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Oasi e riserve Pubblica amministrazione

Lido di Venezia: richiesta istituzione sic – Lipu, WWF, Italia Nostra ed altri

Direzione Turismo e Marketing Territoriale
Unità Operativa Strategia Regionale della Biodiversità e dei Parchi
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Direzione Valutazioni Ambientali Supporto Giuridico e Contenzioso
PEC: valutazioniambientalisupportoamministrativo@pec.regione.veneto.it

Sindaco Comune di Venezia
PEC: sindaco@pec.comune.venezia.it

Venezia 14 Ottobre 2025

Oggetto: Proposta inserimento spiaggia Ospedale al Mare nella ZSC IT3250023 “Lido di Venezia: biotopi litoranei”

Nella porzione settentrionale e meridionale dell’isola del Lido di Venezia, grazie anche alla relativa lontananza dal centro dell’isola, sopravvivono ancora importanti porzioni di ambienti naturali litoranei che costituiscono parti disgiunte della ZPS e ZSC IT3250023 “Lido di Venezia: biotopi litoranei”.

Nella parte settentrionale del Lido, denominata San Nicolò, la porzione di ZPS/ZSC si sviluppa per tutta l’estensione del lato sudest dell’aeroporto Nicelli, dal confine del sedime alla spiaggia, estendendosi, nell’ambito litoraneo, dalla diga foranea di Lido a nordest fino allo stabilimento elioterapico della Marina Militare a sudovest.

Nell’ambito delle prescrizioni della VINCA del progetto del Piano Europa a San Nicolò, la Regione ha già indicato la necessità di istruire l’iter per aggiornare i confini della ZPS/ZSC alla nuova linea di battigia, dal momento che il confine attuale è disegnato sulla CTR degli anni 80, quando la linea di battigia era molto più arretrata dell’attuale. 

Nelle more e in occasione dell’adempimento di tale prescrizione regionale, le scriventi associazioni ritengono indispensabile, ai fini della tutela delle specie della ZPS/ZSC, rivedere anche i confini meridionali del sito. A sud del limite attuale della ZPS/ZSC inizia infatti un tratto di spiagge in concessione governativa (Marina Militare, Esercito) o comunale (Venezia Spiagge), che confina con un ampio settore di ecosistema litoraneo venutosi a creare nel tratto di spiaggia antistante la grande struttura del Padiglione Rossi (Monoblocco) e dei padiglioni dell’ex Ospedale al Mare. Si propone pertanto che tale ampio ambito di ecosistema litoraneo antistante l’ex Ospedale al Mare, evidenziato nella figura sottostante, sia protetto includendolo nel sito IT3250023.

Figura 1 Conformazione attuale del Sito IT3259923 presso San Nicolò, con l’ipotesi dell’aggiornamento prescritto della Regione del Veneto (in azzurro tratteggiato) e della nuova porzione proposta (in giallo).

Dalla metà degli anni ’70, con il progressivo declino delle sue funzioni sanitarie, la spiaggia antistante questa struttura ospedaliera, storicamente utilizzata a fini terapeutici, è stata abbandonata. Non più rimossa dalle annuali operazioni gestionali di spianamento, la vegetazione litoranea, grazie al suo spiccato dinamismo, ha rapidamente ricolonizzato questo tratto di arenile, attirando gradualmente una variegata fauna che vi trova condizioni favorevoli per sostare, nutrirsi e riprodursi. Non si è trattato di un caso unico al Lido. Quasi negli stessi anni, infatti, un analogo processo si è avviato anche agli Alberoni, all’estremità opposta dell’isola, per la dismissione di diverse concessioni balneari. Se agli Alberoni l’importanza di tali settori è già stata riconosciuta, con il loro inserimento nella ZPS/ZSC, a San Nicolò tale riconoscimento manca ancora, malgrado la rilevante complessità ecologica e ricchezza di specie che vi si alloca. La spontanea rinaturalizzazione di tratti di litorale sabbioso rappresenta un fenomeno raro nell’intero territorio nazionale e in netta controtendenza rispetto al progressivo processo di degrado e cementificazione che, da decenni, investe le coste italiane (Gli habitat delle coste sabbiose: ecologia e problematiche di conservazione. ISPRA, Serie Rapporti,215/2015).

Uno studio interdisciplinare (Filesi et al., 2017), frutto di indagini compiute tra il 2000 e il 2014, ha evidenziato la valenza naturalistica di quest’area, realizzando una carta degli habitat inseriti in allegato 1 della direttiva 43/92/CE, una cartografia degli habitat di specie e una stima di popolazione delle specie di uccelli di Dir. 147/2009/CE.

Di seguito si illustrano le valenze naturalistiche del tratto di spiaggia antistante l’ex Ospedale al Mare in termini di habitat, habitat di specie e specie, ad evidenziare la necessità dell’inclusione di tale area nel Sito IT3250023.

Vegetazione e habitat

Nella tabella seguente si riporta l’estensione degli habitat rilevati nell’area di indagine proposta per l’inserimento nel Sito IT3250023 e l’importanza di tali superfici rispetto all’attuale disponibilità di habitat nel Sito. Si precisa che i valori di estensione degli habitat cui si fa riferimento sono stati tratti dal nuovo formulario standard del Sito, disponibile sulla piattaforma del Ministero, in attesa dell’approvazione delle nuove carte degli habitat delle singole porzioni del Sito elaborate dal Provveditorato alle Opere Pubbliche del Triveneto (già Magistrato alle Acque di Venezia).

La nuova area proposta per l’inserimento ammonta a 12,8 ettari, 3.2 dei quali attribuiti all’habitat intertidale 1110 “Banchi di sabbia a debole copertura permanente di acqua marina”, mai considerato nella perimetrazione attuale del sito, ma certamente da includere (aggiornando tutto il fronte mare del Sito) in quanto intimamente parte dell’ecosistema litoraneo.

Oltre a tale habitat intertidale, nell’area proposta si rilevano 7 habitat di interesse comunitario. Fra i maggiormente sviluppati si rilevano l’habitat prioritario 2130 “Dune costiere fisse a vegetazione erbacea (dune grigie)“ e l’habitat 6420 “Praterie umide mediterranee con piante erbacee alte del Molinio-Holoschoenion”.

Tabella 1 Estensione degli habitat di interesse comunitario (Allegato I Direttiva 92/43/CE) presenti nell’area proposta per l’inserimento nel Sito IT3250023.

HabitatSuperficie (ha)
CodiceDefinizioneArea propostaEstensione attuale in IT3250023Aumento % atteso
1110Banchi di sabbia a debole copertura permanente di acqua marina3,25
1210Vegetazione annua delle linee di deposito marine (Salsolo – Cakiletum)0,363,3210,8
2110Comunità di duna embrionale a Elymus farctus0,738,308,8
2130Dune costiere fisse a vegetazione erbacea (“dune grige”)2,483,3274,8
2230Dune con prati dei Malcolmietalia0,654,9813,0
2270Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster0,1849,800,4
6420Praterie umide mediterranee con piante erbacee alte del Molinio-Holoschoenion1,6111,6213,8
7210Paludi calcaree con Cladium mariscus e specie del Caricion davallianae (Soncho maritimi-Cladietum marisci)0,01tracce
Mosaici0,04
2130 / 22300,59
2130 / 64200,37
6420 / 72100,04
Totale complessivo12,77166,007,7

Dal punto di vista floristico, il sito ospita entità botaniche di interesse conservazionistico come, ad esempio, Centaurium littorale e Cutandia maritima, entrambe classificate in Pericolo Critico (CR) per il Veneto (Buffa et al., 2016). All’interno dell’area sono inoltre presenti consistenti popolamenti dell’orchidea Epipactis palustris quasi completamente scomparsa dal sito IT3250023.

Per quanto riguarda il regno dei Funghi, nell’area proposta sono presenti 30 diverse specie di macromiceti, 2/3 delle quali tipiche degli habitat litoranei (Filesi et al., 2017).

Figura 2 Carta degli habitat di interesse comunitario presenti nell’area antistante l’ex Ospedale al Mare proposta per l’inserimento nel Sito IT3259923.

Fauna

Invertebrati – Mancano studi sugli invertebrati dell’area e solo osservazioni casuali hanno portato all’accertamento della presenza dei tipici coleotteri psammofili di Cylindera trisignata e di Phaleria bimaculata, e dei forestali Dorcus parallelepipedus e Oryctes nasicornis, mentre mancano dati sulla presenza di specie di interesse comunitario.

