dal mare; raggiungeva 1,5 cm/anno in presenza del prelievo idrico dal sottosuolo, attivo a P.to Marghera fino al 1970.

Consumo idrico e cementificazione sono da fermare, come segnala l’ANBI. Un indirizzo operativo che Regione e Comuni palesemente contraddicono, per perseguire l’aumento degli insediamenti e infrastrutture, come risulta dagli strumenti urbanistici e progetti autorizzati o in fase di autorizzazione. Un indirizzo che prospetta l’aggravamento degli effetti già segnalati per suolo e sottosuolo: progressiva contaminazione salina e degrado chimico-fisico del suolo con pesanti penalizzazioni per la presenza umana. Una prospettiva che l’applicazione della legge urbanistica regionale dovrebbe evitare, se applicata, stante l’obbligo della verifica di sostenibilità ambientale delle previsioni urbanistiche e infrastrutturali. Lo strumento sono le valutazioni ambientali VAS e VINCA, poi pure la valutazione VIA per i progetti con rilevanti ricadute ambientali. Il contenuto delle valutazioni risulta invece sostanzialmente indirizzato all’attestazione della sostenibilità, non contemplando argomenti essenziali. Esemplare il caso del Comune di Eraclea, con VAS regionale favorevole per l’utilizzazione insediativa di un’area agricola, nella quale si legge presente: “risalita del cuneo salino, la salinizzazione del suolo e l’eustatismo, e pericolo per la sicurezza idraulica, la stabilità degli edifici esistenti e di futura costruzione, fertilità del suolo e la biodiversità”. Conseguente è l’approvazione del piano per il villaggio turistico (12 mila persone), senza nulla eccepire sugli effetti dell’approvvigionamento idrico (fiume Livenza con presenza salina) e sul consumo di suolo. Non compare la problematica del prelievo idrico nel sottosuolo, nelle lunghe fasi di cantiere, e dell’interferenza delle opere sul sistema idrogeologico. Nel caso del progetto FS (lavori iniziati) per la connessione nessuna valutazione è stata svolta per gli effetti del drenaggio delle acque di falda e l’interferenza/destrutturazione dell’assetto idrogeologico in presenza di paleoalvei di prossimità lagunare, pure per il recapito idrico in laguna sebbene per la ZSC e ZPS “laguna superiore di Venezia” valga l’obbligo della conservazione della biodiversità. 

Il progetto per il collegamento ferroviario dell’aeroporto “Marco Polo” di Venezia, presentato da RFI S.p.A., ha acquisito il parere VIA della Regione (decreto del Direttore della Direzione Ambiente regionale n. 945, del 23 novembre 2020), ed è poi stato approvato dal Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile il 3.11.2021. Le opere sono iniziate. Oltre 4 km interessano suolo e sottosuolo con galleria impostata a circa 20 metri dal piano campagna e connesso doppio diaframma verticale che raggiunge oltre 36 m di profondità, risultando interferiti i vari corpi idrici presenti, anche in pressione; nella galleria, che con un ampio arco sarà tangente all’area aeroportuale, è prevista la stazione. Nella “Relazione geologica geomorfologica, idrogeologica e sismica” del progetto si legge (pag. 58), relativamente ai diaframmi laterali: “indicativamente previsti pari a circa 20/25 m da p.c.”. L’indicazione è palesemente errata rispetto al progetto, che è definitivo, e non depone per l’attendibilità della Relazione. Inoltre (pag. 81): “… la zona di studio è interessata … nella parte finale da una vulnerabilità alta con punteggi pari a 63 e a 50…”; pure: ”La salinizzazione delle falde nelle aree per i lagunari dell’entroterra è principalmente dovuta all’intrusione di acqua dal mare e dalla laguna, talora seguendo vie preferenziali di deflusso sotterraneo, spesso favorita dall’altimetria del terreno nelle aree di bonifica che è anche di 2-3 m inferiore al livello medio del mare, ma avviene anche per dispersione dai fiumi e dai canali in condizioni di magra e/o marea o quando l’acqua marina risale e s’insinua sotto quella fluviale.” e “depositi fini costituiti da argilla limosa debolmente sabbiosa con locali lenti di torba fino a 9 m … lenti limoso-argillose e locali lenti di torba fino a circa 30/35 m (10E-5 m/s<k<10E-6 m/s) sede di una falda localmente in pressione … argilla limosa debolmente sabbiosa con locali lenti di torba fino a circa 50 m (massima profondità raggiunta dai sondaggi) … La modellazione numerica implementata (cfr. Cap 9), evidenzia la presenza di un’interferenza tra le opere sotterranee previste (il riferimento erroneamente è alla galleria artificiale con diaframmai fino a 20/25 m di profondità, cfr. Cap. 10) e il deflusso naturale della falda mostrando come le linee isopieze indisturbate vengono innalzate dalla presenza dei diaframmi strutturali delle gallerie e delle trincee in progetto.”. In precedenza (pag. 26) si legge: “Nel caso della laguna di Venezia l’intrusione marina nei terreni superficiali coinvolge tutta l’area di gronda lagunare espandendosi verso l’entroterra da qualche centinaio di metri a qualche chilometro … comporta notevoli rischi ambientali in prossimità dei margini lagunari … potrebbe anche incrementare la subsidenza già in atto, che potrebbe accentuarsi sia in concomitanza di probabili cali piezometrici, sia per la sostituzione delle acque salmastre a quelle dolci negli interstizi dei sedimenti fini con conseguente destrutturazione e collasso degli stessi.”. Segnalata la presenza di paleoalvei (pag. 80), corrispondenti alle citate “vie preferenziali di deflusso sotterraneo” (e in sua carenza di flusso inverso di risalita salina), della falda in pressione compresa tra 9 e 35 metri dal piano campagna (quali gli effetti della sua depressurizzazione? Per l’intrusione salina in fase di cantiere e poi in presenza della galleria?) e di lenti di torba a varie profondità (con presenza salina che favorisce “destrutturazione e collasso” dei sedimenti per cedimenti differenziali del suolo. Sono confermati gli effetti paventati nelle premesse ma non seguono le dovute valutazioni della scelta progettuale, la ricerca di soluzioni progettuali alternative. Emerge la rilevanza delle criticità paventate e la prospettiva di pesanti penalizzazioni per l’economia agricola, per la sicurezza idraulica dei suoli già prossimi al livello medio-mare, per la stabilità dei manufatti diffusamente presenti nelle vicinanze (l’abitato di Tessera, oltre all’aeroporto ma e l’urbanizzazione diffusa, comprese attività produttive). 

