Il Picchio nero (Dryocopus martius) è il più grande dei picchi d’Europa, si nutre prevalentemente di formiche e larve di coleotteri nascosti all’interno del legno, che ricerca scavando profonde cavità nei tronchi e nelle ceppaie col potente becco.
Specie prettamente montana, in Italia è presente e ben distribuita nella catena Alpina, nell’Appennino ha diffusione frammentata, con piccoli nuclei, dalle foreste Casentinesi sino al Parco Nazionale della Sila.
Dagli anni 80, la specie risulta in lenta espansione verso il basso arrivando fino in pianura di Venezia dove avvistamenti e segnalazioni di ornitologi e appassionati si sono fatti sempre più frequenti, sopratutto durante i mesi invernali.
La sua diffusione si riscontra sopratutto nelle Oasi e zone protette dove la tutela permette la formazione e la conservazione di aree boscate con grandi alberi maturi, che attraggono le varie specie di picchi.
Le grandi dimensioni, la macchia rossa nella parte posteriore del capo nella femmina, il vertice completamente rosso nel maschio, il becco color avorio e l’iride chiara in contrasto con il piumaggio completamente nero, rendono il Picchio nero (Dryocopus martius) inconfondibile all’osservatore attento “armato” di binocolo.
Anche i richiami ed il canto caratteristici della specie sono un importante elemento per accertarne la presenza.
Invece quando decide di stare immobile e in silenzio diventa praticamente invisibile e può passare inosservato anche ai più esperti.
Altre caratteristiche condivise con gli altri picchi sono la forma della zampa, due dita sono rivolte in avanti e due opposte all’indietro e le penne della coda rigide, usate come un vero e proprio puntello, sono adattamenti perfetti per arrampicarsi e muoversi agilmente sulla corteccia degli alberi.
Nell’Oasi Cave di Gaggio, le osservazioni del Picchio nero (Dryocopus martius) si sono fatte sempre più frequenti anche se saltuarie, con pochi rilevamenti durante i mesi invernali.
Quest’anno la presenza all’interno dell’oasi è stata pressoché continua da novembre fino ad oggi.
Si può ritenere che una presenza così prolungata, confermata nel tempo da una nutrita documentazione fotografica, sia indice di buona salute ambientale generale, per la presenza di una copertura arborea importante con vecchi alberi e tronchi caduti marcescenti.
Situazione ideale per sostenere una buona e vitale popolazione di picchi ben rappresentati dal comune Picchio rosso maggiore (Dendrocopos major), dal colorato Picchio verde (Picus viridis) nella speranza che il nostro Picchio nero (Dryocopus martius) trovi un sicuro rifugio all’interno dell’oasi naturalistica Cave di Gaggio.
Spett.le Regione Veneto Ufficio Tutela Biodiversità turismo@pec.regione.veneto.it Venezia, li 15 marzo 2022
Oggetto: LIPU/Birdlife International, Sezione di Venezia, Bosco di Mestre, richiesta chiarimenti circa la compromissione di habitat prioritari.
Spett.le Ufficio, è giunta a questa Associazione una segnalazione documentata poi risultata genuina circa la compressione di habitat prioritari presso il Bosco di Mestre in località Venezia – Favaro Veneto. Da quanto evidenziato nella segnalazione ricevuta, sono state posizionate ex novo a lato nord del manufatto del Forte in oggetto, delle piattaforme in cemento per il tiro con l’arco e relativi camminamenti. Dette strutture sovrastano i prati di interesse naturalistico nonché sono situati a pochi metri dal fossato perimetrale. Tramite rilevamenti è stata accertata la presenza, all’interno dell’area del Forte Cosenz, di specie ad alto valore naturalistico. In particolare, Rana latastei Boulenger, 1879 e Lycaena dispar Haworth, 1803 sono entrambe inserite nell’Allegato II della Direttiva Habitat (DIRETTIVA 92/43/CEE del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche). Si specifica che le specie inserite in Allegato II vengono indicate come “specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione” e come indicato dall’art. 12 della suddetta Direttiva bisognose di adeguate misure di salvaguardia come stabilito dal D.P.R. 357/1997.