Anfibi e rettili – Nell’area sono presenti popolazioni delle specie di interesse comunitario rospo smeraldino, (Bufotes viridis), lucertola muraiola (Podarcis muralis), lucertola campestre (Podarcis siculus) e biacco (Hierophis viridiflavus) tipiche della ZSC IT3250023 e delle cui popolazioni fanno parte integrante in una logica di minima popolazione vitale di cui garantire la conservazione.

Uccelli – Nell’area proposta per l’inserimento nel Sito sono state censite 87 specie ornitiche (FILESI et al., 2017), molte delle quali, come l’upupa, l’usignolo, il saltimpalo, il verdone, il cardellino e il verzellino hanno registrato in Italia, nel periodo 2000-2023, un calo numerico significativo delle loro popolazioni nidificanti (Rete Rurale Nazionale & Lipu, 2024) o come la passera d’Italia, un tempo comune e oggi inserita nella Lista Rossa degli uccelli a rischio di estinzione (BirdLife, 2021). L’area ospita, nell’arco dell’anno, 15 specie di interesse comunitario, ovvero inserite nell’Allegato I della Direttiva 147/2009/CE. Due di esse, il succiacapre (Caprimulgus europaeus) e il fratino (Charadrius alexandrinus) sono nidificanti certe nell’area in esame.

Le 2-4 coppie di fratino che si riproducono su questo tratto di litorale costituiscono una frazione rilevante (14-20%) di quelle che nidificano nella porzione di Sito IT3250023 a San Nicolò, e fanno costitutivamente parte della subpopolazione nidificante a San Nicolò. Infatti, i pulcini nati in questo tratto di spiaggia vengono dai genitori accompagnati, subito dopo la schiusa, nell’area della ZPS prossima alla diga foranea (Borgo et al., 2016). Qui i pulli trovano un habitat favorevole alla loro crescita e la sicurezza delle recinzioni, messe in atto ogni anno dagli attivisti Lipu, che li riparano dai cani senza guinzaglio e dall’invadenza dei bagnanti. Nell’area proposta per l’inserimento nel Sito sono presenti 2.51 ha di habitat di specie del fratino (Filesi et al, 2017). Alla luce di queste evidenze, la creazione di un corridoio ecologico, in grado di connettere i vari frammenti dunali ancora presenti sul litorale di S. Nicolò, potrebbe giocare un ruolo importante sullo stato di conservazione del fratino. Vale la pena rilevare che l’area di San Nicolò è attualmente la sola porzione di ZPS/ZSC IT3250023 in cui tale specie nidifica con un numero di coppie (10-12) significativo. L’inclusione dell’area proposta nel Sito IT3250023 porterebbe quindi all’incremento del 14-20% non solo della popolazione tutelata a San Nicolò, ma dell’intera popolazione della ZPS! Si evidenzia come contrariamente a quanto succedeva in passato, quando molti fratini nidificavano sulle nuove strutture morfologiche realizzate dal Magistrato alle Acque in laguna, la popolazione veneta del fratino si concentra nuovamente sul litorale, tanto che la popolazione di fratino a San Nicolò rappresenta ormai oltre il 2% della popolazione nazionale (Borgo et al., 2019; Mitri et al., 2019): di qui l’evidenza della necessità della massima tutela dell’intero habitat di specie di cui può ancora disporre nell’area. 

Censimenti condotti dalla Lipu nel 2024 e 2025, confermano anche la presenza di due coppie di Succiacapre, insediate nell’area retrodunale costituita dal mosaico 2130-6420-2270. Anche in questo caso, queste due coppie rappresentano una parte significativa e integrante della subpopolazione di succiacapre nidificante a San Nicolò, unendosi alle tre coppie presenti entro gli attuali confini del Sito. Nell’intero Sito, attualmente risultano presenti 12 coppie della specie (Pegorer et al., 2011; L. Mamprin, com. pers., A. Borgo, ined.), pertanto l’inclusione di ulteriori due coppie rappresenterebbe un incremento del 17% della popolazione tutelata.

La frammentazione del sito e l’isolamento dei tre nuclei di popolazione di succiacapre rende la presenza della specie nella ZPS fragile, in quanto maggiormente esposta all’incidenza dei fattori di pressione locali. Di qui l’importanza che tutta l’estensione degli habitat della specie siano tutelati rientrando all’interno del Sito. Nella porzione proposta per l’inserimento nel Sito sono attualmente presenti 3.45 ha di habitat di specie del succiacapre (Filesi et al., 2017).

Tabella 2 Elenco delle specie di erpetofauna di interesse comunitario presenti nell’area di analisi.

CodiceSpecieAllegati Dir. 43/92/CEPresenza nell’area di analisi
H-1201Bufotes viridisRospo smeraldinoIVSI
H-5670Hierophis viridiflavusBiaccoIVSI
H-1256Podarcis muralisLucertola muraiolaIVSI
H-1250Podarcis siculusLucerto.la campestreIVSI

Tabella 3 Elenco delle specie di avifauna di interesse comunitario e conservazionistico presenti nell’area di analisi.

CodiceSpecieAllegati Direttiva 147/2009/CEFenologia
A084Circus pygargusAlbanella minoreIM irr
A082Circus cyaneusAlbanella realeIM, W
A338Lanius collurioAverla piccolaIM, B
A191Sterna sandvicensisBeccapesciIS
A195Sternula albifronsFraticelloIM, B
A138Charadrius alexandrinusFratinoIM, B, W
A176Larus melanocephalusGabbiano corallinoIS
A103Falco peregrinusPellegrinoIS
A193Sterna hirundoSterna comuneIM, B
A224Caprimulgus europaeusSucciacapreIM, B
A232Upupa epopsUpupa/M, B
A214Otus scopsAssiolo/M, B
A130Haematopus ostralegusBeccaccia di mare/M, B, W

Mammiferi – L’area, complice anche la vicinanza degli edifici abbandonati dell’ex complesso ospedaliero, costituisce un’importante area di foraggiamento per chirotteri che, sebbene frequentemente osservati, non sono ancora stati determinati a livello specifico mediante sonogrammi o identificazione diretta, ma è probabile appartengano alle stesse specie di Pipistrellus nathusiiP. pipistrellus e Eptesicus serotinus presenti nella limitrofa porzione di Sito (Lipu, dati inediti). Dal momento che tutti i chirotteri sono specie inserite negli allegati II e/o IV della direttiva 43/92/CE, è quindi certo che l’area ospiti anche specie di mammiferi di interesse comunitario.

Conclusioni

Questo tratto di arenile e la vicina area facente parte di rete Natura 2000 garantiscono il mantenimento delle “superfici minime vitali” per la conservazione degli habitat e delle specie presenti nell’area vasta di S. Nicolò. Le due aree risultano connesse e interdipendenti e la fauna, meglio di altre componenti biologiche, dimostra l’esistenza di questo legame. Gli stormi di cardellini, lucherini e verdoni, che si nutrono davanti ai padiglioni dell’ex Ospedale al Mare, si spostano pendolarmente alla ricerca di cibo anche sul litorale più a nord prossimo alla diga foranea. L’esempio più illuminante di questa connessione è, tuttavia, offerto dal fratino, la specie che più di ogni altra è diventata il simbolo delle spiagge sabbiose. Lo studio ha evidenziato che tutte le coppie di questo limicolo nidificanti a S. Nicolò, comprese quelle che si riproducono davanti all’ex Ospedale al Mare, per allevare le loro covate, utilizzano la porzione più settentrionale del sito Natura 2000, nei pressi della diga foranea. 

La possibilità di una riconnessione dunale, del resto, è stata ampiamente studiata e proposta da anni. Tra i molti vantaggi, permetterebbe di garantire gli scambi dei popolamenti animali e vegetali evitandone l’isolamento, di preservare dall’estinzione la micro fauna di battigia e di mitigare i rischi delle mareggiate.

Per garantire che la ZSC IT3250023 mantenga, nel lungo periodo, uno stato di conservazione sufficiente, risulta, quindi, necessario tutelare anche tutti gli altri nuclei di natura superstite ancora presenti sul litorale di S. Nicolò, avviare un progetto di riconnessione dunale e attuare una gestione ambientale unitaria di tutto l’areale di S. Nicolò.

La recente riperimetrazione delle Oasi di protezione della fauna selvatica (DGR 401/2024) fatta dalla Regione del Veneto evidenzia questa unicità e organicità delle aree naturali comprese tra l’Ospedale al Mare e la diga foranea, riunendole tutte in un unico istituto di protezione. 