Esemplificativo l’articolo sul portale di ISPRA Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale del Ministero dell’Ambiente in merito al fenomeno straordinario della marea del 12.11.2019.

Alla luce dei cambiamenti climatici in atto nonché di quanto dettagliato, potrebbe portare, se ripetuto, effetti ben maggiori.

Il 2019 verrà a lungo ricordato per il numero straordinario eventi meteo-marini eccezionali che si sono susseguiti tra novembre e dicembre. Le immagini dell’Aqua granda del 12 novembre hanno fatto il giro del mondo. Un evento dovuto a una sovrapposizione di quattro fenomeni: il picco della marea astronomica di sizigia; il livello medio insolitamente elevato del mare in Adriatico; il forte vento di Scirocco lungo il bacino Adriatico e non ultimo il passaggio nel Nord Adriatico e sulla laguna di Venezia di un ciclone di piccole dimensioni che ha provocato venti locali con raffiche di oltre 100 km/h.

Ma il livello di 189 cm raggiunto il 12 novembre, che rappresenta il secondo livello più alto dal 1872, anno di inizio delle registrazioni, è solo la punta dell’iceberg di un novembre eccezionale. In una sola settimana, tra il 12 e il 17 novembre, la marea ha superato per ben 4 volte il livello di 140 cm, registrando così livelli che entrano tra i primi 20 degli ultimi 150 anni. In tutto il 2019, il livello del mare ha superato per ben 28 volte i 110 cm, livello in cui si allaga il 12% della città di Venezia, con una permanenza complessiva pari a circa 50 ore nel solo mese di novembre. Numeri che superano ampiamente i valori massimi raggiunti nei 150 anni precedenti, pari a 18 eventi in un anno (2010) e 24 ore complessive di permanenza (2012) sopra i 110 cm.

Il Centro Previsioni e Segnalazioni Maree del Comune di Venezia (CPSM), l’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale (ISPRA), e l’Istituto di Scienze Marine di Venezia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR ISMAR), che da anni collaborano per garantire il massimo profilo tecnico-scientifico alle attività di monitoraggio e previsione del livello del mare, hanno messo insieme le forze per un’analisi approfondita delle dinamiche meteo-marine di questi eventi di portata storica. Un’analisi possibile grazie alla notevole mole di dati acquisiti dalle reti mareografiche integrate del CPSM e dell’ISPRA, che, con un totale di 42 stazioni, garantiscono un monitoraggio capillare e in continuo dei principali parametri meteo-marini in Laguna di Venezia e in Alto Adriatico.

Parere sulla creazione del parco fotovoltaico

Il masterplan dell’aeroporto prevede la creazione di un parco fotovoltaico da 68 ettari, 92 milapannelli per fornire la metà del fabbisogno elettrico del Marco Polo.

CIA agricoltori veneto: “ci chiediamo come questo progetto possa coesistere sia con il Piano per le aree di pregio che con il Prg, creando inoltre un impatto paesaggistico enorme”. CIAVenezia, aveva chiesto il ripristino dei 12.000 alberi tagliati negli anni precedenti e la realizzazione di una fascia boscata intorno al perimetro aeroportuale, sull’esempio dell’aeroporto di Bologna.

Un parco fotovoltaico esprime forti criticità per gli uccelli in migrazione, la rotta adriatica costiera è seguita dalla maggior parte degli uccelli che dall’Africa Subsahariana – Nord Africa si portano nel Centro Nord Europa. Bagliori notturni con riflettenza di altri componenti luminosi nonché naturali possono creare una pericolosa assenza di orientamento al punto di compromettere il progetto migratorio e portare a morte certa.

Ad   opera   completata   il   monitoraggio   non   tiene   conto   degli   effetti  su subsidenza,avanzamento del cuneo salino, cambiamenti sul microclima. 

Inoltre, il monitoraggio della componente biotica, prende in considerazione gli eventualiimpatti su flora, uccelli (avifauna) e rettili (erpetofauna), quando invece servirebbe unapproccio integrato che prenda     in considerazione l’ecosistema lagunare nella sua interezza egli effetti anche su microrganismi e altri organismi vegetali/animali utilizzabili comebioindicatori. L’opera in oggetto non analizza l’interconnessione strutturale geologica nelle aree contermini né più maniera, più ampia nell’Alto Adriatico.

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Notizie dal territorio Pubblica amministrazione

Verde urbano: segnalazioni su abbattimenti, mancati ripristini, potature, interventi vegetali contro l’inquinamento urbano ed il cambiamento climatico

Spett.le Comune di Venezia

Ufficio Verde Pubblico
verdepubblico.rifiuti@comune.venezia.it

e, p.c.