Unitamente alle due specie animali, sopra citate, ne sono state rilevate altre due di ambito floristico, inserite nella Lista rossa della IUCN (International Union far Conservation of Nature). Si tratta di: Plantago media L. e Leucojum aestivum L. La relativa vicinanza dell’area analizzata al sito SIC e ZPS del Bosco di Carpenedo, ne inducono ad un significativo carattere di bene tutelato. Questa Associazione richiede al Vostro Ufficio quali misure sono poste in essere al fine di tutelare le specie in argomento. Cordialmente
Il delegato LIPU Sezione Venezia Dr. Gianpaolo Pamio
Spett.le Provveditorato Opere Pubbliche per le Regioni di Veneto, Trentino A.A. – Sudtirol, Friuli V.G.
Spett.le Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio Per il Comune di Venezia e Laguna
e,p.c.
Spett.le Comune di Venezia Ufficio Ambiente
Venezia, li 15 marzo 2022
Oggetto: LIPU/BirdLife International, Sezione di Venezia, Venezia – Tessera, area denominata Punta Longa, compresa tra Canale di Tessera e Canale Scolmatore “Bazzera”, Lavori in corso con compromissione di habitat Natura 2000 prioritari e degrado nell’ambito di tutela paesaggistica della Laguna di Venezia.
Spett.li Enti in indirizzo,
è giunta alla scrivente Associazione segnalazione da parte di alcuni cittadini residenti dell’abbattimento di circa 500 tra alberi ed arbusti in località Venezia – Tessera, Puntalonga, meglio dettagliata all’oggetto. Dalla documentazione fotografica prodotta si evince l’abbattimento sistematico, neppure selettivo, di alberi di Pioppo nero, Bagolaro, Quercia, Robinia, Biancospino, oltre all’eliminazione di arbusti di Rosa canina e Prugnolo e di altre specie non meglio censite.
L’area in questione, parte della Laguna di Venezia, rappresenta un importante sito per la sosta e riposo di uccelli migratori, trovandosi la Laguna di Venezia, in posizione centrale nella rotta migratoria tra l’Europa e l’Africa, nonché, data la stagione, il luogo è particolarmente significativo in quanto alcune specie di uccelli stanno esibendo comportamenti pre–nuziali, o già covando, come alcune coppie di Airone grigio.
Data la presenza della ZSC IT3250031 “Laguna superiore di Venezia” e del vincolo paesaggistico di cui al D.M. 1.08.1985 “Dichiarazione di notevole interesse pubblico riguardante l’ecosistema della laguna Veneziana …”, questa Associazione richiede di avere notizia se l’effettuazione di detti lavori in corso siano stati autorizzati conseguentemente all’acquisizione e applicazione della relativa VINCA (Valutazione di Incidenza Ambientale) oltre che previa autorizzazione paesaggistica.
Si ricorda che la sola presenza sul luogo dei lavori di alcune specie presenti negli Allegati della Direttiva Habitat 92/43 CEE, fa conseguire, per il relativo art. 12, le misure di salvaguardia di cui al DPR 357/97.
Per i lavori segnalati, si resta pertanto in attesa di notizie in merito alle eventuali autorizzazioni rilasciate per l’esecuzione delle opere, al parere VINCA e all’autorizzazione paesaggistica rilasciate ed agli eventuali provvedimenti predisposti per sospendere i lavori al fine di impedire ulteriori penalizzazioni della biodiversità e del paesaggio lagunare.