Rispetto all’inserimento nell’istituto di Oasi, che di fatto sancisce una tutela venatoria, l’inserimento dell’area a fronte dell’ex Ospedale al Mare nella ZSC IT3250023 “Lido di Venezia: biotopi litoranei” potrebbe costituire invece il primo, fondamentale tassello per evitare future aggressioni al sito e tutelarne concretamente le valenze naturalistiche attraverso il vincolo della valutazione di incidenza e il riconoscimento degli habitat presenti. L’inserimento dell’area fronte l’ex Ospedale al Mare nel sito Natura 2000 rappresenterebbe non solo un atto dovuto alla luce delle sue valenze ambientali, ma consentirebbe anche di ampliare efficacemente e senza alcun costo aggiuntivo il pacchetto di misure compensative proposto dal Governo italiano. Si ribadisce inoltre che nelle more dell’intervento del Piano Europa a San Nicolò è già prevista una revisione del perimetro che prevede l’aggiornamento all’attuale linea di costa per l’obbligo di includere nel Sito tutte le aree oggetto di compensazione. La presente richiesta potrebbe pertanto essere sinergica ed essere applicata in occasione della stessa revisione.

La spontanea rinaturalizzazione della spiaggia dell’ex Ospedale al Mare dovrebbe essere colta come un’insperata opportunità per creare un’ampia area tutelata, un polo naturalistico dalle straordinarie potenzialità educative, ideale per proporre modelli di fruizione balneare alternativi rivolti ad un pubblico sensibile e attento alle tematiche ambientali.

Bibliografia citata

Borgo A., Mitri M.G., Antinori F., Castelli S.,  Gottipavero R., Pegorer M., Tomasella R., 2016. Dati preliminari sull’incidenza delle cause di fallimento delle nidificazioni di fratino, Charadrius alexandrinus sul litorale veneziano. Charadriformes. Atti VII Convegno dei Faunisti Veneti. Boll. Mus. St. Nat. Venezia, 66: 188-193.

Borgo A., Mitri M.G., Castelli S., Antinori F., Rossani M., 2019. Restoration of the guardian species as a strategy for Kentish Plover (Charadrius alexandrinus) conservation in the Venice beaches. GORTANIA, 41: 99-108.

Buffa et al., 2016. Lista Rossa regionale delle piante vascolari del Veneto. Regione Veneto e Società Botanica Italiana.

Filesi L., Antinori F., Bizio E., Borgo A., Castelli S., Manzini A., Marotta A., Rizzieri M., Mitri M.G., 2017. Pregio naturalistico del settore costiero antistante l’ex Ospedale al Mare (isola di Lido – Venezia). Lavori – Società Veneziana di Scienze Naturali, 42: 61-88.

Mitri M.G., Borgo A., Antinori F., Castelli S., Scarpa M., Bonotto L., Cesarotto C., 2019. Allarmante situazione del Fratino, Charadrius alexandrinus, sul litorale veneziano: l’emblematico caso dell’area di San Nicolò nel SIC/ZPS “Lido di Venezia: biotopi litoranei” (Charadriformes). Atti VIII Convegno dei Faunisti Veneti. Boll. Mus. St. Nat. Venezia, 69: 148-154.

Pegorer M., Perlasca P., Castelli S., Secco F., 2011. Il Succiacapre (Caprimulgus europaeus) nel biotopo degli Alberoni (Venezia, Lido). Atti 6° Convegno Faunisti Veneti. Boll. Mus. St. Nat. Venezia, suppl. vol. 61: 233-238.

Italia Nostra – Sezione di Venezia
Il Presidente 
Prof. Alvise Benedetti

Società Botanica Italiana- sezione veneta
Il Presidente
Prof. Leonardo Filesi

 LIPU – Sezione di Venezia 
Il Delegato 
Dr. Gianpaolo Pamio

WWF – Sezione di Venezia e Territorio
Il Presidente 
Dr. Roberto Sinibaldi

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Attività venatoria Notizie dal territorio Oasi e riserve

Inizio della stagione venatoria: comunicato stampa della LIPU Sezione di Venezia

Venezia, settembre 2025

La scrivente Associazione, trae delle considerazioni a seguito i giorni di preapertura della stagione venatoria prevista nel Calendario  2025 – 2026 per la Regione Veneto. I giorni considerati sono dal 7 al 14 settembre per la caccia in appostamento a Ghiandaia, Gazza, Cornacchia nera, Cornacchia grigia, Colombaccio.  La stagione venatoria si è aperta domenica 21 settembre, giorni di riposo venatorio il martedì e venerdì.  Nel territorio veneziano sono svariate le richieste di intervento e di lamentale dei cittadini giunte ai telefoni cellulari dei volontari  LIPU.  Chiamate in gran parte dovute al fatto che si sparava a distanza ravvicinata dalle abitazioni. Intensa attività veniva segnalata nella zona di Camponogara (VE) a ridosso delle valli da pesca. Nell’Oasi di Gaggio a Marcon sono stati segnalati dei danneggiamenti alla recinzione presumibilmente ad opera di bracconieri per portarsi all’interno per scovare la selvaggina impaurita che si era rifugiata.

Sono anche arrivate notizie che non si sono rispettati i giorni di preapertura, e si è sparato anche in altri giorni non consentiti. La pratica della caccia in preapertura anche solo nei confronti  di specie che non rappresentano criticità numeriche, se non il fatto che molti esemplari sono giovani od addirittura appena usciti dal nido, come per il Colombaccio che ha una tempo di riproduzione molto ampio, rimane un forte elemento di disturbo per tutte le specie, valutando anche possono essere colpite accidentalmente. Il territorio della penisola italiana si presta per vocazione morfologica all’accoglienza e transito di centinaia di specie di uccelli, trovandosi in piena rotta migratoria dal Nord Europa al Sud Mediterraneo, Africa e Medio Oriente e viceversa. La caccia di pre-apertura va ad incidere sul patrimonio aviario in migrazione in maniera significativa, anche su specie particolarmente protette, uccelli già stremati dalla sottrazione di habitat, incendi, alluvioni, da corridoi sicuri sempre più ridotti, da estremi climatici come trombe d’aria, che possono distruggere migliaia di esemplari in volo in pochi minuti, a questo si aggiunge un’azione di disturbo a terra: al punto che gli esemplari non possono riposare od alimentarsi in tranquillità. Nelle migrazioni di migliaia di chilometri verso il sito di svernamento, l’insufficiente forma fisica, uno stress prolungato, un’alimentazione insufficiente, anche esemplari giovani che si trovano alla loro prima traversata, possono disperdersi dal gruppo o dallo stormo e disorientati possono perire a breve, vengono altresì segnalate le riprese di attività sistematiche di bracconaggio in altri Paesi oggetto di sosta degli uccelli migratori, quali Malta e Libano, ma soprattutto Cipro. Per i motivi su elencati l’ISPRA l’Istituto Superiore di Protezione e la Ricerca Ambientale del Ministero dell’Ambiente, nel parere obbligatorio, ma non vincolante, richiesto nella stesura dei Calendari Venatori  come previsto dall’art. 18 comma 4 Legge 157-1992 si esprime negativamente nell’esecuzione di questa pratica. 

Circa le criticità nelle migrazioni dovute ai cambiamenti climatici rimane esaustiva la scheda aggiornata al 31.12.2023 dell’ ISPRA sullo “STATO DI SALUTE DELLE POPOLAZIONI DI UCCELLI MIGRATORI” autori Jacopo G. Cecere, Simona Imperio:

“(…) L’indicatore fornisce un quadro dello stato di salute delle popolazioni di uccelli passeriformi migratori comuni in Europa attraverso una valutazione della resilienza delle specie migratrici al cambiamento climatico. L’aumento delle temperature primaverili dovute al riscaldamento globale comporta un anticipo stagionale dell’attività vegetativa e quindi del picco di presenza di insetti. Di conseguenza, se i migratori non anticipano in ugual misura l’arrivo ai siti riproduttivi non trovano abbondanza di prede nel momento in cui devono alimentare i pulcini. Un mancato anticipo della data di migrazione si traduce quindi in una bassa resilienza delle popolazioni migratrici ai cambiamenti climatici, con effetti negativi sulla loro sopravvivenza. Viene quindi analizzatala la variazione temporale della data di arrivo dei passeriformi migratori presso i siti di sosta utilizzati dopo l’attraversamento del Sahara e del Mar Mediterraneo durante il viaggio primaverile dall’Africa verso i siti riproduttivi europei. Sulla base dell’analisi della data di migrazione di 10 specie di uccelli contattate in 26 stazioni di inanellamento aderenti al Progetto Piccole Isole di ISPRA nel periodo 1988-2022 (35 anni), si rileva che il 50% delle specie prese in considerazione mostra un anticipo della data di migrazione troppo lento (di circa 1 giorno ogni 7+ anni) per essere definito sufficiente a contrastare gli effetti del cambiamento climatico”.