Polizia Provinciale di Venezia
a mezzo invio
protocollo@cittametropolitana.ve.it

Venezia, li 19 giugno 2025

Oggetto: verde urbano, segnalazioni su abbattimenti, mancati ripristini, potature, interventi vegetali contro l’inquinamento urbano ed il cambiamento climatico

Spett.le Ufficio,

stanno giungendo a queste Associazioni, segnalazioni di iscritti o semplici cittadini, supportate da foto e video di abbattimenti di alberi in tutto il  territorio comunale per dichiarata pericolosità. I richiedenti esprimono preoccupazione per tanta ed improvvisa tempestività nel provvedere agli abbattimenti. Volontari delle Associazioni nonché un dottore forestale incaricato hanno  provveduto ad un’attenta esamina delle alberature oggetto degli interventi. La totalità degli alberi in oggetto aveva subito delle potature sistematiche e ripetute nel tempo. Da quanto emerso, in passato ed a tuttora vengono eseguite potature non necessarie su piante fuori dalla stagione preposta, ed in pieno periodo vegetativo, eseguite nei mesi di giugno – luglio. Potature svolte non in via emergenziale come a seguito di rotture accidentali di rami dovute al maltempo, od altro, come stabilito dal  Regolamento sul Verde, bensì su interi filari di alberi. Siti interessati a nostra conoscenza in località  Mestre – Bissuola nel parco “Alfredo Albanese”, nonché Via San Donà Venezia – Carpenedo e Marghera Via Fratelli Bandiera. Giova ricordare che il Regolamento Comunale per la tutela e promozione del Verde in Città adottato dal Consiglio Comunale nella seduta del 21.07.2003 con deliberazione nr. 111, e successive modificazioni, all’art. 14 comma 4 recita: “La potatura viene programmata con adeguato anticipo, nel rispetto dei cicli biologici e di sviluppo delle alberature. Viene definita straordinaria nei casi in cui si manifestino situazioni non prevedibili tali da creare scompensi strutturali alla pianta stessa, con conseguente pericolo di incolumità pubblica. In entrambi i casi quando si deve eseguire una potatura occorre agire tenendo presente che: n) la riduzione della superficie fogliare si traduce in una minore disponibilità di nutrienti per le radici e le altre parti dell’albero; o) l’esposizione frequente della corteccia  dei rami  più interni alla luce diretta del sole può provocare il surriscaldamento e conseguente indebolimento strutturale; p) il taglio dei rami si traduce in una successiva abbondante produzione di germogli inseriti debolmente, che con il tempo possono diventare pericolosi; q) il legno dei monconi dopo il taglio risulta vulnerabile all’attacco degli insetti e dei funghi patogeni. (…)

Pioppo bianco via Fratelli Bandiera, Marghera, capitozzatura in fase vegetativa

Si sottolinea che in nessuno dei tagli dei corpi vegetali è stata applicate la corteccia artificiale per impedire l’esposizione a funghi e batteri.

Dalla cittadinanza viene altresì segnalata la mancata ricomposizione di alberi nei filari presenti in Via Bissuola e Via Altinia, viene segnalata una moria di alberi di nuovo impianto in località Via Beccaria Marghera, nonché Via Altina lato frazione di Dese. La moria degli alberi di nuovo impianto potrebbe essere limitata  con la buona pratica dall’apposizione di pacciamatura a trucioli o panni in fibra di cocco biodegradabili, la pacciamatura protegge la zolla dall’insolazione e trattiene l’umidà dell’acqua, cedendola gradualmente durante il giorno.

Per gli abbattimenti e potature, si rammenta che l’attuale periodo rappresenta forti criticità per la diffusa fauna in nidificazione, altresì tutelata dalla vigente normativa L. 157/1992 e successive modificazioni. Talune specie, soprattutto Pipistrelli sono particolarmente elusive e mimetiche al punto che le cavità negli alberi quali pertugi, cortecce, fori, sfuggono anche alla vista del personale più esperto, si richiede particolare oculatezza nell’effettuare ogni tipo di intervento al fine della tutela di tali specie.

In considerazione dei cambiamenti climatici in atto, si rammenta dell’irrinunciabile valore aggiunto del verde in ambito urbano.

La scelta di omettere spazi verdi, oltre a portare degli svantaggi in termini economici, quali il disvalore delle aree interessate, un maggiore consumo di energia elettrica per il funzionamento dei condizionatori d’aria, è in contrasto con le indicazioni fornite dal WHO Word Health Organization, (Agenzia Speciale dell’ONU).  Viene riportato nel documento interamente reperibile nel sito del WHO (…) lo stile di vita urbano moderno è associato a stress cronico, attività fisica insufficiente, ed esposizione a rischi ambientali antropici. Gli spazi verdi urbani come parchi, parchi giochi, e vegetazione residenziale, possono promuovere la salute mentale  fisica e ridurre la malattia e la mortalità dei residenti urbani offrendo rilassamento psicologico e alleviamento dello stress, stimolando la coesione sociale, sostenendo l’attività fisica e riducendo l’esposizione agli inquinanti, rumore e calore eccessivo. Le nuove scoperte mostrano che gli interventi per aumentare o  migliorare lo spazio verde urbano possono fornire risultati positivi in termini di salute, sociali e ambientali per tutti i gruppi di popolazione, in particolare tra i gruppi di status socio economico inferiore (..). Alla luce di quanto esposto si richiede vengano adottate tutte le misure anche in sede di Regolamento Edilizio per attenersi alle linee guida del WHO. 