È deceduto l’esemplare di Sparviere Accipiter nisus, in cura presso lo studio veterinario del dott. Taricone di Rovigo. Una cittadina residente in Terraferma si era rivolta alla LIPU Sezione di Venezia per avere indicazioni circa le cure da apportare al rapace, che nella mattina successiva a capodanno, aveva rinvenuto all’esterno della propria abitazione. La donna veniva indirizzata presso lo studio veterinario convenzionato con la Città Metropolitana di Venezia per la cura ed il soccorso di animali selvatici feriti. Da un primo esame lo Sparviere non presentava ferite da arma da fuoco ma evidenziava un trauma cranico importante. L’animale è rimasto in osservazione diversi giorni dopodichè è deceduto. Ci sono altissime probabilità che lo Sparviere sia stato vittima dei botti di capodanno, qui gli uccelli sotto shock o terrorizzati fuggono in velocità in ogni direzione, e possono urtare qualsiasi ostacolo, morendo sul colpo o ferendosi gravemente. Si ritiene siano molte le vittime dei botti anche se non esiste un censimento in materia, contando che tanti uccelli muoiono agonizzanti in silenzio anche in luoghi isolati, o peggio talvolta vengono ignorati.
l’uso dei “botti” comporta incidenti anche gravi alle persone, emissione di particolato fine, inquinamento acustico e disturbo pure per animali d’affezione, quali cani e gatti. Vi è da sottolineare al contempo l’impatto che si produce sulla fauna selvatica – ed in particolare verso gli uccelli. Infatti nelle aree urbane vive un numero considerevole di specie (protette dalla legge 157/92) che utilizzano gli ecosistemi urbani per alimentarsi e rifugiarsi, e in particolare nel periodo invernale si insediano anche dei dormitori di uccelli svernanti.
Peraltro il disturbo dei “botti” si estende agli habitat periurbani attorno alle città, impattando su habitat – quali le zone umide – che in questo periodo ospitano numeri importanti di anatre, fenicotteri e altre specie acquatiche.
Negli ultimi anni vi sono diverse evidenze di eventi che hanno causato il panico tra gli animali (tra cui quanto accaduto a Roma lo scorso anno), provocando la morte di numerosi esemplari che, fuggendo disordinatamente, sono andati a sbattere contro edifici, vetrate, cavi e altre infrastrutture.
In questo quadro vi informiamo che il 16 novembre scorso il nostro Presidente ha scritto una lettera ad ANCI – Associazione Nazionale Comuni Italiani, con oggetto “Richiesta di intervento sulla problematica relativa all’uso di articoli pirotecnici rumorosi e conseguenti danni alla fauna selvatica urbana”, cui ha risposto in data 2 dicembre u.s. il Presidente ANCI, Antonio Decaro, mostrando sensibilità e impegno verso le Amministrazioni Comunali, affinché vengano emanati atti tesi a vietare o comunque limitare l’uso di artifizi da divertimento, inserendosi in un contesto complessivo che considera il contrasto al mercato illegale, la salute e la sicurezza.
Vi chiediamo quindi che venga emanata un’ordinanza in merito, ringraziandovi anticipatamente per la sensibilità che vorrete mostrare nei confronti degli ambienti, della fauna e della biodiversità.
Cordialmente
Il delegato LIPU Sezione di Venezia Dr. Gianpaolo Pamio
Il nucleo agenti venatori volontari della Sezione LIPU di Venezia, ha effettuato, unitamente alla Polizia Provinciale una brillante attività di contrasto alla cattura illegale di piccoli uccelli selvatici. Gli agenti volontari erano stati allertati, giorni or sono, da un cercatore di funghi che segnalava il posizionamento di reti per la cattura di piccoli uccelli di passo, in località Venezia – Carpenedo, nella zona compresa tra il Bosco di Carpenedo ed il Bosco di Mestre. Queste aree attirano ed ospitano molte specie di uccelli in fase migratoria poichè sono ricche di piante da bacca e di vari tipi di insetti. In un territorio fortemente urbanizzato ed antropizzato, queste zone sono vere e proprie isole di salvataggio per i piccoli migratori che qui sostano e si rifocillano nell’attraversamento delle rotte migratorie. Gli agenti dopo diversi passaggi colgono sul fatto un bracconiere che stava togliendo dalle reti le catture effettuate, poco distante erano posizionate 10 gabbiette di piccole dimensioni con all’interno degli uccelli in funzione di richiamo. In totale sono stati recuperati e sequestrati nonché contestualmente liberati 30 uccelli ancora in buone condizioni, delle specie di Pettirosso, Cardellino, Fringuello, Allodola, Organetto, Lucherino. Reti, gabbie ed attrezzatura varia sequestrata come fonte di prova. Le persone denunciate penalmente alla Procura della Repubblica di Venezia sono 3, tutte coinvolte, a vario titolo, nell’attività criminale, ancora in corso le attività di indagine per comprendere la destinazione dei piccoli uccelli, in gran parte protetti ma comunque catturate in maniera illegale. Probabile il destino dei cardellini sarebbe stato finire ad alimentare il mercato nero degli uccelli canori ove sono molto richiesti, anche da fuori regione, gli altri probabilmente utilizzati come richiami vivi, un terribile destino di sofferenza che li condanna a restare buio tutto l’anno in gabbiette di dimensione formato pagina A4, per poi essere esposti all’apertura della stagione venatoria, con la funzione di attirare, con il canto, altri uccelli.