Principali riferimenti normativi e obiettivi

Direttiva Uccelli (2009/147/CE). Obiettivo: mantenere le specie di uccelli in uno stato di conservazione soddisfacente. 

Convenzione di Bonn – CMS – Convenzione sulle Specie Migratrici appartenenti alla fauna selvatica. Obiettivo: garantire alle specie migratrici un buon stato di conservazione. 

Legge 157/92 – Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio. Obiettivo: mantenere le specie di uccelli in uno stato di conservazione soddisfacente (…).

I cambiamenti climatici, l’esteso conflitto in Ucraina, le aperture all’attività venatoria nei passi montani in certe regioni soprattutto nel Nord Italia, influenzano i tempi e le rotte migratorie di tanti piccoli passeriformi che si stanno rivelando particolarmente vulnerabili per le loro caratteristiche, ad esempio la Balia nera Ficedula hypoleuca, migratore di lungo raggio (dai 5000 ai 9.000 km.) proveniente dalla Penisola Scandinava e dalla Russia e diretta nell’Africa Subsahariana. 

Tanti sono i passeracei in transito nella nostra Penisola in questo periodo, anche poco noti come il Beccafico Sylvia borin, Forapaglie comune Acrocephalus schoenobaenus,  Saltimpalo Saxicola torquatus, Stiaccino Saxicola rubetra Codirosso spazzacamino Phoenicurus ochruros, Pettazzurro Luscinia svecica, Culbianco Oenanthe oenanthe, Salciaiola Locustella luscinioides, Sterpazzolina comune Sylvia cantillans, Bigiarella, Occhiocotto Sylvia melanocephala, Magnanina Sylvia undata, e molte altre.

Nei Piani Faunistici Venatori non vengono considerati i cosiddetti “effetti collaterali”: dati di BirdLife International e dell’IUCN Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, designano inconfutabilmente uno scenario di criticità ed un imminente rischio di rarefazione e successivamente  estinzione per molte specie di uccelli.

Il delegato della Sezione LIPU di Venezia

Dr. Gianpaolo PAMIO

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Guide e manuali

Linee guida sulla gestione delle problematiche relative al Pino domestico Pinus pinea

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Eventi Oasi e riserve

La Pena Utile: il lavoro di pubblica utilità come risorsa per la comunità – Tribunale di Venezia, 17 Settembre 2025

Link per visualizzare il documento: LIPU – La Pena Utile | Documento 17 Settembre 2025

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Notizie dal territorio Pubblica amministrazione

Mestre (VE): segnalazioni di potature in piena fase vegetativa

Spett.le Comune di Venezia

Ufficio Verde Pubblico
verdepubblico.rifiuti@comune.venezia.it

Spett.le Polizia Metropolitana della Provincia di Venezia
polizia.metropolitana@cittametropolitana.venezia.it

                                          Venezia, li 30 luglio 2025

Oggetto: Verde urbano, segnalazioni su potature eseguite in piena fase vegetativa, in contrasto con le buone pratiche di cura arboree ed in difformità a quanto previsto nel Regolamento del Verde nel Comune di Venezia

Spett.li Uffici,

per le rispettive competenze,

sono giunte alla nostra Associazione, segnalazioni, poi accertate come fondate, di potature sistematichedi alberi fuori dalla stagione preposta, ed in  periodo vegetativo, eseguite nel mese di luglio, in piena fase vegetativa e con temperature elevate. Potature svolte non in via emergenziale come a seguito di rotture accidentali di rami dovute al maltempo, od altro, come stabilito dal Regolamento sul Verde, bensì su interi filari di alberi. Siti interessati a nostra conoscenza in località Mestre – Bissuola nel Parco Pubblico “Alfredo Albanese”, nonché Via San Dona’ Venezia – Favaro Veneto prossimità incrocio con SR 14 Bis, Parco Pubblico in Carpenedo VE, Viale Giuseppe Garibaldi prossimità incrocio con Via Trezzo. 

Potature in periodo non consentito a Campalto

All’uopo si rammenta che il Regolamento Comunale per la tutela e promozione del Verde in Città adottato dal Consiglio Comunale nella seduta del 21.07.2003 con deliberazione nr. 111, e successive modificazioni, all’art. 14 comma 4 recita: “La potatura viene programmata con adeguato anticipo, nel rispetto dei cicli biologici e di sviluppo delle alberature. Viene definita straordinaria nei casi in cui si manifestino situazioni non prevedibili tali da creare scompensi strutturali alla pianta stessa, con conseguente pericolo di incolumità pubblica. In entrambi i casi quando si deve eseguire una potatura occorre agire tenendo presente che: n) la riduzione della superficie fogliare si traduce in una minore disponibilità di nutrienti per le radici e le altre parti dell’albero; o) l’esposizione frequente della corteccia  dei rami  più interni alla luce diretta del sole può provocare il surriscaldamento e conseguente indebolimento strutturale; p) il taglio dei rami si traduce in una successiva abbondante produzione di germogli inseriti debolmente, che con il tempo possono diventare pericolosi; q) il legno dei monconi dopo il taglio risulta vulnerabile all’attacco degli insetti e dei funghi patogeni.(…)

Si sottolinea che in nessuno dei tagli dei corpi vegetali, anche di notevoli dimensioni, è risulta sia stata applicate la corteccia artificiale per impedire l’esposizione e la possibile proliferazione di funghi e batteri.

Cordiali saluti 

Il delegato della LIPU di Venezia
Dr. Gianpaolo Pamio

Il presidente del WWF Venezia e Territori
Dr. Roberto Sinibaldi

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Attività venatoria Notizie dal territorio Pubblica amministrazione

Lettera aperta contro la modifica della normativa sui richiami vivi

[English version below]

Venezia, lì 14 luglio 2025

 Ai sigg.ri Consiglieri Regione del Veneto  Loro Sedi

Alle redazioni delle principali testate dei quotidiani in Gran Bretagna

Oggetto: Regione Veneto, Italia, Progetto di Legge Regionale nr. 313 del 3  febbraio 2025 “Modifiche alla legge regionale 1993 nr. 50” Norme per la protezione della fauna selvatica e prelievo venatorio” 

Sostituzione contrassegno in autocertificazione alla detenzione di piccoli uccelli da richiamo per l’attività venatoria

Perché le testate giornalistiche della G.B.? Perché BirdLife G.B. ha 3 ml di soci, ed a livello mondiale la Royal Society for the Protection of Birds (RSPB) è nata nel 1889. Nonché molti piccoli uccelli catturati in Italia provengono da altri Paesi europei tra cui la G.B. in quanto migratori.

Gentili consiglieri regionali, gentili capo redattore,

queste Associazioni e molti soci ed iscritti, sono preoccupati per l’emendamento di modifica  alla L. 50/93 circa la fauna selvatica. La sostituzione dei contrassegni agli uccelli da richiamo a mezzo un autocertificazione de facto sarebbe l’introduzione di una sanatoria alla detenzione di detta fauna ornitica. Renderebbe possibile una regolarizzazione di uccelli acquisiti illegalmente a mezzo canali non consentiti. In Italia non sono più stati catturati richiami vivi da oltre un decennio, indi quelli attuali sono nati in cattività e considerata l’aspettativa di vita di dette specie si dovrebbe avviare all’esaurimento del contingente detenuto. I cambiamenti climatici in atto ed in repentino sistematico peggioramento, impongono alla collettività ed ai loro decisori delle scelte responsabili. I piccoli uccelli, i migratori di medio e lungo raggio sono in forte difficoltà, i pericoli più frequenti sono l’alterazione degli habitat, l’uso di fitofarmaci in agricoltura, i cambiamenti climatici, il bracconaggio, abbiamo uccelli come il Santimpalo Saxicola torquatus in calo del 72% negli ultimi 5 anni, fonte Farmaland Bird Index ed. 2024. Concedere un’autocertificazione significa riaprire tout court un epoca che si pensava trascorsa. Se la cattura di uccelli da richiamo aveva un senso in periodi passati nei dopoguerra quanto l’Europa soffriva la fame, e la popolazione  abbisognava di apporti proteici, ad ora, questa pratica barbara non ha più giustificazione. Questa attività atroce consiste nel catturare nel periodo di migrazione primaverile i piccoli uccelli, segregarli al buio tutta l’estate in gabbie grandi come un foglio di carta A4, spesso accecarli per migliorarne il canto, poi in autunno quanto la stagione venatoria riapre verranno messi all’esterno e scambiando la stagione autunnale per la primavera cantano attirando altri simili che verranno uccisi.  La maggior parte dei piccoli uccelli catturati non sopravvive alla detenzione nelle gabbie e moriranno, altri invece dalla specie non consentita verranno illegalmente inviati nelle sagre e cucinati come polenta ed osei, una volta tolte le piume la specie non è più riconoscibile. Consentire un autocertificazione sarebbe autorizzare  di fatto una sanatoria ed una riapertura di un periodo di bracconaggio non controllabile in quanto la norma aprirebbe molte difficoltà nell’attestare la provenienza legale o meno dell’uccello detenuto.