Per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico per cui la Val Padana vanta un numero di vittime tra le più alte d’Europa, queste Associazioni, stante il perdurare di tali fenomeni, suggeriscono di impiegare essenze vegetali per ridurre e contrastare tale fenomeno. Molto utile sarebbe l’impianto di vegetali sempreverdi che, mentre svolgono l’azione di fotosintesi, trattengono le polveri sottili anche nel periodo invernale, il peggiore per l’elevata concentrazione di inquinanti. Portiamo l’esempio di Amsterdam (NL) cui è stata piantumata, intorno la città, una cintura verde di 40 ettari per il contenimento di inquinanti provenienti dal porto e dall’autostrada.  Ormai è noto e comprovato a livello scientifico anche da un recente approfondito rapporto della “The Nature Conservancy” ONG con sede in Virginia USA,  che un tessuto esteso di vegetazione in aree urbane contribuisce alla riduzione della CO2 ed al trattenimento delle Polveri Sottili PM 10 e di altri inquinanti prodotti dall’attività umana.

Tali impianti di vegetazione, oltre a contenere gli inquinanti atmosferici contribuiscono alla riduzione delle insolazioni a terra nel periodo estivo, alla riflettenza su asfalti, sulle superficicementizie e laterizi, nonché producono dei benefici eliminando il ritorno acustico dei rumori in città, ed affievoliscono i colpi di vento. 

Per assolvere a questo compito, si suggerisce il Leccio Quercus ilex  essenza autoctona molto resistente e non bisognosa di nessuna manutenzione, potrebbe essere inserito in filari, a più capi, a ridosso o nelle vicinanze delle arterie urbane ed extraurbane nonché autostradali meglio se sottovento ad esse. Un rampicante autoctono potrebbe essere la risposta “principe” per contrastare l’inquinamento atmosferico, si tratta dell’Edera Hedera helix, sempreverde che cresce anche spontanea in tempi rapidi, non abbisogna di manutenzione, costituisce protezione e cibo per alcune specie di uccelli. La Hedera helix, puo’ essere sviluppata senza che arrechi danno a colonne e piloni stradali, muri, pareti artificiali fonoassorbenti, tetti, coperture orizzontali e verticali, guard-rail senza che se ne comprometta la funzionalità, ecc. Consapevoli che il problema dell’inquinamento atmosferico nelle città, soprattutto della Val Padana, ha assunto proporzioni allarmanti e rappresenta un grave pregiudizio della salute pubblica, nonché non sia di facile soluzione, riteniamo che tali misure sul verde pubblico in maniera diffusa, sommate ad altre, costituiscano delle valide e collaudate risposte a tale fenomeno. 

Alla luce di quanto esposto per quanto concerne la problematica attuale del Verde Urbano nel Comune di Venezia e per gli sviluppi auspicati, queste Associazioni, viste anche le istanze della popolazione rivolte alle scriventi, chiedono al fine di contribuire ad un confronto costruttivo con la cittadinanza, di ripristinare la Consulta per l’Ambiente soppressa nel 2016.

Cordiali saluti 

Il delegato della LIPU Sez. Venezia
Dr. Gianpaolo Pamio

Il Presidente del WWF Venezia e Territorio
Dr. Roberto Sinibaldi

  

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Notizie dal territorio Pubblica amministrazione

Cittadella (PD), restauro del Duomo: criticità per l’avifauna in periodo di nidificazione

Venezia, lì 23 maggio 2025

ALLA CORTESE ATTENZIONE DI 

                                                                                 Sig. sindaco del Comune di Cittadella PD
Via Indipendenza, 41
Cap 35013 – Cittadella PD
PEC cittadella.pd@cert.ip-veneto.net

Spett.le Regione del Veneto
Ufficio Biodiversità 
Calle Priuli 99
Cap 30121 – Cannaregio – Venezia
Indirizzo e mail turismo@regione.veneto.it

                              e, p.c.

                                                                                  Gruppo Carabinieri Forestali di Padova
Via Michelangelo Bonarroti, 11
Cap 35135 Padova
PEC fpd43665@pec.carabinieri.it

Oggetto:  lavori di restauro e manutenzione straordinaria presso il Duomo dei Santi Prosdocimo e Donato sito in Via Guglielmo Marconi nr. 5 nel Comune di Cittadella (PD), criticità per la presenza di avifauna  in nidificazione.

Spett.li  in indirizzo, per le rispettive competenze,

è giunta alla scrivente Associazione la segnalazione di imminenti lavori di restauro  e manutenzione presso il Duomo dei Santi Prosdocimo e Donato sito in Via Guglielmo Marconi nr. 5 Cittadella (Padova). I volontari dell’Associazione, dopo un attento esame esterno dell’area interessata, in orario diurno e serale – notturno, hanno accertato la presenza di specie di uccelli oggetto di particolare tutela stante dei lavori di manutenzione 

Viene segnalato nello stabile in oggetto, la presenza in fase di nidificazione, di un  nutrito numero di esemplari di   Rondine montana (Ptyonoprogne rupestris ),  di Rondone comune  (Apus apus), nonché di Chirotteri, tra cui si annovera il Pipistrello Ferro di Cavallo Minore (Rhinolophus hipposideros) viene descritto che l’attività delle suddette specie  continua attivamente, soprattutto per quanto riguarda i Rondoni le cui coppie possono quantificarsi in almeno una ventina, per l’altra specie non è stato possibile un computo esatto se non per i Chirotteri quantificati in una dozzina.  

Tutte le specie suddette  si trovano in uno stato di conservazione precario, con trend di popolazione negativo. Tra le varie cause di questo declino, oltre alla sottrazione di habitat, all’uso intensivo dei pesticidi in agricoltura,  vi sono tutti quegli interventi edilizi che non tengono conto della loro conservazione.