La cittadinanza è invitata a contattare i numeri della LIPU sezione di Venezia o della Polizia Provinciale o Carabinieri Forestali nel caso riscontrassero dei casi, anche sospetti, di bracconaggio.
Un particolare ringraziamento alla Polizia Provinciale di Venezia per l’impegno profuso nell’operazione.
Nella foto un pettirosso rimasto impigliato in maniera inestricabile nella rete da uccellagione.
Centinaia di pagine, diagrammi, carte topografiche, disegni, contenuti all’interno della documentazione dello strumento urbanistico attuativo del PAT non sono facilmente digeribili per i non addetti ai lavori.
Dalla presentazione alla cittadinanza inoltre, lo scorso 3 settembre, alla data entro cui consegnare osservazioni, si hanno solo tre settimane a disposizione.
Tentiamo allora di esprimere una valutazione su quanto ci è stato esposto al Double Tree Hotel in merito ai principali aspetti di nostro interesse.
Parco di Mogliano e Parco delle cave di Marocco, ci risulta sia stato consegnato il Masterplan col progetto per la sua attuazione. Siamo felici si siano definiti i contenuti sulla base della VAS, non siamo invece contenti si sia perso un anno per decidere di assegnare lo Studio Ambientale, strumento decisivo per l’attuazione del progetto (si sta decidendo a chi affidarlo in questi giorni). Non abbiamo capito, sulla base di quanto letto, come si immagini una gestione del futuro Parco, ma sembra si preveda si crei un’attività economica che ne consenta la conduzione e manutenzione (forti dubbi da parte nostra in tal senso). Rimane il problema della volumetria ancora disponibile alla proprietà: come fanno a starci 65.000 mcubi nell’area ex Veneland? In questi due anni a che conclusioni si è giunti con la proprietà? A nostro avviso non vi si dovrebbero costruire più di 15/20.000 mcubi. Speriamo che in tutti questi mesi il Sindaco sia riuscito a convincere la proprietà a riconsiderare i precedenti progetti.
Consumo di suolo, il principale impegno a livello nazionale del Forum a cui aderiamo: Salviamo il Paesaggio, è tentare di arrestare l’inarrestabile, a oggi, consumo di suolo che, in Veneto e nella provincia di Treviso continua a essere al di fuori di ogni logica che tenga conto di ambiente e al paesaggio.
Non tutti sanno che il terreno ancora libero da qualsiasi tipo di costruzione è il principale contenitore di carbonio oltre a essere il garante della capacità di assorbimento delle acque meteoriche, e restare pur sempre il bene principale, con l’acqua, per sfamarci. La Regione Veneto ha licenziato un’apposita Legge, la nr. 14/2017 “Contenimento del consumo di suolo e rigenerazione urbana” per tentare di arginare il fenomeno, ma, come quella successiva del 2019 “Veneto 2050”, a nulla è servita e a nulla servirà visto che gli articoli finali grazie a infinite deroghe, annullano le premesse per cui si è legiferato. Anche nel Comune di Mogliano Veneto quindi si potrà continuare a costruire, ove si sia in Ambito Urbanistico Consolidato, senza che metri quadri e metri cubi siano conteggiati come consumo di suolo!
Inoltre in ambito agricolo gli edifici non più utilizzati, i vecchi casolari e anche i loro annessi, in caso di abbattimento daranno diritto ai proprietari di edificare ex novo almeno 600 mcubi di residenza, mentre la restante volumetria si trasformerà in credito edilizio! Resta almeno il dato che su 46 kmq di superficie comunale 18 non potranno mai essere toccati. In verità secondo la Legge Regionale ancora disponibili a essere sacrificati sarebbero solo 12 ettari circa; avremo bisogno di chiarimenti.
Riteniamo positiva la decisione dell’Amministrazione contraria a nuovi insediamenti di strutture commerciali sul Terraglio, purtroppo questa possibilità rimane in area ex NIGI. Teoricamente inoltre si afferma che circa 100.000 mcubi potrebbero sparire dall’edificabile in centro città se si riuscirà a contenere il rapporto metro quadro su metro cubo a 0,75 (restando possibile però arrivare a 1/1,50 in alcuni casi).
Gli accordi pubblico/privato, a parte quello che prevede lo spostamento del supermercato ALI’ per recuperare l’ex essiccatoio, si sostanziano in denaro e parcheggi per il pubblico in cambio di metri cubi al privato. Superfici che, grazie sempre all’assurda Legge Regionale, trasformeranno aree ancora verdi o comunque libere presenti in ambito urbanistico consolidato, in nuove palazzine.
Di fronte a questa pratica urbanistica, bisogna dirlo figlia anche delle precedenti amministrazioni, non si capisce come si possa parlare di contenimento di consumo di suolo in un comune ove la popolazione è stabile o in leggera recessione ormai da anni.
Abbiamo inviato diverse proposte per la redazione del Piano, inerenti la qualità delle Acque, dell’Aria, per la salute del Suolo (in particolare quello agricolo) e per la difesa di quel che resta del paesaggio. Vedremo se da qualche parte faranno capolino tra le decisioni assunte.
Se note positive qua e là appaiono, la sensazione è che ci sia una continuità sostanziale con una pratica urbanistica condita di tante belle parole, ma nei fatti attenta prima di tutto a soddisfare le attese dei privati a fronte del bene comune.
Paesaggio, non ci resta che sperare nella realizzazione concreta del Parco della Biodiversità alle cave di Marocco e che sempre più privati rinuncino alle residue capacità edificatorie acquisite con le giunte precedenti riconvertendo al verde le superfici o almeno riducendo al massimo le cubature.
Confidiamo che l’Amministrazione sappia difendere dall’assalto della grande distribuzione organizzata le residue attività commerciali che sopravvivono in centro e nelle frazioni e che sia parte attiva nel difendere le architetture e i parchi delle Ville Venete in stato di abbandono (Bianchi Kunkler, Rigamonti Coletti, e altre) ultimo segno della civiltà veneta di campagna che tanto lustro dette al nostro paesaggio.
Siamo attraversati dal Terraglio, trasformato, a partire dagli anni ’60, in una quasi ininterrotta sequela di edifici commerciali e artigianali spesso di architettura di bassa qualità, se rapportata alle Ville e ai parchi che vi si affacciavano e ancora in parte vi si affacciano. Dovrebbe tornare a essere un viale alberato, nel nostro PAT chiamato boulevard, ma allora ci dovrebbe essere un piano unitario tra Venezia, Mogliano, Preganziol, Casier e Treviso, per decidere come fare, evitando un “viale Arlecchino” privo di identità.
Difendere il paesaggio campestre coi suoi fossati, le sue siepi, i fiumi che lo attraversano dovrebbe diventare un imperativo per questa e le prossime amministrazioni anche di fronte all’ulteriore recente ampliamento concesso (6.000 ha) per la coltivazione del prosecco icona della nuova agricoltura, ma semplificatore ulteriore del paesaggio agrario.
Confidiamo che dei 1.260.000,00 euro di entrate previste dai sei accordi pubblico privato, almeno la parte maggioritaria venga destinata al ripristino ambientale del nostro territorio.
Non siamo contrari al FARE, siamo per il FARE BENE.
La scrivente Associazione, trae delle considerazioni a seguito i giorni di preapertura della stagione venatoria prevista nel Calendario 2021 – 2022 per la Regione Veneto. I giorni considerati sono il 1 – 2 – 4 – 5 e 6 settembre specificatamente per le specie di Cornacchia nera, Cornacchia grigia, Ghiandaia, Merlo, Gazza e Colombaccio. L’apertura ordinaria della caccia avviene come previsto dalla vigente normativa statale la terza domenica di settembre, quest’ anno coincide con il giorno 19. Nel territorio veneziano sono molte le richieste di intervento e di lamentale dei cittadini giunte ai telefoni cellulari dei volontari LIPU. Alcuni erano addirittura increduli si potesse sparare con tanta intensità, nei primi due giorni in certe zone si è sparato ininterrottamente dall’alba al tramonto, spaventando ed intimorendo i cittadini che erano all’aria aperta a piedi od in bicicletta. Sono anche arrivate notizie che non si sono rispettati i giorni di preapertura, e si è sparato anche in altri giorni non consentiti. La pratica della caccia in preapertura anche solo nei confronti di specie che non rappresentano criticità numeriche, se non il fatto che molti esemplari sono giovani od addirittura appena usciti dal nido, rimane un forte elemento di disturbo per tutte le specie, valutando anche possono essere colpite accidentalmente. Il territorio della penisola italiana si presta per vocazione morfologica all’accoglimento ed al transito di centinaia di specie di uccelli, trovandosi in piena rotta migratoria dal Nord Europa al Sud Mediterraneo, Africa e Medio Oriente e viceversa. La caccia di pre apertura va ad incidere sul patrimonio aviario in migrazione in maniera significativa, anche su specie particolarmente protette, uccelli già stremati dalla sottrazione di habitat, incendi, alluvioni, da corridoi sicuri sempre più ridotti, da estremi climatici come trombe d’aria, che possono distruggere migliaia di esemplari in volo in pochi minuti, a questo si aggiunge un’azione di disturbo a terra: al punto che gli esemplari non possono riposare od alimentarsi in tranquillità. Nelle migrazioni di migliaia di chilometri verso il sito di svernamento, l’insufficiente forma fisica, sovente porta alla morte dell’esemplare. Per i motivi su elencati l’ISPRA l’Istituto Superiore di Protezione e la Ricerca Ambientale nel parere obbligatorio, ma non vincolante, richiesto nella stesura dei Calendari Venatori come previsto dall’art. 18 comma 4 Legge 157- 1992 si esprime negativamente nell’esecuzione di questa pratica.
Nei Piani Faunistici Venatori non vengono considerati i cosiddetti “effetti collaterali”: dati di BirdLife International e dell’IUCN Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, designano inconfutabilmente uno scenario per un prossimo rischio rarefazione e successivamente estinzione per molte specie di uccelli.
Spett.le Ufficio Ambiente del Comune di Quarto d’Altino (Ve)
Spett.le Ufficio Ambiente del Comune di Noale (VE)
Oggetto: LIPU Lega Italiana Protezione Uccelli, Sezione di Venezia, Via Giacomo Mottetti 26, Gaggio di Marcon (VE) cap. 30020, sito WEB www.lipuvenezia.it, trasmissione linee guida del WHO World Health Organization sul verde in città come fonte di benessere per i cittadini, Documento Verde Urbano redatto dalla LIPU nel 2016 – problematiche inerenti la mancata messa a dimora di alberature e loro sostituzione.
Spett.li Uffici,
sono giunte a questo Ufficio segnalazioni di cittadini preoccupati per talune problematiche nella gestione del verde urbano.
Per il Comune di Quarto d’Altino, nel Viale della Resistenza in località Le Crete, viene riportato la costruzione di un tratto di pista ciclabile – marciapiede con nuova illuminazione pubblica. In tale progettazione non sono stati predisposti i posizionamenti delle alberature peraltro già esistenti sebbene in forma residua. Il richiedente ci segnala che uno dei pochi platani presenti e perfettamente sano anziché essere salvaguardato veniva abbattuto. Si richiede la rivisitazione del progetto e la messa a dimora di nuovi alberi.
Per il Comune di Noale, viene riferito che nel parcheggio dell’Ipermercato LANDO non è stato messo a dimora nessun albero, creando una riflettenza del sole molto alta al punto di rappresentare, per il calore prodotto, un pericolo per le persone che lasciano l’auto in parcheggio. Si richiede di valutare con la proprietà una messa a dimora di idonee alberature.
Nello stesso Comune in Via Vivaldi e Nievo, viene segnalato da un residente l’intenzione da parte dell’Amministrazione di togliere dei Tigli in quanto danneggiano il manto stradale. Dalla documentazione fotografica prodotta si richiede di valutare un intervento alternativo al fine di preservare gli alberi che godono di ottima salute.
Le criticità sopra descritte, rappresentano dei fattori di rischio ambientale in quanto la mancanza di adeguata alberatura sia nelle piste ciclabili che nei marciapiedi nonché parcheggi, alimenta la riflettenza solare creando vere e proprie bolle di calore con sbalzi termici fino a 15 gradi che sovrapponendosi ed amplificandosi in maniera contermine possono alimentare squilibri climatici anche localizzati. Le soluzioni di omettere spazi verdi, anche a filare, oltre a portare dei danneggiamenti in termini economici, quali il disvalore delle aree interessate, ad un maggiore consumo di energia elettrica per il funzionamento dei condizionatori d’aria, sono in contrasto con le indicazioni fornite dal WHO Word Health Organization, (Agenzia Speciale dell’ONU). Viene riportato nel documento interamente reperibile nel sito del WHO (…) lo stile di vita urbano moderno è associato a stress cronico, attività fisica insufficiente, ed esposizione a rischi ambientali antropici. Gli spazi verdi urbani come parchi, parchi giochi, e vegetazione residenziale, possono promuovere la salute mentale fisica e ridurre la malattia e la mortalità dei residenti urbani offrendo rilassamento psicologico e alleviamento dello stress, stimolando la coesione sociale, sostenendo l’attività fisica e riducendo l’esposizione agli inquinanti, rumore e calore eccessivo. Le nuove scoperte mostrano che gli interventi per aumentare o migliorare lo spazio verde urbano possono fornire risultati positivi in termini di salute, sociali e ambientali per tutti i gruppi di popolazione, in particolare tra i gruppi di status socio economico inferiore (..).
Innumerevoli poi sono i benefici delle alberature in Città solo per citarne alcune dal Documento Verde Urbano redatto dalla LIPU sede Nazionale nel 2016
(…) Valutazioni economiche
Oltre alla quantificazione dei servizi ecosistemici in termini di benefici svolti dal verde urbano, dagli anni ’90 del secolo scorso si sono affermate anche le valutazioni di tipo economico e monetario, che si sono sviluppate soprattutto negli Stati Uniti (McPherson et al., 1997) per poi approdare anche in Europa (Soares et al., 2011).
Citando qualche esempio applicativo, gli alberi e le foreste urbane negli Stati Uniti rimuovono 17,4 milioni di tonnellate di inquinanti atmosferici, prendendo il 2010 come anno di riferimento (range: 9,0-23,2 milioni di tonnellate). Gli effetti positivi sulla salute umana vengono valutati in 6,8 miliardi di dollari (range: 1,5-13,0 miliardi $). Le conseguenze positive sulla salute pubblica includono la prevenzione di oltre 850 morti, di 670.000 casi di sintomi respiratori acuti, di 430.000 attacchi di asma, ma anche di 200.000 giorni di scuola persi (Nowak et al., 2014).A Chicago negli Stati Uniti gli alberi rimuovono gli inquinanti atmosferici, contribuendo a ripulire l’aria per un valore stimato in 9,2 milioni $/anno. Se la copertura arborea venisse incrementata del 10%, oppure se venissero piantati tre alberi per ogni edificio, si risparmierebbero da 50 a 90 $ per unità abitativa di costi energetici per il riscaldamento e la refrigerazione. Questo poiché gli alberi forniscono ombra, riducono la velocità del vento e inducono un abbassamento delle temperature estive. Considerando un lasso di tempo di 30 anni, il valore attuale netto dei servizi forniti dagli alberi è stimato in 402 $ a pianta e corrisponde a quasi tre volte i costi di manutenzione (McPherson et al., 1997). In California i 929.823 alberi lungo le strade rimuovono annualmente 567.748 t di CO2 equivalente a contrastare le emissioni di 120.000 auto, per un valore corrispondente a 2,49 miliardi di $. Il valore annuo di tutti i servizi ecosistemici è di 1,0 miliardi di $, pari a 110,63 $ per albero. Se si considera una spesa gestionale di 19,00 $ albero/anno, per ogni dollaro investito si ricavano benefici per 5,82 $ (McPherson et al., 2016).
A Lisbona è stato applicato il programma i-Tree Stratum per quantificare la struttura e le funzioni degli alberi ed il valore dei servizi forniti. Sono stati censiti 41.247 alberi che insieme producono servizi valutati in 8,4 milioni di $/anno. I costi di manutenzione ammontano a 1,9 milioni di $/anno, quindi per ciascun dollaro investito i residenti ricevono 4,48 $ di vantaggi. Il valore del risparmio energetico (6,16 $/albero), la riduzione della CO2 (0,33 $/albero), la riduzione dell’inquinamento atmosferico (5,40 $/albero) e l’incremento di valore della proprietà immobiliare (145 $/albero), portano ad un beneficio complessivo annuale di 204 $/albero, pari ad un beneficio netto di 159 $/albero (Soares et al., 2011).
A Roma Attorre et al. (2005) stimano che i 704.720 alberi portano un vantaggio economico alla città, legato alla rimozione dell’inquinamento dall’aria, di € 1.674.942 l’anno (€ 2376/albero) e che gli alberi immagazzinano nella propria biomassa circa 320 mila tonnellate di carbonio, sequestrando circa 2000 tonnellate di carbonio l’anno.
Una valutazione preliminare dei servizi ecosistemici compromessi in conseguenza di una potatura drastica in aree verdi del lungomare è stata effettuata a Livorno, dove è stata calcolata una presenza di alberi compresa tra 2285 e 8185 esemplari. È stato ipotizzato che la potatura abbia asportato circa metà del volume di vegetazione che era presente, portando ad una perdita di servizi ecosistemici compresa in una forbice tra circa 160.000 a oltre 590.000 euro/anno. A questo sarebbero da aggiungere e quantificare le conseguenze negative al paesaggio, al valore immobiliare, la perdita di biodiversità e il danno in termini educativi, considerando che l’operato di un ente pubblico funge da esempio da seguire per la cittadinanza (Ascani et al., 2016).
Il valore di un albero può essere quantificato anche dal punto di vista economico (monetario), considerando il valore estetico e paesaggistico, quello emotivo e per il benessere dei cittadini, quello storico, sociale, ecologico, ed infine educativo. A Bologna è stato fatto un calcolo da Tugnoli (2010, 2012) riguardante alcuni degli esemplari più prestigiosi (Ippocastano, Cedro dell’Atlante, Bagolaro, Frassino, Platano, Leccio, ecc.) e le cifre sono comprese da un minimo di 3635 ad un massimo di 27.732 euro. Applicando il metodo C.A.V.A.T. (Capital Asset Value for Amenity Trees) ad alberi monumentali si raggiungono valori economici ornamentali fino a 806.539 euro.(..)
Cordialmente
Il delegato della LIPU di Venezia Dott. Gianpaolo Pamio