L’approvazione dell’emendamento in oggetto sarebbe in contrasto con le Direttive UE “Uccelli” ed “Habitat”

La Biodiversità è in forte sofferenza chiediamo ai decisori politici di non approvare provvedimenti che aggravano la tutela delle tante specie di uccelli pericolo di rarefazione ed estinzione.

Cordialmente 

Il coordinatore regionale Lipu Veneto
Dr. Gianpaolo Pamio

Il presidente provinciale WWF di Venezia e Territorio
Dr. Roberto Sinibaldi

Il coord. regione Veneto di ENPA 
Dr. Renzo Rizzi

Il responsabile regionale LAV
Dr. Massimo Vitturi

Uccelli utilizzati come richiami vivi in gabbiette. Fonte: Enpa archivio

English Version

Venice, 14th july 2025

To the Regional Councillors of the Veneto Region – their offices
To the editorial offices of the main newspapers in Great Britain

Subject: Veneto Region, Italy – Regional Bill No. 313 of February 3rd, 2025 –“amendments to Regional Law No. 50 of 1993 – Rules for the Protection of Wildlife and Hunting Activities”. Replacement of the identification tag with self-certification for the possession of small decoy birds for hunting purposes.

Why British newspaper outlets? Because BirdLife Great Britain has three million members and on a global level, the Royal Society for the Protection of Birds (RSPB) was founded in 1889, and many small birds captured in Italy come from other European countries, including Great Britain, as they are migratory.

Dear Regional Councillors, Dear Editors-in-chief,

These associations and many members and subscribers are concerned about the proposed amendment to Law 50, paragraph 93, regarding wildlife. The replacement of identification tags on decoy birds with self-certification would, de facto, introduce an amnesty for the possession of such ornithological fauna. It would make it possible to regularize birds acquired illegally through unauthorized channels. In Italy, no live decoy birds have been captured for over a decade. The current ones were born in captivity, and considering the life expectancy of these species, the current stock should eventually be depleted.

The ongoing and rapidly worsening climate changes require society and its decision-makers to make responsible choices. Small migratory birds, both medium- and long-distance, are in serious trouble. The most frequent dangers include habitat alteration, the use of pesticides in agriculture, climate change, and poaching.

There are birds like the Saltimpalo (Saxicola torquatus) that have declined by 72% in the last 5 years, according to the Farmaland Bird Index, 2024 edition.

Allowing self-certification means reopening a chapter that we considered closed. If capturing decoy birds made sense in the post-war period – when Europe was suffering from hunger and people needed protein intake – today this barbaric practice is no longer justifiable.

This atrocious activity consists of capturing small birds during their spring migration, confining them in the dark all summer in cages no larger than a sheet of A4 paper, often blinding them to improve their singing. Then, in autumn, when hunting season reopens, they are placed outside; mistaking the autumn season for spring, they sing and attract other birds of the same species, which are then killed. Most of the small birds captured do not survive the confinement and die in the cages. Others, belonging to protected species, are illegally sent to festivals and cooked as ‘polenta e osei’ (polenta and birds). Once plucked, the species is no longer recognizable. 

Allowing self-certification would effectively authorize an amnesty and reopen a period of uncontrollable poaching, as the regulation would make it very difficult to verify the legal origin of the detained birds. The approval of the proposed amendment would be in conflict with the European Union’s Birds and Habitats Directives. Biodiversity is already under severe threat; we urge policymakers not to approve such measures, which would worsen the protection of many bird species already at risk of decline and extinction.

Kindest Regards.

The regional Coordinator for Lipu Veneto 
Dr. Gianpaolo Pamio

The provincial President of WWF for Venice and the surrounding area
Dr. Roberto Sinibaldi

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Notizie dal territorio Pubblica amministrazione

Fenicotteri all’aeroporto Marco Polo di Venezia: LIPU e WWF chiedono un intervento per evitare incidenti

Problematiche inerenti la presenza di fauna ornitica, soprattutto Fenicotteri, nell’area lagunare prospicente l’aeroporto Marco Polo, Tessera Venezia

Gentile Ing. Valerio Volpe Ministero OO.PP. Triveneto,

Gentili presenti,

stante l’invito alla partecipazione al Tavolo Tecnico per la trattazione di misure di mitigazione per la problematica in oggetto, queste Associazioni dettagliano quanto di seguito:

Considerazioni

  • Da accertamenti eseguiti dai volontari di WWF e Lipu, è stato appurato che entro l’ambito lagunare sussistono molte altre aree con caratteristiche simili alle barene, all’esterno del sedime aeroportuale, ove stazionano Fenicotteri bianchi, Gabbiani reali, Ibis sacri, etc.
  • La Laguna di Venezia è area SIC Sito di Interesse Comunitario per la Protezione di Flora e Fauna, è ZPS Zona di Protezione Speciale, è inserita in Rete Natura 2000, è inserita nella Convenzione di Ramsar per la tutela delle aree umide, alcune delle specie considerate sono inserite negli allegati della Direttiva Uccelli 79/409 CEE e succ. modificazioni, le aree considerate sono tutelate dalla Direttiva Habitat 92/93/CEE
  • La presenza in abbondanza di tali specie nell’area prospicente l’Aeroporto, fa presupporre che le altre aree valutate come idonee, siano interessate da un sostenuto disturbo antropico. Nell’area Nord della Laguna, vengono eseguiti dei voli aerei turistici di breve tratta per fotografare gli uccelli da parte di “appassionati”, ed inoltre l’attività fotografica aerea si è molto incrementata nella medesima area con l’avvento dell’uso dei droni (allegato 1). Perdipiù è giunta segnalazione all’Associazione Lipu che alcune attività economiche effettuano pratiche non consentite di allontanamento di specie di uccelli, Fenicotteri soprattutto. In altre aree della Laguna le zone di basso fondale – secca, seppure a navigazione particolarmente limitata, de facto sono oggetto di attraversamento ed altre attività.
  • Gli uccelli in generale si adattano ad una forma di disturbo omogenea, cadenzata e continua, tipo una linea ferroviaria, un’autostrada, un aeroporto (le forme di disturbo per la specie umana non vanno equiparate alle specie ornitiche). Gli uccelli di contro si spaventano per la presenza improvvisa e inaspettata di rumori, specie antagoniste, attività antropiche varie.
  • Per la presenza in Laguna del Gabbiano reale e dell’Ibis sacro, la Lipu, il WWF e l’Associazione La Salsola hanno inviato un documento alle autorità competenti il 4.4.2024, finalizzato al contenimento per il relativo accesso agli scarti delle fonti alimentari derivate da attività umana. (allegato 2)
  • Il Fenicottero è una specie migratrice ed ultimamente, a seguito dei cambiamenti climatici, anche stanziale e nidificante
  • Le attività di mitigazione devono considerare che l’aeroporto Marco Polo con il nuovo Masterplan prevede per il 2037 un aumento del traffico passeggeri da 11 milioni annui a 20 milioni con un contestuale aumento della superficie aeroportuale.