E’ opportuno qui ricordare che i nidi degli uccelli sono tutelati da normativa vigente secondo quanto previsto dall’articolo 21, comma 1, lettera o), della Legge n. 157 del 11 febbraio 1992, nonché dall’articolo 635 del codice penale. E’ altresì indispensabile richiamare l’attenzione sulla Direttiva CE n. 43/1992, cosiddetta “Direttiva Habitat”, sulla Direttiva CE n. 147/2009, cosiddetta “Direttiva Uccelli”, e sulle Convenzioni internazionali (Convenzione di Bonn e Convenzione di Berna).

Al fine di evitare ulteriori insorgenze di potenziali conflitti tra le esigenze di conservazione della biodiversità   – esigenze sempre più pressanti e inderogabili, data l’assodata, attuale e scientifica acquisizione dello stato di crisi della biodiversità su scala globale e locale  –   e gli interessi della collettività, si prendano concretamente ed efficacemente in considerazione i tempi di nidificazione e le esigenze biologiche delle specie in questione. 

Al fine di una più approfondita conoscenza, si rimanda all’articolo “Inquilini con le ali” pubblicato nella rivista “Natura” edita dai Carabinieri (numero 124, settembre-ottobre 2021, pagina 46): https://www.carabinieri.it/media—comunicazione/natura/la-rivista/archivio-natura/anno-2021/natura-n-124-settembre—ottobre

All’uopo si rammenta che i Chirotteri sono  tutelati da Leggi nazionali e da Direttive e Convenzioni Internazionali:

La Legge 11 febbraio 1992, n°157  “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio“, la legge quadro in materia di fauna selvatica e attività venatoria, che identifica i Chirotteri come appartenenti alla fauna “particolarmente protetta”.

La Convenzione di Berna, “Convenzione per la conservazione della vita selvatica e dei suoi biotopi in Europa”, elaborata nel 1979 e resa esecutiva in Italia dalla Legge 5 agosto 1981, n°503. Per questa convenzione le specie “minacciate d’estinzione e vulnerabili” meritano particolari attenzioni di conservazione (art. 1, comma 2) e vengono individuate nell’Allegato II (“Specie di fauna rigorosamente protette”). In tale Allegato sono elencati tutti i Chirotteri europei ad eccezione di Pipistrellus pipistrellus.

La Convenzione di Bonn sulle specie migratrici appartenenti alla fauna selvatica, resa esecutiva in Italia dalla Legge 25 gennaio 1983, n. 42, che promuove la periodica valutazione dello stato di conservazione delle specie, le attività di monitoraggio e di approfondimento delle conoscenze sulle popolazioni.

Il Bat Agreement, “Accordo sulla conservazione delle popolazioni di pipistrelli europei – EUROBATS“, reso esecutivo in Italia con la Legge 27 maggio 2005, n. 104. È un testo normativo nato per concretizzare gli obiettivi della Convenzione di Bonn relativamente alle specie di Chirotteri europei, definite “seriamente minacciate dal degrado degli habitat, dal disturbo dei siti di rifugio e da determinati pesticidi”.

La Direttiva 92/43/CEE relativa alla “Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche“, nota come Direttiva Habitat attuata in via con D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357, integrato e modificato dal D.P.R. 12 marzo 2003, n. 120.

Sulla base delle norme citate è quindi vietato abbattere, catturare, detenere e commerciare esemplari di qualsiasi specie di Chirottero italiano (artt. 21 e 30 della L. 157/92; art. III del Bat Agreement – EUROBATS; art. 6 della Convenzione di Berna; art. 8 del D.P.R. 357/1997 e ss.mm.).
Deroghe possono essere ottenute per catture a scopo di studio, attraverso la richiesta specifica alle autorità predisposte.
Le violazioni sono sanzionate penalmente in base all’art. 30 della L. 157/92 ed alle successive modifiche ed integrazioni.

E’ inoltre vietato arrecare disturbo agli esemplari, in particolare durante le varie fasi del periodo riproduttivo e durante l’ibernazione, nonché alterare o distruggere i siti di rifugio (art. 6, cap. III della Convenzione di Berna; art. 8 del D.P.R. 357/97 modificato con D.P.R. 120/2003). Relativamente a quest’ultimo aspetto, sono citati i “siti di riproduzione”, “di sosta” e “di riposo”, e quindi tutte le tipologie di siti di rifugio utilizzate dai Chirotteri risultano interessate dalla disposizione.

Balestruccio © P. Vacillotto

Per una esaustiva comprensione, all’uopo si riporta il Regolamento Edilizio del Comune di Bergamo:

“Nell’ultima modifica, avvenuta il 26/07/2021, al regolamento comunale edilizio 22/10/2001, n. 46, art. 98 si parla delle prescrizioni per la tutela della fauna e avifauna di manutenzione ordinaria e straordinaria, di restauro e risanamento conservativo e ristrutturazione edilizia.

L’art. 98 riporta quanto segue:

“Gli interventi edilizi su edifici di qualsiasi tipologia previsti dal Decreto del Presidente della Repubblica 06/06/2001, n. 380, art. 3, interventi di rimozione dell’amianto, interventi in materia energetica, da realizzarsi negli edifici dove siano presenti nidi di rondone comune, rondone pallido, rondone maggiore, rondine, balestruccio, rondine montana 79 o chirotteri, sia durante il periodo riproduttivo che al di fuori di esso, dovranno essere di norma eseguiti prevedendo la conservazione dei siti riproduttivi presenti. Nel rifacimento delle coperture si suggeriscono le seguenti soluzioni:

– tetti a coppi – lasciare libere le cavità venutasi a creare nella giustapposizione dei coppi, in particolare quelle della prima fila

– evitare l’occlusione di tali nicchie con cemento o altro materiale o il posizionamento di pettini parapassero o aghi antipiccione

i fermacoppi, se presenti possono essere laterali, per lasciare l’accesso libero alla nicchia centrale

– la grondaia, se presente, può essere posizionata al di sotto delle aperture dei coppi o comunque rispettando l’altezza della vecchia grondaia.

