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Oasi e riserve Pubblica amministrazione

Lido di Venezia: richiesta istituzione sic – Lipu, WWF, Italia Nostra ed altri

Direzione Turismo e Marketing Territoriale
Unità Operativa Strategia Regionale della Biodiversità e dei Parchi
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Direzione Valutazioni Ambientali Supporto Giuridico e Contenzioso
PEC: valutazioniambientalisupportoamministrativo@pec.regione.veneto.it

Sindaco Comune di Venezia
PEC: sindaco@pec.comune.venezia.it

Venezia 14 Ottobre 2025

Oggetto: Proposta inserimento spiaggia Ospedale al Mare nella ZSC IT3250023 “Lido di Venezia: biotopi litoranei”

Nella porzione settentrionale e meridionale dell’isola del Lido di Venezia, grazie anche alla relativa lontananza dal centro dell’isola, sopravvivono ancora importanti porzioni di ambienti naturali litoranei che costituiscono parti disgiunte della ZPS e ZSC IT3250023 “Lido di Venezia: biotopi litoranei”.

Nella parte settentrionale del Lido, denominata San Nicolò, la porzione di ZPS/ZSC si sviluppa per tutta l’estensione del lato sudest dell’aeroporto Nicelli, dal confine del sedime alla spiaggia, estendendosi, nell’ambito litoraneo, dalla diga foranea di Lido a nordest fino allo stabilimento elioterapico della Marina Militare a sudovest.

Nell’ambito delle prescrizioni della VINCA del progetto del Piano Europa a San Nicolò, la Regione ha già indicato la necessità di istruire l’iter per aggiornare i confini della ZPS/ZSC alla nuova linea di battigia, dal momento che il confine attuale è disegnato sulla CTR degli anni 80, quando la linea di battigia era molto più arretrata dell’attuale. 

Nelle more e in occasione dell’adempimento di tale prescrizione regionale, le scriventi associazioni ritengono indispensabile, ai fini della tutela delle specie della ZPS/ZSC, rivedere anche i confini meridionali del sito. A sud del limite attuale della ZPS/ZSC inizia infatti un tratto di spiagge in concessione governativa (Marina Militare, Esercito) o comunale (Venezia Spiagge), che confina con un ampio settore di ecosistema litoraneo venutosi a creare nel tratto di spiaggia antistante la grande struttura del Padiglione Rossi (Monoblocco) e dei padiglioni dell’ex Ospedale al Mare. Si propone pertanto che tale ampio ambito di ecosistema litoraneo antistante l’ex Ospedale al Mare, evidenziato nella figura sottostante, sia protetto includendolo nel sito IT3250023.

Figura 1 Conformazione attuale del Sito IT3259923 presso San Nicolò, con l’ipotesi dell’aggiornamento prescritto della Regione del Veneto (in azzurro tratteggiato) e della nuova porzione proposta (in giallo).

Dalla metà degli anni ’70, con il progressivo declino delle sue funzioni sanitarie, la spiaggia antistante questa struttura ospedaliera, storicamente utilizzata a fini terapeutici, è stata abbandonata. Non più rimossa dalle annuali operazioni gestionali di spianamento, la vegetazione litoranea, grazie al suo spiccato dinamismo, ha rapidamente ricolonizzato questo tratto di arenile, attirando gradualmente una variegata fauna che vi trova condizioni favorevoli per sostare, nutrirsi e riprodursi. Non si è trattato di un caso unico al Lido. Quasi negli stessi anni, infatti, un analogo processo si è avviato anche agli Alberoni, all’estremità opposta dell’isola, per la dismissione di diverse concessioni balneari. Se agli Alberoni l’importanza di tali settori è già stata riconosciuta, con il loro inserimento nella ZPS/ZSC, a San Nicolò tale riconoscimento manca ancora, malgrado la rilevante complessità ecologica e ricchezza di specie che vi si alloca. La spontanea rinaturalizzazione di tratti di litorale sabbioso rappresenta un fenomeno raro nell’intero territorio nazionale e in netta controtendenza rispetto al progressivo processo di degrado e cementificazione che, da decenni, investe le coste italiane (Gli habitat delle coste sabbiose: ecologia e problematiche di conservazione. ISPRA, Serie Rapporti,215/2015).

Uno studio interdisciplinare (Filesi et al., 2017), frutto di indagini compiute tra il 2000 e il 2014, ha evidenziato la valenza naturalistica di quest’area, realizzando una carta degli habitat inseriti in allegato 1 della direttiva 43/92/CE, una cartografia degli habitat di specie e una stima di popolazione delle specie di uccelli di Dir. 147/2009/CE.

Di seguito si illustrano le valenze naturalistiche del tratto di spiaggia antistante l’ex Ospedale al Mare in termini di habitat, habitat di specie e specie, ad evidenziare la necessità dell’inclusione di tale area nel Sito IT3250023.