Proposte

  • L’area interessata dal divieto alla navigazione formulata con ordinanza 16/2025 del P.I.OO.PP. (allegato 3) va estesa, almeno raddoppiata. L’interdizione alla navigazione deve essere assoluta e la navigazione  limitata esclusivamente ai canali navigabili ed a bassa velocità. Deve essere posta idonea cartellonistica anche in lingua inglese e la violazione a questa ordinanza nell’area interessata, stante il pericolo che provoca un innalzamento improvviso di stormi di uccelli, deve essere di carattere penale. L’articolo 1231 del Codice della Navigazione, Inosservanza di norme sulla sicurezza della navigazione (norma in bianco), può essere applicato anche alla tipologia di natanti da diporto qualora si rappresenti l’eventualità di verificarsi un fatto grave e penalmente rilevante.
  • In tutta la Laguna Nord e Centrale, va ristabilito l’habitat idoneo per la preservazione della biodiversità, limitando al massimo il disturbo antropico, al fine di favorire una più omogena distribuzione della fauna ornitica. Indi, navigazione in zone di basso fondale – secca consentita solo con mezzi a remi, anche per pescatori professionisti; inibire l’accesso in dette zone ad unità con ogni tipo di motore; sospendere l’attività venatoria tutto l’anno. Consentire l’uso di fuochi d’artificio su isole private, casoni, feste paesane su Comuni contermini alla Laguna, solo luminosi senza lo scoppio. Anche la Festa del Redentore, per la sua bellezza potrebbe essere senza botti, ma solo luminosa.
  • Per il contenimento di alcune specie di uccelli, applicare in maniera corretta come dettagliato in precedenza la raccolta ed il conferimento dei rifiuti umidi nel centro storico di Venezia.
  • Evitare, per allontanare gli uccelli, cannoncini a salve, ad aria compressa, armi da fuoco, laser nelle ore notturne, soluzioni valide spesso solamente per poche ore, ma che di contro potrebbero creare panico immotivato con dispersioni ed involi improvvisi.
  • Stante i cambiamenti climatici in atto che provocano delle rapide modificazioni di habitat e di conseguenza delle migrazioni degli uccelli, vista l’espansione dell’ hub aeroportuale che nel 2037 prevede 20 milioni di presenze, lo sviluppo di attività turistiche, di intrattenimento, sportive, ecc., si presume che la pressione antropica nella Laguna sarà aumentata con conseguenti riflessi problematici sulla fauna selvatica. Al fine di cercare di rendere sostenibile tale sviluppo, per un principio di precauzione, soprattutto per la sicurezza della navigazione aerea, si dovrà valutare con una progressione che parta da oggi e vada fino al 2037 la possibilità che ogni attività venatoria venga interdetta dalla Laguna di Venezia.

Venezia, li 7 luglio 2025

Con osservanza

Il presidente WWF Venezia e Territorio
Dr. Roberto Sinibaldi

Il coordinatore Lipu Veneto
Dr. Gianpaolo Pamio

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Notizie dal territorio Pubblica amministrazione

Verde urbano: segnalazioni su abbattimenti, mancati ripristini, potature, interventi vegetali contro l’inquinamento urbano ed il cambiamento climatico

Spett.le Comune di Venezia

Ufficio Verde Pubblico
verdepubblico.rifiuti@comune.venezia.it

e, p.c.

Polizia Provinciale di Venezia
a mezzo invio
protocollo@cittametropolitana.ve.it

Venezia, li 19 giugno 2025

Oggetto: verde urbano, segnalazioni su abbattimenti, mancati ripristini, potature, interventi vegetali contro l’inquinamento urbano ed il cambiamento climatico

Spett.le Ufficio,

stanno giungendo a queste Associazioni, segnalazioni di iscritti o semplici cittadini, supportate da foto e video di abbattimenti di alberi in tutto il  territorio comunale per dichiarata pericolosità. I richiedenti esprimono preoccupazione per tanta ed improvvisa tempestività nel provvedere agli abbattimenti. Volontari delle Associazioni nonché un dottore forestale incaricato hanno  provveduto ad un’attenta esamina delle alberature oggetto degli interventi. La totalità degli alberi in oggetto aveva subito delle potature sistematiche e ripetute nel tempo. Da quanto emerso, in passato ed a tuttora vengono eseguite potature non necessarie su piante fuori dalla stagione preposta, ed in pieno periodo vegetativo, eseguite nei mesi di giugno – luglio. Potature svolte non in via emergenziale come a seguito di rotture accidentali di rami dovute al maltempo, od altro, come stabilito dal  Regolamento sul Verde, bensì su interi filari di alberi. Siti interessati a nostra conoscenza in località  Mestre – Bissuola nel parco “Alfredo Albanese”, nonché Via San Donà Venezia – Carpenedo e Marghera Via Fratelli Bandiera. Giova ricordare che il Regolamento Comunale per la tutela e promozione del Verde in Città adottato dal Consiglio Comunale nella seduta del 21.07.2003 con deliberazione nr. 111, e successive modificazioni, all’art. 14 comma 4 recita: “La potatura viene programmata con adeguato anticipo, nel rispetto dei cicli biologici e di sviluppo delle alberature. Viene definita straordinaria nei casi in cui si manifestino situazioni non prevedibili tali da creare scompensi strutturali alla pianta stessa, con conseguente pericolo di incolumità pubblica. In entrambi i casi quando si deve eseguire una potatura occorre agire tenendo presente che: n) la riduzione della superficie fogliare si traduce in una minore disponibilità di nutrienti per le radici e le altre parti dell’albero; o) l’esposizione frequente della corteccia  dei rami  più interni alla luce diretta del sole può provocare il surriscaldamento e conseguente indebolimento strutturale; p) il taglio dei rami si traduce in una successiva abbondante produzione di germogli inseriti debolmente, che con il tempo possono diventare pericolosi; q) il legno dei monconi dopo il taglio risulta vulnerabile all’attacco degli insetti e dei funghi patogeni. (…)

Pioppo bianco via Fratelli Bandiera, Marghera, capitozzatura in fase vegetativa

Si sottolinea che in nessuno dei tagli dei corpi vegetali è stata applicate la corteccia artificiale per impedire l’esposizione a funghi e batteri.

Dalla cittadinanza viene altresì segnalata la mancata ricomposizione di alberi nei filari presenti in Via Bissuola e Via Altinia, viene segnalata una moria di alberi di nuovo impianto in località Via Beccaria Marghera, nonché Via Altina lato frazione di Dese. La moria degli alberi di nuovo impianto potrebbe essere limitata  con la buona pratica dall’apposizione di pacciamatura a trucioli o panni in fibra di cocco biodegradabili, la pacciamatura protegge la zolla dall’insolazione e trattiene l’umidà dell’acqua, cedendola gradualmente durante il giorno.

Per gli abbattimenti e potature, si rammenta che l’attuale periodo rappresenta forti criticità per la diffusa fauna in nidificazione, altresì tutelata dalla vigente normativa L. 157/1992 e successive modificazioni. Talune specie, soprattutto Pipistrelli sono particolarmente elusive e mimetiche al punto che le cavità negli alberi quali pertugi, cortecce, fori, sfuggono anche alla vista del personale più esperto, si richiede particolare oculatezza nell’effettuare ogni tipo di intervento al fine della tutela di tali specie.

In considerazione dei cambiamenti climatici in atto, si rammenta dell’irrinunciabile valore aggiunto del verde in ambito urbano.

La scelta di omettere spazi verdi, oltre a portare degli svantaggi in termini economici, quali il disvalore delle aree interessate, un maggiore consumo di energia elettrica per il funzionamento dei condizionatori d’aria, è in contrasto con le indicazioni fornite dal WHO Word Health Organization, (Agenzia Speciale dell’ONU).  Viene riportato nel documento interamente reperibile nel sito del WHO (…) lo stile di vita urbano moderno è associato a stress cronico, attività fisica insufficiente, ed esposizione a rischi ambientali antropici. Gli spazi verdi urbani come parchi, parchi giochi, e vegetazione residenziale, possono promuovere la salute mentale  fisica e ridurre la malattia e la mortalità dei residenti urbani offrendo rilassamento psicologico e alleviamento dello stress, stimolando la coesione sociale, sostenendo l’attività fisica e riducendo l’esposizione agli inquinanti, rumore e calore eccessivo. Le nuove scoperte mostrano che gli interventi per aumentare o  migliorare lo spazio verde urbano possono fornire risultati positivi in termini di salute, sociali e ambientali per tutti i gruppi di popolazione, in particolare tra i gruppi di status socio economico inferiore (..). Alla luce di quanto esposto si richiede vengano adottate tutte le misure anche in sede di Regolamento Edilizio per attenersi alle linee guida del WHO. 

Per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico per cui la Val Padana vanta un numero di vittime tra le più alte d’Europa, queste Associazioni, stante il perdurare di tali fenomeni, suggeriscono di impiegare essenze vegetali per ridurre e contrastare tale fenomeno. Molto utile sarebbe l’impianto di vegetali sempreverdi che, mentre svolgono l’azione di fotosintesi, trattengono le polveri sottili anche nel periodo invernale, il peggiore per l’elevata concentrazione di inquinanti. Portiamo l’esempio di Amsterdam (NL) cui è stata piantumata, intorno la città, una cintura verde di 40 ettari per il contenimento di inquinanti provenienti dal porto e dall’autostrada.  Ormai è noto e comprovato a livello scientifico anche da un recente approfondito rapporto della “The Nature Conservancy” ONG con sede in Virginia USA,  che un tessuto esteso di vegetazione in aree urbane contribuisce alla riduzione della CO2 ed al trattenimento delle Polveri Sottili PM 10 e di altri inquinanti prodotti dall’attività umana.