Qualora per ragioni progettuali debbano essere occluse cavità, fessure, nicchie o buche pontaie ospitanti nidi, o asportati nidi costruiti si dovrà procedere, come compensazione, con l’apposizione di altrettanti nidi artificiali previo accertamento e asseverazione dell’assenza di nidificazione in atto. In periodo di nidificazione (rondone comune dal 25 marzo al 30 luglio; rondone pallido e rondone maggiore dal 25 marzo al 30 settembre), qualora i lavori non fossero procrastinabili, si suggerisce di montare i ponteggi e le reti di protezione prima dell’inizio del periodo di nidificazione (15 marzo) e si applicano le prescrizioni seguenti:

– chiudere tutti gli accessi con rete di protezione così da evitare totalmente il tentativo, spesso mortale, di accesso della fauna ai nidi esistenti (a titolo di esempio reti a maglia di 1cm x 1cm o più fitta, a teli giustapposti e senza fessure superiori a 1-2 cm)

– montare all’esterno delle impalcature, vicino ai vecchi nidi, cassette nido tanto numerose quanto lo sono i nidi attivi, rispettandone il più possibile le sembianze.

In caso di assoluta necessità di lavori urgenti a nidificazione in corso, è auspicabile non applicare i teli protettivi o comunque è necessario lasciare ampie aperture in corrispondenza dei nidi occupati per permettere l’accesso agli adulti in accudimento di uova e nidacei. Ove i lavori di manutenzione o di ristrutturazione abbiano comportato la occlusione di spazi-nido dei rondoni, è auspicabile porre dei nidi di compensazione non provvisori per consentire la ricolonizzazione del luogo”

Sicuri di un Vostro cortese riscontro, si resta a disposizione per ogni necessità.   

Cordialmente.

Dr. Gianpaolo Pamio
Coordinatore regionale Lipu per il Veneto 

                                                                                                               

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Pubblica amministrazione

WWF e Lipu Veneto, lettera aperta ai Consiglieri della Regione del Veneto: proposta di modifica Legge 189

Venezia, lì 1 maggio 2025

Ai sigg.ri Consiglieri Regione del Veneto 
Loro sede

Oggetto: Progetto di Legge Regionale nr. 189 riguardante la viabilità silvo – pastorale.

Gentili consiglieri regionali,

Le scriventi  Associazioni sono state interessate da propri iscritti che esprimono preoccupazione circa la trattazione della proposta di modifica dell’attuale Legge Regionale del 31 marzo 1992 nr. 14 riguardo la viabilità silvo – pastorale. Se il progetto di modifica tende a rendere più agevole l’accesso dei mezzi di soccorso in caso di incendi, calamità naturali e situazioni di emergenza varie, altro rimane allargare le maglie della legge che, in assenza di controlli (improbabili), potrebbe favorire l’accesso di chi esercita l’attività venatoria, al di là delle ristrette categorie ammesse. 

Si pongono in evidenza possibili criticità che possono emergere dall’utilizzo su larga scala dei fuoristrada in ambiti particolarmente sensibili e con significativa biodiversità in  macro aree delimitate da una varietà orografica ben definita. L’impiego consistente ed indiscriminato di mezzi a motore potrebbe far allontanare determinate specie stanziali o svernanti non target con risvolti anche irreversibili. L’ambito Alpino e Pedemontano Veneto è caratterizzato dall’attraversamento di molte specie di uccelli di passo dal Sud del Mediterraneo,  Africa – Sub Sahariana  al Centro – Nord Europa e viceversa, un’attività consistente e continua di attraversamento con mezzi fuoristrada porterebbe ad un’attività di disturbo pesante dell’avifauna con dispendio energetico non consono alle difficolta che un processo migratorio di migliaia di kilometri comporta.

I cambiamenti climatici in atto sospingono sempre più specie di animali verso habitat in maggiore quota, anche in aree ristrette, frammentate, con scarse risorse naturali, riducendone le possibilità di sopravvivenza. Un esempio è rappresentato da una specie emblematica, la Pernice bianca (Lagopus muta Montin), già in forte contrazione, un ulteriore impatto sul territorio con mezzi a motore non farebbe che accelerare tale processo.

Caprioli © P. Vacilotto

L’approvazione di un’estensione al transito dei mezzi fuoristrada nella viabilità secondaria e di soccorso si pone in contrasto con l’Agenda 2030 ONU riguardo gli obiettivi di sviluppo sostenibile  Sustainable Development Goal.

Gli obiettivi, enumerati nella Risoluzione della Nazioni Unite A/RES/70/1 approvata dall’Assemblea Generale dell’ONU il 25.09.2015, sono da raggiungere entro il 2030. Tutti i 193 Stati membri della Nazioni Unite tra cui l’Italia,  hanno ratificato l’Agenda 2030 e si sono impegnati a declinare nella loro politica gli obiettivi di sviluppo sostenibile  previsti nei 17 punti del documento.  Al punto 15, utilizzo della terra: proteggere, ristabilire e promuovere l’utilizzo sostenibile degli ecosistemi terrestri, gestire le foreste in modo sostenibile, combattere la desertificazione, bloccare ed invertire il degrado del suolo e arrestare la perdita di  biodiversità.

Facilitare il transito dei fuoristrada implementando di conseguenza l’esercizio dell’attività venatoria in ambiti così delicati, dove riesce a sopravvivere una buona biodiversità, confinata in zone caratterizzate da una minore antropizzazione (e quindi scarsi controlli), mette a rischio un patrimonio faunistico prezioso.