Vegetazione e habitat

Nella tabella seguente si riporta l’estensione degli habitat rilevati nell’area di indagine proposta per l’inserimento nel Sito IT3250023 e l’importanza di tali superfici rispetto all’attuale disponibilità di habitat nel Sito. Si precisa che i valori di estensione degli habitat cui si fa riferimento sono stati tratti dal nuovo formulario standard del Sito, disponibile sulla piattaforma del Ministero, in attesa dell’approvazione delle nuove carte degli habitat delle singole porzioni del Sito elaborate dal Provveditorato alle Opere Pubbliche del Triveneto (già Magistrato alle Acque di Venezia).

La nuova area proposta per l’inserimento ammonta a 12,8 ettari, 3.2 dei quali attribuiti all’habitat intertidale 1110 “Banchi di sabbia a debole copertura permanente di acqua marina”, mai considerato nella perimetrazione attuale del sito, ma certamente da includere (aggiornando tutto il fronte mare del Sito) in quanto intimamente parte dell’ecosistema litoraneo.

Oltre a tale habitat intertidale, nell’area proposta si rilevano 7 habitat di interesse comunitario. Fra i maggiormente sviluppati si rilevano l’habitat prioritario 2130 “Dune costiere fisse a vegetazione erbacea (dune grigie)“ e l’habitat 6420 “Praterie umide mediterranee con piante erbacee alte del Molinio-Holoschoenion”.

Tabella 1 Estensione degli habitat di interesse comunitario (Allegato I Direttiva 92/43/CE) presenti nell’area proposta per l’inserimento nel Sito IT3250023.

HabitatSuperficie (ha)
CodiceDefinizioneArea propostaEstensione attuale in IT3250023Aumento % atteso
1110Banchi di sabbia a debole copertura permanente di acqua marina3,25
1210Vegetazione annua delle linee di deposito marine (Salsolo – Cakiletum)0,363,3210,8
2110Comunità di duna embrionale a Elymus farctus0,738,308,8
2130Dune costiere fisse a vegetazione erbacea (“dune grige”)2,483,3274,8
2230Dune con prati dei Malcolmietalia0,654,9813,0
2270Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster0,1849,800,4
6420Praterie umide mediterranee con piante erbacee alte del Molinio-Holoschoenion1,6111,6213,8
7210Paludi calcaree con Cladium mariscus e specie del Caricion davallianae (Soncho maritimi-Cladietum marisci)0,01tracce
Mosaici0,04
2130 / 22300,59
2130 / 64200,37
6420 / 72100,04
Totale complessivo12,77166,007,7

Dal punto di vista floristico, il sito ospita entità botaniche di interesse conservazionistico come, ad esempio, Centaurium littorale e Cutandia maritima, entrambe classificate in Pericolo Critico (CR) per il Veneto (Buffa et al., 2016). All’interno dell’area sono inoltre presenti consistenti popolamenti dell’orchidea Epipactis palustris quasi completamente scomparsa dal sito IT3250023.

Per quanto riguarda il regno dei Funghi, nell’area proposta sono presenti 30 diverse specie di macromiceti, 2/3 delle quali tipiche degli habitat litoranei (Filesi et al., 2017).

Figura 2 Carta degli habitat di interesse comunitario presenti nell’area antistante l’ex Ospedale al Mare proposta per l’inserimento nel Sito IT3259923.

Fauna

Invertebrati – Mancano studi sugli invertebrati dell’area e solo osservazioni casuali hanno portato all’accertamento della presenza dei tipici coleotteri psammofili di Cylindera trisignata e di Phaleria bimaculata, e dei forestali Dorcus parallelepipedus e Oryctes nasicornis, mentre mancano dati sulla presenza di specie di interesse comunitario.

Anfibi e rettili – Nell’area sono presenti popolazioni delle specie di interesse comunitario rospo smeraldino, (Bufotes viridis), lucertola muraiola (Podarcis muralis), lucertola campestre (Podarcis siculus) e biacco (Hierophis viridiflavus) tipiche della ZSC IT3250023 e delle cui popolazioni fanno parte integrante in una logica di minima popolazione vitale di cui garantire la conservazione.

Uccelli – Nell’area proposta per l’inserimento nel Sito sono state censite 87 specie ornitiche (FILESI et al., 2017), molte delle quali, come l’upupa, l’usignolo, il saltimpalo, il verdone, il cardellino e il verzellino hanno registrato in Italia, nel periodo 2000-2023, un calo numerico significativo delle loro popolazioni nidificanti (Rete Rurale Nazionale & Lipu, 2024) o come la passera d’Italia, un tempo comune e oggi inserita nella Lista Rossa degli uccelli a rischio di estinzione (BirdLife, 2021). L’area ospita, nell’arco dell’anno, 15 specie di interesse comunitario, ovvero inserite nell’Allegato I della Direttiva 147/2009/CE. Due di esse, il succiacapre (Caprimulgus europaeus) e il fratino (Charadrius alexandrinus) sono nidificanti certe nell’area in esame.