Tali impianti di vegetazione, oltre a contenere gli inquinanti atmosferici contribuiscono alla riduzione delle insolazioni a terra nel periodo estivo, alla riflettenza su asfalti, sulle superficicementizie e laterizi, nonché producono dei benefici eliminando il ritorno acustico dei rumori in città, ed affievoliscono i colpi di vento. 

Per assolvere a questo compito, si suggerisce il Leccio Quercus ilex  essenza autoctona molto resistente e non bisognosa di nessuna manutenzione, potrebbe essere inserito in filari, a più capi, a ridosso o nelle vicinanze delle arterie urbane ed extraurbane nonché autostradali meglio se sottovento ad esse. Un rampicante autoctono potrebbe essere la risposta “principe” per contrastare l’inquinamento atmosferico, si tratta dell’Edera Hedera helix, sempreverde che cresce anche spontanea in tempi rapidi, non abbisogna di manutenzione, costituisce protezione e cibo per alcune specie di uccelli. La Hedera helix, puo’ essere sviluppata senza che arrechi danno a colonne e piloni stradali, muri, pareti artificiali fonoassorbenti, tetti, coperture orizzontali e verticali, guard-rail senza che se ne comprometta la funzionalità, ecc. Consapevoli che il problema dell’inquinamento atmosferico nelle città, soprattutto della Val Padana, ha assunto proporzioni allarmanti e rappresenta un grave pregiudizio della salute pubblica, nonché non sia di facile soluzione, riteniamo che tali misure sul verde pubblico in maniera diffusa, sommate ad altre, costituiscano delle valide e collaudate risposte a tale fenomeno. 

Alla luce di quanto esposto per quanto concerne la problematica attuale del Verde Urbano nel Comune di Venezia e per gli sviluppi auspicati, queste Associazioni, viste anche le istanze della popolazione rivolte alle scriventi, chiedono al fine di contribuire ad un confronto costruttivo con la cittadinanza, di ripristinare la Consulta per l’Ambiente soppressa nel 2016.

Cordiali saluti 

Il delegato della LIPU Sez. Venezia
Dr. Gianpaolo Pamio

Il Presidente del WWF Venezia e Territorio
Dr. Roberto Sinibaldi

  

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Notizie dal territorio

Albero caduto a Venezia: comunicato congiunto di LIPU e WWF sul verde in città

                                                                            Venezia, lì 3 giugno 2025

COMUNCATO STAMPA SU ALBERI IN CITTA’, VENEZIA, GIUGNO 2025

“Migliorare la progettazione delle aree verdi e la manutenzione del patrimonio arboreo, ma evitare la caccia all’ albero”.

La quercia Quercus ilex caduta ieri a Venezia – Piazzale Roma obbliga ad alcune riflessioni su come vengono progettate e gestite le aree verdi in città. Innanzitutto auguriamo il meglio possibile a chi è stato vittima dello schianto del leccio di ieri. Si denota però che gli spazi verdi vengono talvolta considerati come elementi marginali del vivere in Città: quasi che gli alberi fossero un contorno per riempire degli spazi vuoti e non un elemento essenziale della qualità di vita. Un albero fa ombra, abbassando le temperature anche di 15°,  produce ossigeno, depura l’aria e dona bellezza spesso agli ambienti urbani. Purtroppo spesso vengono trattati in maniera impropria, circondati con marciapiedi e asfalto, pedane, tombini, lastricati, sopra gli apparati radicali e fino a strozzare la base di questi organismi viventi, senza parlare di certe potature, non tutte, magari troppo frequenti e fuori periodo di riposo biologico, che riducono certi alberi a “bonsai” compromettendone la vitalità e spesso favorendo l’ingresso di malattie e agenti patogeni. La migliore potatura è quella che non si vede o comunque quella che non causa ferite profonde tranne dove necessarie per mettere in sicurezza gli alberi in contesti particolari. Alla luce dei cambiamenti climatici e delle ondate di calore e intense siccità sempre più frequenti, che sottopongono a stress i nostri amici alberi occorre un nuovo approccio, più sistemico, progettare meglio e dare il giusto spazio agli alberi, in tutte le loro fasi di vita, affidandosi alle giuste competenze di dottori agronomi e forestali. E in questo senso, in ogni sede, pubblico e privato, a tutti i livelli, è necessario che si mantengano o aumentino le adeguate competenze tecniche professionali per migliorare il verde in città.

Ritenere pericolosi o peggio inutili i grandi alberi, a prescindere dalla loro reale pericolosità o stato di salute, anche in città, magari sull’onda di emozioni o di tragedie reali come questa, sarebbe un errore imperdonabile. In merito alle potature sussistono linee guida e normative di riferimento di tutto rispetto e complete, sarebbe da applicarle:                

ampia ed acclarata bibliografia, evidenzia come l’esecuzione di tale attività  espone l’albero oggetto di potatura a patologie fungine che possono portare a seccume e necrosi postume con la morte dell’albero stesso.

All’uopo si richiama quanto previsto dal Regolamento Comunale per la Tutela e la Promozione del Verde in Città, approvato con delibera di Consiglio Comunale di Venezia n. 111 del 21.07.2003 e successive modificazioni, che recita all’art. 14.4 “La potatura viene programmata con adeguato anticipo, nel rispetto dei cicli biologici e di sviluppo delle alberature. Viene definita straordinaria nei casi in cui si manifestino situazioni non prevedibili tali da creare scompensi strutturali alla pianta stessa, con conseguente pericolo di incolumità pubblica. In entrambi i casi quando si deve eseguire una potatura occorre agire tenendo presente che:

a) la riduzione della superficie fogliare si traduce in una minore disponibilità di nutrienti per le radici e le altre parti dell’albero;

b) l’esposizione frequente della corteccia dei rami più interni alla luce diretta del sole può provocarne il surriscaldamento e conseguente indebolimento strutturale;

c) il taglio dei rami si traduce in una successiva abbondante produzione di germogli inseriti debolmente, che con il tempo possono diventare pericolosi;

d) il legno dei monconi dopo il taglio risulta vulnerabile all’attacco degli insetti e dei funghi patogeni (…)

Nonché lo stesso Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Comitato per lo Sviluppo del Verde Pubblico, nelle “Linee guida per la gestione del verde urbano e prime indicazioni per una pianificazione sostenibile” MATTM 2017, alla pag. 41 nel paragrafo 4.2.2. La potatura  recita: “Tempistica, periodo, intensità dell’intervento dovranno essere contestualizzati alle caratteristiche stazionali e vegetazionali”.

Cordialmente

Il coordinatore Lipu Veneto   
Dr. Gianpaolo Pamio

Il Presidente WWF Venezia e Territorio
Dr. Roberto Sinibaldi                       

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Notizie dal territorio Pubblica amministrazione

Cittadella (PD), restauro del Duomo: criticità per l’avifauna in periodo di nidificazione

Venezia, lì 23 maggio 2025

ALLA CORTESE ATTENZIONE DI 

                                                                                 Sig. sindaco del Comune di Cittadella PD
Via Indipendenza, 41
Cap 35013 – Cittadella PD
PEC cittadella.pd@cert.ip-veneto.net

Spett.le Regione del Veneto
Ufficio Biodiversità 
Calle Priuli 99
Cap 30121 – Cannaregio – Venezia
Indirizzo e mail turismo@regione.veneto.it

                              e, p.c.

                                                                                  Gruppo Carabinieri Forestali di Padova
Via Michelangelo Bonarroti, 11
Cap 35135 Padova
PEC fpd43665@pec.carabinieri.it

Oggetto:  lavori di restauro e manutenzione straordinaria presso il Duomo dei Santi Prosdocimo e Donato sito in Via Guglielmo Marconi nr. 5 nel Comune di Cittadella (PD), criticità per la presenza di avifauna  in nidificazione.

Spett.li  in indirizzo, per le rispettive competenze,

è giunta alla scrivente Associazione la segnalazione di imminenti lavori di restauro  e manutenzione presso il Duomo dei Santi Prosdocimo e Donato sito in Via Guglielmo Marconi nr. 5 Cittadella (Padova). I volontari dell’Associazione, dopo un attento esame esterno dell’area interessata, in orario diurno e serale – notturno, hanno accertato la presenza di specie di uccelli oggetto di particolare tutela stante dei lavori di manutenzione 

Viene segnalato nello stabile in oggetto, la presenza in fase di nidificazione, di un  nutrito numero di esemplari di   Rondine montana (Ptyonoprogne rupestris ),  di Rondone comune  (Apus apus), nonché di Chirotteri, tra cui si annovera il Pipistrello Ferro di Cavallo Minore (Rhinolophus hipposideros) viene descritto che l’attività delle suddette specie  continua attivamente, soprattutto per quanto riguarda i Rondoni le cui coppie possono quantificarsi in almeno una ventina, per l’altra specie non è stato possibile un computo esatto se non per i Chirotteri quantificati in una dozzina.  