Queste Associazioni ritengono che la proposta di Legge in argomento, per le motivazioni su esposte, sia in contrasto con detta Agenda ONU 2030.

Cordialmente

Il coordinatore Lipu Veneto   
Dr. Gianpaolo Pamio

Il presidente WWF Venezia e Territorio
Dr. Roberto Sinibaldi                       

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Notizie dal territorio Pubblica amministrazione

Punta Sabbioni, Cavallino Treporti: Lettera salvarondini su cantiere ACTV

[Maggio 2024]

Prot. nr. 174

Venezia, lì 15 maggio 2024

Spett.le ACfV S.p.A., Azienda del Consorzio Trasporti Veneziano
Sede Nuova Isola del Tronchetto 33,
30135 – Venezia
Indirizzo PEC :protocollo@pec.actv.it

Spett.le Città Metropolitana di Venezia
San Marco 2662
30122 – Venezia
Indirizzo PEC: protocollo.cittametropolitana.ve@pecveneto.it

Oggetto: rifacimento pontile per unità di navigazione in località Punta Sabbioni, Comune di Cavallino – Treporti (VE), presenza di nidi di Rondine e Balestruccio, criticità.

Spett.li Uffici in indirizzo,

stante dei lavori di manutenzione – sostituzione di pontili acquei per i mezzi di trasporto pubblico in navigazione, in località Punta Sabbioni presso il Comune di Cavallino – Treporti (VE), sono state segnalate da alcuni cittadini, delle criticità.

Viene segnalato nel manufatto preesistente, la presenza di almeno 8 nidi occupati di Rondine (Hirundo rustica), e di Balestruccio (Delichon urbicum), viene descritto che l’attività delle suddette specie continua attivamente nei nidi, nonostante i lavori siano in corso ed abbiano, ad ora interessato solo una parte della struttura.

Le specie anzidette si trovano in uno stato di conservazione precario, con trend di popolazione negativo. Tra le varie cause di questo declino vi sono tutti quegli interventi edilizi che non tengono conto della loro conservazione.

E’ opportuno qui ricordare che i nidi degli uccelli sono tutelati da normativa vigente secondo quanto previsto dall’articolo 21, comma 1, lettera o), della Legge n. 157 del 11 febbraio 1992, nonché dall’articolo 635 del codice penale.

E’ altresì indispensabile richiamare l’attenzione sulla Direttiva CE n. 43/1992, cosiddetta “Direttiva Habitat”, sulla Direttiva CE n. 147 /2009, cosiddetta “Direttiva Uccelli”, e sulle Convenzioni Internazionali (Convenzione di Bonn e Convenzione di Berna).

Al fine dì evitare ulteriori insorgenze di potenziali conflitti tra le esigenze di conservazione della biodiversità – esigenze sempre più pressanti e inderogabili, data l’assodata, attuale e scientifica acquisizione dello stato di crisi della biodiversità su scala globale e locale – e gli interessi della collettività, si prendano concretamente ed efficacemente in considerazione i tempi di nidificazione e le esigenze biologiche delle specie in questione.

All’uopo per una più approfondita conoscenza, sì rimanda all’articolo “Inquilini con le ali” pubblicato nella rivista “Natura” edita dai Carabinieri (numero 124, settembre-ottobre 2021, pagina 46): https://www.enteeditorialecarabinieri.it/rivista_natura_category/2021/124/

Sicuri di un Vostro cortese riscontro, si resta a disposizione per ogni necessità.

Distinti saluti.

Il delegato Lipu Sez. Venezia

Dr. Gianpaolo Pamio

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Pubblica amministrazione

Petizione sui pneumatici come parabordi: Richiesta modifica del Regolamento

[Giugno 2024]

Spett.le Comune di Venezia, Ufficio Area
Lavori Pubblici Mobilità e Trasporti
Indirizzo: dirlavoripubblici@pec.comune.venezia.it

e, p.c.

Spett.le Regione del Veneto Settore Parchi e Tutela Biodiversità
Indirizzo: turismo@pec.regione.veneto.it

Spett. le Città Metropolitana di Venezia, Ufficio Ambiente
Indirizzo: protocollo.cittametropolitana.ve@pecveneto.it

Spett.le Provveditorato Interregionale per Veneto, Trentino AA,Friuli-Venezia Giulia
Indirizzi: oopp.triveneto@pec.mit.gov.it
oopp.triveneto-uff4@pec.mit.gov.it

Spett.le Capitaneria di Porto di Venezia
Indirizzo: dm. venezia@pec.mit.gov.it

Oggetto: richiesta modifica Regolamento per la Circolazione Acquea del Comune di Venezia e parallelo Regolamento della città metropolitana su utilizzo parabordi per natanti

Le scriventi Organizzazioni prendono atto dell’attenzione mostrata dall’Amministrazione comunale circa la diffusissima problematica dei Pneumatici Fuori Uso (PFU) impiegati a guisa di parabordi nella circolazione acquea della nostra città, e del sito del patrimonio mondiale di Venezia e della sua Laguna.

A riconfermare quanto asserito, come già riportato in Commissione Ambiente del comune di Venezia (2022) da VLPF (Venice Lagoon Plastic Free) vogliamo reiterare che in forza della legge dello Stato:

Lo pneumatico è l’elemento che viene montato sulle ruote di un veicolo e che permette l’aderenza del veicolo stesso alla strada, fermo o durante il moto, e la consistenza ed i materiali utilizzati per la sua costruzione rispondono esclusivamente a tale scopo.
Ne consegue che lo pneumatico ha un’unica destinazione d’uso, quella stradale.
Infatti, come da nota legislativa di riferimento (Decreto 19 novembre 2019 n. 182) che definisce i PFU ed il loro trattamento a fine vita, si evidenzia che lo pneumatico usurato una volta dismesso diventa rifiuto, per cui non può più essere utilizzato per altri scopi se non per essere rigenerato ai fini di riutilizzo come pneumatico da strada o avviato ad impianto di frantumazione autorizzato.