Le 2-4 coppie di fratino che si riproducono su questo tratto di litorale costituiscono una frazione rilevante (14-20%) di quelle che nidificano nella porzione di Sito IT3250023 a San Nicolò, e fanno costitutivamente parte della subpopolazione nidificante a San Nicolò. Infatti, i pulcini nati in questo tratto di spiaggia vengono dai genitori accompagnati, subito dopo la schiusa, nell’area della ZPS prossima alla diga foranea (Borgo et al., 2016). Qui i pulli trovano un habitat favorevole alla loro crescita e la sicurezza delle recinzioni, messe in atto ogni anno dagli attivisti Lipu, che li riparano dai cani senza guinzaglio e dall’invadenza dei bagnanti. Nell’area proposta per l’inserimento nel Sito sono presenti 2.51 ha di habitat di specie del fratino (Filesi et al, 2017). Alla luce di queste evidenze, la creazione di un corridoio ecologico, in grado di connettere i vari frammenti dunali ancora presenti sul litorale di S. Nicolò, potrebbe giocare un ruolo importante sullo stato di conservazione del fratino. Vale la pena rilevare che l’area di San Nicolò è attualmente la sola porzione di ZPS/ZSC IT3250023 in cui tale specie nidifica con un numero di coppie (10-12) significativo. L’inclusione dell’area proposta nel Sito IT3250023 porterebbe quindi all’incremento del 14-20% non solo della popolazione tutelata a San Nicolò, ma dell’intera popolazione della ZPS! Si evidenzia come contrariamente a quanto succedeva in passato, quando molti fratini nidificavano sulle nuove strutture morfologiche realizzate dal Magistrato alle Acque in laguna, la popolazione veneta del fratino si concentra nuovamente sul litorale, tanto che la popolazione di fratino a San Nicolò rappresenta ormai oltre il 2% della popolazione nazionale (Borgo et al., 2019; Mitri et al., 2019): di qui l’evidenza della necessità della massima tutela dell’intero habitat di specie di cui può ancora disporre nell’area. 

Censimenti condotti dalla Lipu nel 2024 e 2025, confermano anche la presenza di due coppie di Succiacapre, insediate nell’area retrodunale costituita dal mosaico 2130-6420-2270. Anche in questo caso, queste due coppie rappresentano una parte significativa e integrante della subpopolazione di succiacapre nidificante a San Nicolò, unendosi alle tre coppie presenti entro gli attuali confini del Sito. Nell’intero Sito, attualmente risultano presenti 12 coppie della specie (Pegorer et al., 2011; L. Mamprin, com. pers., A. Borgo, ined.), pertanto l’inclusione di ulteriori due coppie rappresenterebbe un incremento del 17% della popolazione tutelata.

La frammentazione del sito e l’isolamento dei tre nuclei di popolazione di succiacapre rende la presenza della specie nella ZPS fragile, in quanto maggiormente esposta all’incidenza dei fattori di pressione locali. Di qui l’importanza che tutta l’estensione degli habitat della specie siano tutelati rientrando all’interno del Sito. Nella porzione proposta per l’inserimento nel Sito sono attualmente presenti 3.45 ha di habitat di specie del succiacapre (Filesi et al., 2017).

Tabella 2 Elenco delle specie di erpetofauna di interesse comunitario presenti nell’area di analisi.

CodiceSpecieAllegati Dir. 43/92/CEPresenza nell’area di analisi
H-1201Bufotes viridisRospo smeraldinoIVSI
H-5670Hierophis viridiflavusBiaccoIVSI
H-1256Podarcis muralisLucertola muraiolaIVSI
H-1250Podarcis siculusLucerto.la campestreIVSI

Tabella 3 Elenco delle specie di avifauna di interesse comunitario e conservazionistico presenti nell’area di analisi.

CodiceSpecieAllegati Direttiva 147/2009/CEFenologia
A084Circus pygargusAlbanella minoreIM irr
A082Circus cyaneusAlbanella realeIM, W
A338Lanius collurioAverla piccolaIM, B
A191Sterna sandvicensisBeccapesciIS
A195Sternula albifronsFraticelloIM, B
A138Charadrius alexandrinusFratinoIM, B, W
A176Larus melanocephalusGabbiano corallinoIS
A103Falco peregrinusPellegrinoIS
A193Sterna hirundoSterna comuneIM, B
A224Caprimulgus europaeusSucciacapreIM, B
A232Upupa epopsUpupa/M, B
A214Otus scopsAssiolo/M, B
A130Haematopus ostralegusBeccaccia di mare/M, B, W

Mammiferi – L’area, complice anche la vicinanza degli edifici abbandonati dell’ex complesso ospedaliero, costituisce un’importante area di foraggiamento per chirotteri che, sebbene frequentemente osservati, non sono ancora stati determinati a livello specifico mediante sonogrammi o identificazione diretta, ma è probabile appartengano alle stesse specie di Pipistrellus nathusiiP. pipistrellus e Eptesicus serotinus presenti nella limitrofa porzione di Sito (Lipu, dati inediti). Dal momento che tutti i chirotteri sono specie inserite negli allegati II e/o IV della direttiva 43/92/CE, è quindi certo che l’area ospiti anche specie di mammiferi di interesse comunitario.

Conclusioni

Questo tratto di arenile e la vicina area facente parte di rete Natura 2000 garantiscono il mantenimento delle “superfici minime vitali” per la conservazione degli habitat e delle specie presenti nell’area vasta di S. Nicolò. Le due aree risultano connesse e interdipendenti e la fauna, meglio di altre componenti biologiche, dimostra l’esistenza di questo legame. Gli stormi di cardellini, lucherini e verdoni, che si nutrono davanti ai padiglioni dell’ex Ospedale al Mare, si spostano pendolarmente alla ricerca di cibo anche sul litorale più a nord prossimo alla diga foranea. L’esempio più illuminante di questa connessione è, tuttavia, offerto dal fratino, la specie che più di ogni altra è diventata il simbolo delle spiagge sabbiose. Lo studio ha evidenziato che tutte le coppie di questo limicolo nidificanti a S. Nicolò, comprese quelle che si riproducono davanti all’ex Ospedale al Mare, per allevare le loro covate, utilizzano la porzione più settentrionale del sito Natura 2000, nei pressi della diga foranea. 

La possibilità di una riconnessione dunale, del resto, è stata ampiamente studiata e proposta da anni. Tra i molti vantaggi, permetterebbe di garantire gli scambi dei popolamenti animali e vegetali evitandone l’isolamento, di preservare dall’estinzione la micro fauna di battigia e di mitigare i rischi delle mareggiate.

Per garantire che la ZSC IT3250023 mantenga, nel lungo periodo, uno stato di conservazione sufficiente, risulta, quindi, necessario tutelare anche tutti gli altri nuclei di natura superstite ancora presenti sul litorale di S. Nicolò, avviare un progetto di riconnessione dunale e attuare una gestione ambientale unitaria di tutto l’areale di S. Nicolò.

La recente riperimetrazione delle Oasi di protezione della fauna selvatica (DGR 401/2024) fatta dalla Regione del Veneto evidenzia questa unicità e organicità delle aree naturali comprese tra l’Ospedale al Mare e la diga foranea, riunendole tutte in un unico istituto di protezione. 

Rispetto all’inserimento nell’istituto di Oasi, che di fatto sancisce una tutela venatoria, l’inserimento dell’area a fronte dell’ex Ospedale al Mare nella ZSC IT3250023 “Lido di Venezia: biotopi litoranei” potrebbe costituire invece il primo, fondamentale tassello per evitare future aggressioni al sito e tutelarne concretamente le valenze naturalistiche attraverso il vincolo della valutazione di incidenza e il riconoscimento degli habitat presenti. L’inserimento dell’area fronte l’ex Ospedale al Mare nel sito Natura 2000 rappresenterebbe non solo un atto dovuto alla luce delle sue valenze ambientali, ma consentirebbe anche di ampliare efficacemente e senza alcun costo aggiuntivo il pacchetto di misure compensative proposto dal Governo italiano. Si ribadisce inoltre che nelle more dell’intervento del Piano Europa a San Nicolò è già prevista una revisione del perimetro che prevede l’aggiornamento all’attuale linea di costa per l’obbligo di includere nel Sito tutte le aree oggetto di compensazione. La presente richiesta potrebbe pertanto essere sinergica ed essere applicata in occasione della stessa revisione.

La spontanea rinaturalizzazione della spiaggia dell’ex Ospedale al Mare dovrebbe essere colta come un’insperata opportunità per creare un’ampia area tutelata, un polo naturalistico dalle straordinarie potenzialità educative, ideale per proporre modelli di fruizione balneare alternativi rivolti ad un pubblico sensibile e attento alle tematiche ambientali.

Bibliografia citata

Borgo A., Mitri M.G., Antinori F., Castelli S.,  Gottipavero R., Pegorer M., Tomasella R., 2016. Dati preliminari sull’incidenza delle cause di fallimento delle nidificazioni di fratino, Charadrius alexandrinus sul litorale veneziano. Charadriformes. Atti VII Convegno dei Faunisti Veneti. Boll. Mus. St. Nat. Venezia, 66: 188-193.

Borgo A., Mitri M.G., Castelli S., Antinori F., Rossani M., 2019. Restoration of the guardian species as a strategy for Kentish Plover (Charadrius alexandrinus) conservation in the Venice beaches. GORTANIA, 41: 99-108.

Buffa et al., 2016. Lista Rossa regionale delle piante vascolari del Veneto. Regione Veneto e Società Botanica Italiana.

Filesi L., Antinori F., Bizio E., Borgo A., Castelli S., Manzini A., Marotta A., Rizzieri M., Mitri M.G., 2017. Pregio naturalistico del settore costiero antistante l’ex Ospedale al Mare (isola di Lido – Venezia). Lavori – Società Veneziana di Scienze Naturali, 42: 61-88.

Mitri M.G., Borgo A., Antinori F., Castelli S., Scarpa M., Bonotto L., Cesarotto C., 2019. Allarmante situazione del Fratino, Charadrius alexandrinus, sul litorale veneziano: l’emblematico caso dell’area di San Nicolò nel SIC/ZPS “Lido di Venezia: biotopi litoranei” (Charadriformes). Atti VIII Convegno dei Faunisti Veneti. Boll. Mus. St. Nat. Venezia, 69: 148-154.

Pegorer M., Perlasca P., Castelli S., Secco F., 2011. Il Succiacapre (Caprimulgus europaeus) nel biotopo degli Alberoni (Venezia, Lido). Atti 6° Convegno Faunisti Veneti. Boll. Mus. St. Nat. Venezia, suppl. vol. 61: 233-238.

Italia Nostra – Sezione di Venezia
Il Presidente 
Prof. Alvise Benedetti

Società Botanica Italiana- sezione veneta
Il Presidente
Prof. Leonardo Filesi

 LIPU – Sezione di Venezia 
Il Delegato 
Dr. Gianpaolo Pamio

WWF – Sezione di Venezia e Territorio
Il Presidente 
Dr. Roberto Sinibaldi

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Attività venatoria Notizie dal territorio Oasi e riserve

Inizio della stagione venatoria: comunicato stampa della LIPU Sezione di Venezia

Venezia, settembre 2025

La scrivente Associazione, trae delle considerazioni a seguito i giorni di preapertura della stagione venatoria prevista nel Calendario  2025 – 2026 per la Regione Veneto. I giorni considerati sono dal 7 al 14 settembre per la caccia in appostamento a Ghiandaia, Gazza, Cornacchia nera, Cornacchia grigia, Colombaccio.  La stagione venatoria si è aperta domenica 21 settembre, giorni di riposo venatorio il martedì e venerdì.  Nel territorio veneziano sono svariate le richieste di intervento e di lamentale dei cittadini giunte ai telefoni cellulari dei volontari  LIPU.  Chiamate in gran parte dovute al fatto che si sparava a distanza ravvicinata dalle abitazioni. Intensa attività veniva segnalata nella zona di Camponogara (VE) a ridosso delle valli da pesca. Nell’Oasi di Gaggio a Marcon sono stati segnalati dei danneggiamenti alla recinzione presumibilmente ad opera di bracconieri per portarsi all’interno per scovare la selvaggina impaurita che si era rifugiata.

Sono anche arrivate notizie che non si sono rispettati i giorni di preapertura, e si è sparato anche in altri giorni non consentiti. La pratica della caccia in preapertura anche solo nei confronti  di specie che non rappresentano criticità numeriche, se non il fatto che molti esemplari sono giovani od addirittura appena usciti dal nido, come per il Colombaccio che ha una tempo di riproduzione molto ampio, rimane un forte elemento di disturbo per tutte le specie, valutando anche possono essere colpite accidentalmente. Il territorio della penisola italiana si presta per vocazione morfologica all’accoglienza e transito di centinaia di specie di uccelli, trovandosi in piena rotta migratoria dal Nord Europa al Sud Mediterraneo, Africa e Medio Oriente e viceversa. La caccia di pre-apertura va ad incidere sul patrimonio aviario in migrazione in maniera significativa, anche su specie particolarmente protette, uccelli già stremati dalla sottrazione di habitat, incendi, alluvioni, da corridoi sicuri sempre più ridotti, da estremi climatici come trombe d’aria, che possono distruggere migliaia di esemplari in volo in pochi minuti, a questo si aggiunge un’azione di disturbo a terra: al punto che gli esemplari non possono riposare od alimentarsi in tranquillità. Nelle migrazioni di migliaia di chilometri verso il sito di svernamento, l’insufficiente forma fisica, uno stress prolungato, un’alimentazione insufficiente, anche esemplari giovani che si trovano alla loro prima traversata, possono disperdersi dal gruppo o dallo stormo e disorientati possono perire a breve, vengono altresì segnalate le riprese di attività sistematiche di bracconaggio in altri Paesi oggetto di sosta degli uccelli migratori, quali Malta e Libano, ma soprattutto Cipro. Per i motivi su elencati l’ISPRA l’Istituto Superiore di Protezione e la Ricerca Ambientale del Ministero dell’Ambiente, nel parere obbligatorio, ma non vincolante, richiesto nella stesura dei Calendari Venatori  come previsto dall’art. 18 comma 4 Legge 157-1992 si esprime negativamente nell’esecuzione di questa pratica. 

Circa le criticità nelle migrazioni dovute ai cambiamenti climatici rimane esaustiva la scheda aggiornata al 31.12.2023 dell’ ISPRA sullo “STATO DI SALUTE DELLE POPOLAZIONI DI UCCELLI MIGRATORI” autori Jacopo G. Cecere, Simona Imperio:

“(…) L’indicatore fornisce un quadro dello stato di salute delle popolazioni di uccelli passeriformi migratori comuni in Europa attraverso una valutazione della resilienza delle specie migratrici al cambiamento climatico. L’aumento delle temperature primaverili dovute al riscaldamento globale comporta un anticipo stagionale dell’attività vegetativa e quindi del picco di presenza di insetti. Di conseguenza, se i migratori non anticipano in ugual misura l’arrivo ai siti riproduttivi non trovano abbondanza di prede nel momento in cui devono alimentare i pulcini. Un mancato anticipo della data di migrazione si traduce quindi in una bassa resilienza delle popolazioni migratrici ai cambiamenti climatici, con effetti negativi sulla loro sopravvivenza. Viene quindi analizzatala la variazione temporale della data di arrivo dei passeriformi migratori presso i siti di sosta utilizzati dopo l’attraversamento del Sahara e del Mar Mediterraneo durante il viaggio primaverile dall’Africa verso i siti riproduttivi europei. Sulla base dell’analisi della data di migrazione di 10 specie di uccelli contattate in 26 stazioni di inanellamento aderenti al Progetto Piccole Isole di ISPRA nel periodo 1988-2022 (35 anni), si rileva che il 50% delle specie prese in considerazione mostra un anticipo della data di migrazione troppo lento (di circa 1 giorno ogni 7+ anni) per essere definito sufficiente a contrastare gli effetti del cambiamento climatico”.

Principali riferimenti normativi e obiettivi

Direttiva Uccelli (2009/147/CE). Obiettivo: mantenere le specie di uccelli in uno stato di conservazione soddisfacente. 

Convenzione di Bonn – CMS – Convenzione sulle Specie Migratrici appartenenti alla fauna selvatica. Obiettivo: garantire alle specie migratrici un buon stato di conservazione. 

Legge 157/92 – Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio. Obiettivo: mantenere le specie di uccelli in uno stato di conservazione soddisfacente (…).

I cambiamenti climatici, l’esteso conflitto in Ucraina, le aperture all’attività venatoria nei passi montani in certe regioni soprattutto nel Nord Italia, influenzano i tempi e le rotte migratorie di tanti piccoli passeriformi che si stanno rivelando particolarmente vulnerabili per le loro caratteristiche, ad esempio la Balia nera Ficedula hypoleuca, migratore di lungo raggio (dai 5000 ai 9.000 km.) proveniente dalla Penisola Scandinava e dalla Russia e diretta nell’Africa Subsahariana. 

Tanti sono i passeracei in transito nella nostra Penisola in questo periodo, anche poco noti come il Beccafico Sylvia borin, Forapaglie comune Acrocephalus schoenobaenus,  Saltimpalo Saxicola torquatus, Stiaccino Saxicola rubetra Codirosso spazzacamino Phoenicurus ochruros, Pettazzurro Luscinia svecica, Culbianco Oenanthe oenanthe, Salciaiola Locustella luscinioides, Sterpazzolina comune Sylvia cantillans, Bigiarella, Occhiocotto Sylvia melanocephala, Magnanina Sylvia undata, e molte altre.

Nei Piani Faunistici Venatori non vengono considerati i cosiddetti “effetti collaterali”: dati di BirdLife International e dell’IUCN Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, designano inconfutabilmente uno scenario di criticità ed un imminente rischio di rarefazione e successivamente  estinzione per molte specie di uccelli.

Il delegato della Sezione LIPU di Venezia

Dr. Gianpaolo PAMIO

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Eventi Oasi e riserve

La Pena Utile: il lavoro di pubblica utilità come risorsa per la comunità – Tribunale di Venezia, 17 Settembre 2025

Link per visualizzare il documento: LIPU – La Pena Utile | Documento 17 Settembre 2025

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Cave di Gaggio Nord Informazioni

Chi ha visto l’Airone rosso?

Non è così facile vedere un Airone rosso  Ardea pupurea

A differenza di altri uccelli appartenenti alla stessa famiglia, gli ardeidi, come gli aironi cenerini o le garzette che troviamo spesso affacciati sui corsi d’acqua delle nostre periferie in attesa di avvistare qualche preda, l’Airone rosso è ben più raro e predilige aree riparate dalla vegetazione.

Esso, essendo un uccello migratore, trascorre l’inverno in Africa tropicale ed è presente in Europa centrale e meridionale da fine marzo a ottobre, periodo in cui nidifica, a volte insieme ad altre specie, in zone umide ricche di canneti palustri, habitat idonei alla sua riproduzione. I nidi vengono costruiti generalmente a 0,5 – 1 m dall’acqua, ma possono talvolta trovare collocazione anche sugli alberi.

Simile all’Arone cenerino, elegante e slanciato, ma di dimensioni un po’ più piccole e colori più vivaci, l’Airone rosso è facilmente riconoscibile per il suo piumaggio caratteristico; non è tuttavia molto conosciuto proprio per la sua “riservatezza” e per la presenza di un numero limitato di esemplari, tanto da essere considerato una specie protetta ai sensi della Direttiva  79/409/CEE “Uccelli”. 

La colorazione marrone-rossiccia del corpo, che si alterna a fasce grigie o nere, gli consente di mimetizzarsi in mezzo al canneto assumendo una posizione caratteristica con il becco all’insù per confondersi con la vegetazione circostante.  Il canneto costituisce infatti oltre che un ambiente in cui trovare protezione, anche una “miniera di biodiversita’” in quanto favorisce la riproduzione di pesci, anfibi e piccoli invertebrati, che costituiscono parte della dieta di questa specie.

Dove si nasconde quindi il timido airone rosso?

Nella provincia di Venezia l’airone rosso è stato avvistato a Valle Figheri a Campagna Lupia, nelle vicinanze del Canale dei Cuori a Cona e presso la Cassa di Colmata ‘A’ a Mira.

Esistono inoltre alcune zone umide protette, tutte visitabili, come l’Oasi LIPU Cave di Gaggio Nord e Cave di Praello, l’Oasi WWF Valle Averto, l’Oasi Naturalistica di Vallevecchia a Caorle, l’Oasi WWF Cave di Noale e l’Oasi Lycaena di Salzano, nelle quali sono presenti canneti e dove l’airone rosso può nidificare indisturbato. Alcune tra quelle citate sono zone umide di origine antropica, inizialmente adibite all’estrazione di argilla e riconvertite in oasi naturalistiche, che proprio per la loro particolarità sono tutelate al fine di conservare le specie animali e vegetali in esse presenti.

Le zone umide in senso più ampio sono ambienti unici caratterizzati dalla presenza di acqua e di una ricca vegetazione acquatica, come prati umidi, paludi, torbiere o aree inondate, con acque ferme o in movimento. Le intense opere di bonifica risalenti al secolo scorso ed i recenti periodi di prolungata siccità hanno messo a rischio la conservazione di tali zone e di conseguenza alcune specie che vivono esclusivamente in questi habitat, ma fortunatamente in modo non del tutto irreversibile.

Grazie alle aree protette, alla limitazione dell’attività venatoria nel territorio,  ad attività  generali di conservazione, negli ultimi anni, è stato riscontrato un lieve aumento di coppie nidificanti di Airone rosso.

S.F.

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Eventi Oasi e riserve

Evento Passeggiando nell’Oasi: visite guidate nell’Oasi Lycaena il 1 Dicembre

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Cave di Gaggio Nord Oasi e riserve

Sono partiti i Tarabusini dall’Oasi di Gaggio

Sono oramai partiti, i Tarabusini ( Ixobrychus minutus ) dell’Oasi LIPU Cave di Gaggio hanno intrapreso il lungo viaggio che li porterà nei quartieri di svernamento in Africa, dove passeranno il nostro inverno, nella parte subsahariana del continente e in Madagascar.

Ritornano tutti gli anni nelle nostre regioni a primavera, per cercare un territorio adatto per la costruzione del nido e riprodursi nel suo habitat di elezione: il canneto.

Tarabusino Ixobrychus minutus in atteggiamento mimetico, Cave di Gaggio © Raffaello Pellizzon

Il Tarabusino è il più piccolo airone europeo e diversamente dagli altri Ardeidi non nidifica in colonie, il nostro airone in miniatura conduce vita solitaria di coppia, il maschio sceglie con cura il territorio dove costruire un nido ben ancorato ai fusti delle canne e non tollera la vicinanza di altri conspecìfici.

E’ un uccello molto schivo e difficile avvistabile dal visitatore occasionale perché  la sua abitudine di rimanere nascosto nel fitto della vegetazione palustre e il piumaggio perfetto per mimetizzarsi ne rende difficoltosa l’osservazione diretta.

Utile un buon binocolo per cercarlo mentre se ne sta immobile, 

ben mimetizzato, tra i fusti di cannuccia di palude ( Phragmites  australis ) e tifa ( Typha latifolia ).

Inoltre, se sorpreso allo scoperto adotta una curiosa ma efficace strategia di difesa mimetica: punta il becco verso l’alto allungando il collo per sembrare esso stesso una canna, anche le striature verticali presenti sul petto lo rendono un tutt’uno nell’ambiente.

Se si è fortunati, lo si può osservare mentre si sposta con brevi e bassi voli sopra qualche specchio d’acqua privo di vegetazione alla ricerca di un posto per procurarsi il cibo.

Si nutre di piccoli pesci, anfibi, rettili, insetti e altri animaletti della palude.

Il Tarabusino è una specie in diminuzione in tutta Europa, principalmente a causa della riduzione dell’Habitat e per il disturbo antropico.

Per la tutela di questa specie sono previste della misure stringenti di conservazione in quanto inserita nella Direttiva Uccelli 79/409/CEE all. I nonché contemplata nella Convenzione di Bonn all. II.

Gli ambienti umidi artificiali rinaturalizzati come l’Oasi LIPU cave di Gaggio rappresentano un rifugio di vitale importanza per la sopravvivenza del Tarabusino.

Volontario di Sezione Raffaello Pellizzon

Venezia li 2 settembre 2024                  

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Arriva la serata dei Pipistrelli all’Oasi Cave di Gaggio venerdì 20 Settembre

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Ca’ Roman: osservata la presenza di Aquila minore

Osservata la presenza di un esemplare di Aquila minore Hieraaetus pennatus, presso la Riserva di Ca’ Roman – Pellestrina (VE)

Questa specie in Europa ha uno stato di conservazione sfavorevole ed ha una popolazione nidificante stimata in poche migliaia di coppie, concentrate  nella Penisola Iberica, Francia e nelle grandi pianure dell’Europa Orientale e Balcanica.

Specie tipicamente forestale, in periodo riproduttivo predilige i boschi misti  interrotti da brughiere, praterie, zone di macchia e coltivi. Si nutre di una vasta gamma di prede, tra cui piccoli mammiferi, rettili e uccelli.

Non nidifica in Italia, dove è una presenza rara limitata ad alcuni individui che attraversano la penisola durante la migrazione primaverile e autunnale per raggiungere le zone di svernamento situate in Africa trans e sub-Sahariana, durante un percorso di migliaia di chilometri.

In provincia di Venezia l’Aquila minore viene osservata sporadicamente.

Pietro Scarpa

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Oasi di Gaggio: serata di studi su inanellamento e monitoraggio

In data 24.11.2023 in sede di un evento pubblico presso l’Auditorium della Biblioteca De Andre’ in Marcon – VE sono stati resi noti i risultati dell’attività di inanellamento e monitoraggio a scopo scientifico presso l’Oasi di Gaggio in Marcon. Il responsabile dell’Oasi Sandro Stefani, l’ornitologo Alvise Lucchetta, il forestale Luca Mamprin, Ugo Faralli e Marco Gustin dello staff nazionale Lipu, hanno esaurientemente illustrato l’operato effettuato nel 2023. 

Quanto emerso si configura rispetto ai precedenti monitoraggi un sostanziale mantenimento dei risultati, che a prospetto di un calo complessivo dell’avifauna a livello europeo, come rivelato dai dati di Birds in Europe 4 da parte di BirdLife International, il più importante studio sullo stato di conservazione degli uccelli selvatici nel nostro continente (tutti i dati nel sito lipu.it), a confermare il successo dell’attuazione delle buone pratiche di gestione del sito. Emergono alcune peculiarità: l’incremento sensibile della specie del Marangone minore Microcarbo pygmeus arrivato ad oltre 1.000 esemplari, un forte calo del Cannareccione Acrocephalus arundinaceus che non nidifica più nel sito ma rimane solo di passaggio, il mantenimento stabile il numero del Martin pescatore Alcedo atthis, a significare l’isolamento dell’habitat, un aumento della Cannaiola comune Acrocephalus scirpaceus ed un calo della Cannaiola verdognola Acrocephalus palustris. Tutte specie inserite nella Direttiva Uccelli 409/409/ CEE allegato II, cui è prevista protezione e tutela rigorosa.

Cannuccia di palude Phragmites australis © Gianpaolo Pamio

Analizzato il trend di sottrazione di habitat a canneto costituito soprattutto dalla Cannuccia di palude Phragmites australis, è in linea a quanto accade in tutte la aree umide interne nel Bacino del Mar Mediterraneo, le cause sono molteplici, cambiamenti climatici,  cementificazione, bonifiche, canalizzazioni, inaridimento dei siti, alla fisiologica trasformazione di queste aree in siti da piante pioniere costituite da Pioppo nero, Pioppo bianco, Salice bianco, Ontano nero, ecc. presenza di specie antesignane e propedeutiche alla formazione in loco delle grandi foreste di latifoglie, quercete e carpineti che ricoprivano la Pianura Padana.

Il Porciglione Rallus aquaticus rappresenta  una delle specie target maggiormente interessate dal cambiamento degli habitat delle aree umide.

Porciglione © Fabrizio Doria

Il Falco di palude Circus aeruginosus conferma la nidificazione con esito positivo di involo di 3 giovani su 5 nati.
Il sito Oasi di Gaggio con il proprio canneto si configura una delle maggiori estensioni attuali di canneto nell’entroterra della Regione Veneto.

Vengono indicate, nella serata di studi, le tecniche da intraprendere per il mantenimento di tale canneto vista la grande importanza che riveste nella preservazione delle diversità degli habitat in pianura.

                                                   Il delegato della Sez. Lipu Venezia

                                                              Dr. Gianpaolo Pamio 

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Evento: venerdì 24 novembre presentazione dell’attività scientifica nell’Oasi di Gaggio