Tutte le specie suddette  si trovano in uno stato di conservazione precario, con trend di popolazione negativo. Tra le varie cause di questo declino, oltre alla sottrazione di habitat, all’uso intensivo dei pesticidi in agricoltura,  vi sono tutti quegli interventi edilizi che non tengono conto della loro conservazione.

E’ opportuno qui ricordare che i nidi degli uccelli sono tutelati da normativa vigente secondo quanto previsto dall’articolo 21, comma 1, lettera o), della Legge n. 157 del 11 febbraio 1992, nonché dall’articolo 635 del codice penale. E’ altresì indispensabile richiamare l’attenzione sulla Direttiva CE n. 43/1992, cosiddetta “Direttiva Habitat”, sulla Direttiva CE n. 147/2009, cosiddetta “Direttiva Uccelli”, e sulle Convenzioni internazionali (Convenzione di Bonn e Convenzione di Berna).

Al fine di evitare ulteriori insorgenze di potenziali conflitti tra le esigenze di conservazione della biodiversità   – esigenze sempre più pressanti e inderogabili, data l’assodata, attuale e scientifica acquisizione dello stato di crisi della biodiversità su scala globale e locale  –   e gli interessi della collettività, si prendano concretamente ed efficacemente in considerazione i tempi di nidificazione e le esigenze biologiche delle specie in questione. 

Al fine di una più approfondita conoscenza, si rimanda all’articolo “Inquilini con le ali” pubblicato nella rivista “Natura” edita dai Carabinieri (numero 124, settembre-ottobre 2021, pagina 46): https://www.carabinieri.it/media—comunicazione/natura/la-rivista/archivio-natura/anno-2021/natura-n-124-settembre—ottobre

All’uopo si rammenta che i Chirotteri sono  tutelati da Leggi nazionali e da Direttive e Convenzioni Internazionali:

La Legge 11 febbraio 1992, n°157  “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio“, la legge quadro in materia di fauna selvatica e attività venatoria, che identifica i Chirotteri come appartenenti alla fauna “particolarmente protetta”.

La Convenzione di Berna, “Convenzione per la conservazione della vita selvatica e dei suoi biotopi in Europa”, elaborata nel 1979 e resa esecutiva in Italia dalla Legge 5 agosto 1981, n°503. Per questa convenzione le specie “minacciate d’estinzione e vulnerabili” meritano particolari attenzioni di conservazione (art. 1, comma 2) e vengono individuate nell’Allegato II (“Specie di fauna rigorosamente protette”). In tale Allegato sono elencati tutti i Chirotteri europei ad eccezione di Pipistrellus pipistrellus.

La Convenzione di Bonn sulle specie migratrici appartenenti alla fauna selvatica, resa esecutiva in Italia dalla Legge 25 gennaio 1983, n. 42, che promuove la periodica valutazione dello stato di conservazione delle specie, le attività di monitoraggio e di approfondimento delle conoscenze sulle popolazioni.

Il Bat Agreement, “Accordo sulla conservazione delle popolazioni di pipistrelli europei – EUROBATS“, reso esecutivo in Italia con la Legge 27 maggio 2005, n. 104. È un testo normativo nato per concretizzare gli obiettivi della Convenzione di Bonn relativamente alle specie di Chirotteri europei, definite “seriamente minacciate dal degrado degli habitat, dal disturbo dei siti di rifugio e da determinati pesticidi”.

La Direttiva 92/43/CEE relativa alla “Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche“, nota come Direttiva Habitat attuata in via con D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357, integrato e modificato dal D.P.R. 12 marzo 2003, n. 120.

Sulla base delle norme citate è quindi vietato abbattere, catturare, detenere e commerciare esemplari di qualsiasi specie di Chirottero italiano (artt. 21 e 30 della L. 157/92; art. III del Bat Agreement – EUROBATS; art. 6 della Convenzione di Berna; art. 8 del D.P.R. 357/1997 e ss.mm.).
Deroghe possono essere ottenute per catture a scopo di studio, attraverso la richiesta specifica alle autorità predisposte.
Le violazioni sono sanzionate penalmente in base all’art. 30 della L. 157/92 ed alle successive modifiche ed integrazioni.

E’ inoltre vietato arrecare disturbo agli esemplari, in particolare durante le varie fasi del periodo riproduttivo e durante l’ibernazione, nonché alterare o distruggere i siti di rifugio (art. 6, cap. III della Convenzione di Berna; art. 8 del D.P.R. 357/97 modificato con D.P.R. 120/2003). Relativamente a quest’ultimo aspetto, sono citati i “siti di riproduzione”, “di sosta” e “di riposo”, e quindi tutte le tipologie di siti di rifugio utilizzate dai Chirotteri risultano interessate dalla disposizione.

Balestruccio © P. Vacillotto

Per una esaustiva comprensione, all’uopo si riporta il Regolamento Edilizio del Comune di Bergamo:

“Nell’ultima modifica, avvenuta il 26/07/2021, al regolamento comunale edilizio 22/10/2001, n. 46, art. 98 si parla delle prescrizioni per la tutela della fauna e avifauna di manutenzione ordinaria e straordinaria, di restauro e risanamento conservativo e ristrutturazione edilizia.

L’art. 98 riporta quanto segue:

“Gli interventi edilizi su edifici di qualsiasi tipologia previsti dal Decreto del Presidente della Repubblica 06/06/2001, n. 380, art. 3, interventi di rimozione dell’amianto, interventi in materia energetica, da realizzarsi negli edifici dove siano presenti nidi di rondone comune, rondone pallido, rondone maggiore, rondine, balestruccio, rondine montana 79 o chirotteri, sia durante il periodo riproduttivo che al di fuori di esso, dovranno essere di norma eseguiti prevedendo la conservazione dei siti riproduttivi presenti. Nel rifacimento delle coperture si suggeriscono le seguenti soluzioni:

– tetti a coppi – lasciare libere le cavità venutasi a creare nella giustapposizione dei coppi, in particolare quelle della prima fila

– evitare l’occlusione di tali nicchie con cemento o altro materiale o il posizionamento di pettini parapassero o aghi antipiccione

i fermacoppi, se presenti possono essere laterali, per lasciare l’accesso libero alla nicchia centrale

– la grondaia, se presente, può essere posizionata al di sotto delle aperture dei coppi o comunque rispettando l’altezza della vecchia grondaia.

Qualora per ragioni progettuali debbano essere occluse cavità, fessure, nicchie o buche pontaie ospitanti nidi, o asportati nidi costruiti si dovrà procedere, come compensazione, con l’apposizione di altrettanti nidi artificiali previo accertamento e asseverazione dell’assenza di nidificazione in atto. In periodo di nidificazione (rondone comune dal 25 marzo al 30 luglio; rondone pallido e rondone maggiore dal 25 marzo al 30 settembre), qualora i lavori non fossero procrastinabili, si suggerisce di montare i ponteggi e le reti di protezione prima dell’inizio del periodo di nidificazione (15 marzo) e si applicano le prescrizioni seguenti:

– chiudere tutti gli accessi con rete di protezione così da evitare totalmente il tentativo, spesso mortale, di accesso della fauna ai nidi esistenti (a titolo di esempio reti a maglia di 1cm x 1cm o più fitta, a teli giustapposti e senza fessure superiori a 1-2 cm)

– montare all’esterno delle impalcature, vicino ai vecchi nidi, cassette nido tanto numerose quanto lo sono i nidi attivi, rispettandone il più possibile le sembianze.

In caso di assoluta necessità di lavori urgenti a nidificazione in corso, è auspicabile non applicare i teli protettivi o comunque è necessario lasciare ampie aperture in corrispondenza dei nidi occupati per permettere l’accesso agli adulti in accudimento di uova e nidacei. Ove i lavori di manutenzione o di ristrutturazione abbiano comportato la occlusione di spazi-nido dei rondoni, è auspicabile porre dei nidi di compensazione non provvisori per consentire la ricolonizzazione del luogo”

Sicuri di un Vostro cortese riscontro, si resta a disposizione per ogni necessità.   

Cordialmente.

Dr. Gianpaolo Pamio
Coordinatore regionale Lipu per il Veneto