Esso è quindi, identificato con la sigla PFU, e con il CER 16.01.03, quale rifiuto speciale sul cui corretto recupero sono stati costituiti Consorzi appositi, quali Ecopneus, Ecotyre, etc.
Non solo, come già emerso ed ampiamente documentato, in primis dal progetto H2020 MAELSTROM, coordinato dal CNR ISMAR di Venezia, di cui la firmataria VLPF è partner, nel corso delle attività di monitoraggio e rimozione tramite la piattaforma robotica omonima, si è conclamato che il fondale della laguna di Venezia è tappezzato di pneumatici a causa di tale pratica scriteriata.

Riteniamo quindi essenziale attivarsi per contrastare gli effetti di questa pratica sia attraverso le azioni di pulizia già avviate, ma anche attraverso la modifica dei regolamenti di riferimento. Il Regolamento per la circolazione acquea nel Comune di Venezia ma anche il Regolamento per il coordinamento della navigazione locale nella Laguna Veneta. In particolare l’art 20 comma 5 di quest’ultimo Regolamento, modificato nel 2016 sostituendo la caratteristica di inaffondabilità a favore della mera galleggiabilità e abrogando l’espresso divieto di utilizzo degli pneumatici a guisa di parabordi, precedentemente prevista in osservanza della normativa nazionale. Questi stessi, attraverso l’uso di materiali di rivestimento, atti a renderli “galleggianti” in caso di perdita accidentale, hanno contribuito alla ampia diffusione ed alla frammentazione di ulteriori contaminanti in ambiente acquatico e marino, quali schiume poliuretaniche, gomme e plastiche varie.

Gli effetti ambientali e sulla saluta umana sono notevoli ed ampiamente documentati, gli pneumatici sono, a causa di sollecitazioni, abrasioni e frizioni continue, fonti di micro e nanoplastiche (l’usura degli pneumatici è la seconda fonte di microplastiche primarie negli oceani) e di inquinanti emergenti quale il 6PPD-Chinone, aggiunto alla gomma degli pneumatici per ridurne la rottura che con il loro inevitabile affondamento si trasformano in fonti di inquinamento permanente della vita bentonica e marina in generale.

Ulteriori campionamenti delle acque del Canal Grande da parte di VLPF e dell’Istituto Tecnico – Tecnologico Montani di Fermo, hanno evidenziato e confermato anche a livello molecolare la presenza di tali contaminanti.
Un risparmio immediato dell’operatore marittimo che installa dei parabordi non conformi e non omologati si traduce in una pesante eredità che ricade sull’Amministrazione comunale e sulle spalle delle nostre future generazioni in termini di costi finanziari legati alla bonifica e rimozione di tali materiali tossici dai nostri fondali, di costi legati al degrado della qualità delle nostre acque e dell’intero ecosistema marino e terreste e della nostra salute.

In considerazione di quanto asserito, auspichiamo vivamente che l’argomento venga affrontato in tempi ragionevolmente brevi e con spirito costruttivo. La nostra petizione è ampiamente percepita quale priorità per la maggior parte dei cittadini e numerosissime realtà associative e gruppi all’interno del territorio comunale e metropolitano. Facciamo inoltre presente, che tale azione è anche inclusa all’interno del Piano d’Azione 2022/2024 Plastic Smart Cities sviluppato dal Comune di Venezia, con il supporto del WWF ed in collaborazione con il Gruppo Veritas ed il Gruppo A VM, che noi tutti sosteniamo in maniera attiva e partecipata. Non da ultimo, tale stato di cose è palesemente antitetico al ruolo di Venezia quale Capitale Mondiale della Sostenibilità.

In sintesi, reiteriamo le seguenti richieste:

• Necessità di rispristinare il testo dell’art. 20 comma 5 del Regolamento per il coordinamento della navigazione locale nella Laguna Veneta ex ante la modifica del luglio 2016, in ottemperanza al diritto ambientale ed alla normativa nazionale;

• Necessità di inserire la medesima prescrizione, per coerenza normativa, all’interno dell’ art. 7, comma 1 del Regolamento per la circolazione acquea nel Comune di Venezia.

La modifica di tali regolamenti, oltre a non essere un costo per la città Metropolitana ed il Comune di Venezia, rappresenterebbero un atto di coerenza con la normativa nazionale vigente e gli impegni assunti nel quadro dell’Iniziativa Plastic Smart Cities, Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità, nella gestione sostenibile del sito del patrimonio mondiale di Venezia e della sua Laguna e (con sollievo delle nostre acque marine ed interne) in linea con gli obiettivi della Missione Oceano dell’Unione Europea per il 2030, inerenti al bacino del Mediterraneo.

Restiamo disponibile ad un confronto costruttivo e propositivo con le istituzioni locali e con ogni rappresentanza di categoria economica-produttiva che volesse confrontarsi in merito alla questione sollevata.

Confidando in una vostra positiva azione in tempi ragionevolmente brevi,

Venezia 9/6/2024

Dott. Roberto Sinibaldi
Presidente WWF Venezia e Territorio

Il delegato Lipu Sezione di Venezia
Dr Giampaolo Pamio

Il Presidente Gruppo per la salvaguardia dell’ambiente “La Salsola”
Sig. Claudio Piovesan

Venice Lagoon Plastic Free
Dr. Davide Paletto

Legambiente, circolo di Venezia
Dr. Paolo Franceschetti

Documento originale:


Riscontro del Comune di Venezia: